domenica 30 settembre 2012

"Il F ederalismo che chiede la Lega è ben altra cosa da quella che intende Bersani"




Bersani sostiene che il federalismo ha fallito perché la riforma costituzionale del Titolo V (voluta dalla sinistra nel 2000) non funziona. Dice anche che nella gestione dei soldi pubblici delle Regioni bisogna introdurre il criterio dei “costi standard”, che garantisce trasparenza e risparmi di spesa. Infine invoca l’introduzione di una “Camera delle Regioni” per regolare i rapporti tra Stato e mondo delle Autonomie. Sono d’accordo con Bersani: il fatto singolare, però, è che è Bersani a non essere d’accordo con quanto la sinistra ha fatto negli ultimi 10 anni. Vediamo dove Bersani toppa: 1) sul federalismo Bersani dà ragione alla Lega, che all’epoca aveva contestato la riformicchia del Titolo V proprio perché (come è ormai sotto gli occhi di tutti) non poteva funzionare. Il federalismo che la Lega chiede è ben altra cosa, supera l’attuale regionalismo inefficiente e sprecone perché si basa sul concetto di MACROREGIONE: un’area vasta con competenze esclusive, gettito fiscale certo (non inferiore al 75% delle tasse pagate dai residenti) e responsabilità piena di chi governa. 

2) Il criterio dei “costi standard” invocato da Bersani c’è già, è stato introdotto dalla Lega nel 2009 con la legge sul federalismo fiscale: perché allora il governo non dà attuazione a questa legge? Mistero. 3) La Camera delle Regioni: anche qui Bersani riconosce che la Lega aveva visto giusto, quando (nel 2006) fece approvare la riforma costituzionale detta “Devolution”, che introduceva il Senato Federale e la riduzione del numero dei parlamentari. Peccato però che fu proprio la sinistra a cancellare tutto, facendo votare no al referendum confermativo. Vogliamo tornare a ragionare seriamente di questi temi? La Lega ci sta, è stata il motore del federalismo in Italia e continuerà la sua battaglia fino alla fine. Se invece quelle di Bersani sono solo chiacchiere per mascherare l’imbarazzo di essere stati complici dello sfacelo della regione Lazio, beh, allora grazie lo stesso per il ravvedimento operoso su quanto di buono ha fatto la Lega in questi anni.

Nord: Zaia, macroregione della Lega non e' colonia Roma


La macroregione della Lega Nord non e' quella proposta da Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Lo precisa Luca Zaia, governatore del Veneto, alla vigilia della proposta che domani sara' illustrata dal segretario federale Roberto Maroni. ''Noi crediamo fortemente nella Macroregione, intesa come una nuova realta', anche giuridica, che dia piu' autonomia e federalismo ai territori - precisa Zaia, a margine del secondo meeting dei giovani, a Caorle -. Se il concetto e' quello di una fusione, come prevista dall'articolo 132 della Costituzione, vuol dire che avremo di sicuro delle realta', ma non avremo piu' competenze in piu'.

Allora, che Roma abbia una colonia o ne abbia 3, cambia poco.

Forse facciamo un favore a Roma a dargliele una sola, con un interloccutore solo''. Quindi, secondo Zaia, ''la vera battaglia la dobbiamo fare per l'autonomia, l'indipendenza e il federalismo dei nostri territori. L'indipendenza e' la legittima risposta a Roma che non risponde. Se Roma avesse dato al Veneto l'autonomia e anche l'indipendenza che ha Bolzano (che noi condividiamo), sicuramente non ci sarebbero manifestazioni e referendum. Il nostro non e' un problema, e' un problema di Roma che non risponde''.

Patto regionale territoriale 2012, Cassano oltre 800.000 euro, Le Regioni qualche volta Servono!!!!


Pattto regionale territoriale 2012: sbloccati 155,7 milioni per i Comuni lombardi vincolati dal Patto di stabilità nazionale. Ciò consentirà di velocizzare i pagamenti ed erogare servizi importanti. Ottimo risultato di Regione Lombardia!
Dal link allegato sarà possibile scaricare la lista contenente la ripartizione del plafond comune per comune.

Cassano oltre 800.000 euro, Le Regioni qualche volta Servono!!!!


Bene operazione Gdf, uniti contro piaga della contraffazione

"Anche oggi, grazie al prezioso lavoro della Guardia di Finanza, e' stato inferto un duro colpo ai professionisti della contraffazione che alimentano l'economia sommersa, la malavita, le organizzazioni mafiose che fanno concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori onesti e dei loro dipendenti". Gianni Fava, deputato della Lega Nord e presidente della commissione parlamentare anticontraffazione, saluta con favore l'operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle che hanno sequestrato oltre 70mila paia di scarpe taroccate, imitazione dei prodotti del gruppo Della Valle.
"Non e' affatto vero che il commercio parallelo e illegale da' comunque un ritorno positivo ai produttori originali di manifatture di qualsiasi genere - aggiunge - E' un danno gravissimo per tutta l'economia e l'industria italiana. Chiediamo alle forze produttive del Paese di unirsi a noi e alle forze dell'ordine per debellare questa piaga che vale diversi punti di pil".
"A tale proposito - conclude - chiedero' un'audizione in commissione anticontraffazione al dottor Della Valle per valutare insieme le dimensioni del fenomeno nel comparto che lo riguarda e mettere a punto ulteriori strategie a tutela di chi lavora, produce e promuovere il vero made in Italy".

E se è la sinistra a sospendere la mensa scolastica ai bambini?




Cosa hanno in comune Montecchio Maggiore (Vi), Adro (Bs), Fossalta di Piave (Ve), Barletta, Savona e Casorate Primo (Pv)? Apparentemente nulla. In realtà sono sei esempi scelti a caso di Giunte comunali che hanno preso una decisione “estrema” per arginare l’abitudine di tanti (troppi) genitori a non pagare la mensa scolastica dei loro figli: sospendere il servizio, o quantomeno minacciare di farlo. Meno casuale è la scelta del “colore” di tali Giunte: le prime tre sono di centro-destra, con un sindaco leghista; le altre di centro-sinistra con sindaco in quota Pd o lista civica affine. Par condicio. Ai bene informati non sfuggirà una stranezza: i casi di Montecchio Maggiore, Adro, Fossalta di Piave hanno provocato una certa risonanza mediatica, sono stati diffusi dagli organi di stampa a livello nazionale, su internet basta digitare uno dei tre nomi in qualsivoglia motore di ricerca per ottenere paginate intere. Tant’è che non vale neppure la pena parlarne, si sa già tutto, anche ciò che non esiste. Per quanto riguarda Barletta, Savona (capoluoghi di provincia) e Casorate Primo, invece, bisogna scomodare la stampa locale (a volte neppure quella), persino la ricerca on-line si rivela particolarmente ardua. Eppure sono casi documentati. Alla scuola “Modugno” di Barletta, nove bambini senza “card pasti” hanno aspettato nei corridoi mentre gli altri mangiavano: i genitori non avevano i mezzi economici sufficienti per ricaricare la tessera. Dopo qualche giorno il primo cittadino Nicola Maffei (Pd, ex Margherita) ha fatto sapere di “voler risolvere il problema, perché la Puglia non dovrà mai essere paragonata alle realtà leghiste”. Non sia mai, nella terra di Vendola, anche se si fatica a intuire le differenze.
Il sindaco Gianni Rho (lista civica di centro-sinistra) di Casorate Primo, provincia di Pavia, non è andato per il sottile: accortosi delle ben 210 famiglie morose e del debito di 27.000 euro, ha deciso di minacciare la sospensione del servizio ai danni di chi non paga. Risultato: qualcuno ha saldato il dovuto, altri vedranno i loro bambini tornare a casa per pranzo il prossimo anno, proprio come nella leghista Fossalta di Piave.
Idem per Savona, dove l’assessore ai servizi scolastici Isabella Sorgini, del Pd, ha fatto diffondere il seguente messaggio «Si informa che, come da delibera della giunta comunale, gli utenti che presentano dei bollettini insoluti da settembre 2007 ad oggi non potranno essere ammessi alla mensa dell’anno scolastico 2010/2011». Come ad Adro.
Al di là delle anomalie con cui sono circolate le notizie, si può dire che non ci sia nulla di strano: il servizio delle mense scolastiche deve essere pagato dai genitori, non dai Comuni. Ed è regolato, con criteri pressoché scientifici, dai certificati Isee. Chi ha redditi bassi, in base alle documentazioni Isee, può essere esentato o beneficiare di sconti: spetta al Comune decidere tariffe e scaglioni. Non c’è alcun motivo per non pagare, se non quello di essere un cattivo genitore che preferisce spendere in altro piuttosto che per la mensa del figlio.
Si può fare come a Genova, amministrata dal centro-sinistra, dove solo tre famiglie su dieci pagano per intero, ma l’Agenzia delle entrate è intervenuta denunciando un “sovradimensionamento delle esenzioni per volontà fraudolenta”, ossia il Comune non fa pagare anche chi potrebbe permetterselo, ingigantendo il debito. O come a Castel San Giovanni (Pc), dove la nuova Giunta di centro-destra ha ereditato un debito di 40.000 euro nel bilancio riservato all’istruzione, proprio perché poche famiglie pagavano la mensa: il nuovo assessore, Valentina Stragliati (Lega), ha deciso di “far pagare tutti in base alle loro possibilità”, ed ora il debito è di soli 2.000 euro.
Fatto sta che, contrariamente a quanto ipotizzato da certa stampa, la decisione di sospendere i servizi mensa non è appannaggio dei soli sindaci leghisti, spesso accusati in modo dissennato di “razzismo”.
La colpa è semmai di chi non paga sperando nel pietismo degli organi di informazione e in qualche “benefattore” che lo faccia al suo posto.

sabato 29 settembre 2012

3 proposte di riforma costituzionale

Alle ore 10,30 presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica si svolgerà una conferenza stampa della Lega Nord sulle tre proposte di riforma costituzionale: referendum sull'Euro, "per una nuova Europa dei Popoli e delle Regioni e per l'adesione all'area Euro limitata ai territori che rispettano il pareggio di bilancio". Possibilità di referendumk sulla Ue, mediante l'introduzione del principio di ammissibilita' per i referendum abrogativi sulle leggi tributarie e di ratifica dei trattati internazionali"). Previsione di un referendum sulla nascita della Macroregione del Nord, grazie a "modifiche dell'articolo 116, 117 e 119 della costituzione: attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia alle Regioni, istituzione delle Comunita' Autonome attraverso referendum popolare". Le tre proposte di revisione costituzionale saranno illustrate dalll'ex ministro Roberto Calderoli. In occasione degli Stati Generali del Nord che si aprono domani al Lingotto di Torino, la Lega inizierà la raccolta firme sulle proposte che saranno illsutrate ogg

BERSANI NOSTALGICO DI ROMA CAPUT MUNDI

“Il segretario Pier Luigi Bersani chiede di rivedere la riforma del titolo V della Costituzione voluta dal suo centrosinistra nel 2001, e approvata alla Camera con quattro voti di scarto, forse perché ritiene che si possano risolvere tutti i guai del Paese tornando a Roma caput mundi”.

