venerdì 31 maggio 2013

LOMBARDIA: nuova stagione senza più vitalizi e indennità di fine mandato


Con la variazione al bilancio all’ordine del giorno della seduta di martedì il Consiglio regionale adempie a un obbligo di legge e chiude i conti col passato, apprestandosi ad affrontare una stagione nuova, senza vitalizi e senza indennità di fine mandato.

I 15 milioni previsti dalla delibera proposta dall’Ufficio di Presidenza all’Aula, costituiscono un atto dovuto e serviranno per permettere agli ex Consiglieri che ne faranno richiesta di riavere i contributi, da loro stessi accantonati nel corso degli anni, ai fini dell’assegno vitalizio. Si tratta di una somma di natura previsionale, basata sulla stima delle risorse che potrebbero essere necessarie qualora tutti i Consiglieri che ne hanno diritto optassero per la restituzione. Nei 15 milioni sono inoltre comprese anche le indennità di fine mandato riferite alla scorsa legislatura, oltre ad adempimenti di carattere fiscale (Irap).

La variazione al bilancio accantona una somma ricavandola da altri capitoli di spesa del Consiglio.Non esiste nessuna aumento dei costi del Consiglio. Siamo di fronte a un fatto tecnico ed è necessario precisare che è una manovra di bilancio effettuata all’inizio di un cambio di legislatura avvenuto anzitempo e dove notevole è stato il ricambio nella compagine dei Consiglieri (solo 14 su 80 sono stati confermati).

Come è noto gli istituti dell’indennità di fine mandato e del vitalizio sono già stati aboliti dalla legge regionale. Una decisione che il Consiglio regionale confermerà anche con la nuova legge sui costi della politica, in procinto di essere discussa e approvata.

Villaggio: "Kyenge? Io la chiamo negra"

A gamba tesa, senza peli sulla lingua, come sempre. Paolo Villaggio - anche lui - in trincea contro il ministro più discusso di questo inizio di governo Letta, la titolare dell'Integrazione, Cécile Kyenge. A ruota libera, a La Zanzara su Radio 24, Fantozzi dice la sua: "Io la chiamo negra. Altrimenti come vuoi chiamarli? Non è un termine oltraggioso, è la solita ipocrisia". Se il concetto non fosse chiaro, Villaggio ribadisce: "Io tuttora li chiamo negri. Solo gli uomini di potere vogliono essere chiamati neri". Quindi l'attore condisce la sua polemica con una venatura leghista: "La Kyenge non ha nemmeno il passaporto italiano. E' superflua, una cosa teatrale, una specie di bandierina. Ha trentotto fratelli? E' colpa del padre e della sua attività sfrenata. Da quelle parti è l'unico divertimento, altrimenti sarebbe un pazzo, un maniaco sessuale. Per carità..."






giovedì 30 maggio 2013

Gazzetta ADDA - POLEMICA La Lega contro le spese elevate

Bike-sharing: 3.000 euro a bici

(bgf) La Lega Nord fa le pulci alla Giunta anche sul bike-sharing. Ecco un post di Fabio Colombo sulla vicenda: «Il bike-sharing, come diceva l’assessore Gaiardelli, “affiancherà la nuova biglietteria nel nuovo parcheggio a Sud della stazione e richiederà un investimento di 20mila euro, in parte finanziati con un contributo regionale, per mettere a disposizione 7 biciclette che potranno essere affittate. Si potrà arrivare a Cassano, scendere dal treno e prendere una delle bici, usarla per girare la città e i percorsi verdi del Parco Adda lungo il fiume senza dover aver l'impedimento di dover viaggiare con la propria bici”. Commento: siamo convinti che la scelta dell’uso della bicicletta per muoversi abbia senso; la cosa che invece ci lasciamolto perplessi sono i costi. Ventimila euro per 7 biciclette ci sembrano davvero tanti! Ma si sa per questi signori i soldi non sono un problema, basta aggiungere un altro balzello

Kyenge, il ministro che non vuole integrarsi

di Gianluigi Paragone

Più volte abbiamo scritto sull’importanza dei simboli in politica. Per mesi ce la prendemmo col governo Monti così insensibile da non partecipare mai ai funerali di uno solo degli imprenditori suicidati per colpa della crisi economica. Scrivevamo che così facendo si rafforzava il muro tra palazzo e cittadini.

Da mesi scriviamo che la crisi impone alla politica un atteggiamento meno presuntuoso, meno distante, più aperto al dialogo: leggere ancora che un alto dirigente del senato se ne va in pensione, grazie anche alle prebende di consigliere di Stato, con una cifra che è tre volte quanto prende il presidente della Repubblica, manda in bestia. Ecco, di esempi così ce ne sono parecchi e tutti riconducono all’importanza dei simboli in politica.

Questa non breve introduzione mi era d’obbligo per domandare al ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge perché non ha ritenuto opportuno partecipare, ieri, ai funerali dei tre uomini barbaramente uccisi dalla follia di Kabobo. Non entrerò nelle polemiche politiche che hanno fatto e stanno facendo da contorno alla nomina del primo ministro nero (anche perché alcune di queste hanno autentiche ventature razziste), né entrerò nel merito della proposta sullo ius soli anticipate dalla stessa Kyenge, non foss’altro perché – secondo me – oltre l’annuncio ci sarà il nulla.

Mi limiterò invece a girare alcune considerazioni, nell’illusione di una risposta da parte del ministro. Intanto la follia omicida non ha colori di pelle, né dipende dal diritto di cittadinanza: giustappunto ieri una madre italiana ha gettato dalla finestra alta sette metri i suoi due figli. Ci sono ombre di nero con cui siamo e saremo costretti a convivere. La folle notte omicida di Kabobo non fa eccezione. Poteva essere fermato? Non doveva essere in Italia? Le domande si moltiplicano e quasi tutte resteranno senza una risposta azzeccata. Resta quell’atroce gesto e resta la rabbia e il dolore dei familiari.

Da ogni fatto, anche da questo tragico, si può estrapolare un senso politico. Che la signora Cecile ritenga più saggio arrivare a una maggiore integrazione degli immigrati attraverso il diritto dello ius soli, quindi modificando quasi radicalmente il meccanismo di cittadinanza finora in uso, è un suo diritto di donna impegnata in politica; che lo possa fare in un governo di larghe intese nato dalla necessità di trovare risposte politiche per contenere i danni della crisi economica (ero sul punto di usare un’altra espressione e cioè nato per rilanciare l’economia italiana, ma mi sembrava davvero eccessivo) è invece un’opinione. La questione insomma resta aperta e necessita di un confronto aperto, programmatico e preliminare, coi cittadini, o attraverso le elezioni (nel senso che si sceglie il partito con una proposta o un’altra) o attraverso un referendum. Non è il nostro caso. Si discute solo per effetto di una dichiarazione. La quale sfortunatamente è arrivata pochissimo tempo prima del grave fatto di cronaca che ha visto coinvolto un cittadino extracomunitario, clandestino.

Come dicevamo, delle vittime di Kabobo è stato celebrato ieri il funerale. Mi sarebbe piaciuto vedere il ministro per l’Integrazione in chiesa a Milano. Sarebbe stato uno di quei simboli che riportano le discussioni coi piedi per terra. Essere lì avrebbe tradotto in un fatto la parola integrazione. Essere lì avrebbe significato che al di là di come la si pensi sul tema c’erano tre famiglie da consolare. Essere lì avrebbe svuotato ogni dibattito pretestuoso e fazioso. Essere lì, infine, avrebbe significato che la politica può non avere sempre barriere. La presenza delle istituzioni in certi momenti significa che lo Stato ha un volto, significa che lo Stato si mischia ai suoi cittadini.

L’integrazione è un percorso lungo e difficile. Non credo che un tipo di legge la possa facilitare e soprattutto non credo nemmeno che la retorica – in un senso o nell’altro – faciliti suddetto processo. Di solito si afferma che l’integrazione è un percorso culturale e sociale assieme. Certo che lo è, ma poi è nella quotidianità che si misurano le attitudini alla convivenza. Le classi dei nostri figli sono sempre più multirazziali e multiculturali: la loro autocapacità di prendersi vicendevolmente le misure è la migliore lezione possibile. Nei campetti sportivi non si dividono tra bianchi e neri, tra comunitari ed extracomunitari, eppure in quelle squadre c’è un miscuglio di genti diverse: al limite si dividono tra compagni di classe o fanno comunella con l’amico più simpatico.

Ricordo sempre la strofa di «Un’idea» di Gaber laddove si prende in giro la modernità di un progressista la cui figlia sposò un uomo di colore e lui non riuscì più a dormire. Quella strofa è la didascalia di una generazione in via di superamento. C’è una integrazione che ha già cambiato il passo.

Quali regole si dovranno scrivere? Le regole del buonsenso in primis. Poi, certo, la politica qualche scelta la dovrà fare, evitando gli strappi. Resto convinto che si debba tendere alla massima integrazione possibile e che una comunità ha un imprinting dominante (per la somma delle tradizioni, non certo per chissà quale vocazione) e che su quell’imprinting si possono sommare esperienze diverse. Nessuna legge troverà il giusto bilanciamento in questa contaminazione. Tocca alle comunità misurarlo e misurarsi. Esattamente come fanno i nostri figli, i quali – sul tema – sono spesso già più avanti di noi.

mercoledì 29 maggio 2013

FISCO: MARONI, COTA E ZAIA A LETTA, RIVEDERE SISTEMA PER REGIONI SUPERANDO EQUITALIA = TRATTENERE 75% GETTITO TRIBUTARIO COMPLESSIVO NEL TERRITORIO

Rivedere la fiscalita' delle Regioni "sia nei suoi profili organizzativi che nei suoi contenuti, anche con l'obiettivo di superare l'attuale sistema di riscossione fondato sulle competenze di Equitalia". E' quanto chiedono i governatori di Lombardia, Piemonte e Veneto, Maroni,Cota e Zaia, in una lettera consegnata questa mattina al presidente del Consiglio Enrico Letta e al vice premier Angelino Alfano, durante la riunione tra governo e Regioni. I tre governatori chiedono inoltre l'istituzione di un tavolo tra governo e Regioni per rivedere i meccanismi della fiscalita' regionale e delle Autonomie.

