lunedì 7 aprile 2014

Secessionisti «Fuori subito o li liberiamo noi»

Secessionisti, la minaccia di Salvini
«Fuori subito o li liberiamo noi»

Il segretario della Lega Nord a Verona per la manifestazione di solidarietà ai 24 arrestati: «Stiamo difendendo la libertà di parola e di pensiero».




«Siamo qua pacificamente ma non siamo dei fessi: o tornano a casa subito e qualcuno chiede scusa o andiamo a tirarli fuori noi. Magari occupando le prefetture». Lo ha detto il segretario della Lega Nord Matteo Salvini arrivando in piazza dei Signori a Verona per la manifestazione di solidarietà per i 24 indipendentisti arrestati. Su finestre e balaustre questi striscioni indicano l’aria che tira: «Stato italiano terrorista», «Rocchetta come Martin Luther King», «Chiavegato come Mandela». Molti modellini di «tanko» tra le mani. Sul palco anche i figli di alcuni di quelli ammanettati dai carabinieri. Sulle presenze, cifre ondeggianti: dai 1000 ai 3000 manifestanti. Tra cui tutto lo «stato maggiore» della Lega, fronte veneto e lombardo. Oltre a Salvini ci sono Tosi, Zaia. E anche Bossi. La parola che riecheggia più di frequente è «indipendenza». Oppure: «Secessione», scandita come slogan.


«Le galere sono fatte per i delinquenti»
«Liberi subito - ha proseguito Salvini -. Le galere sono fatte per i delinquenti e per i mafiosi, non per i padri e le madri di famiglia. Gli investigatori non hanno trovato nemmeno una fionda e sfido chiunque a chiamare carro armato quella ruspa spara supposte». Salvini ha quindi ribadito la vocazione pacifista della manifestazione di Verona. «Siamo qua per difendere la libertà di pensiero e di parola. La scelta della Lega è una scelta non violenta. Contrariamente a quanti la vorrebbero sotto terra noi vogliamo seppellire la Fornero sotto 500 mila firme».


«Indagine sbagliata»
Salvini quindi dà l’appuntamento al popolo Padano per il 25 aprile: «Sarà la festa di San Marco, sarà la festa della nostra liberazione, vogliamo discutere di politica senza galera in mezzo. Questa è un’indagine sbagliata con milioni di euro spesi per trovare una ruspa».


Sul palco il sindaco Tosi: «Arrestati per difendere libero pensiero»
Sul palco compare anche il sindaco di Verona Flavio Tosi. «Parla di persone arrestato per aver difeso la libertà di pensiero».




«I veri delinquenti sono per strada a rubare e lo stato italiano pensa ad arrestare povera gente che esprime opinioni come avrebbe diritto di fare liberamente in uno stato normale» grida il sindaco. Che poi scherza (ma non troppo) sugli ambasciatori russi che vogliono annettersi il Veneto 


Bossi: «Spero di vedere la Lega delle origini»
Anche il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, è arrivato alla manifestazione che la lega Nord ha convocato a Verona per chiedere la liberazione dei secessionisti veneti arrestati. Parlando coi giornalisti, il Senatur, ha detto di «sperare» di vedere la Lega delle origini in piazza dei Signori. «D’altra parte Roma non mantiene mai mai le promesse quindi questa è la normale reazione», ha detto, sottolineando che «questo è il mio popolo».


Il Senatur: «Noi lombardi dovremmo ringraziarvi...»
Bossi dal palco poi dice: «Io ricordo che sono venuto a fare accordo con la Liga Veneta, senza la Liga non sarebbe stato nulla. Noi lombardi dovremmo sempre ringraziarvi: la canaglia romana non riuscirà a fermare il diritto alla libertà dei popoli». E poi la conclusione, quel che vuole essere un grido: «Veneto libero»

venerdì 4 aprile 2014

Referendum sulla Lombardia a statuto speciale

La proposta della Lega e di tutto il centrodestra




La bandiera con il leone di San Marco, in solidarietà ai Serenissimi. Seduti dietro, al tavolo della conferenza stampa convocata al Pirellone, ci sono il capogruppo della Lega e quello della Lista Maroni. Meno scontata la presenza del forzista Claudio Pedrazzini e, soprattutto, di Riccardo De Corato, una vita nel Msi a difendere Tricolore e Patria. Non si parla di secessione, però. La proposta è quella anticipata da Roberto Maroni, sulla quale l’ideologo del nuovo corso leghista, Stefano Bruno Galli, sta lavorando da mesi. Trasformare la Lombardia in una Regione a statuto speciale. Semplice a dirsi, complicatissimo a farsi. 