Lo dichiara il deputato della Lega Nord Giacomo Stucchi, vice segretario federale. 

“Mi spiace contraddire il nostalgico Bersani, ma un eventuale revisione del titolo V non dovrà portare ulteriori poteri nei palazzi romani, certamente non fulgidi esempi di onestà ed efficienza, ma andare nella direzione opposta. Prevedendo cioè una vera riforma federale, che trasferendo importanti competenze a livello locale responsabilizzi gli amministratori attraverso un adeguato sistema di controlli sulla gestione e sull’utilizzo dei fondi pubblici, nel segno della massima trasparenza e con la partecipazione attiva dei cittadini. Infine Bersani dovrebbe capire che il modello a cui ispirarsi per avere una corretta gestione della spesa pubblica è quello delle grandi democrazie occidentali federali situate a Nord, e non quello centralista in uso più a Sud e probabilmente rimpianto dalla nostrana Magna Grecia”.

Sprechi pugliesi: Vendola regala soldi per la gara dei palestrati

Impossibili da perdere. Sabato 21 luglio a Valenzano, provincia di Bari, sono sfilati nel campo sportivo alcuni fra i migliori fusti del paese. Palestrati, muscoli gonfi e rigonfi, sculture viventi. E infatti erano i protagonisti del Campionato italiano di culturismo e fashion funzionale. 
Certo, c’era la crisi. Eravamo in pieno caos dell’Ilva di Taranto. Ma in campo c’erano anche i campioni del muscolo locale, portati dall’Associazione sportiva dilettantistica Asd New generation. Per concorrere avevano bisogno di qualche incoraggiamento. Hanno bussato alle porte del palazzo e il buon cuore di Nichi Vendola non ha saputo proprio resistere. La Regione Puglia ha offerto il patrocinio alla manifestazione, che aveva provato a  finanziarsi anche con la lotteria «new generation» (in palio una Dacia Duster, uno scooter e un viaggio per due non meglio specificato). Poi è arrivato pure l’assegnino a fondo perduto: 750 euro di incoraggiamento. Più di quei 500 euro che erano in palio per la «migliore routine maschile». Affare fatto. Tanto il contributo si è perso nel mare magno dei micro finanziamenti estivi della Regione Puglia che quando deve dare una mano, non si tira mai indietro. Non ci sono solo i culturisti infatti nel cuore di Vendola.  
Il 5 luglio scorso sono stati erogati 3 mila euro all’Associazione «Attraverso lo spettacolo» a titolo di contributo per una mostra su «Riccardo Cucciolla, grande attore e doppiatore del cinema e del teatro italiano». Il  nove agosto è stato staccato dall’amministrazione della Regione un assegno da 1.500 euro per l’Associazione di promozione sociale «Noicattaro nerazzurra» come contributo per l’organizzazione della rassegna «La lirica a Noicattaro». L’estate è periodo di pioggia generosa di contributi della Regione guidata da Vendola. Mille euro sono andati all’Associazione Madonna dei miracoli di Andria per un concerto d’organo, altri mille euro all’Associazione nazionale finanzieri di Italia, 500 euro per una partita di pallavolo femminile a Mesagne, la cittadina resa nata dal tragico attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi (le ragazze erano quasi tutte di lì). Altri mille euro alla Parrocchia Santa Maria Assunta e San Isidoro di Andria per la festa patronale, poi 500 euro alla associazione culturale nuova libertà per la festa del quartiere San Girolamo a Bari e 500 alla Associazione la Bussola di Muro Leccese per la rassegna «Ragionare d’amore- Poesie del ‘900». Settecentocinquanta euro sono stati dirottati a Bari come contributo regionale per la Settima sagra del pesce fritto, mille euro a Gravina in  Puglia per il corteo storico della 718° Fiera di San Giorgio, mille euro a Nociglia per la sesta edizione della sagra de lu Noce, mille euro ancora a Turi per la sagra della Percoca, e 500 a Specchia Gallone per la 22° edizione della Sagra della Friseddhra.
Tra le spese di quest’anno anche i 500 euro erogati all’Associazione consiglieri regionali a titolo di contributo per il pagamento delle spese di un seminario sul tema «dalla crisi economico e finanziaria alla crisi della politica». Sono serviti per pagare le locandine dell’evento, la notte in albergo per Gerardo Bianco, illustre ospite e una cena con lui al «sorso preferito»: antipasto, primo e secondo di pesce.
L'ultimo regalo di Vendola:
pioggia di soldi ai palestrati

SCUOLA: LEGA NORD PRESENTA MOZIONE PER SBLOCCARE ASSUNZIONI

“ La Lega Nord presenterà una mozione che impegna il governo ad attivarsi affinché siano assunti, limitatamente all’anno scolastico 2012-2013, gli idonei della Lombardia al “Concorso per esami e titoli per il reclutamento di Dirigenti scolastici indetto dal ministero dell'Istruzione” anche attraverso accordi stragiudiziali. È inoltre necessario evitare la mobilità interregionale da parte di vincitori di concorso appartenenti ad altre Regioni, al fine di scongiurare che i posti assegnati in Lombardia vengano coperti da chi ha vinto il concorso in altre Regioni. Chi ha superato con merito il concorso per Dirigenti scolastici deve essere immesso in ruolo immediatamente e grazie alla Lega Nord la battaglia per la meritocrazia nella scuola adesso approda in Parlamento”.

Lo scrivono in una nota congiunta i parlamentari della Lega Nord Erica Rivolta e Mario Pittoni.
“Dopo l’approvazione della nostra Mozione in Consiglio regionale della Lombardia – aggiunge il presidente della commissione Istruzione, Massimiliano Orsatti, primo firmatario della mozione regionale – sarà il Parlamento a doversi esprimere chiedendo al Ministro Profumo di risolvere una questione paradossale che mina alla base il buon funzionamento della scuola lombarda”

Rai, Caparini, Chiederemo ai cittadini di abolire canone

La raccolta di firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare presentata dalla Lega Nord in Cassazione finalmente ci consentira' di fare anche un referendum sul canone Rai, per vedere se i cittadini lo vogliono oppure no. La concessionaria del servizio pubblico televisivo e' sull’orlo del baratro, ma invece di tagliare i costi e prepararsi alla privatizzazione, la Rai non ha di meglio che pensare all'ennesimo contributo straordinario da parte di tutti i cittadini attraverso il canone. Se passera' la nostra proposta di modifica costituzionale, quella tassa inutile e iniqua potra' essere una volta per tutte cancellata. E con essa la disinformazione di Stato: la Rai cancella la Lega e noi cancelleremo la Rai. Senza rimpianto alcuno.
Lo afferma Davide Caparini, responsabile Comunicazione della Lega Nord

venerdì 28 settembre 2012

Il Giorno di qualche tempo fa


Sindaco a Amministrazione Bocciati 2 Volte


Rotondi l'irpino parla da padano: "Bastano tre regioni" "Padania, Centro e Sud".

L'EX MINISTRO LANCIA LA PROPOSTA: "AVEVA RAGIONE ALMIRANTE. VIA LE 20, LARGO A PADANIA, CENTRO E SUD"


Su Twitter lanciata la volata per la riforma e il taglio degli sprechi pubblici: si farà?
"Non basta rinnovare il Popolo della Libertà, serve una svolta nelle riforme. Tanto per cominciare: via le venti regioni, meglio la Padania e due regioni, una al centro e una al sud". Queste le parole - affidate al social network Twitter - dell’ex ministro e parlamentare del Pdl Gianfranco Rotondi, nativo di Avellino. Sempre «cinguettando» Rotondi invita ad analizzare la questione delle regioni in maniera laica e sfatando tutti i tabù che stanno intorno a questa problematica. "Aveva ragione Almirante che si oppose all’istituzione delle regioni» dice agguerito. Infine, non si risparmia poi dal commentare le problematiche vicende che stanno coinvolgendo la regione Lazio. E in maniera non proprio tenera nei confronti della collega di partito, Renata Polverini, sostiene: "Non ci giriamo attorno: è arrivato il momento di voltare pagina. Nel Lazio è necessaria una nuova guida politica".

Fiat/ Lega a Pdl: Incentivi?Fermezza di Alfano durata un week-end Devono riguardare tutte le imprese


"Siccome è di pochi giorni fa la dichiarazione di Angelino Alfano che criticava fermezza rispetto agli incentivi, registriamo una presa di posizione contraria del Pdl e che tale fermezza del s
egretario è durata meno di un week-end". Commenta così Gianni Fava, responsabile dipartimento sviluppo economico della Lega Nord, la proposta del deputato del Pdl Garofalo in cui si chiede il ritorno del provvedimento sulla rottamazione e sugli incentivi per la Fiat.

Fava sottolinea come in realtà il Pdl "comincia già per primo a dimostrare quale reale tentativo si pone in essere nell'operare in direzione di una nuova norma che consenta incentivi, metodi vecchi - ricorda il parlamentare della Lega - e superati che non condividiamo che soprattutto sono mirati". "La Lega non è contraria a incentivi ma - precisa Fava - devono riguardare tutte le imprese e in particolare le pmi e non solamente un comparto, a maggior ragione un comparto nell'ambito del quale la concentrazione del fatturato riguarda un'unica impresa, la Fiat.
Siamo disposti - aggiunge infine - a ragionare in termini generali e non in casi particolari, no incentivi solo alla Fiat, mascherandoli peraltro con il tentativo di salvataggio dell'indotto

UE: STUCCHI, REFERENDUM CARROCCIO PROPOSTA DIROMPENTE

" Le proposte di iniziativa popolare presentate in Cassazione dal nostro Segretario federale Roberto Maroni costituiscono uno spartiacque tra la politica del fare, quella cioè della Lega Nord che si preoccupa di rappresentare al meglio le istanze e gli interessi di tutti i cittadini del Nord, e quella delle chiacchiere da Palazzo, posta in essere da tutte le altre forze politiche. In particolare, la proposta di referendum per la 'rifondazione di un'Unione Europea democratica e federale basata sui Popoli e sulle Regioni, per l'adesione all'area euro limitata ai territori che rispettano il pareggio di bilanci', costituisce un'iniziativa politica davvero dirompente".