"Anche il presidente Giorgio Squinzi, durante l'annuale assemblea di Confindustria tenutasi pochi giorni fa -sottolineano i tre governatori- ha lanciato a nome di tutto il sistema produttivo, un disperato appello (che condividiamo) per chiedere al governo di intervenire per dare sollievo al Nord produttivo: ha evidenziato come il Nord sia sull'orlo del baratro economico ed ha chiesto che venga affrontata con decisione la questione settentrionale".

"Riteniamo sia giunto il tempo di definire un nuovo sistema fiscale che garantisca a ciascuna Regione la possibilita' di trattenere almeno il 75% del gettito tributario complessivo prodotto nel singolo territorio regionale: questo servira' a realizzare un sistema di maggiore equita' fiscale (soprattutto nei confronti delle Regioni del Nord) e, conseguentemente, realizzare una maggiore responsabilizzazione delle Regioni e delle Autonomie. Il risultato a cui puntiamo e' quello di spendere meno soldi pubblici per spenderli meglio. Siamo certi che vorrete condividere la necessita' e l'urgenza della nostra richiesta e per questo rimaniamo in attesa di una cortese e sollecita risposta", concludono Maroni, Cota e Zaia.

martedì 28 maggio 2013

Eclatante mossa improntata al puro stile goliardico mercoledì sera in Consiglio comunale. Gazzetta Adda

Lega e Pdl hanno spiazzato la Giunta. All’ordine del giorno un punto tutto sommato «barboso» dal quale sembrava impossibile aspettarsi scintille o particolare interesse: la nomina dei componenti della Commissione biblioteca. Sai che emozione: la maggioranza legge i suoi due nomi, l’opposizione legge il suo, in un minuto vengono ratificati e tutto finito.

Invece, guai a distrarsi quando ci sono di mezzo i politici cassanesi. Con un colpo da maestro degno del miglior film «Amici miei» Lega e Pdl hanno ribaltato la situazione in un amen, trasformando questo punto burocratico nella notizia della serata. A fronte dei due nomi scelti dalla maggioranza (Lorenzo Colombo del Pd ha indicato Daniela Valentini e Giulia Lonati ) è arrivata la bomba dell’opposizione:

«Nominiamo il dottor Luciano Cairati».

Apriti cielo: si tratta infatti dell’anziano più volte allontanato dalla biblioteca stessa per intemperanze, che in varie occasioni ha trasceso nei toni con la direttrice Manuela Vergani , infine interdetto con tanto di atto formale dal servizio stesso per un mese. La scorsa settimana scadeva il divieto e quindi Cairati è tornato a essere un uomo... libero. Libero di tornare a frequentare la biblioteca. Certo la ruggine con la Vergani è più che palpabile e la stessa direttrice (presente perché aveva illustrato le attività pochi minuti prima) è rimasta basita dalla nomina.

Da parte loro, i consiglieri di centrodestra se la ridevano sotto i baffi, mentre non l’ha presa bene il sindaco Roberto Maviglia che ha invitato gli uffici comunali a verificare se esistano cause di incompatibilità». Infatti, il provvedimento esecutivo ai danni di Cairati (per quanto discutibile vietare a un cittadino un servizio pubblico) rappresenta un precedente in grado di pesare nella vicenda. L’assessore Simona Merisi ha provato subito a stoppare: «Abbiamo l’articolo 8 del Regolamento che parla chiaro in proposito, l’interdizione è causa di ineleggibilità».

Ma il presidente dell’assise Aristide Caramelli non ha ravvisato questa evidenza, rimandando la decisione ad altra sede. Inutile dire che il prosieguo della discussione ha perso d’interesse: gli assessori si sono alzati per confabulare nel corridoio, il dirigente comunale Marco Galbusera presente fra il pubblico diceva la sua, la Merisi si rammaricava («Adesso la Commissione è bloccata finché non sarà presa una decisione in merito!») e lo stesso Cairati partecipava attivamente alla discussione. Al veleno l’assessore Arianna Moreschi: «Si vede che non avevano nessun altro in grado di ricoprire quel ruolo». Alla fine l’anziano ha dichiarato: «La nominami fa onore, ma non voglio essere fulcro di una polemica politica. Mi dimetterò». Per la cronaca, la Vergani aveva illustrato l’ottimo rendimento del servizio: 3.514 utenti nel 2012,



lunedì 27 maggio 2013

Maroni boccia i fondi al Sud: «Una porcata»

Il governatore della Lombardia: «I soldi alle sei regioni? Decisione che grida vendetta».

«Questa del governo riguardo lo stanziamento per la sanità è stata veramente altro che "porcellum", questa è stata una vera porcata». Così Roberto Maroni, segretario della Lega Nord e governatore della Lombardia, ha commentato l'anticipo di circa 2 miliardi a favore di sei regioni del Centro Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Sicilia).Si tratta di un ok dato ai «piani di rientro». Ovvero tagli e risparmi per azzerare i pesanti deficit che, se accolti, vengono compensati, appunto, con l'anticipazione di fondi. Soldi da destinare in massima parte al pagamento dei debiti che Asl e aziende ospedaliere hanno nei confronti dei fornitori.

«LOMBARDIA, SACRIFICI INUTILI» - Ma lo stanziamento fa insorgere Maroni. «Grida vendetta questa decisione - ha detto il segretario federale della Lega Nord durante un comizio a Brescia - perchè la regione Lombardia ha fatto e fa grandi sacrifici per garantire il pareggio, la riduzione della spesa sanitaria. E poi scopriamo che questi sacrifici non servono a niente perchè chi spende e spande riceve gratis dal governo 2 miliardi di euro. Io mi incazzo un pò, se permettete».

RIENTRO, LAZIO RECORD - Queste, in dettaglio, le anticipazioni stabilite dal governo: Abruzzo (118 milioni di euro), Calabria (411 milioni), Campania (287 milioni), Lazio (540 milioni), Molise (63 milioni), Sicilia (500 milioni). Cifre che Maroni non digerisce proprio. «D'ora in avanti - ha assicurato il governatore lombardo - penso che anche la Lombardia debba fare come le altre regioni. Se il risultato è che taglio i costi della sanità, chiudo gli ospedali e in più gli altri ricevono i vantaggi, bene, sforo anch'io e così daranno anche a me 5,6,700 milioni, un miliardo di euro».

ZAIA: AL SUD COSTI DECUPLICATI - Non bastassero, alle parole pronunciate al comizio Maroni ha aggiunto anche quelle di un tweet, sabato 25: «Governo Letta: 2 miliardi alle regioni sprecone del Sud, zero euro alle imprese del Nord e agli esodati. Solita italica vergogna». Poi, ad accodarsi alle parole dell'ex ministro dell'Interno, è stato un altro governatore leghista, quella del Veneto Luca Zaia: «Direi che non era il momento nel senso che in questo Paese si premia Caino e si fustiga sempre di più Abele» ha detto governatore, riferendosi allo stanziamento. «Non era il momento - ha proseguito - perchè ancora prima di parlare di aiuti varrebbe la pena di imporre l'applicazione dei costi standard. L'esempio che faccio sempre è che se si applicassero i costi standard delle Regioni virtuose si risparmierebbero 30 miliardi di euro. Un pasto negli ospedali che da noi costa sei euro - ha concluso Zaia - in alcune regioni del Sud arriva a costare fino a 60-80 euro»

domenica 26 maggio 2013

Corriere La giunta arancione di Milano

Dall'allarme sicurezza alla denuncia dell'assessore D'Alfonso: «Con noi al potere non è cambiato niente»


Una rapida successione di fatti (dalla follia criminale del picconatore Kabobo alla rapina con le molotov in via della Spiga fino all'assedio dei centri sociali a Palazzo Marino) sta creando un corto circuito politico-mediatico sulla sicurezza a Milano. Episodi diversi non collegati fra loro mettono in evidenza visioni contrapposte su militari, polizia municipale e presidio del territorio lasciando immaginare una città spaventata e indifesa di fronte a un'offensiva sulla quale è difficile rispondere senza schierarsi. Eppure, nonostante gli allarmismi e i richiami alle mimetiche, Milano resta ancora una delle più sicure città italiane: polizia e carabinieri fanno del loro meglio, la rete sociale funziona, i volontari sul territorio sono attivi, le parrocchie di frontiera fanno argine al degrado.

Quel che non funziona a Milano, e si è visto in questi giorni, è la bussola della politica finita nel gorgo dei detti e contraddetti, fino allo sfogo di Franco D'Alfonso, uno degli assessori più vicini al sindaco Pisapia: «La macchina comunale è un imbarazzante trabiccolo, con noi al potere non è cambiato niente». Sentenza finale: «Questa giunta politicamente è sola». Analisi spietatamente lucida in una fase difficile della maggioranza arancione, appena uscita dal rimpasto che ha modellato la nuova struttura di comando a palazzo Marino e che - nonostante scuse di rito e pacificazione in corso - ridimensiona di fatto il modello Milano. Un modello appannato, in una fase delicata per le finanze del Comune, con i conti del bilancio da far quadrare (ci sono 400 milioni in meno) e i tanti sospesi da risolvere dentro e fuori Palazzo Marino.

