giovedì 31 dicembre 2015

Parco di pinguini = La farsa continua


Dopo avere tenuto il parco chiuso per mesi, ora alcuni giochi sono gia' inutilizzabili...

Come al solito il Sindaco chiude la stalla quando i buoi sono tutti scappati = Cassano, il sindaco: "Almeno la tenenza resti qui"

Cassano d'Adda (Milano), 30 dicembre 2015 - Caserma dei carabinieri, non lontana la partenza della Compagnia, si tratta ora sulla tenenza. Il sindaco: «Assolutamente decisi a mantenere un presidio sul territorio, come Comune siamo disposti a collaborare in ogni modo possibile». Un incontro con il Comando provinciale dell’Arma si è tenuto nei giorni scorsi, altri ne saranno organizzati subito dopo le feste. Ma il tema «caserma», strettamente collegato al tema sicurezza, si prepara a diventare super cavallo di battaglia dell’ormai iniziata campagna elettorale. Il negoziato in atto fra Comune, proprietà dello stabile che ad oggi ospita i Cc e Comando dell’Arma stesso riguarda ormai il solo mantenimento a Cassano, oltre che della stazione, di una tenenza. La Compagnia, come già si sa e come già da tempo è sostanzialmente ufficializzato, partirà alla volta di Pioltello, anche se non in tempi brevi. Ma nemmeno la tenenza è una certezza granitica. Sul tavolo due ordini di problemi: il primo è strutturale, e riguarda l’idoneità degli spazi attuali; il secondo è economico, e riguarda il contratto d’affitto troppo oneroso.
E’ stato questo, del resto, il problema che ha dato il via a suo tempo alla macchina del trasloco. L’ipotesi di un esodo di massa delle divise scatena il finimondo ed è oggetto di un continuo tam tam in rete. «Per quello che ci concerne - taglia corto il sindaco Roberto Maviglia - stiamo portando avanti questo confronto con serenità ma con molta determinazione: siamo decisi, decisissimi a mantenere una tenenza in città. I problemi non sono cosa segreta: vi sono dei lavori da fare sulla sede per conseguire gli standard necessari, la proprietà ha proposto un progetto di intervento, c’è un confronto in atto. E poi c’è il problema, non di poco conto, dell’importo dell’affitto, su cui occorre che le parti trovino un punto di incontro. Come Comune stiamo dando la massima collaborazione, nella certezza che si operi per mantenere il presidio locale. Non accetteremmo altre ipotesi, la città ha bisogno di questa presenza». Il trasferimento della Compagnia da Cassano a Pioltello è notizia ormai di oltre un anno fa. Avverrà sicuramente, con buona pace dei cittadini, oltre ottocento, che a suo tempo hanno firmato la petizione «contro» promossa dall’associazione Il Gelso. L’ipotesi di ulteriori depotenziamenti risolleva le polemiche. Implementate dalle voci, per ora solo tali, di ulteriori possibili accorpamenti futuri delle stazioni. L’innegabile impennata di furti degli ultimi mesi e la campagna elettorale fanno il resto: «L’amministrazione si attivi con più energia: impensabile perdere anche un solo servizio oltre a quelli perduti in passato».
di Monica Autunno