E' quanto afferma in una nota il vice segretario federale e deputato della Lega Nord Giacomo Stucchi.
"Il Carroccio quindi - continua l'esponente leghista - guarda avanti e sbaglia di grosso chi ritenesse il nostro motto 'Prima il Nord' solo uno slogan.

Sbaglierebbe di grosso perché non capirebbe che mentre le altre forze politiche impiegano il loro tempo a dibattere in astratto noi miriamo a rappresentare gli interessi e le istanze di tutta le gente del Nord. La Lega Nord - conclude Stucchi - scende in campo con la sue proposte di iniziativa popolare anche per sopperire al deficit legislativo ed esecutivo del governo, e della strana maggioranza che lo appoggia, che sta portando il Paese al collasso".

giovedì 27 settembre 2012

Lo Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia come modello per il Nord

“Lo statuto speciale del Friuli Venezia Giulia come modello da potenziare e applicare a tutte le regioni del Nord, per trattenere il 75% del gettito sul territorio (fatte salve condizioni specifiche migliori già previste dallo statuto) e dare vita a una Macroregione del Nord che abbia i numeri per negoziare con Roma un nuovo patto fiscale”. È questa la richiesta chela Lega Nord avanza ai Consigli regionali di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Piemonte con una mozione che sarà presentata domani a Trieste dalla delegazione del Carroccio guidata dal capogruppo consiliare Danilo Narduzzi in accordo con il segretario regionale Matteo Piasente. “Il paradigma di riferimento – spiega Narduzzi – è la specialità della nostra regione, e l'obiettivo è dilatare ulteriormente i margini di autonomia. Oggi noi tratteniamo circa il 60% delle risorse, l'obiettivo è salire al 75%, e magari oltre”. Per il segretario Piasente, “Roma crea e alimenta contrapposizioni tra regioni a statuto speciale e ordinario; noi puntiamo a costituire un coeso, ampio asse del Nord che strappi a Roma un nuovo patto fiscale. Con la Macroregione aumenta l'autonomia. L'auspicio è, ora, che anche la maggioranza regionale e i movimenti autonomisti si uniscano a noi per raggiungere questo grande obiettivo”.

Da oggi a domenica kermesse a Torino, con Maroni e Bossi.




E stata  inaugurata oggi al Lingotto e fara' da cornice agli 'Stati generali del Nord' (28-29 settembre) voluti da Roberto Maroni a Torino. E' la festa nazionale della Lega Nord Piemont.

Tra gli ospiti attesi al Lingotto, davanti all'Oval, oltre al segretario federale Roberto Maroni, che terra' una colazione sabato mattina alle 7.30, anche il presidente Umberto Bossi, che assieme a Maroni e Roberto Cota chiudera' la quattro giorni domenica sera.

A presentare l'iniziativa ieri a Torino e' stato Roberto Cota, secondo cui quella della Lega Nord "sara' una quattro giorni molto importante, anche per puntualizzare e approfondire alcuni temi. Si parlera' di Fiat, ma anche di quel tessuto produttivo di piccole e medie imprese per le quali non ci sono a livello nazionale politiche idonee per attrezzarsi in vista della ripresa".

"I nemici dell’islam? La Lega Nord"

PARLA LO SCEICCO GUIDA DEI FONDAMENTALISTI TUNISINI, LEADER DEL GRUPPO SALAFITA IN PRIMA FILA NEGLI SCONTRI

LA LEGA NORD HA UN POSTO D’ONORE SUL TACCUINO DEI NEMICI DELL’ISLAM. PAROLA DELLO SCEICCO ABU AYYAD AL TUNISI, LEADER DI ANSAR AL ISLAM, GRUPPO ULTRA JIHADISTA IN PRIMA FILA NEI DISORDINI DI QUESTI GIORNI IN TUNISIA E OMONIMO DI QUELLO CHE È DIETRO L’ASSALTO ALL’AMBASCIATA USA DI BENGASI. LO SCEICCO CHE USCÌ DAL CARCERE IN SEGUITO ALLA RIVOLTA TUNISINA, IN QUESTA INTERVISTA RILASCIATA AL GIORNALE NELLO SCORSO DICEMBRE ANTICIPAVA LA VISIONE DEI SALAFITI E IL LORO ODIO PER L’OCCIDENTE. ITALIA INCLUSA.

La rivoluzione tunisina è stata una rivolta democratica o una rivolta islamista? «Le definizioni contano poco ma per noi è stata una ribellione contro una dittatura che combatteva la religione. Quindi alla base di tutto c'era l'Islam. La gioventù salafita ha iniziato la rivoluzione nel 2003 e 2004. Abbiamo sfidato il regime dentro e fuori le carceri fin dal 2006. Gli slogan della rivoluzione erano islamici, nessuno inneggiava a Karl Marx o Obama».
Anche Al Qaida si definisce islamista per voi è un movimento legittimo? «Al Qaida ha il grande merito di aver liberato la gente dalla paura e dalle catene. È un vento di cambia­mento storico».

Bin Laden è morto. Al Qaida è stata sconfitta? «Al Qaida non è stata assolutamente sconfitta. Al Qaida è ovunque e si diffonde soprattutto su internet. Grazie agli insegnamenti di Al Qaida la nazione islamica sta vincendo. L'occidente è in decadenza, l'islam invece sta crescendo. Al Qaida con una sola operazione nel 2004 ha costretto la Spagna ad andarsene dall'Iraq e ha fatto cadere il governo Aznar. Qualche volta perdiamo ma qualche altra vinciamo. L'Occidente ci accusa di portare solo distruzione e morte ma nasconde il bene che facciamo. Noi ci battiamo per il bene della gente».

Siete pronti a schierarvi anche contro il governo del Nahda? «L'Occidente e i suoi agenti lo condizionano e loro impediscono a noi di diffondere la verità. Se non ci lasciano svolgere il nostro ruolo, se ci rifiutano il diritto di svolgere la nostra missione ne pagheranno le conseguenze. L'occidente e suoi agenti bloccano a trasmettere la parola giusta.

Il Nahda è un partito islamico non siete soddisfatti del loro governo? «I mezzi e le idee della politica per noi contano poco. Non possiamo accettarli. Soprattutto se si tratta di mezzi o maniere che vanno contro il libro di Dio e la Sharia del suo profeta. Tra noi e loro rimangono solo relazioni di fratellanza a livello personale. Ci comportiamo con loro come con i nostri fratelli, li invitiamo ad imboccare la strada giusta. Ma non accettiamo la strada che hanno scelto ».

Quindi che governo vorreste ? «L'unico governo accettabile è quello ispirato alla Sharia alla legge di Dio, solo la legge di Dio, per governare».
Cosa significa essere salafiti «Il termine salaf é molto antico risale all' inizio del islam, ma il suo significato negli ultimi tempi è molto cambiato. Oggi , questo termine ha assunto il significato di ideologia politica e non religiosa. Il salafita è semplicemente colui che vive in base agli insegnamenti del Corano e dalla sunna del profeta e vuole applicare la legge di Dio. Ma l'impiego di queste parole nel campo politico, le ha però svuotate di molto del loro significato. L'errore è anche dei musulmani perché discutono con l'Occidente o con degli infedeli i dettagli della loro fede.

Quindi non me li può spiegare? «Se non sei musulmano non posso discutere con te i dettagli della mia fede. Dobbiamo parlare solo di Dio. Se sarai d'accordo con me significherà che accetti la mia religione e quindi anche i suoi dettagli ».

Secondo voi le donne devono indossare il niqab, la copertura islamica integrale? «Sul niqab è in corso un dibattito religioso ma noi invitiamo le donne a metterlo. Però non ci mettiamo a discutere questa controversia con un italiano o un francese. Ne possiamo discutere solo con altri musulmani. Voi italiani avete organizzato una compagna feroce contro il “niqab”, perché dietro questo ci sono interessi politici. La Lega Nord è il più grande nemico del islam e ha creato questa polemica per allontanare gli italiani dal islam»

Borghezio: Commissione Europea in ritardo per PASS disabili



L'On. Borghezio ha presentato in data odierna un'interrogazione scritta diretta alla Commissione Europea del seguente letterale tenore:
"Nonostante la raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea n. n° 8546/98 - fascicolo interistituzionale n° 95/0353 -SYN, del 18 Maggio 1998 che prevede che i contrassegni europei per le auto di persone disabili debbano essere omogenei, e che in Italia la Camera dei Deputati abbia approvato il disegno di legge n° 1720 per ratificare tale raccomandazione, persistono ritardi nel conseguire l'adozione del contrassegno blu formato europeo in multilingua che garantisca la possibilità di usufruire delle aree di sosta riservate ai portatori di handicap in ogni Paese dell'UE senza incorrere in sanzioni pecuniarie.
La Commissione è al corrente dei ritardi nelle procedure di emissione?
Ha previsto una fase transitoria per permettere che non si incorra in sanzioni amministrative in attesa del rilascio del certificato europeo?"


Senato, Calderoli: chi ha sbagliato si dimetta oppure a dimettersi sia Schifani

"Non è stato increscioso come sostiene Schifani che il Senato per la prima volta nella storia della Repubblica abbia dovuto sospendere la seduta perché non c’era nessuno disponibile a presiedere l’assemblea. E’ un fatto scandaloso e qualcuno deve pagare. Il Senato ha a disposizione cinque persone tra presidenti e vice che possono presiedere l’assemblea e che ricevono ricche prebende in indennità e benefit ben superiori agli esponenti di Governo. Non esiste al mondo che alle prebende non corrisponda il lavoro come invece oggi è accaduto. Non so di chi sia la colpa ma il responsabile deve dimettersi perché diversamente a dimettersi deve essere Schifani”.