La sicurezza è uno dei problemi aperti in una città che dopo le promesse chiede i fatti, una questione riesplosa con i tre poveri incolpevoli morti di Niguarda, surriscaldata dal tam tam dell'opposizione che rimprovera alla giunta l'eccesso di tolleranza nei confronti di rom e ambulanti, il suk itinerante che staziona davanti ad ospedali, semafori e vie della moda.

Non si può colpevolizzare un sindaco per una rapina o un episodio criminoso, ma la mancanza di risposte, per una maggioranza che aveva fatto della partecipazione e dell'ascolto il programma vincente, sta diventando un fattore di debolezza che incrocia un sentimento diffuso, sul quale ormai si esercitano in tanti: che cosa sta facendo Milano nella crisi, quali segnali offre al Paese, che strategia ha scelto per l'Expo sul territorio dopo aver stracciato il programma dell'ex assessore alla Cultura Boeri, liquidato con un fax in quattro e quattr'otto perchè sgradito al sindaco?

«Milano tace, tace su tutto», scrive sul blog di Reset l'economista Marco Vitale, sostenitore deluso della giunta di sinistra, che quasi rivaluta la stagione di Albertini, «visibile e percepibile, pur con le sue teorie sbagliate da amministratore di condominio. E questa è una cosa triste che rattrista...».

Per intercettare il senso di marcia di Milano a due anni esatti dal voto, con il nuovo cerchio magico attorno a Pisapia che ha nel vicesindaco Ada de Cesaris l'assessore di punta, bisogna fare un'acrobazia beckettiana: il clima, aggravato dalla crisi, è quello di Aspettando Godot. "Possiamo andare?" chiede Vladimiro ad Estragone, "Si, andiamo", risponde l'altro. Ma poi nessuno si muove. Lo stallo è il male oscuro di una maggioranza che considera nemico chiunque si mostri in disaccordo con le scelte (o le non scelte del palazzo). E questo vale per il sovrintendente della Scala come per i vigili urbani che i cittadini non vedono nelle strade: sono tremila, ma sembrano scomparsi.

Il caso sicurezza si innesta su una debolezza politica che la denuncia dell'assessore D'Alfonso rende evidente. Anche se la pace finale con il sindaco ammorbidirà tutto, resta sullo sfondo l'immagine «di una città stanca, a volte impaurita, quasi affranta», dice un funzionario comunale. Milano si porta addosso un senso di smarrimento sul quale è doveroso e giusto interrogarsi. Perchè non è questo il suo ruolo: deve reagire, trovare una rotta. E perchè le richieste dei cittadini anche su una reale paura sottovalutata meritano risposte. Non si alzano muri nei momenti difficili.



sabato 25 maggio 2013

Il corriere - Le manovrette dei Cinque Stelle

Dove sono finiti reddito minimo, Irap, Equitalia, Imu? Sui parlamentari di Grillo sembra sceso un velo d'indifferenza

Quando un governo ancora non c'era, dicevano che il Parlamento avrebbe potuto funzionare nella pienezza delle sue prerogative, anche facendo a meno dell'esecutivo. Ma da quando un governo c'è, discettano compulsivamente solo di diarie, rimborsi, scontrini. Proposte di legge di quelli che in teoria dovrebbero interessare la «gente»? Zero: solo manovrette della più tradizionale bassa cucina della politica, come l'iniziativa sull'ineleggibilità di Berlusconi architettata per stanare il Pd e lucrare sulla sua devastante crisi. Ma davvero il Movimento 5 Stelle crede di star offrendo uno spettacolo di efficienza e operosità parlamentare a chi sperava che la «società civile» avrebbe avuto finalmente voce dentro le istituzioni?



Si può essere efficienti anche dall'opposizione, imporre l'attenzione su alcuni provvedimenti, migliorare alcune leggi partorite dalla maggioranza e sulle quali non si è in disaccordo, fare proposte di legge, contribuire a stabilire un calendario di iniziative parlamentari, lavorare sodo nelle Commissioni, magari con minore eco mediatica ma con un'attività utile non solo al gruppo cui si appartiene, divulgare all'esterno ciò che accade nelle stanze in penombra del «Palazzo». Ma i parlamentari del 5 Stelle non sembrano portatori di qualche competenza. Difficile capire cosa sia esattamente la «società civile», ma è difficile immaginare che nella «società civile» si agitino questioni come quelle che ossessionano i grillini.

Non fanno che parlare di «streaming», stanno sempre a discutere sul blog della casa, si controllano l'un l'altro con uno zelo sconosciuto persino nei vecchi partiti centralizzati, istruiscono processi a chi ha osato recarsi a una trasmissione tv sgradita al Capo, usano in forme maniacali la parola «rendicontazione»: non che la rendicontazione non sia importante ma non può nemmeno essere il principio e la fine di ogni interesse. Lo scontrino è diventato un feticcio, la diaria rifiutata un segno di identità. Sono prigionieri delle loro liturgie, come se il chiamarsi «cittadini» anziché «onorevoli» fosse la cosa più importante del momento.

E il reddito minimo garantito? Il premier Letta ne aveva persino accennato nel suo discorso per la fiducia. Ma i deputati 5 Stelle non lo incalzano, non lo mettono alle strette, non chiedono l'applicazione, almeno in parte, di un provvedimento che considerano decisivo e indispensabile. Beppe Grillo aveva detto che i deputati del suo Movimento avrebbero votato, fiducia a parte ovviamente, caso per caso. Ma questi buoni propositi sembrano svaniti. Prima ancora del voto sembra che un velo di indifferenza sia calato tra i parlamentari di Grillo e le cose che sarebbe necessario fare. E l'unico oggetto degno di attenzione appare il contenzioso sui portavoce, sui soldi dei rimborsi, sulle questioni interne al movimento.

In campagna elettorale Grillo parlava di Imu, di Irap, di Equitalia. Ma tutto appare avvolto da una nebbia. La questione della pubblicità delle discussioni interne, e il controllo reciproco sui comportamenti altrui, hanno preso il sopravvento su tutto il resto. Gli altri partiti sono in difficoltà. Alcuni addirittura annaspano, commettono errori sconcertanti come la proposta per sbarrare a movimenti come quello di Grillo la porta delle elezioni. Ma il Movimento 5 Stelle non dà un'immagine molto diversa da quella offerta dai partiti tradizionali. Le sirene del Palazzo lo stanno conquistando. La «società civile» tanto lodata, alla fine sparisce. Come bilancio dei primi tre mesi della nuova legislatura, il risultato appare sconfortante.

Pierluigi Battista

venerdì 24 maggio 2013

Il Giorno - Bike sharing al via La Lega all’attacco

di MONICA AUTUNNO

— CASSANO D’ADDA —

RASTRELLIERA e sette biciclette, parte in stazione l’operazione bike sharing. Bici già battezzate, servizio in funzione da questa settimana: «I riscontri sembrano buoni, in vista un potenziamento». Il progetto del bike sharing è di qualche tempo fa, era stato finanziato per il 40% dalla Regione Lombardia, è costato complessivamente ventimila euro e rientra nel calderone degli interventi per favorire la mobilità dolce e la fruizione turistica sostenibile della cittadina. Le biciclette sono state collocate nell’area del nuovo parcheggio della stazione ferroviaria, poco “turistica” e attraente al momento causa cantieri perenni,ma strategica per chi arrivi appunto a Cassano in treno o auto e voglia poi visitare il centro su due ruote. Istruzioni per l’uso: «Bisogna andare in Comune a procurarsi la tesserina -

spiega l’assessore alla Mobilità Andrea Gaiardelli - vale un anno e costa 12 euro, cui vanno aggiunti 2 euro di costo orario oltre le prime due ore, eventuale polizza assicurativa e 7 euro di noleggio facoltativo di un lucchetto».

NON SI TRATTA, precisa l’assessore di vero bike sharing, «perché c’è una sola postazione, quindi la bici va presa e riportata nello stesso luogo. Vedremo, dopo il rodaggio, se proseguire a investire su questo settore». Per sondare gli animi sulla novità basta gironzolare in rete. Molti cittadini apprezzano, altri gridano ai soldi “che potevano essere spesi meglio”. «Noi però in Comune riceviamo telefonate di richiesta info da parte di molti milanesi, gente di fuori, potenziali fruitori, e mi pare l’interesse vi sia.

Chiaramente, lo misureremo».

DA REGISTRARE puntuale qualche frecciata della Lega Nord: «Siamo convinti che la scelta dell’uso delle bicicletta per muoversi abbia un senso - scrive Fabio Colombo sul blog - la cosa che invece ci lascia molto perplessi sono i costi; 20.000 euro per 7 biciclette ci sembrano davvero tanti. Ma si sa, per questi signori i soldi non sono un problema, basta aggiungere un altro balzello al portafoglio del cittadino».

monica.autunno@ilgiorno.net

Il Giorno - Sala patteggia 30 mesi

I due protagonisti principali della tangentopoli in riva all’Adda non affronteranno il processo. Hanno ottenuto il patteggiamento della pena. L’ex sindaco di Cassano Edoardo Sala, imputato «principe» e dimessosi per lo scandalo, e l’architetto Michele Ugliola, arrestati nel 2011 per un giro di tangenti legate ai progetti urbanistici del Comune dell’hinterland, hanno patteggiato rispettivamente di 2 anni e 6 mesi e 2 anni e 4 mesi. Lo ha deciso il gup di Milano Vincenzo Tutinelli, che ieri ha ratificato una decina di patteggiamenti, mandando altri imputati a processo, in relazione ad episodi di corruzione e concussione che sarebbero stati commessi tra il 2007 e il 2009.

Un passo indietro. Lo scorso novembre, il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e il pm Paolo Filippini avevano chiuso le indagini a carico di 22 persone e di 9 società, contestando un totale di 7 milioni di euro di tangenti, tra soldi promessi e versati. Tutti legati a progetti e interessi urbanistici della piccola ma «strategica» cittadina sul fiume. Il giudice ha inoltre stabilito confische a carico dei pubblici amministratori che hanno patteggiato, insieme ad alcuni imprenditori e a diverse società, per un totale di circa 1,3 milioni di euro, equivalenti alle mazzette versate.