Il referendum
Il primo passaggio è quello di un referendum consultivo, un referendum «vero», non la consultazione online tentata in Veneto. Con un quesito secco: volete che la vostra diventi la sesta Regione «speciale», dopo Val D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia? La ragione e la storia stanno dalla nostra parte, dice Galli. La Lombardia è terra di confine e «vanta una dimensione economica, produttiva e sociale che costituisce un oggettivo elemento di diversità, come lo furono a suo tempo valori come la lingua , la cultura e le tradizioni per quello Regioni alle quali fu concessa la specialità dall’Assemblea Costituente. I benefici sarebbero altrettanti evidenti: poteri e facoltà speciali anche su materie altrimenti in capo allo Stato centrale e, soprattutto, il tema della tasse. Le Regioni a statuto speciale gestiscono in proprio una percentuale variabile di fiscalità che oscilla tra il 75 e il 100 per cento. 

Il sogno del tandem con le Europee
Il referendum consultivo costerebbe venti milioni di euro. A meno che non venga «allegato» a un’altra consultazione elettorale. E il sogno leghista sarebbe proprio quello di abbinare il quesito autonomista alle elezioni europee. Praticamente impossibile. Anche perché la proposta di referendum andrà approvata con il voto dei due terzi del Consiglio: vuol dire che la maggioranza di centrodestra dovrà trovare in aula qualche sponda anche nell’opposizione. Il Ncd, che è in polemica più o meno aperta con Maroni e con la Lega, giura di essere d’accordo nel merito, ma la firma in calce al documento ancora non c’è. «Proprio perché questa è una battaglia importante in cui crediamo  - spiega Mauro Parolini -, non possiamo prestarci a strumentalizzazioni alimentate da posizioni equivoche. Non comprendiamo, infatti, il motivo per cui davanti al tavolo della conferenza stampa sia stata esposta una bandiera che richiama la Serenissima, non la bandiera di Regione Lombardia, e il messaggio che viene lanciato rischia di sminuire e confondere un tema di così grande importanza come è il ruolo delle autonomie locali». 
Dagli autonomisti ai secessionisti. L’assessore leghista (alla Sicurezza) Simona Bordonali e il vicecapogruppo dei lumbard in Regione Fabio Rolfi, domani mattina entreranno nel carcere di Canton Mombello per incontrare gli indipendentisti bresciani arrestati mercoledì.

mercoledì 2 aprile 2014

Salvini: «L’arresto dei secessionisti? È una follia, lo Stato non ci fa paura»Salvini: «L’arresto dei secessionisti? È una follia, lo Stato non ci fa paura»

Dopo l’arresto di Franco Rocchetta e altri 23 indipendentisti


«Aiutano i clandestini, cancellando il reato di clandestinità, liberano migliaia di delinquenti con lo svuota-carceri, e arrestano chi vuole l’Indipendenza. Siamo alla follia. Se lo Stato pensa di fare paura a qualcuno, sbaglia». Lo scrive su Facebook il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, dopo l’arresto di Franco Rocchetta e altri 23 secessionisti, o indipendentisti, veneti. Poco prima aveva scritto: «Giù le mani dagli Indipendentisti!».


L’ex leghista
All’alba di mercoledì i carabinieri del Ros di Brescia hanno eseguito un blitz per terrorismo ed eversione del sistema democratico arrestando 24 persone, 16 delle quali in Veneto, fermando anche l’ex parlamentare ed ex leghista Rocchetta, che nel 1994 - espulso dal partito di Bossi -era tornato alla Liga Veneta. Di recente è stato tra i promotori del referendum online per la secessione della Regione.

martedì 1 aprile 2014

Pesce d'aprile di Radio Padania, Renzi firma i referendum leghisti

Dalla radio del Carroccio scherzano: in cambio del sostegno della Lega Renzi sarebbe pronto a votare i referendum



Da Radio Padania, infatti, hanno preparato una simpatica notizia falsa sul premierMatteo Renzi. Il presidente del Consiglio - secondo la notizia che la radio del Carroccio attribuisce, tra gli altri, al nostro sito - avrebbe aderito ai refendum leghisti su legalizzazione della prostituzione, legge Fornero, burocrazia, abolizione della legge Mancino e stop ai concorsi pubblici per gli immigrati.
Il fantomatico endorsement di Renzi sarebbe stato comunicato con un tweet mattutino, in cui si cercava l'appoggio della Lega in cambio dell'adesione ai cinque quesiti referendari.
Il premier avrebbe poi addirittura rivolto un appello a tutti gli italiani a fare altrettanto. Un simpaticoscherzo per celebrare la giornata dei "pesci".