Lo dichiara Roberto Calderoli, senatore della Lega Nord e Responsabile Federale Organizzativo e del Territorio.

LEGA: REFERENDUM PER EUROPA DELLE REGIONI E NUOVA EUROZONA/ VIDEO


L’Europa delle Regioni e la riorganizzazione dell’Eurozona. Sono i due punti contenuti nella proposta di legge costituzionale d’iniziativa popolare della Lega depositata questa mattina in Cassazione. Ad annunciarlo, questa mattina in una conferenza stampa alla Camera, il segretario della Lega Nord Roberto Maroni. Al suo fianco i capigruppo di Camera e Senato, Gianpaolo Dozzo e Federico Bricolo, e il senatore Roberto Calderoli. La Lega punta a far confluire i due quesiti in un referendum consultivo abbinato alle prossime elezioni politiche. Intanto la prossima settimana inizierà la raccolta di firme. “Il referendum consultivo - spiega il segretario Roberto Maroni - chiede agli elettori di dare mandato al Parlamento europeo perchè proceda alla trasformazione dell’Ue in un’effettiva unione dotata di un governo responsabile. Oggi l’Ue si è ridotta ad un’area monetaria dominata dalla logica monetaria e degli Stati”. Di qui la trasformazione dall’Europa degli Stati in Europa delle Regioni. “L’Europa ha dimostrato di non essere in grado di affrontare questa crisi economica perchè non ha gli strumenti e si è affidata alla Bce”, aggiunge Maroni. Il secondo quesito, invece, punta i riflettori sulla revisione dell’Eurozona. “L’Eurozona così com’è non funzione più - spiega il leader del Carroccio -. La Lega non è contro l’euro e non vuole uscire. Ma riteniamo che ci siano alcune aree in Europa che abbia i requisiti per rimanere nell’euro e altre no. Alcune di queste aree come il Nord ce li hanno, altri no”. Di qui si chiede ai cittadini di esprimersi sulla possibilità di riorganizzare una nuova eurozona. Un’eurozona che abbracci solo quelle aree che hanno i requisiti strutturali. In primis il pareggio di bilancio. In più si punta al "coinvogimento del Popolo nelle procedure di approvazione dei Trattati Europei".

Clicca sul link di seguito per il video.

mercoledì 26 settembre 2012

: PRESENTATE MOZIONI PER 'MACROREGIONE', SFIDA AL NORD



INIZIATIVA MARONI NEI CONSIGLI; CHIESTA MODIFICA A COSTITUZIONE - E' stata presentata, simultaneamente nei ''Consigli regionali del Nord'', la mozione con cui la Lega formalizza il suo progetto di una 'euroregione' o 'macroregione' settentrionale, che attraverso una legge costituzionale di iniziativa popolare consenta la federazione di due o piu' Regioni con la possibilita' di ottenere un sistema fiscale autonomo (il 75% del gettito fiscale del territorio resterebbe al territorio).

Questa forma di Comunita' autonoma, viene spiegato nel documento del Carroccio, ''non dovra' prevedere oneri aggiuntivi per la finanza pubblica'', mentre le leggi istitutive della aggregazione fra Regioni devono essere ''sempre sottoposte a referendum in tutte le Regioni costituenti le Comunita', al fine di legittimare una chiara volonta' popolare in merito a questo importante progetto politico ed istituzionale''. L'iniziativa, diversa da quella di una macroregione del nord promossa dal presidente lombardo Roberto Formigoni (che, per esempio, non prevede modifiche alla Costituzione) era stata gia' illustrata nelle scorse settimane dal segretario federale della Lega, Roberto Maroni: da oggi via Bellerio chiede un sostegno formale dei Consigli regionali in cui e' rappresentata, a partire da quelli di Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.

MOZIONE IN CONSIGLIO, Gazzetta dell Adda

Gioco d’azzardo La Lega è contro le «mangiasoldi»

(bgf)La LegaNord lancia in resta contro le nuove sale giochi. Lo spadone dell’Alberto da Giussano altro che verso l’alto in segno di vittoria, si rivolge dritto dritto contro slot-machine e macchinette videopoker.

Le «mangiasoldi» insomma, che da qualche anno spopolano tra gli italiani spennando molti polli. I lumbard vogliono spingere il Consiglio comunale, tramite mozione da proporre e votare, a bandire le sale giochi dal territorio ostacolandone anche l’arrivo di nuove. «In un momento di grave crisi economica come questo - ha detto Fabio Colombo - il gioco si sta configurando come una dipendenza che colpisce tutti ma soprattutto

mette a rischio le fasce più deboli (fonte Censis, ndr). Nel 2011 gli italiani hanno speso per giochi d’azzardo e scommesse più di 61miliardi di euro con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente, e nel 2012 si stima che la spesa raggiungerà addirittura gli 80 miliardi di euro.Cassano deve dotarsi, senza indugio alcuno, di strumenti adeguati a scongiurare l’apertura di nuove sale gioco e la diffusione di questo fenomeno preoccupante con tutte le conseguenze negative dal punto di vista sociale; occorre attrezzarsi urgentemente con misure locali adeguate in cui si prevedano limitazioni tali da inibire e scongiurare l’avvio di simili attività commerciali. E che almeno vi sia la limitazione in termini di metri di distanza da scuole e asili».

Di seguito la Mozione completa.







Lega Nord presenta pdl per riduzione Iva a 4 per cento per libri digitali


 La Lega Nord ha presentato una proposta di legge, a prima firma Davide Caparini, responsabile Comunicazione del Carroccio, per la riduzione al 4% dell’Iva sui libri digitali così come è già previsto per libri, quotidiani e periodici cartacei.

“I nuovi supporti digitali (pc, tablet, smartphone etc.) – spiega Caparini - consentono la fruizione di contenuti anche non cartacei ma, inspiegabilmente, l`IVA per i testi digitali è rimasta al 21%. Con questa proposta di legge proponiamo l’applicazione di identica aliquota IVA al 4% su pubblicazioni cartacee ed elettroniche, anche distribuite attraverso piattaforma telematica, al fine di incentivare alla lettura, implementare la diffusione di testi, agevolare il risparmio delle famiglie, rispettare l’ambiente e diffondere prodotti ecocompatibili, facilmente aggiornabili ed interattivi''. 

“I nuovi audiolibri sono supporti indispensabili per i non vedenti e gli ipovedenti e – conclude la nota – questa riduzione dell’Iva è particolarmente opportuna in questa fase, dato che il Paese sta attraversando una gravissima crisi economica con effetti devastanti sulle finanze dei cittadini che vengono vessati da ogni genere di tasse e imposte”.

Lavoro: Monti vuole 'cinesizzazione' dei salari

''Il presidente Monti, riducendo le garanzie dei lavoratori, vuole introdurre una forma di 'cinesizzazione' dei salari e della tutela dei lavoratori nella speranza di rendere le nostre imprese piu' competitive.

Pur di salvare la loro Europa, i professori sono disposti a tornare al Medioevo''. Lo dichiara il vicecapogruppo della Lega Nord alla Camera, Maurizio Fugatti, in una nota.

''L'attacco di Monti allo statuto dei lavoratori - aggiunge - smaschera infatti le vere intenzioni del governo sul tema dei salari. Non avendo alcuna intenzione di diminuire le tasse, e non volendo chiedere all'Europa l'introduzione dei dazi, l'unico modo per cercare di ridare competitivita' alle imprese e' quello di agire sul del costo del lavoro e delle garanzie sociali''.

Quanto ci costano le Regioni a Statuto speciale?