Secondo l’accusa, l’ex sindaco Sala, che ha trascorso 6 mesi in carcere durante l’inchiesta, l’ex vicesindaco Ambrogio Conforti, e l’ex assessore comunale e attuale consigliere provinciale di Milano, Marco Paoletti, «rappresentanti dei tre partiti di maggioranza in Consiglio Comunale», ossia Pdl, una lista civica e Lega Nord, avrebbero affidato all’architetto milanese Michele Ugliola «nell’ambito della procedura di approvazione del Piano di Governo del Territorio», il compito «di concludere accordi corruttivi con gli imprenditori o i proprietari di terreni interessati al cambio di destinazione delle aree secondo i loro interessi privati».

Paoletti (Espulso dalla Lega) ha provato a patteggiare una pena sotto i due anni, ma il gup ha «bocciato» la richiesta e lo ha mandato a processo. Respinto il patteggiamento anche per il cognato di Ugliola, Gilberto Leuci, rinviato a giudizio assieme anche a Conforti e a un altro ex sindaco di Cassano, Sergio Bestetti, candidato primo cittadino per il centrodestra alle ultime elezioni, e all’imprenditore Francesco Monastero.

"Grande soddisfazione per l'approvazione della macroregione alpina".

Il capo delegazione della Lega Nord al Parlamento Europeo, l'On. Lorenzo Fontana, è soddisfatto che oggi a Strasburgo si sia approvato il progetto per la creazione della macroregione alpina.

"É un passo importante che ci fa intravedere una grande possibilità per il futuro della nostra terra" ha evidenziato".

È il segno che la Lega ha visto giusto quando ha puntato sulla costruzione della macroregione. Il lavoro é ancora lungo e difficile, ma questo rappresenta sicuramente un passo importante, che fa intuire come l'Europa stia andando nella direzione delle macroregioni".



giovedì 23 maggio 2013

Sicilia, l’esercito delle guardie forestali: sono 28mila, costano 480 milioni all’anno

Nonostante i tagli dell'ultima Finanziaria regionale, nell'isola rimane l'incongruenza dei guarda boschi (solo 830 a tempo indeterminato). In Liguria sono 404, in Piemonte 406, nella sola Pioppo (frazione di Monreale) 383 su duemila abitanti

A Pioppo, una frazione di Monreale in provincia di Palermo, c’è un solo mestiere che i bambini sognano di fare grande: il forestale. Guarda boschi, vigilante del verde, nemico delle erbacce e provvidenziale spegnitore d’incendi: è il talento più diffuso dalle parti di Pioppo, dove un abitante ogni cinque è dipendente dell’azienda regionale foreste demaniali. Su duemila abitanti infatti la frazione palermitana annovera ben 383 forestali. Un’enormità se si pensa che l’intera Regione Liguria ne ha solo 404. E se in Piemonte i forestali sono appena 406, nel comune di Solarino, nove mila abitanti in provincia di Siracusa, i forestali sono ben 437: come dire che un abitante ogni 20 è impegnato nella tutela dei boschi. Ancora superiori le statistiche registrate a Godrano, in provincia di Palermo: su mille abitanti 190 sono forestali, compresi sindaco, alcuni assessori e consiglieri. Da soli (sic!) badano a 2 mila ettari di bosco. Circa 158 mila ettari in meno rispetto al Molise dove le guardie forestali sono appena 152.

La questione forestali in Sicilia però non è nuova alle cronache nazionali. Qualche mese fa il settimanale Panorama aveva quantificato in 28 mila elementi l’intero organico di cui poteva disporre la Regione Sicilia per la cura delle proprie foreste. Un’enormità se si pensa che in tutta la Lombardia sono meno di 500. In Sicilia però, si sa, dove non arrivano i privati c’è sempre mamma Regione a fornire aiuti ai suoi figli (infatti nell’isola i forestali nulla hanno a che vedere con il Corpo forestale dello Stato). Un meccanismo collaudato quello delle guardie forestali che non accenna assolutamente a cambiare: quasi trentamila precari significano soprattutto voti sicuri ad ogni tornata elettorale.

Sarà per questo che in Sicilia i forestali impiegati a tempo indeterminato sono appena 803. Poi ci sono i 22mila precari dipendenti dell’assessorato all’agricoltura, e gli 8mila dipendenti dell’assessorato al Territorio: lavorano 6 mesi l’anno e da giugno a dicembre guadagnano 1.200 euro al mese pagati dalla Regione, mentre negli altri sei mesi sono a carico dell’Inps. Per stipendiare precari e assunti a tempo indeterminato la Regione spendeva 450 milioni di euro l’anno, mentre l’Inps 180 milioni. Adesso la nuova Finanziaria regionale ha approvato tagli per 150 milioni: il risultato è un orario di lavoro inferiore per i precari, che però sono riusciti a limitare i danni salvando il posto

mercoledì 22 maggio 2013

INAUGURAZIONE Sabato mattina è diventato operativo il servizio di bike-sharing * Ripubblichiamo il nostro post dell'8 Giugno dello scorso anno

Gazzetta dell'Adda La stazione delle biciclette è una realtà

Maviglia e Gaiardelli gongolano, ma c’è chi segnala il rischio di furti

(bgf) Sabato 18 alla stazione ferroviaria è stato inaugurato il nuovo servizio di bike-sharing, ovvero la cosiddetta bicicletta condivisa che ha già preso piede nei Paesi europei più evoluti in materia di viabilità sostenibile. Il progetto definitivo era stato approvato dal Comune già nel 2010, mentre quello esecutivo è del 2012. «Finalmente – ha dichiarato l’assessore Andrea Gaiardelli – in questi giorni abbiamo installato la stele informativa e i sette ciclo-posteggi che compongono la prima stazione cassanese. Il nostro bike sharing si inserisce nel circuito Bicincittà e il costo di iscrizione a Cassano è di 12 euro.Con altri 5 euro si può effettuare la copertura assicurativa per un anno». Il costo orario è di 2 euro per scoraggiare il trattenimento prolungato della bicicletta, ma le prime due ore sono gratuite. «Il bike-sharing - ha concluso Gaiardelli - richiederebbe non una ma più postazioni in giro per la città. I primi mesi saranno un po’ di sperimentazione per capire quale gradimento questo servizio può avere a Cassano e programmare eventuali potenziamenti dell'offerta». Per l’occasione sabato mattina giretto in bici di sindaco e assessore, mentre c’è già chi scommette su quando sarà il primo furto dei velocipedi.

 


Gazzetta dell'Adda ~ La Giunta scommette sul bike sharing! La scorsa settimana l'Amministrazione comunale diRoberto Mavigli a ha dato il via libera al progetto di installare una postazione con delle bici a noleggio presso la Stazione. Da tempo l'Amministrazione comunale va dicendo che lo scalo ferroviario deve diventare la nuova porta della città  raccogliendo la sfida, soprattutto nel weekend, di essere il punto di partenza da cui scoprire le bellezze di Cassano. Anche in ottica Expo infatti la Giunta Maviglia scommette sulla vocazione turistica di Cassano forte dei percorsi nel verde del parco. Un turismo fatto quindi sulle due ruote e che scorra lungo le piste ciclabili e i percorsi ecologici. «Per questo - ha chiarito l'assessore all'Ambiente Andrea Gaiardelli (nella foto) - ci è sembrato che la Stazione sia il luogo ideale dove sistemare una postazione di noleggio delle biciclette. Il bike sharing affiancherà  la nuova biglietteria nel nuovo parcheggio a sud della Stazione e richiederà  un investimento di 20mila euro in parte finanziati con un contributo regionale e metterà  a disposizione 7 biciclette che potranno essere affittate. «Si potrà  arrivare a Cassano, scendere dal treno e prendere uno delle bici del bike sharing - ha spiegato l'assessore Gaiardelli - utilizzarla per girare la città  e i percorsi verdi del parco Adda lungo il fiume senza dover aver l'impedimento di dover viaggiare con la propria bicicletta. Quella della stazione sarà  la prima postazione di bike sharing e se il servizio avrà  successo potremmo installarne delle altre».

Commenti: Siamo convinti che la scelta del usi delle bicicletta per muoversi possa avere un senso, la cosa che invece ci lascia molto perplessi sono i costi, 20.000 euro per 7 biciclette, ci sembrano davvero tanti !! Ma si sa per questi signori i soldi non sono un problema, basta aggiungere un  altro balzello al portafoglio del cittadino, tanto panatalone paga sempre!

Aggiungiamo che ci pare che la smania di dovere apparire "verdi" a tutti i costi ha partorito davvero un piccolo topolino. Ci chiediamo anche come mai da lunedi' alla stazione e' presente una sola Bicicletta? Non le avranno gia rubate? O invece saranno come gli aerei di Mussolini spostate all'evenienza  dove piu' fa comodo?

Il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge scappa dal capogruppo in consiglio comunale della Lega Nord Alessandro Morelli


Un gesto volontario o solo un malinteso? Fatto sta che la mancata stretta di mano a Milano tra il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge e il capogruppo in consiglio comunale della Lega Nord Alessandro Morelli, diventa subito un caso. Morelli è stato bloccato due volte dalla scorta mentre tentava di avvicinarsi al ministro. Lo staff di Kyenge ha spiegato che si tratta di una questione di sicurezza, e che Morelli è stato tenuto a distanza perché persona non conosciuta alla scorta. Il consigliere comunale del Carroccio ha dato però un'altra interpretazione, leggendo l'accaduto come un rifiuto. 

martedì 21 maggio 2013

Maroni: "A primavera del 2014 nuovo congresso federale. Dal 2013 prospettiva zero finanziamento."

Il segretario federale della Lega nord, Roberto Maroni, ha annunciato al termine di una riunione del consiglio federale che convocherà per la primavera del 2014, prima delle votazioni europee, un congresso federale per l'elezione del nuovo segretario federale. ''Ho manifestato la mia intenzione di convocare il congresso a primavera prossima'', ha detto Maroni spiegando che in cima alla scaletta delle priorità del Carroccio c'è la necessità di ''intensificare il progetto della macroregione del Nord'' e spiegando che ''per fare questo bisogna garantire un ricambio che potrà avvenire soltanto attraverso un congresso''.

Secondo Maroni in primavera si terranno probabilmente anche le elezioni politiche. La data è ancora da stabilire, ma Maroni ha chiarito che il congresso sarà convocato prima delle possibili elezioni politiche. ''Le europee sono state spostate da giugno al 25 maggio, data in cui è possibile tenere anche le elezioni amministrative. Secondo me quel giorno ci sarà un maxi election day con le elezioni politiche. Se così sarà - ha detto ancora Maroni - il congresso si farà prima''.

Inoltre Matteo Salvini e Flavio Tosi sono stati nominati nuovi vice segretari federali della Lega Nord. Tosi e Salvini sostituiranno i tre precedenti vice, il lombardo Giacomo Stucchi, il veneto Federico Caner e la piemontese Elena Maccanti. I due nuovi vice segretari, ha spiegato Maroni, "avranno la responsabilità della gestione della Lega accanto al segretario federale". "Ho scelto due persone che sono giovani, che hanno la capacità di guidare la Lega, anche se non sono solo loro ad averla", ha osservato Maroni. Tosi e Salvini sono, ha sostenuto, "due che valgono, su cui voglio investire, leali al 100%, due leghisti doc".

Infine Maroni ha detto stop ai contributi pubblici. ''Dobbiamo essere in grado di gestire il movimento con le nostre forze e le nostre risorse - ha sottolineato Maroni - e questa è la sfida che abbiamo da qui in avanti.

La Lega deve contare sulle proprie forze, ed è per questo che abbiamo pensato a come riorganizzare il movimento e gli interventi da fare per garantire il rafforzamento della struttura politica. Non vogliamo soldi da nessuno, non dalle industrie e non dalla società, ma solo dall'autofinanziamento del movimento. E' questa la differenza che c'è tra noi e i grillini, che parlano, parlano ma poi si fermano lì''.

lunedì 20 maggio 2013

Iva, Bitonci: scongiurare aumento e tornare al 20. Letta tratti con europa

L'allarme della Confesercenti è chiaro:  l'aumento dell'aliquota Iva al 22% sarà dannoso.   frenerà  ancora di più consumi e Pil e avrà conseguenze   negative anche sullo   stesso gettito fiscale, che invece   di aumentare, diminuirà.   Il  ministro  Zanonato non  si  intende di economia, ma   almeno questo  dovrebbe capirlo.  Non serve Laffer per spiegare che più si aumentano le tasse, meno la gente spende. Per questo non solo bisogna scongiurare quest'aumento ma è necessario riportare l'aliquota al 20. Letta dimostri di non essere un premier a metà: un governo forte ha il dovere di andare in Europa a trattare.

domenica 19 maggio 2013

Se sei rom e uccidi hai diritto alle attenuanti



Ammazzò un vigile a Milano, i giudici: è cresciuto in ambienti difficili. 



Se sei un rom e uccidi 
hai diritto alle attenuanti
Remi Nikolic, il rom che nel 2012 uccise il vigile Nicolò Savarino a Milano


di Mario Giordano
Sei uno sbandato? Attenuante generica. Vivi in una famiglia di ladri? Attenuante generica. Rubi? Attenuante generica. L’unica scuola che conosci è quella del crimine? Attenuante generica. Il tribunale di Milano ci ha finalmente chiarito la sua visione del mondo: il delinquentello che vive ai margini della società va capito e aiutato, il cittadino  normale che ogni mattina timbra il cartellino e lavora tutto il giorno, senza rubare, per dire, nemmeno un portafogli, al contrario va trattato con massima severità.  Vi pare strano? Invece è proprio così, parola di giudice: una vita vissuta negli illeciti è un’attenuante generica. Una vita vissuta nel rispetto delle legge,  di conseguenza, diventa un’aggravante specifica. Ma come? Vi presentate al giorno d’oggi senza aver mai borseggiato una vecchietta? Senza nemmeno un po’ di spaccio? Senza aver massacrato di botte qualcuno? Come vi permettete? Sembra un paradosso, invece è una sentenza: ricordate il vigile di Milano ucciso nel gennaio 2012? Stava facendo normali controlli alla Bovisa quando venne travolto da un Suv che lo trascinò per 200 metri, avanti e indietro con gli pneumatici da neve sul cadavere, senza nessuna pietà. Alla guida c’era un rom, Remi Nikolic, allora diciassettenne, che fuggì a tutto gas, facendo  perdere le sue tracce: lo trovarono in Ungheria tre giorni dopo. Mai dato segno di rimorso, mai dato segno di pentimento. Anzi: i giudici sottolineano  che è  sempre stato «freddo, reticente e mendace». Però poverino è cresciuto in un campo rom, «in un contesto familiare caratterizzato dalla commissione di illeciti» e dalla «totale assenza di scolarizzazione». Dunque, poche storie: merita le attenuanti generiche. Ergastolo (come meriterebbe)? Macché. 26 anni (come aveva chiesto il pm)? Neppure. E allora? 15 anni. Proprio così: 15 anni. Ridurre un vigile a una polpetta passandogli e ripassandogli sopra con l’auto merita una condanna che, considerati i permessi premio, la buona condotta, varie ed eventuali, fra qualche anno lo porterà a girare di nuovo liberamente per la città. Magari alla guida di un Suv.

sabato 18 maggio 2013

Mada Kabobo era stato interrogato dai magistrati subito dopo lo sbarco in Italia. La Digos scrisse: "Comprende l'inglese"


Il ghanese ci sta prendendo in giro: non è pazzo e parla bene l'inglese.


E' tutt'altro che pazzoMada Kabobo. E sa parlare perfettamente l'inglese nonostante oggi, interrogato per la strage che ha compiuto a Milano uccidendo a picconate tre persone, si esprima in modo incomprensibile. Insomma ci sta prendendo in giro. Lo dimostra la documentazione giudiziaria depositata nei processi in corso a Bari e Lecce a carico del ghanese resa pubblica oggi dal Corriere della Sera. 

Il 19 gennaio del 2012 Kabobo, in carcere a Lecce, mentre stava guardando la tv ha un diverbio con un altro detenuto: prende il televisore e lo scaraventa per terra. Secondo i responsabili che scrissero il rapporto non si trattò di un raptus, ma semplicemente un gesto scaturito dalla litigata. Non solo. Nella relazione della Digos di Barisulla rivolta nel Cara (centro accoglienza rifugiati) del 23 maggio 2011 è scritto nero su bianco: "Comprende la lingua inglese". Cioè esattamente il contrario di quello che accade durante l'arresto sabato, subito dopo la strage a Niguarda, e lunedì durante il primo interrogatorio a San Vittore: Kabobo ha estrema difficoltà a parlare e capire quello che le forze dell'ordine e i magistrati gli contestano.

venerdì 17 maggio 2013

Lombardia: Maroni, a breve approvazione progetto per lungolago Como


Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha incontrato oggi il sindaco di Como, per fare il punto sul cantiere delle paratie e definire un percorso per arrivare alla riapertura del lungolago. Il Comune di Como si e' impegnato a consegnare a Regione Lombardia, entro la fine di maggio, lo studio di fattibilita' con la descrizione delle modalita' di intervento.

''Non appena riceveremo il progetto - ha detto Maroni - e i tecnici regionali provvederanno a istruire la pratica, procederemo all'approvazione entro due settimane.

Successivamente sara' possibile firmare la Convenzione, che impegna entrambe le parti per arrivare all'obiettivo comune del completamento dell'opera''.

Il governatore ha inoltre annunciato che Regione Lombardia provvedera' a reperire le risorse aggiuntive necessarie al completamento dei lavori. E un anticipo di 3 milioni di euro sara' messo a disposizione del Comune una volta approvato lo studio di fattibilita' del progetto.

IMMIGRATI: MARONI, LO IUS SOLI NON PASSERA' MAI = KYENGE NON C'ENTRA MA ORA GLI SBARCHI SONO RIPRESI

'Lo ius soli non passera' mai.
Anche perche' in Parlamento non c'e' una maggioranza su questa proposta: il governo potrebbe saltare'. Lo dice il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, in un'intervista a 'Repubblica', sottolineando che 'l'immigrazione e' un tema che chi ha responsabilita' di governo dovrebbe maneggiare con cura', perche' 'quando si fanno certe affermazioni e' inevitabile che ci siano conseguenze'.

'Io non faccio alcun collegamento tra le proposte della ministra Kyenge e l'incredibile episodio di Milano: quell'immigrato e' un pazzo', chiarisce il leader della Lega riferendosi ad Adam Kabobo, il ghanese irregolare che ha aggredito sei persone al quartiere Niguarda, colpendone cinque a colpi di spranga e piccone. Ma 'quando si mandano messaggi cosi' forti e' inevitabile che qualcosa succeda'.
Dopo le parole del ministro dell'Integrazione sull'abolizione del reato di clandestinita' e sullo ius soli, 'le organizzazioni che prosperano sul traffico degli immigrati hanno capito che potevano riprendere le loro attivita' criminali'.