La fotografia dell'Italia del 2012 è quella di un Paese sotto attacco dai mercati finanziari, sfiduciata da investitori e agenzie di rating, con la possibilità non più remota di un default, qualora si dovessero verificare scenari bui in Grecia e Spagna. Siamo ad un altro anno di recessione, a cu seguirà un 2013 di regressione come certificano tutti gli istituti statistici. La nostra economia è allo stremo, stringe da fin troppi anni la cinghia. Si chiedono a tutti gli italiani sacrifici continui, sotto forma di nuove o più alte tasse o ancora di tagli ai servizi pubblici.
Eppure, questo è uno Stato che continua a permettersi il lusso di avere ben cinque regioni a statuto speciale. Per coloro che avessero poca dimestichezza con la storia recente, le regioni a statuto speciale sono Valle D'Aosta, Trentino-Alto-Adige, Friuli-Venezia-Giulia, Sicilia e Sardegna. Cosa significa che hanno uno statuto speciale? Semplicemente, che essi godono di una maggiore autonomia di quella che fu accordata in Costituzione a tutte le altre regioni. Perché solo queste regioni hanno maggiore autonomia e non altre? Perché rispondono a una domanda storico-politica, che proveniva dai territori. Si tratta, infatti, di Regioni situate ai confini dello stato nazionale, in molti casi caratterizzate dalla presenza di minoranze linguistiche, che la Costituzione ha voluto tutelare. E' il caso dei francofoni della Valle D'Aosta, dell'agguerrita minoranza tedesca in Trentino, della stessa popolazione sarda, culturalmente e linguisticamente peculiare. Quanto al Friuli, la sua autonomia è stata la conseguenza della sua posizione di confine con la ex Jugoslavia, in particolare, dopo la tragedia degli esuli dalmati e della temporanea divisione di Trieste in due zone, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ancora più drammatico è stato il caso della Sicilia, in cui dopo la fine del secondo conflitto mondiale si organizzarono movimenti secessionisti, i quali si scontrarono con l'esercito regolare italiano, lasciando sul terreno migliaia di morti e violenze inaudite da entrambe le parti. Non è casuale, quindi, che la Sicilia goda non già di un semplice statuto, bensì di una vera Costituzione, risalente al maggio 1946, cioè ancor prima dell'entrata in vigore della Costituzione italiana.
A volte, non a torto, la Sicilia viene considerata uno Stato nello Stato. Si pensi, ad esempio, che fino al 1954, esisteva in questa regione una Corte Costituzionale propria, chiamata Alta Corte, che aveva il potere di stabilire quali leggi nazionali fossero legittime in Sicilia e quali no. Fu la Corte Costituzionale nazionale a sopprimere tale istituzione, dichiarandola un doppione del suo stesso potere. A ben vedere, il caso siciliano è quello più peculiare, per tante ragioni. La prima è che non siamo in presenza di una minoranza linguistica. Vero è che il dialetto siciliano gode anche oggi di grande vitalità, ma non esiste qui né una minoranza da tutelare, né tanto meno una vera lingua. Non solo. Più di un costituzionalista ha fatto notare, non senza essere oggetto di strali palermitani, che a differenza delle altre Regioni, la Sicilia non vanterebbe nemmeno una sua ricchezza economica da custodire gelosamente dal pericolo di una redistribuzione su base nazionale e a suo svantaggio. Anzi, a volere essere pignoli, la questione autonomista italiana è alquanto bizzarra, perché in tutte le altre realtà europee, ad esempio, a pretendere una maggiore autonomia sono solitamente le zone ricche del Paese, le quali hanno tutto il vantaggio da una gestione più «solitaria» delle proprie finanze, godendo di una ricchezza superiore alla media nazionale.
E' il caso della Baviera in Germania o della Catalogna in Spagna. Regioni ricche, che chiedono che i proventi fiscali dei propri territori restino per lo più in quelle zone, senza passare per Berlino e Madrid, rispettivamente. In un certo senso, è lo stesso ragionamento che la Lega Nord fa per le Regioni ricche del Nord: meno soldi a Roma, in cambio di meno trasferimenti. Alla lunga, infatti, questo porterebbe il Nord a godere di maggiori finanze da gestire autonomamente. Il paradosso delle Regioni a statuto speciale è che le cose sono andate storicamente nella direzione opposta. Non si trattava di Regioni ricche, che reclamavano maggiore autonomia finanziaria e politica, bensì di aree per lo più povere e in molti casi arricchite proprio dall'abbondanza dei trasferimenti nazionali.
Il caso più eclatante è quello del Trentino-Alto-Adige, destinatario di copiosi trasferimenti alle sue province autonome di Trento e Bolzano, che incassano dallo Stato i 9/10 di quanto fiscalmente lo Stato riceve da quei territori. Nel 2011, la Provincia Autonoma di Trento ha chiuso il suo bilancio in pareggio, grazie a trasferimenti statali per 3,9 miliardi su complessivi 4,6 miliardi. E dire che la minoranza tedesca nella Provincia di Bolzano ancora oggi inveisce contro presunte violazioni dei loro diritti, quando sono stati beneficiari di privilegi, che nessuno Stato al mondo ha mai concesso a una minoranza. Gli italiani sono stati, invece, oggetto di una «reverse discrimination» o «discriminazione all'incontrario», mentre la burocrazia è passata saldamente nelle mani dei tedeschi. Le stesse cifre demografiche ci mostrano come da «minoranza», gli italiani di origine tedesca siano diventati maggioranza. Inltre la Regione vanta oggi un numero di impiegati pubblici del 32% superiore alla media nazionale. E grazie alla manna da Roma, le tasse pesano sui bilanci comunali alto-atesini molto meno che nel resto d'Italia.
Se per un cittadino ligure le tasse comunali ammontano complessivamente a 572 euro pro-capite, in T-A-A la cifra scende drasticamente a una media di 211 euro. Certo, si dirà che tanti soldi non sono solo andati a ingrossare le fila degli sprechi, visto che la Regione è tra le più ricche in Italia e vanta una qualità di vita tra le più invidiabili. Detto ciò, non si capisce più il motivo per cui nel 2012 ancora queste due province debbano godere di privilegi finanziari, che sono ancora più assurdi, se raffrontati alla situazione mesta dell'economia italiana. Spostiamoci in Sicilia. Siamo al capo opposto dell'Italia, ma la musica cambia poco. Dicevamo, qui siamo in uno Stato nello Stato.
La Regione Sicilia ha il potere, tanto per fare un esempio, di fare entrare in vigore solo le leggi in ambito della PA che ritiene. Per effetto della portata costituzionale del suo statuto, poi, una sua qualsiasi modifica deve non solo essere preventivamente approvata a maggioranza dai «deputati» (non consiglieri) dall'Assemblea Regionale Siciliana (non si chiama Consiglio Regionale, qui!), bensì pure in doppia lettura alla Camera e al Senato, come qualsiasi altra consueta riforma della Costituzione.
Ciò porta alla conclusione che la Sicilia è da decenni un moloch immutabile. Anche quando in questi mesi si parla insistentemente di tagli delle province, tali leggi non si applicano in questa regione, visto che solo Palermo ne avrebbe la competenza. Infatti, in Sicilia, le province province portano la dicitura istituzionale di «regionali», perché dipendono dalla regione. Cosa significa questo? Che il taglio preannunciato delle piccole province con meno di 350 mila abitanti, previsto dal governo Monti, non avrà effetto solo in Sicilia. Resta al buon cuore del suo nuovo governatore legiferare in tal senso, ma capirete benissimo quanta voglia avrà chiunque dovesse succedere a Raffaele Lombardo.
La scorsa settimana è esploso il caso «Lombardo», quando il premier Monti ha irritualmente sollecitato le sue dimissioni (già annunciate da tempo), paventando il rischio di default. E' bene chiarire sin da subito che la Sicilia non è a rischio bancarotta, ma ha problemi di liquidità, grazie agli ingenti trasferimenti nazionali. Il suo bilancio è di 27 miliardi, mentre il suo debito ammonta a 5,5 miliardi, cioè appena il 5% della somma dei debiti delle regioni italiane, avendo già sfiorato il pareggio di bilancio nel 2011. Tuttavia, ciò non può nascondere gli enormi sperperi che sussistono in questa regione, proprio in conseguenza della sua orgogliosa autonomia. Le guardie forestali sono 28 mila, superiori a quelle di tutto il Canada, mentre gli impiegati pubblici regionali sono oltre 21 mila, ossia il triplo di quelli della Lombardia, che ha quasi il doppio della sua popolazione. Per non parlare della spesa regionale per il personale, pari all'incredibile cifra di 1,758 miliardi all'anno, contro gli appena 202 milioni della Lombardia.
La scorsa settimana è stato uno stesso assessore regionale ad avere ammesso di essere rimasto sbalordito nel notare che per stenografare un discorso di Lombardo di 60 minuti si sono succeduti ben 18 dipendenti. Uno ogni tre minuti. Sapete quanto guadagna uno stenografo in Sicilia? Tra 2.500 e 6.000 euro al mese! Per tre minuti di lavoro! Attenzione, però. Chi crede che tanta manna dal cielo sia a vantaggio dei siciliani si sbaglia di molto. La copiosa spesa pubblica inefficiente siciliana avvantaggia solo e sempre una ristretta cerchia di burocrati e politici, che controllano "militarmente" il territorio, quasi come in un sistema moderno di feudalesimo.
Gli indicatori socio-economici indicano che la Sicilia è sempre tra le Regioni peggio messe in Italia, con un'occupazione complessiva che non arriva nemmeno al 50%. Drammatica quella femminile, a poco più di un terzo. Lo stesso dicasi per il reddito pro-capite, pari ad appena 17 mila euro, contro i 26.700 euro di media nazionale. Insomma, a cosa è servito lo statuto speciale in Sicilia? A mantenere al potere una casta politica democristiana, che si succede ininterrottamente da 65 anni a Palazzo d'Orleans e in quasi tutte le realtà locali dell'isola. Tutto questo è stato possibile solo grazie allo statuto speciale, che consente a un flusso immenso di denaro di coprire le irresponsabilità dei politici siciliani, senza mai creare efficienza e sviluppo. Sembrerà offensivo verso coloro che nei vari contesti si sono battuti per ottenere un minimo di autonomia, ma il resoconto del 2012 ci suggerisce che dietro a tali rivendicazioni, oggi si nascondono velleità carrieristiche e salvaguardia di incrostazioni di poteri incontrollati. 

martedì 25 settembre 2012

INTERPELLANZA a risposta scritte ed orale Trasferimento Associazioni



Sicilia 2012, la peggio politica


Candidati scelti nei corridoi romani. Partiti ormai alla guerra per bande. E tutti pronti a negoziare le alleanze appena chiuse le urne. Ecco che cosa sta succedendo nell'isola a poche settimane dalle regionali(17 settembre 2012) articolo su: Espresso

La guerra più aspra, manco a dirlo, se la fanno a sinistra. Rosario Crocetta, candidato Pd e Udc, contro Claudio Fava, in lizza per Sel più Idv: «Fava attacca solo me. Parenti serpenti, i partiti che lo appoggiano hanno conti da regolare: Leoluca Orlando non mi perdona il mio appoggio a Ferrandelli del Pd alle comunali di maggio a Palermo, l'altra sinistra che quattro anni fa lasciai i Comunisti italiani per il Pd. Comunque non credo che le sue liste supereranno lo sbarramento del 5 per cento...». Fava contro Crocetta: «Mica è di sinistra, Crocetta! Fa tintinnare le medagliette dell'antimafia, vanta che da sindaco di Gela ha fatto arrestare centinaia di mafiosi: ma io non concorro a un posto di commissario di polizia, mi candido a presidente della Regione siciliana...».

Non che gli altri scherzino, vedremo. Ma intanto una cosa è chiara in queste elezioni siciliane del 28 ottobre, test decisivo per definire alleanze e strategie alle politiche nazionali 2013: i grandi partiti non hanno ora di meglio che ritrarsi come la marea a Mont Saint Michel. Pronti a tornare e riprendersi l'intera battigia appena vento e flussi cambieranno. Prego, prima lei: così sono nate le candidature, a destra e a sinistra. Chi ha lanciato Crocetta, attuale parlamentare europeo, iscritto al Pd, comunista, gay dichiarato? Pier Ferdinando Casini, accordo romano con Pier Luigi Bersani. Il Pd, spaccato in Sicilia sull'appoggio alla giunta dimissionaria di Raffaele Lombardo e fatto a pezzi alle comunali palermitane dall'immarcescibile Orlando, era pronto a sostenere il segretario regionale Udc Giampiero D'Alìa: un bel centrista appoggiato da tutta la foto di Vasto, ballon d'essai per il futuro governo nazionale. Ma Sel e Idv non ci sono stati. Casini ha buttato dunque nella mischia Crocetta, candidatura forte anche per il filo doppio dell'ex sindaco di Gela con la Confindustria della svolta antimafia di Antonello Montante e Ivan Lo Bello. Funzionerà? «Nel Pd i generali si dicono tutti con lui, ma ancora non sappiamo quante truppe lo seguiranno davvero», è l'incognita nel côté Udc dello staff di Crocetta, palazzo dagli alti soffitti affittato nella centralissima via Belmonte e già affollato di attivisti e giovani. 