'Sara' un caso -fa notare l'ex ministro dell'Interno- ma sono ripresi gli sbarchi a Lampedusa. Arrivano dalla Tunisia con i gommoni: se vengono da li' sono clandestini, non profughi come potrebbero essere i libici'.

giovedì 16 maggio 2013

Schiaffo di Pisapia ai milanesi: "Non voglio militari in strada"


Nel 2011 Pisapia ha mandato via i soldati dalle strade di Milano. Adesso i pattugliamenti militari e lascia le periferie in balia della criminalità. Il Pdl insiste: "Serve l'esercito"


Proprio al Niguarda, il quartiere dove il ghanese Mada Kabobo ha ammazzato a picconate tre persone, era presente una camionetta di militari a presidiare il territorio.




Militari che nel 2011 sono stati cacciati da Giuliano Pisapia, non appena è diventato sindaco. Un errore che adesso Milano paga con un triste primato. Dall'anno scorso il Viminale l'ha innalzata come la città più pericolosa d'Italia. Eppure il sindaco di Milano non ha alcuna intenzione di correre ai ripari.

Per Pisapia la brutale carneficina accaduto sabato mattina è stata semplicemente un "tragico fatto" che, però, non implica un’escalation di criminalità nel capoluogo lombardo: "Milano resta una città sicura come tutte le grandi città metropolitane nel senso che ci possono essere dei momenti in cui la follia prevale sul buonsenso". Il sindaco forse dimentica i dati del ministero degli Interniri elaborati lo scorso agosto e pubblicato dal Sole 24Ore. Eccoli qui: 295mila reati e una "pressione" di 7.360 denunce ogni centomila abitanti. Uno sconcertante primato: tra il 2010 e il 2011, nel capoluogo lombardo, l'incremento è stato del 7%, mentre tutta la penisola ha registrato un trendnegativo. Mesi fa addirittura il console americano si era spinto a segnalare ai suoi connazionali l'emergenza sicurezza di Milano. Eppure, dopo essersela presa con il quartiere di Niguarda e con le vittime che non hanno subito avvertito il 113, Pisapia si ostina a non voler ammettere che aver interrotto l'operazione "Strade sicure", avviata dal precedente sindaco Letizia Moratti, è stato un errore. D'altra parte, una delle pattuglie era stata "posizionata" proprio nel quartiere di Niguarda dove sabato mattina il ghanese ha seminato il terrore per oltre un'ora. In città l'allerta resta alta. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha subito ricordato che "il presidio del territorio è fondamentale". Da qui l'importanza di far tornare le pattuglie miste nelle strade delle grandi città in modo da "prevenire forme di follia o di violenza".

Proprio per affrontare l'emergenza sicurezza Maroni incontrerà, nei prossimi giorni, sia Pisapia sia il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Purtroppo, il sindaco di Milano ha già bocciato la possibilità di richiedere i pattugliamenti militari ritenendo che "sia più utile che i pattugliamenti vengano fatti da chi conosce il territorio". Una decisione che getta nel panico i milanesi. "Sono bastati due anni di amministrazione Pisapia perché a Milano si imponesse con forza il problema della sicurezza", ha commentato Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario del Pdl alla Camera, secondo cui occorre "attivare con la massima urgenza delle misure capaci di frenare l’ondata di degrado e violenza, anche con l’impiego di quella grande ed inestimabile risorsa che è l’esercito". Avere nelle strade del personale dell’esercito significherebbe, infatti, poter contare su un forte deterrente per la criminalità e offrire alle altre forze dell’ordine un valido supporto nell’importante compito di vigilare sulla sicurezza dei cittadini ed intervenire nei casi di immediato pericolo. Ancora più dura la Lega Nord che sin dalle prime ore ha puntato il dito contro il sindaco per le politiche buoniste avviate sin dall'inizio della legislatura. "I militari li ha mandati via lui, lasciando le periferie, e non solo, senza nessun presidio - ha tuonato il consigliere comunale Igor Iezzi, - invece di polemizzare si metta al lavoro per evitare ulteriori tragedie".

Governo, Salvini: "Kyenge? Solo da noi Ministro ex clandestino"

"Spero non faccia arrivare in Italia i suoi 38 fratelli"

'''Avere un ministro che e' arrivato qui clandestinamente e' una cosa che solo in Italia puo' accadere, e se andiamo negli altri paesi ci ridono dietro''.

Lo ha detto il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini riferendosi al ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge. ''La clandestinita' e' un reato - ha proseguito -. Se il ministro Kyenge non la pensa cosi' e' un problema suo ma spero non abbia intenzione di fare arrivare i suoi 38 fratelli tutti qui perche' avremmo qualche problema di spazio''.

mercoledì 15 maggio 2013

La tangenziale riparte dopo un anno


La tangenziale riparte dopo un anno

A sbrogliare la matassa di Cassano una delibera della Provincia

— CASSANO D’ADDA —

TANGENZIALE, dopo un anno di stop lavori, si riparte. È fissato per mercoledì mattina il rito della riconsegna del cantiere alla ditta appaltatrice, che da oltre nove mesi ha abbandonato l’opera, messa al palo da problemi incrociati: aumento di costi, il problema solo ora (forse) risolto della discarica di rifiuti sul tracciato, la mancata consegna nei tempi previsti di alcune aree da parte di Rete Ferroviaria necessarie al cantiere logistico, una paralisi incrociata di opere accessorie.

A SBROGLIARE, forse, la matassa, una delibera di variante adottata nelle scorse settimane dalla Provincia di Milano, che riordina alcune questioni economiche, dando il la alla risoluzione delle questioni urgenti: la delibera ridestina somme dando la possibilità, fra le altre cose, al Comune di Cassano di intervenire direttamente per quanto concerne la bonifica della discarica lungo il tracciato. Con Rfi è stato raggiunto l’accordo per il passaggio delle aree dell’ex interscambio, mentre resta congelato, per ora, il problema del trasloco del bar della stazione, che, sino a nuovo ordine, rimane dov’è.

«RISPETTO a quanto inizialmente previsto - spiega il sindaco Roberto Maviglia - l’aumento complessivo del costo dell’opera, ricordiamolo, oltre 25 milioni di euro, è di meno di un milione, che sarà coperto dalla Provincia. La variante “ridestina” e riorganizza però una somma di circa tre milioni. Il problema maggiore era quello della bonifica, ed ora dovremmo riuscire a risolverlo. Il cantiere per la messa in sicurezza dei rifiuti è già allestito».

Il 15, dunque, l’incontro in municipio e poi in cantiere con l’impresa che qualche anno fa si aggiudicò l’appalto, e che ha a più riprese minacciato di abbandonare l’opera, ostacolata da troppi problemi e diventata una bagno di tempo e sangue. «La situazione è abbastanza complicata, a complicare ulteriormente le cose ci si sono messi i tempi burocratici - aggiunge Maviglia -. La nostra speranza è che non si tratti ancora di una falsa partenza, perché lo dico chiaro, in questa situazione la città non può rimanere». Il riferimento è al cantiere aperto ma soprattutto alla gravissima situazione viabilistica della via Vittorio Veneto, che proprio la realizzazione della circonvallazione dovrebbe consentire di “liberare” in futuro. Questa tangenziale è peraltro attesa da vent’anni. L’appalto arrivò cinque anni fa, dopo un’intesa fra il Comune, la Regione e le Province di Milano e Bergamo. Sulla vicenda cassanese monitora con atttenzione l’assessorato provinciale alle Infrastrutture. «Una problematica spinosa - conclude l’assessore Giovanni De Nicola - ma credo davvero che si sia arrivati a una soluzione dei problemi maggiori e alla possibilità di ultimare l’opera». Opera “piccola”, almeno nelle dimensioni: meno di due chilometri a sud dell’abitato, dalla rotonda di via Einstein al fiume, ma strategici per deviare dal centro abitato 35mila auto.


Commenti: Ma il Sindaco e la sua Giunta, oltre a parlare cosa hanno fatto? ci pare poco se non fosse interventuala Provincia (guida Lega e PDL) staremmo ancora aspettando..... 



Lombardia, Lega: "Festa e bandiera per la Lombardia"

Ripresentati progetti di legge, Croce di San Giorgio e Battaglia di Legnano

La bandiera di San Giorgio come vessillo ufficiale della Regione, accanto allo stemma della rosa camuna. E l'anniversario della battaglia di Legnano come 'Festa della Lombardia', il 29 maggio. 
La Lega Nord ha ripresentato al Pirellone le sue due proposte di legge che gia' nella scorsa legislatura avevano animato il confronto fra le forze politiche, anche se bandiera e festa sono gia' previsti dallo Statuto ma mai attuati.

''La bandiera da sempre rappresenta per un popolo motivo di fierezza, oggetto di rispetto, riconoscimento del singolo e della collettivita''', si legge nella relazione di cui e' primo firmatario il capogruppo leghista in Consiglio, Massimiliano Romeo. Ma la Lombardia per ora ha stemma e gonfalone, non una bandiera ufficiale.

Quindi, la proposta: ''La bandiera bianca recante al centro la croce rossa, protagonista di grandi fatti storici e densa di alti valori morali - continua la relazione al progetto di legge - non puo' che essere considerata a tutti gli effetti la bandiera della Lombardia: e' infatti questa che tradizione vuole si trovasse sul pennone delCarroccio (una cui raffigurazione e' gia' nel gonfalone della Lombardia, ndr) nella battaglia di Legnano nel XII secolo''
.
Un discorso che si allarga poi, nel secondo progetto di legge, all'istituzione di una 'Festa della Lombardia'.
I leghisti indicano ''tra le ricorrenze piu' significative della storia lombarda'' il 7 aprile, anniversario del Giuramento di Pontida. Ma nel progetto di legge scrivono che ''bisogna pero' tenere presente un'altra data importante: quella del 29 maggio 1176, giorno della vittoriosa Battaglia di Legnano'', a cui si rifa' appunto anche l'ipotesi di bandiera regionale.

martedì 14 maggio 2013

Risposta a certi Ex Consiglieri

Pubblichiamo la versione integrale del nostro comunicato, visto che la Gazzetta lo ha tagliato!