Prego, prima lei, anche nel centrodestra. Ricordate l'alleanza che nel '94 vinse 61 a 0, Dell'Utri e con lui il giovane Gianfranco Micciché pupillo di Silvio destinato ad allori ministeriali? Oggi, per trovare un candidato con una chance di vincere, il Pdl dei leader nazionali Alfano, Schifani, Prestigiacomo ha dovuto cercarlo nella Destra di Storace: Nello Musumeci, per due lustri presidente della Provincia di Catania, a lungo sotto scorta per minacce mafiose, simbolo tutto rosso («Il colore della passione, degli agrumi di Sicilia...». Anche dei comunisti? «Un ammiccamento, sì, gli elettori di sinistra mi hanno sempre votato»). A maggio candidarlo pareva una provocazione, poi si misero di mezzo gli ex An e i sondaggi favorevoli ed eccolo all'hotel Des Palmes di Palermo, prima della presentazione, a spiegare che «i partiti non sono riusciti a selezionare una classe dirigente o l'hanno fatto a costo di un grave deficit di democrazia interna, l'abolizione del voto di preferenza ha rafforzato le oligarchie ma pesantemente indebolito il rapporto con gli elettori, in questa crisi di credibilità l'uomo conta più dell'appartenenza». Analisi inoppugnabile.

E Micciché? Era il candidato predestinato, nonostante il lungo tira e molla con Berlusconi, da sottosegretario la rottura «quando lui bocciò una mia proposta di legge perché la Lega contraria era un partito e io no», poi la costituzione di Forza del Sud e ora Grande Sud, e intanto con Raffaele Lombardo al governo siciliano e poi contro. Invece Micciché si sfila, si candida presidente, mette fuori i suoi manifesti "Sogno siciliano", con due "o" un po' scappellate che si possono leggere anche "sugnu (sono) siciliano". Musumeci ancora adesso dice di lui: «Mi auguro possa ripensarci», il termine ultimo per le candidature è il 28 settembre. Ma lui, nella sua abitazione palermitana di piazza Politeama tutta affreschi, quadri, Marilyn everywhere e accanto ai futuristi di Mario Schifano il rifacimento con i quattro fratelli Micciché, replica durissimo: «Nello è tutt'altro che una persona di basso livello, ma il contagio con questo Pdl rischia di farlo diventare tale. Spero si salvi dal virus di un partito che era un gioiellino e ora vive solo di imbrogli. Non ho la minima intenzione di fare marcia indietro, sono esaltato e felice, sono l'unico dei candidati che ha un programma vero, e conto di vincere. Futuri accordi? Se necessari, li vedo più facili con Crocetta che con Musumeci...».

Federalismo: Zaia, presto sara' presentato progetto del Veneto

 A breve sara' presentato dalla giunta regionale del Veneto il progetto federalista a geometria variabile creato sulla base dei lavori della Commissione Antonini. ''Non lo abbiamo ancora presentato perche' siamo persone serie'', ha affermato il presidente Luca Zaia, ricordando che il progetto ''a legislazione invariata prevede scenario nuovo, compatibile con la macro regione''. ''Il quadro normativo ora e' sufficientemente definito'', ha aggiunto. ''Vi posso garantire che per quanto ci riguarda questo progetto e' ambizioso''. In merito al dossier inviato al presidente della Commissione Ue, Jose Barroso, da parte degli indipendentisti veneti, Zaia ha ribadito come ''Il limite di tutte queste azioni e' dato dalle Costituzioni'', ma affermando che si tratta di ''un'istanza da non sottovalutare''. ''Se fossimo come Bolzano nessuno farebbe l'indipendentista'', ha affermato , concludendo che ''se Roma e' preoccupata, non deve far altro che dare l'autonomia a questa Regione''.

Bologna: Bernardini , pronti alle 'ronde' con o senza il placet di Merola

"Se la Lega scendera' in strada con la benedizione di Merola si vedra', ma e' certo che la Lega in strada ci andra'". E' quanto assicura il capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale a Bologna, Manes Bernadini, che domani presentera' al sindaco Virginio Merola la richiesta di "via libera" per le ronde che i leghisti sono pronti a rispolverare contro il degrado sotto le Due Torri.
"Se la citta' chiama e le istituzioni latitano, siamo pronti a dare il nostro contributo" prosegue, infatti, Bernardini. "Ci stanno arrivando varie richieste, come gruppo Lega Nord stiamo valutando il da farsi, ma le 'notti verdi' torneranno" rimarca il capogruppo del Carroccio, precisando che gli obiettivi saranno "sensibilizzare il territorio, coinvolgere le forze di polizia e fare pressione sulla pubblica amministrazione".
"Stranamente le sere che indicavamo per le nostre uscite risultavano essere sempre tranquille, - ricorda infine il consigliere - nelle date delle nostre uscite gente 'strana' non se ne vedeva e i parchi e le strade erano puliti e lucidi, forse per la paura di telecamere e fotografi".

Comuni: Lega, Si chiudono i bilanci ma con tesoreria unica non ci sono soldi


Forse qualcuno ha dimenticato che da poco e' iniziato il drenaggio di oltre 8 miliardi l’anno verso la tesoreria unica. I Comuni perdono vantaggi finanziari: il servizio e gli interessi, infatti, non possono piu' essere messi a gara tra gli istituti di credito e i Comuni dovrebbero prendere quanto stabilito dalla Banca d’Italia. L'art.114 della Costituzione dice che la Repubblica e' costituita da Comuni, Citta' metropolitane, Province, Regioni e Stato. Tutti sono sullo stesso piano, ma i primi sono i Comuni. Cosa ha fatto il Governo, lo Stato, senza dire niente, senza concordare? Taglia nove miliardi di euro dai conti correnti degli Enti Locali. Cosa comporta questo furto: 1) meno interessi attivi. La Banca d'italia da' l'1%, i contratti in essere davano 1,5%-2%-3%, quindi e' una perdita secca; 2) cosa succede se saltano i contratti di tesoreria? Un conto e' il contratto tra ente locale e banca: ti lascio i soldi, tu mi dai servizi e mi dai i quattrini quando ne ho bisogno, perche' gli stipendi li pago sempre, i tributi invece li prendo qualche volta durante l'anno. Fino a ieri gli enti locali si finanziavano a tassi di favore, da oggi pagheranno dal 4,5% in su, una perdita. Altro che crescita, noi siamo molto preoccupati, qui rimangono tutti all'asciutto perche' tutta la liquidita' va al centro. Ricordiamo che le banche locali, con i soldi che i comuni avevano depositato sui loro conti, aiutavano anche con piccoli prestiti le pmi e gli artigiani nel continuare nel loro lavoro. Anche a causa di questi mancati depositi si e' inciso negativamente sullo sviluppo del territorio. L'unica liberalizzazione era ed e' il federalismo! C'e', infine, una aggravante: nella spending review hanno fatto una tesoreria unica per le scuole, altri 900 milioni vengono gestiti centralmente.
Lo sottolineano, in una nota, Pierguido Vanalli, sindaco di Pontida e componente la commissione Affari costituzionali della Camera e Gianpaolo Vallardi, primo cittadino di Chiarano (Tv) e vicepresidente della commissione Territorio, Ambiente e Beni ambientali del Senato

lunedì 24 settembre 2012

PROVINCE: PINI, CAPOTOSTI DICE CIO' CHE TANTI PENSANO


 'Siamo lieti di non esser piu' i soli a gridare il nostro sdegno per l'incostituzionalita' e per il finto risparmio derivante dal decreto sul riordino delle province. Devo ammettere che il presidente emerito della Consulta ha avuto 
il coraggio e la dignita' di dire cio' che tanti pensano, anche in Parlamento, ma non hanno il coraggio di dire, ovvero che il decreto sulla spending review, non solo non fa risparmiare un euro, ma e' palesemente incostituzionale' Questo il commento di Gianluca Pini, segretario della Lega Nord Romagna, sulla presa di posizione di Piero Alberto Capotosti.
'Il processo di riordino - ha detto - dovra' necessariamente subire un doveroso stop e che, per quanto riguarda il folle progetto di Provincia unica della Romagna, qualche professore dovra' subire l'ennesima, cocente figuraccia da dilettante.' 'La provincia unica della Romagna - ha detto Pini - e' un progetto basato sulla totale assenza di buon senso, contrariamente al progetto di Regione Romagna, la strada giusta non e' rimanere schiavi di BOLOGNA ma alzar la testa e prendersi la propria autonomia'.

L.ELETTORALE. CALDEROLI: ALTRO CHE PASSI AVANTI, PASSI INDIETRO


- "Oggi non c'e' nessuna novita'. La settimana scorsa i partiti si erano irrigiditi sulle rispettive posizioni. Questa settimana addirittura ci sono stati dei passi indietro. Il premio di maggioranza comincia a non avere piu' una maggioranza in questo parlamento". Lo dice Roberto Calderoli lasciando la commissione Affari costituzionali del Senato dopo che e' saltato l'Ufficio di presidenza e che non si e' deciso nulla su un nuovo Comitato ristretto. "Di legge elettorale- aggiunge- oggi non se ne e' proprio parlato. Non so quando se ne parlera'...".
Quanto alla possibilita' che si formi una maggioranza sul sistema tedesco, l'esponente della Lega osserva: "Io l'ho gia' detto, sarebbe la soluzione. Ognuno molli le sue posizioni e facciamo il tedesco che non favorisce nessuno e non ostacola neanche la possibilita' di una grande coalizione". Calderoli conclude: "Per uscire dallo stallo occorre che tutti mettano da parte l'idea di volersi costruire un sistema elettorale che faccia gli interessi del proprio partito".

Fava, Fiat ha il dovere morale di restare nel Paese

“Per la Lega Nordil gruppo Fiat ha il dovere morale di proporre soluzioni che non possono certo limitarsi alla presa d’atto delle difficoltà di mercato, ma che al contrario puntino al rilancio di un’azienda che più di tutte ha beneficiato del sistema”. Lo dichiara il deputato Gianni Fava, responsabile federale del dipartimento Sviluppo Economico della Lega Nord. “Sarebbe inaccettabile che a pagare le conseguenze di discutibili scelte di mercato fossero proprio i territori che più hanno dato alla Fiat. Il Piemonte e Torino hanno il diritto di conoscere con precisione quali siano i programmi del gruppo e di essere resi partecipi della pianificazione che inevitabilmente esce dai confini aziendali e riguarda tutto il territorio. Comprendiamo le difficoltà di operare in Italia in un sistema globale, tuttavia riteniamo che ognuno debba fare la propria parte per cercare di salvaguardare quello che resta della nostra storica capacità manifatturiera”.