La scorsa settimana uno dei candidati esclusi dal consiglio comunale, criticava da questa pagine il nostro modo di fare opposizione, non vogliamo certo iniziare una sterile polemica, ma ci permettiamo di ricordagli che se fare l’opposizione significa seguire i suoi metodi per ottenere i risultati che lui ha ottenuto la scorsa tornata elettorale forse qualche cosa non funziona.
Le nostre posizioni sono chiare e sulla amministrazione la pensiamo come abbiamo scritto sul nostro blog lo scorso 2 maggio dopo il consiglio comunale in cui e’ stato approvato il consuntivo del bilancio 2012:
Mercoledì in consiglio comunale si è evidenziato quello che ormai da mesi è sotto gli occhi di tutti coloro i quali seguono la politica di Cassano e che dopo mercoledì lo dovrebbe essere anche per i tutti i cittadini.

E’ vero, la maggioranza ha votato all’unanimità l'approvazione del bilancio consuntivo del 2012, ma per capire quello che sta succedendo vi invitiamo a leggere quelle che sono state le dichiarazioni dei consiglieri dell’ IDV (o come si chiamara’ adesso visto che a livello nazionale il partito è imploso) del PD e del PSI.

Questi signori hanno confermato quello che noi sosteniamo da due anni, in poche  parole che questa amministrazione fino ad ora è stata capace solo di aumentare la pressione fiscale sui cittadini, tassando ed aumentando tutto quello che è stato possibile aumentare e mettendo loro le mani in tasca, facendo si che ognuno di noi lo scorso anno versasse nelle casse del comune una cifra sopra i 500 euro, quando fino a pochi anni fa la cifra era meno della metà. Inoltre tutti i lavori e gli investimenti sono fermi, la città e' visibilmente trascurata, nulla e’ stato investito per Turismo e Sviluppo Economico, che erano areee strategiche e decantate in campagna elettorale (parole dei consiglieri di minoranza).

Orbene dopo tutte queste critiche la maggioranza ha votato compatta per approvare il consuntivo, ciò è facilmente comprensibile, la paura di perdere la "cadrega" è un collante che tiene insieme anche la maggioranza più scalcagnata.

Tornando al Bilancio, oltre al solito piagnisteo del Sindaco sul patto di Stabilità (noi gli abbiamo ricordato che prima di farsi eleggere  sapeva benissimo che avrebbe dovuto convivierci, visto che esiste da anni), Patto che è stato rispettato, per circa 200 mila euro euro ma solo per l'intervento della tanto "vituperata" Regione Lombardia che tramite il Patto  Territoriale Regionale Lombardo che ha versato al comune oltre 600 mila euro, senza il quale avrebbero sforato di 400 mila euro.

I paladini del "ghe pensi mi" hanno dimostrato una lungimiranza nella pianificazione di bilancio che fa impallidire anche il peggior Ragionier Fantozzi. Le previsioni delle due principali fonti di entrata,  alienazioni immobiliari e vendita della farmacia comunale, quantificate il oltre 2 milioni di euro hanno portato ZERO. Visto questo risultato l'assessore al bilancio dovrebbe trarre da solo le proprie conclusioni sulle proprie capacità di pianificazione...

Per questo noi come tutta la minoranza, abbiamo votato contro a questo atto che ha palesemente dimostrato l'incapacità e l'inadeguatezza di questa amministrazione che gestisce Cassano, ricordiamo sempre,  non per propri meriti, ma solo per i demeriti di qualcuno di coloro che li ha preceduti.
Abbiamo anche proposto provocatoriamente, che l’avanzo di amministrazione di oltre 500 mila euro venisse restituito ai cittadini, ma apriti cielo, ci hanno detto che la legge non lo permette. Grazie signori lo sapevamo, anche noi, ma prima di aumentare le tasse potevate e dovevate fare i vostri calcoli meglio!!

Ora visto anche quello che gli stessi consiglieri di maggioranza hanno detto, se solo questi signori avessero un minimo di dignità dovrebbero trarre le proprie considerazioni e fare l’unica cosa possibile, DIMETTERSI, ridando ai cittadini la possibilità di sceglie, da chi farsi governare.

Un ultima considerazione su un tema che in questi giorni sta appassionando la cittadinanza la ciclabile del naviglio. Questa e’ l’ennesima dimostrazione della incapacità di questi signori, infatti oltre ai tempi biblici per la realizzazione dell'opera, avendo il complesso dei primi della classe, hanno pensato bene di stravolgere il progetto che hanno ereditato, per produrre il risultato che è sotto gli occhi di tutti, insomma oltre ad una incapacità cronica non sono nemmeno in grado di copiare.
Questo lo diciamo e lo scriviamo da parecchio prima che lui o altri altri cavalcassero nostre battaglie, vedi presunte incompatibilità, politica delle mettere le mani in tasca ai cittadini, bar della Stazione, PGT, incompetenza, immobilismo e cosi via dicendo.
Certo se si vuole fare la sparata per apparire sui giornale e’ facile e ultimamente qualcuno ha avuto specie su queste pagine parecchio spazio.
Il nostro obiettivo è, come pensiamo lo debba essere per tutti coloro che hanno a cuore Cassano, mandare a casa il prima possibile questi incompetente e pasticcioni e per questo siamo disposti a portare in Consiglio Comunale proposte ed idee provenienti da altre forze politiche che li' non sono rappresentate, su questo siamo più che disponibili a confrontarci, pur sapendo che in una prossima, ci auguriamo imminente, tornata elettorale ognuno andrà per la propria strada portando avanti le proprie istanze.
Perciò se altre forze politiche hanno qualcosa da condividere che lo facciano apertamente e direttamente, ed evitino di fare demagogia solo per ottenere due righe di visbilita’ su di un giornale.

La Gazzetta, La Lega attacca

Purtroppo la Gazzetta ha pubblicato solo parte del nostro intervento che pubblichiamo per esteso nel post successivo

Crisi, Maroni: "1,2 miliardi per le imprese lombarde"

''Oltre un miliardo, un miliardo e duecento milioni di euro per le imprese lombarde'': lo annuncia il presidente della LombardiaRoberto Maroni parlando, con i giornalisti, del Piano regionale di sviluppo.

''Abbiamo trovato queste risorse, stiamo definendo i piani di intervento con i sindaci, i comuni perche' si tratta di debiti che i comuni lombardi hanno nei confronti delle imprese - ha spiegato Maroni - e di altre misure. E' uno sforzo importantissimo che la Regione fa, ma e' giusto farlo perche' bisogna intervenire sulle situazione di crisi sostenendo la cassa in deroga ma e' piu' importante prevenire le situazioni. Prevenire le situazioni vuol dire dare soldi alle imprese, e' uno sforzo ma lo facciamo volentieri perche' va nella direzione giusta''.

lunedì 13 maggio 2013

Lombardia: Fava, agricoltura chiede semplificazione


Una legge per la semplificazione in ambito agricolo, che sgravi le imprese dal fardello burocratico imposto dall'esecuzione di procedimenti troppo spesso farraginosi. E' quanto ha indicato oggi come soluzione l'assessore regionale all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, partecipando alla Giunta regionale della Confederazione italiana agricoltori.


''In tema di sburocratizzazione - ha detto l'assessore regionale - la nostra Direzione generale sta eseguendo in questi giorni una ricognizione, che riguarda anche gli altri Assessorati, su tutta quella burocrazia 'importata', non necessariamente correlata alle misure comunitarie. In pratica, stiamo cercando di capire quanto in questi anni e' stato aggiunto anche da noi e non era strettamente necessario per gli adempimenti previsti da una gia' troppo macchinosa burocrazia europea''.

domenica 12 maggio 2013

Per tutti i Militanti, La Padania Gratis!!!


Governo Letta : UN'ASTENSIONE CON IL BENEFICIO DEL DUBBIO

di Giacomo Stucchi

Del neo governo Letta (peraltro appoggiato dalla medesima maggioranza politica del governo Monti) non ci sono piaciuti alcuni passi inziali, come la creazione di un Ministero dell'Integrazione, che temiamo foriero di potenziali dannose politiche sociali, né l’ omissione nelle dichiarazione programmatiche del presidente del Consiglio di riferimento chiaro al nostro progetto di costruzione della Macroregione del Nord, ed è anche per questo che non abbiamo votato la fiducia. Tuttavia è la parola “attesa” quella più adatta a spiegare l’astensione della Lega Nord. Attesa non perché imprese e famiglie hanno ancora tempo a disposizione prima che delle misure risolutive vengano prese per venire incontro alle loro difficoltà, né perché il Nord ha tempo da perdere prima che il governo centrale si accorga (una volta per tutte!) che 50 miliardi di euro l’anno sono davvero un po’ troppi da versare a uno Stato che in cambio dà davvero poco o nulla, ma soltanto perché è il momento storico a richiedere tale atteggiamento nei confronti del governo Letta. Il Carroccio oggi guida le tre principali regioni del nord e non può in modo miope sbattere la porta in faccia a un premier che tra i punti del suo programma propone, tra l’altro, l’istituzione di una Convenzione costituente sulle riforme, anche con l’introduzione del Senato federale, o l’adozione di misure incentivanti per le imprese che assumono. Si tratta di provvedimenti ai quali siamo molto interessati, a prescindere dal governo che li dovesse adottare, e per questo all'esecutivo Letta riconosciamo quanto meno il beneficio del dubbio. Un beneficio, si badi bene, che non sarà certo illimitato ma confinato sia da un orizzonte temporale, sia da un programma che, per quanto ci riguarda, rimane quello votato in Lombardia da milioni di cittadini che hanno dato fiducia alla Lega e al suo progetto di trattenere il 75% delle imposte sul territorio, di riformare in chiave federalista e moderna il fisco, di razionalizzare la spesa pubblica adottando da subito i costi standard.

sabato 11 maggio 2013

IMU Regione Lombardia anticipa, MA ROMA PAGHI!!!