La nuova Sinistra


Lega Nord: Calderoli, onorato di lavorare al fianco di Maroni

''Il titolo dell'intervista al sottoscritto pubblicata oggi su 'Sette' e' veramente vergognoso. Si estrapola non dico una frase per fare un titolo ma addirittura un solo nome dalla frase per fare il suddetto titolo e senza citare la frase intera, frase dove tra l'altro il primo nome che a mio parere doveva farsi carico di certe responsabilita' era proprio quello del sottoscritto! Il Corriere continua nel suo percorso mirato a voler distruggere l'unica forza politica anti-Monti e anti-sistema, l'unica forza sostenitrice degli interessi del Nord, con l'ennesimo tentativo di inventarsi tensioni nel movimento''. Lo afferma il senatore Roberto Calderoli, Responsabile Organizzativo Federale e Responsabile del Territorio per la Lega Nord, contestando cosi' il titolo alla sua intervista pubblicata su 'Sette' (''La Lega non scomparira' ma anche Maroni ora deve fare mea culpa'').

''Io sono onorato di lavorare al fianco del Segretario Federale, Roberto Maroni, di cui ho sottoscritto la candidatura e che ho convintamene votato al congresso federale, e continuero' a sostenerlo come sempre ho fatto nella mia vita dentro la Lega, lavorando quasi 24 ore al giorno, tutti i giorni compresi domeniche, festivita' e ferie!'', conclude Calderoli.

domenica 23 settembre 2012

i 5 passi da compiere: verso la nuova Lega

UNO – “Oggi, chi va in TV è il colpevole da condannare, da giustiziare, è – insomma – un uomo morto. Meglio non andarci”

A chi è capitato in queste settimane di vedere i vari talk show televisivi “generalisti” a cui hanno partecipato anche esponenti leghisti? Dopo la visione, quanto intenso è stato, da uno a cento, il senso di disgusto verso la politica in senso lato? CENTO. Con quanta forza è emerso il messaggio della Lega Nord? ZERO.
Purtroppo è così. Oggi partecipare a queste trasmissioni-pollaio è penalizzante, disarmante, omologante: avete presente quando nei film la vittima di un crimine deve riconoscere il colpevole tra una serie di potenziali candidati disposti dietro a un vetro a specchio? Partecipare in questo momento a programmi di questo tipo è come collocarsi tra la schiera degli indiziati, quasi certificando di far parte a pieno titolo di una classe politica di parolai e incapaci. Oggi meglio non andarci.

DUE – “Parlare solo alla nostra gente, solo ai cittadini del Nord. Fare gli “ecumenici” e parlare di “paese Italia” ci danneggia più di ogni altra cosa”

Il concetto prende spunto da un’evidenza: chi compra il nostro “prodotto” politico? I lombardi, i veneti, i piemontesi, non i romani, non i calabresi, non i pugliesi. E lo comprano perché sanno che è un prodotto il quale, unico nel suo genere, venne creato appositamente per i cittadini padani. Probabilmente, fino ad oggi, non è stato nemmeno il più bello o il più avanzato sul mercato, eppure lo hanno comprato perché diverso da tutti gli altri. Ora, se il nostro prodotto lo dobbiamo vendere SOLO al di sopra di un certo parallelo, per quale motivo molte volte, sempre più spesso, sento esponenti della Lega che fanno i “padri della patria”, parlando di “nostro Paese” e di “Italiani”? Questo ecumenismo comunicativo danneggia “l’unicità” del nostro brand. Occorre parlare solo ai cittadini del Nord, e solo per loro.

TRE – “Essere moderati nella forma non vuol dire essere scialbi e poco incisivi nella sostanza”

Viva la meritocrazia. Avanti le persone capaci. Superiamo la Lega delle boutade continue, dei diti medi e degli elmi bicornuti. Tutte cose giuste, ne abbiamo piene le scatole di una Lega estremista nella forma e poco incisiva e concreta nei contenuti. Non vorrei, però, che questa Lega venisse rottamata in favore di una nuova Lega dove, ad una moderazione negli atteggiamenti, facesse il paio un’eccessiva moderazione negli argomenti. Con le ipocrisie e i buonismi non si è incisivi, si è solo destinati a finire nel tritacarne mediatico che tutto accomuna, livella, omòloga. Come dire: fino a ieri abbiamo fatto i birboncelli e adesso siamo diventati tutti bravi scolaretti. Non è così. Per cambiare, pur riconoscendo i propri errori (ed è bene ogni tanto fare ammenda), non è necessario rinnegare il proprio passato. Si vada a testa alta.

QUATTRO – “La Lega, per farsi interprete degli interessi di una delle comunità più avanzate e sviluppate d’Europa, deve essere essa stessa avanzata e sviluppata dal punto di vista tecnologico e comunicativo”

Un altro paradosso che ha sempre contraddistinto la Lega: nascere nel territorio simbolo del dinamismo economico e, contemporaneamente, essere, tra tutte le formazioni politiche, quella che storicamente ha meno sfruttato le nuove tecnologie di comunicazione online. Oggi le cose vanno un po’ meglio, tuttavia è qui che devono essere investite, senza esitazione, le risorse. E non si pensi che il web sia uno strumento tra i tanti, magari da far presidiare in forma estemporanea o amatoriale a un gruppo di militanti volenterosi con la passione per i social-network. Il web è LO strumento, serve uno staff di professionisti, strategie e progetti organici a tutto tondo.

CINQUE – “Solo l’indipendenza ci salva”

L’ho volutamente lasciato per ultimo ma penso che, dal punto di vista strategico, sia il concetto più importante. Senza questo tutto il resto non conta. Mi è già capitato di scriverlo più volte su queste pagine: ritengo che Maroni debba rilanciare la sfida indipendentista e autonomista. Inequivocabile, in questo senso, è stato l’intervento che il segretario leghista ha pronunciato a Domaso il 15 settembre scorso.
Nessuno più crede alla riformabilità in senso “federalista” del Leviatano italico: basta con le facili ipocrisie e con le pie illusioni, questi vogliono i nostri soldi per mantenere il carrozzone, punto. E per farlo ci stanno portando a fondo. Tra l’altro segnalo che oggi parlare di federalismo in senso stretto suscita nel cittadino medio lo stesso interesse che si ottiene nel disquisire di legge elettorale con doppio turno alla francese, cioè NULLO.

Abbiamo in Europa, penso alla Catalogna o alla Scozia, luminosi esempi di realtà dichiaratamente indipendentiste MA non estremiste, oltretutto declinate secondo sensibilità ideologico-culturali differenti (penso anche a quanto detto da Gilberto Oneto, sempre a Domaso, sull’opportunità che nel supermercato dell’autonomismo ognuno trovi un prodotto gradito).
Pur con toni concreti e di buon senso, evitando quelle esasperazioni folkloristiche che in passato così male hanno fatto alla Lega, non si deve temere di tenere alta la bandiera dell’identità.
Riscaldiamo i cuori, muoviamo finalmente i nostri governatori, i nostri sindaci, i nostri amministratori: la gente deve percepire uno “strappo”, anche istituzionale, da Roma, pena l’oblio

GIUSTIZIA: LEGA NORD, GOVERNO RALLENTA RIFORMA DELL’AVVOCATURA

“I paletti posti dal ministro Severino alla richiesta di un’approvazione in sede legislativa della riforma dell’Avvocatura dimostrano la volontà del governo di rallentare questo importante processo di riorganizzazione della professione forense”.

Lo scrivono in una nota congiunta i componenti della Lega Nord in commissione Giustizia alla Camera.

“A questo punto la Lega Nord chiede di andare subito in Aula per discutere e approvare una riforma, seppur migliorabile, essenziale e necessaria a fornire risposte adeguate alla categoria degli avvocati. Resta purtroppo da segnalare ancora una volta l’incomprensibile comportamento del ministro della Giustizia volto a bloccare un’iniziativa prioritaria per lo sviluppo del Paese

Scheda di sintesi Proposta di legge di iniziativa popolare costituzione Euroregione

La proposta di legge di iniziativa popolare della Lega per la costituzione della EUROREGIONE PADANA. E' una proposta che va nella direzione indicata dal Congresso: PRIMA IL NORD (tutto il resto viene dopo). Ecco una scheda di sintesi, domani tutti i dettagli su La Padania.

1. COME NASCE L'EUROREGIONE
Le Regioni deliberano un'intesa federativa tra di loro che dà vita alla nuova EUROREGIONE. L'intesa prevede anche l’individuazione degli organi comuni, la definizione del loro ordinamento e l’individuazione delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia che intendano assumere ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione. La deliberazione di costituzione della Euroregione è sempre sottoposta a referendum popolare confermativo ed è promulgata se viene approvata dalla maggioranza dei voti validi in ciascuna delle Regioni costituenti la Euroregione. 

2. RIMANE NELL'EUROREGIONE IL 75% DELLE IMPOSTE PAGATE (OGGI E' SOLO 1/3): SIGNIFICA UN AUMENTO DI DISPONIBILITA' FINANZIARIA DEL 110%

L'Euroregione si dota di un regime fiscale autonomo che le attribuisce risorse finanziarie non inferiori ai ¾ del gettito tributario complessivo prodotto sul territorio: per la Lombardia significa passare da 38 a 81 miliardi l'anno, per il Piemonte da 15 a 30 e per il Veneto da 16 a 35. Con tutti questi (nostri) soldi l'Euroregione potrà fare tutto quello che oggi lo Stato non fa per noi: ridurre le tasse alle imprese, aiutare le famiglie, completare le infrastrutture. Il Parlamento italiano prende semplicemente atto e ratifica la deliberazione dell'Euroregione in materia fiscale, adeguando il sistema fiscale italiano in modo conseguente (meno soldi per gli sprechi al Sud!!!)

3. ULTERIORI FORME DI AUTONOMIA
Su iniziativa delle Regioni interessate lo Stato attribuisce alla Euroregione ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, garantendo alle Regioni stesse l’integrale finanziamento delle nuove funzioni attribuite.

VIOLENZA SULLE DONNE, MOZIONE LEGA NORD SENATO CHIESTO AL GOVERNO MAGGIORE IMPEGNO NEL REPRIMERE I REATI DI VIOLENZA SESSUALE

La violenza sulle donne e l'impegno a combatterla è argomento di una mozione che l'intero gruppo della Lega Nord (primo firmatario la sen. Irene Aderenti) ha presentato al Senato.

Nel documento si sottolinea che "nonostante il riconoscimento di fondamentali diritti civili, sociali e culturali a favore delle donne, la violenza fisica, psicologica e sessuale è ancora oggi una delle forme di violazione dei diritti umani più grave e più diffusa nel mondo".

Si rileva che, secondo stime Istat, nel nostro Paese quasi il 32 per cento delle donne (6.743.000) ha subito forme di violenza fisica o sessuale e che il 5 per cento (oltre un milione) ha subito uno stupro "tenuto conto che il 91 per cento degli stupri non viene denunciato".

Si fa poi riferimento agli immigrati e si afferma che "le uccisioni selvagge di ragazze come Hiina o i pestaggi di figlie e madri, avvenuti negli ultimi anni nel nostro Paese per mano dei loro stessi familiari, padri e fratelli, che ritengono di avere il diritto di emettere ed eseguire sentenze di morte in nome dell'appartenenza religiosa o a particolari tradizioni culturali, confliggono con la Costituzione e con il diritto italiano".

Di qui la richiesta al governo di: proseguire con l'azione repressiva nei confronti dei reati di violenza sessuale; promuovere costantemente l'adeguamento della normativa vigente in favore della tutela delle donne in tutti i campi; mettere in atto iniziative volte a promuovere la conoscenza e l'applicazione effettiva della normativa vigente in tema di tutela dei diritti umani e civili delle donne; definire nuove fattispecie di reato connotate da maggiore rigore sanzionatorio nei confronti di chi, se pur per motivi di appartenenza culturale o religiosa, istiga a mettere in atto comportamenti compromettenti il principio della parità di genere e della libertà personale.

Torino: Lega Nord presidio contro la Fornero "Esodiamo la Fornero"

Un presidio di protesta e' stato promosso a Torino dalla Lega Nord contro il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha partecipato ad un incontro in Comune con le commissioni Antimafia e Pari Opportunita', e al quale hanno partecipato tra gli altri anche il procuratore capo Giancarlo Caselli e il prefetto alberto Di Pace, sul tema delle vittime di tratta.

C'era anche l'europarlamentare Mario Borghezio tra le decine di militanti che, in piazza del municipio, hanno lanciato slogan come ''Fornero piagnona, la Lega non perdona'', ''Esodiamo la Fornero''.

7,4mln euro per progetti al Sud

In Calabria, Campania, Puglia e Sicilia c'e' il 28% della popolazione italiana ma piu' della meta' dei giovani disoccupati: parte da questo l'iniziativa dei ministri Andrea Riccardi e Fabrizio Barca di destinare 37,4 milioni di euro a progetti destinati agli under 35 di queste regioni, attraverso associazioni di volontariato e non profit. Obiettivo e' dare lavoro, ma la filosofia, hanno spiegato i ministri, non e' quella dell'assistenzialismo ma di stimolare lo spirito d'iniziativa.

sabato 22 settembre 2012

E zitto zitto Maroni ha salvato la Lega

A fine mese il segretario della Lega incontrerà a Torino imprenditori e banchieri per scrivere insieme il nuovo programma della Lega. È una svolta. Archiviate ampolle e travestimenti, il Carroccio di Maroni vuole diventare un movimento più “istituzionale”. I sondaggi lo premiano, ma nel partito qualcuno storce il naso
Umberto Bossi e Roberto Maroni (Afp)

20 settembre 2012 - 07:09
Al segretario federale Roberto Maroni è riuscito il miracolo. Nonostante gli scandali e le ingombranti eredità, la sua Lega Nord ha superato la tempesta. Ci credevano in pochi, ma il Carroccio è ancora in vita. Anzi, è persino tornato a crescere nei sondaggi. Le vicende del Cerchio magico e le polemiche sulla discussa gestione dei finanziamenti pubblici sembravano aver chiuso un’epoca. La Lega? In primavera molti la consideravano già un’esperienza legata al passato, da accantonare assieme alla seconda Repubblica. Si sbagliavano. Archiviate ampolle, elmi cornati e figuranti in costume, adesso il partito si rilancia.
Tra molta diffidenza e qualche incredulità - anche dentro il partito - nei mesi scorsi l’ex ministro dell’Interno ha presentato ai suoi la strategia. Oggi i risultati sembrano dargli ragione. Maroni ha imposto una svolta drastica, basata su una semplice intuizione: per non scomparire, la Lega ha dovuto chiudere in soffitta il tradizionale profilo pecoreccio. Basta urli, insulti, parolacce e rutti. Una metamorfosi verso il partito sognato dal nuovo leader. Un movimento legato al territorio, ma non provinciale. Serio, competente e affidabile. Un interlocutore rispettabile, capace di avanzare proposte concrete. Insomma, una rivoluzione.
Il battesimo della nuova Lega avverrà tra una decina di giorni, a Torino. Nel capoluogo piemontese Maroni ha organizzato gli Stati generali del Nord. Un confronto con il mondo produttivo settentrionale. Di fatto, il tentativo di creare un nuovo rapporto tra il Carroccio e il suo territorio. Si parte venerdì 28 settembre, con una serie di tavoli di lavoro. Al Lingotto - dove qualche anno fa già Veltroni lanciò il suo progetto per l’Italia - non ci saranno benedizioni con l’acqua sacra del Dio Po. Ma panel di discussione per «ascoltare» (è questo il termine più usato dai dirigenti quando raccontano l’iniziativa) la voce del Nord. Si parlerà di lavoro, welfare, impresa. La grande novità è il libro degli ospiti. Sono stati invitati a confrontarsi con il nuovo partito di Maroni il ministro Corrado Passera, i presidenti di Confindustria e Confartigianato Giorgio Squinzi e Giorgio Guerrini. Con loro tanti imprenditori ed esponenti del mondo bancario.
Basta autoreferenzialità. Il giorno dopo l’incontro, le istanze delle realtà produttive del Nord saranno sintetizzate in un documento. Il manifesto del Nord. Che Roberto Maroni presenterà a curiosi e militanti. «L’obiettivo - spiegano - è quello di rivolgersi a tanti elettori che oggi non votano la Lega». E Umberto Bossi? Per l’ex leader padano che proprio ieri ha compiuto 71 anni non sembra esserci troppo spazio. «Agli Stati generali del Nord - ha chiarito ieri Maroni - ci saranno tutti i dirigenti della Lega, ma non sarà una carrellata di dirigenti». Insomma, se Bossi vuole venire è il benvenuto, rappresenta pur sempre la storia del partito. Ma non si aspetti applausi e celebrazioni.
È la Lega maroniana. Via la canottiera, è il momento di giacca e cravatta. Basta imbarazzanti ricostruzioni storiche (Maroni presenterà il Manifesto del Nord alla Festa dei popoli padani di Venezia il 7 ottobre, ma in Laguna non ci sarà nessuna cerimonia dell’ampolla). Basta personaggi pittoreschi. Anzi, per formare una nuova classe dirigente partiranno a breve le scuole di formazione politica. Centri di preparazione organizzati dal partito a livello regionale, riservati alle nuove leve e ai giovani eletti dei consigli comunali.
È finito il tempo delle provocazioni gratuite. La rinascita leghista passa anche, soprattutto, dal silenzio. Maroni ha avuto la capacità di non esporre troppo il movimento nel periodo più difficile, quando gli scandali erano al centro delle cronache e l’attenzione mediatica era più forte. E così l’ha preservato. Il risultato è incredibile. Con il clima di antipolitica che si respira ultimamente nel Paese, le torbide vicende dei lingotti d’oro e dei diamanti gestiti dalla tesoreria del Carroccio avrebbero dovuto far scomparire la Lega. Invece il partito è già tornato a crescere.
Anche nei sondaggi. Dopo aver toccato il fondo, il Carroccio ha iniziato la lenta risalita. A inizio estate Maroni e suoi erano arrivati al 3,5 per cento (due anni fa il partito superava l’11 per cento). Oggi la Lega è accreditata attorno al 5 per cento. «Tra il 5 e il 6» ammette orgoglioso un dirigente di via Bellerio. Addirittura al 7,5 per cento, stando agli ultimi sondaggi di Nicola Piepoli.
Il futuro è roseo. Nonostante le difficoltà, il partito è riuscito a mettere un’ipoteca sulla prossima legislatura. Qualche mese fa i parlamentari padani sembravano pronti a lasciare Roma. Ora la rielezione di molti di loro non sembra essere in discussione. Alle Camere è stato trovato un accordo per inserire nella riforma del Porcellum una norma ad hoc per salvare la Lega. I partiti sono tutti d’accordo. Un salvacondotto che consentirà di entrare a Camera e Senato a tutti i movimenti in grado di raggiungere l’otto per cento in almeno tre regioni. In pratica, solo il partito di Maroni. E chissà che una legislatura all’opposizione non possa riportare il Carroccio ai fasti di un tempo.
Eppure la rivoluzione maroniana è destinata a far discutere. Per qualcuno la nuova Lega rischia di perdere il contatto con la gente, storico punto di forza del Carroccio. Non a caso nella base c’è chi si è lamentato per la decisione di celebrare la prima giornata degli Stati generali del Nord a porte chiuse. Ai vertici del partito ostentano tranquillità. Lo zoccolo duro dei fedelissimi non è in discussione, il partito di Maroni non perderà nessuno degli elettori (pochi) rimasti fedeli. Eppure qualcuno storce il naso, anche tra i dirigenti. Non tutti hanno gradito la svolta. In Parlamento ci sono ancora alcuni esponenti legati alla corrente sconfitta del Cerchio Magico, ma non sono gli unici a mormorare. Tra gli scontenti ci sono anche dirigenti maroniani della prima ora. Parlamentari dalle grandi ambizioni, finora rimaste tali. «Nulla di grave - precisa un colonnello del nuovo segretario - sono malcontenti inevitabili. Ogni volta che c'è un cambiamento, chi non conquista la poltrona a cui aspirava si lamenta».