In nome dell'uguaglianza anche la Kyenge va rimossa


Le dichiarazioni della ministra nera sono fuoriluogo più di quelle della Biancofiore a cui sono state tolte le deleghe


Il ministro per l’Integrazione, l’italocongoleseCécile Kyenge, merita il massimo rispetto, sia come individuo che per la carica che riveste, e il fatto che sia la prima persona nera ad avere un incarico di governo non deve in alcun modo essere ragione per trattarla diversamente dai suoi colleghi. Per questo è politicamente corretto chiedersi se non sia il caso che il presidente del Consiglio la rimuova per destinarla a compiti meno spinosi, esattamente come ha fatto tre giorni fa con il sottosegretario pidiellino Michaela Biancofiore, spostata dalle Pari Opportunità alla Semplificazione dopo le sue reiterate dichiarazioni in tema di gay e trans.
Sgombrato il campo da ogni considerazione di merito sulle frasi del ministro, ovvero se sia giusto o meno che chiunque nasca in Italia, anche se da genitori stranieri o addirittura irregolari, diventi per ciò stesso  subito cittadino italiano, e se sia giusto o meno che venga al più presto abolito il reato di immigrazione clandestina, la Kyenge andrebbe ridimensionata  perché, in carica da una settimana scarsa, ha già piazzato due bombe sotto la poltrona del già di suo traballante premierEnrico Letta, e tutto lascia pensare che non farà nulla per disinnescarle.
Questo governo nasce, nell’espressa volontà di Napolitano e di Letta, come esecutivo di larghe intese e riconciliazione, con due vocazioni: favorire una riforma istituzionale che renda l’Italia governabile e tentare di dare una risposta alla crisi diminuendo le tasse, aumentando i posti di lavoro e riducendo debito pubblico e sprechi. Tutto il resto è corredo, e di tutto il Paese ha bisogno tranne che di spaccarsi su questioni etiche (caso Biancofiore)  o di politica migratoria  (caso Kyenge). Ma il ministro pare proprio non averlo capito. Comprensibilmente fiera della sua storia di immigrata giunta in Italia con poco o nulla e riuscita addirittura a diventare medico ed entrare in Parlamento, la Kyenge ricorda una concorrente di “Italia’s got talent”, cui la ribalta mediatica concede 120 secondi per convincere il mondo delle sue mille buone ragioni. In una settimana ha scaricato sulla nazione vent’anni di lotte politiche e frustrazioni personali. Si muove su un tema delicato e divisivo come l’integrazione con la delicatezza di un elefante in un negozio di porcellane.
Non è quello che dice a stupire. È immigrata, nera, profondamente di sinistra, sta scritto che sia a favore dello ius soli e contro il reato di immigrazione clandestina. Sono la tempistica e i toni che la rendono inopportuna. L’integrazione, nei rari casi in cui avviene, è figlia di un lento e dolce processo culturale-economico, non si impone con la forza e non si inculca nell’animo di un popolo con dichiarazioni stentoree.  La crociata del ministro Kyenge, personalmente legittima, non è, come non lo erano le dichiarazioni della Biancofiore, quello di cui il governo ha bisogno. E allora perché una viene rimossa e l’altra no? Sul "Giornale"un immigrato come Magdi Allam azzarda: «Non sarà perché è nera?». E di più, in numerosa compagnia, attacca: «Il ministro non fa l’interesse esclusivo dell’Italia, come invece ha giurato di fare quando il governo si è insediato». Frasi forti, che dimostrano come il comportamento della Kyenge anziché favorire l’integrazione stia mettendo molti italiani contro gli immigrati e potenzialmente aizzi il razzismo.
   Peraltro, come dimostrano le reazioni polemiche del Pdl e la freddezza con cui il premier ha accolto le esternazioni del ministro,  le battaglie della Kyenge non sono tema all’ordine del giorno, non possono essere argomento sul tavolo di un governo provvisorio di larghe intese.  Al di là delle buone (o cattive, secondo i punti di vista) intenzioni del suo titolare, è chiaro fin d’ora che il ministero dell’Integrazione in questa legislatura non potrà far nulla di rivoluzionario.  Da pasionaria, sarebbe auspicabile che la Kyenge si trasformasse al più presto in  ministra e  si desse da fare per far rispettare le leggi in materia di immigrazione che già ci sono (e che non sono certo le più severe in Occidente), anziché battersi per il loro stravolgimento.  Non è tempo di talebani. «Chiamatemi nera, non di colore» ha dichiarato  la Kyenge appena insediata. Una frase che«Libero» ha applaudito, interpretandola come un sano stop a buonismi e ipocrisie lessicali.
Se invece era qualcosa di più, una potente rivendicazione identitaria e un manifesto programmatico del tipo «sono il ministro degli immigrati prima che dell’integrazione», Letta ne dovrebbe trarre le conseguenze, per usare un’espressione che il premier ha cara.

venerdì 10 maggio 2013

UE: BORGHEZIO , RICICLAGGIO NEI PARADISI FISCALI INTERNI


"Con l'approvazione della relazione di medio termine (rel. Iacolino) votata oggi dalla Crim sono state accolte alcune mie indicazioni relative al riciclaggio, là dove, in tema di paradisi fiscali, si legge che gli stessi sono 'talvolta utilizzati dalla criminalità organizzata per l'emissione di obbligazioni da parte di società o banche la cui titolarità è difficile da accertare'. Questa fattispecie, molto pericolosa, è molto più diffusa di quanto sia emerso pubblicamente e chiama in causa la realtà, a dir poco opaca, di piazze finanziarie interne all'UE, a cominciare dal Granducato di Lussemburgo, che tuttora ospita la sede legale di migliaia di società private e di banche. Non è un mistero per gli adetti ai lavori che, oggi, una cospicua attività di riciclaggio avvenga proprio attraverso le emissioni di bonds emessi da società private ed intermediate da banche aventi sedi nei paradisi fiscali". Lo fa sapere in una nota l'On. Borghezio, deputato della Lega Nord al Parlamento europeo.

IMU: MARONI "FAVOREVOLE A CANCELLAZIONE, MA TROVARE RISORSE PER COMUNI"


"Sull'Imu c'e' molta confusione, questo Governo delle larghe intese, e' iniziato come Governo delle larghe confusioni". Cosi' il leader del Carroccio e Governatore lombardo Roberto Maroni, a margine dell'intitolazione a Enzo Jannacci del Belvedere di palazzo Pirelli, oggi a Milano. "E' chiaro che l'IMU deve essere cancellata e non solo sulla prima casa - ha proseguito Maroni - ma non devono essere penalizzati i Comuni e gli Enti locali". "Sono d'accordo con Berlusconi - ha precisato - che il compito del Governo non e' solo cancellare l'Imu, ma anche trovare le risorse per compensare i Comuni". A proposito poi delle preoccupazioni espresse da Attilio Fontana, Maroni ha spiegato, "le preoccupazione del Sindaco di Varese sono quelle che ho anche io come Presidente di Regione". "Se cancellassimo l'Imu e insieme il trasferimento ai Comuni - ha concluso il segretario federale della Lega - non sarebbe una buona cosa".

giovedì 9 maggio 2013

DEF: EMENDAMENTO CALDEROLI SU IMU DIVENTA ODG CON OK GOVERNO


L'emendamento al Def presentato dal senatore Roberto Calderoli sulla sospensione della rata di Giugno dell'Imu e la restituzione della stessa Imu versata per il 2012 e' stato accettato dal Governo e trasformato in 'ordine del giorno'. E' quanto ha detto la relatrice Rita Ghedini.


''Sono soddisfatto e felice che un argomento cosi' delicato sia stato oggetto delle nostre valutazioni'', ha commentato Calderoli.

Lombardia: Lega Nord chiama sindaci a confronto



 La Lega Nord ha organizzato sabato a Milano il convegno 'Comuni Lombardi a confronto: criticita' e prospettive per la nostra gente' che vedra' la partecipazione dei sindaci e vicesindaci della Lega Nord in Lombardia.


''La Lega Nord e' al lavoro per migliorare la qualita' della vita dei lombardi - spiega Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda - ed e' per questo che abbiamo deciso di organizzare un convegno dal titolo 'Comuni Lombardi a confronto: criticita' e prospettive per la nostra gente', al quale parteciperanno sindaci, vicesindaci e presidenti di provincia del nostro Movimento. Si parte dalla consapevolezza che gli amministratori locali rappresentano, nel concreto, le figure istituzionali piu' vicine ai cittadini e sono quindi coloro che hanno le possibilita' maggiori di toccare direttamente con mano i problemi reali della gente. Questo incontro vuole essere un utile appuntamento per confrontarsi e arrivare ad avere una visione d'insieme piu' completa sulle difficolta' e sulle proposte per il futuro, in un contesto economico e sociale che sappiamo essere non facile''. Piu' in generale infatti appare chiaro come, in questo momento di crisi profonda, sia necessario dare respiro ai Comuni per consentire loro di continuare a offrire i servizi essenziali.



Come Lega Nord abbiamo la certezza di come non sia possibile proseguire con la medesima politica, centralista e vessatoria nei confronti degli Enti locali, portata avanti dal passato Governo. L'auspicio quindi - conclude il Segretario Nazionale della Lega Lombarda - e' che il nuovo Esecutivo possa correggere i tanti (e troppi) errori causati nell'ultimo anno dai tecnici''.