venerdì 18 dicembre 2015

Trezzo, 12 clandestini in subaffitto per 130 euro al mese a testa

Trezzo sull'Adda (Milano), 18 dicembre 2015 - Ben 130 euro al mese per un posto letto in un bilocale del centro, in subaffitto. In 12 hanno accettato la «proposta indecente» di uno straniero, che a sua volta aveva avuto l’appartamento da un trezzese. Pizzicato dalla polizia locale, è ora nei guai «anche se dimostrarne la responsabilità non sarà facile», dice il sindaco Danilo Villa. Impegnato da sempre sul fronte sicurezza, «con qualche eccesso - denuncia spesso l’opposizione - come l’eliminazione delle panchine da piazzale Gorizia», ma non stavolta. La scoperta choc è l’esito dell’ultima batteria di verifiche dei ghisa, guidati dal commissario Sara Bosatelli. L’input in arrivo da Palazzo è preciso: debellare l’illegalità, costi quel che costi.
E per farlo l’assessore alla partita Silvana Centurelli ha dotato il comando dei congegni più sofisticatiche la tecnologia mette a disposizione oggi. Ci sono indagini però vecchia maniera, a questa tranche appartiene l’apparato messo in campo per ripulire il salotto cittadino dalle situazioni a rischio. Nel mirino sono finite le vecchie corti, sette in quattro anni, setacciate da cima a fondo, con «richiamo» per verificare che non si tornasse al solito andazzo. L’ultimo caso eclatante, il subaffitto «disumano», dice il borgomastro, che aggiunge: «Inaccettabile». «Non il solo purtroppo – precisa il primo cittadino – anche se la «densità» di quel bilocale era davvero inimmaginabile. Le persone che vivono così sono violate nei diritti minimi. Bisogna intervenire».
L'ultimo anello della catena, il più debole, ha portato gli investigatori a risalire all’intermediario senza scrupoli che ha avuto l’idea. E da lui al titolare dell’alloggio, trezzese doc, caduto dalle nuvole quando è stato messo di fronte alla proprie responsabilità. «Il subaffitto è vietato – dice Villa – il proprietario deve vigilare». Il sospetto è che il bottino venisse spartito fra l’aguzzino che incassava 1.560 euro al mese in nero dai disperati per una abitazione che per di più cade a pezzi e il padrone di casa.
L’affare ora è saltato, gli inquilini dovranno trovare un alloggio «decente», anche con l’aiuto del Comune, mentre per chi c’è dietro i guai sono solo all’inizio. Mentre i pattugliamenti non si fermano, nel 2016 è prevista un’altra tranche di blitz, ora estesi alle aree da bonificare. Ben 13 i siti messi sotto la lente dai ghisa e riportati sinora in condizioni normali. Fra questi una discarica a cielo aperto in pieno Parco Adda Nord. I titolari del fondo sono stati rinviati a giudizio.

ZINGARI - I trucchi di chi chiede l’elemosina in centro

Vedete questo video del Corriere della Sera...

Zingari ed Elemosina





martedì 15 dicembre 2015

Salvini: «Morte del pensionato colpa di Renzi»

Salvini: «Morte del pensionato colpa di Renzi»

«Quell’infame di Renzi parla di sciacalli, ma la morte del pensionato è colpa sua», così il leader del Carroccio Matteo Salvini in un’intervento a La Zanzara su Radio 24 accusa direttamente il premier per la morte di Luigino D’Angelo, il pensionatoche si è tolto la vita dopo aver perso i suoi risparmi investiti in obbligazioni della Banca Etruria. «La sua morte è frutto di una scelta del governo - ha detto - si è suicidato perché ha perso tutto per colpa di un decreto demenziale. È un suicidio di Stato, ce l’ha sulla coscienza Renzi». E ancora, affonda il segretario della Lega Nord: «Ci sono 150mila derubati da risarcire, c’è un Palazzo, una casta che si chiude in se stessa, difende le banche, difende i ministri, i parenti dei ministri, votando decreti in evidente conflitto d’interessi. Per quanto riguarda i risparmiatori si facciano vivi loro, perché a gennaio, grazie a Renzi e grazie a questa Europa gli italiani che rischieranno saranno alcuni milioni, non alcune migliaia».

«Boschi solo una comparsa»

Quindi annuncia la presentazione di una mozione di sfiducia contro l’esecutivo:«Il Pd in Parlamento salverà la poltrona della Boschi - dice Salvini - Con quello che hanno combinato lei e Renzi, con gli intrecci oscuri (neanche tanto) fra banche e famiglie, rovinando centinaia di migliaia di risparmiatori, si dovrebbe dimettere. Per quanto ci riguarda, abbiamo già pronta la sfiducia anche al presidente del consiglio con l’auspicio di trovare il sostegno di tutte le opposizioni. Mandiamo a casa Renzi e tutto il suo governo». Un appello che Salvini ha poi ribadito dall’assemblea plenaria di Strasburgo, attaccando nuovamente il premier: «Firmare insieme la mozione di sfiducia non tanto alla Boschi che è una comparsa, quanto al diretto responsabile di questa strage di italiani

venerdì 11 dicembre 2015

SALVABANCHE - Salvini: «È suicidio di Stato»

Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha commentato via Facebook l’accaduto: «Pensionato suicida a Civitavecchia perché, per colpa di Banca Etruria e di un governo assente, aveva perso i risparmi di una vita. Un suicidio di Stato». Il numero uno del Carroccio ha poi annunciato la sua presenza, giovedì alle 15,30 ad Arezzo, ad un incontro con i risparmiatori che definisce «fregati da Banca Etruria, dall’Europa e dal governo».

domenica 6 dicembre 2015

VAPRIO ALBANESE UCCISO I tre albanesi colleghi di Gjoni: "Poveraccio, ora va rimpiazzato"

Vaprio D'Adda (Milano), 6 dicembre 2015 - Non hanno risposto alle domande del gip del Tribunale di Bergamo Alberto Viti. Hanno fatto scena muta Aleksander Doda, 32 anni, domiciliato a Fara d’Adda, Marko Guraleci, 26, con appartamento a Canonica d’Adda, e Simon Bushi, 25, residente anch’egli a Canonica, i tre albanesi arrestati dai carabinieri di Monza e sospettati di aver preso parte al raid che il 20 ottobre era costato la vita al connazionale Gjergj Gjoni, ucciso da un colpo di pistola esploso da Francesco Sicignano mentre cercava di compiere un furto nell’abitazione di quest’ultimo a Vaprio d’Adda.
Per ora, però, gli investigatori, coordinati dai pm milanesi Alberto Nobili e Antonio Pastore, non sono riusciti a raccogliere materiale probatorio sufficiente per contestare loro il colpo. Comeindizi ci sono l’aggancio alle celle telefoniche della zona vapriese dei loro smartphone e più di una frase che sarebbe riconducibile al furto in casa Sicignano.
«Quella sera erano 400 grammi di oro, quasi 8mila euro. Mi dispiace per Gjergj, poveraccio», esclama uno di loro, intercettato al telefono. Gli inquirenti ritengono che si faccia riferimento al colpo di Vaprio d’Adda, ma non possono affermare con certezza se chi parla stia raccontando un’esperienza vissuta in prima persona o riferitagli da altri. In un’altra conversazione carpita dagli investigatori, invece, uno dei tre arrestati afferma:«Dobbiamo trovare qualcuno per rimpiazzare Gjergj».
Le indagini che hanno portato al fermo dei tre nascono prorio dall’omicidio di Gjonj, che invece abitava a Trezzo. Per capire chi fossero i due complici della vittima visti da Sicignano quella sera i militari hanno tenuto d’occhio le persone in visita alla salma nella camera mortuaria dell’Istituto di medicina legale di Milano, dove era stata effettuata l’autopsia. Qui hanno identificato il cugino di Gjonj, che è stato pedinato e intercettato e che ha successivamente portato al terzetto finito in carcere.
Ieri il gip Viti ha convalidato l’arresto dei tre e ha disposto nei loro confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Quindi si è dichiarato incompetente per territorio e ha trasmesso tutti gli atti alla Procura di Milano. Nel decreto di fermo ai tre sono contestati sei furti, ma non quello sfociato nel delitto del loro connazionale, messi a segno nel giro di 8 giorni nel novembre scorso, tutti in abitazione. L’8 a Trezzano Rosa, l’unico fuori dalla Bergamasca: l’11 a Mozzo; il 12 a Boltiere; il 13 a Pontirolo e a Curno; il 16 a Fara. I carabinieri sospettano che siano opera della banda anche quattro furti, sempre commessi a novembre nella Bergamasca, a Sant'Omobono, Osio Sotto, Dalmine e Stezzano.

Giu Le Mani dalle Nostre Tradizioni - LEGA CASSANO D'ADDA



venerdì 4 dicembre 2015

i Clandestini bloccano la strada «Non ci versano il sussidio»:

Mercoledì la protesta di una quarantina di migranti ospitati dalla Onlus Integra: traffico interrotto e disagi. Sul posto è intervenuta la polizia, che ha riportato la calma




Una quarantina di migranti, attualmente ospitati in un centro di accoglienza gestito dalla Onlus Integra di Milano, sono scesi in piazza intorno alle 12.30 di mercoledì per protestare contro la mancata corresponsione del sussidio giornaliero del quale hanno diritto come rifugiati politici o richiedenti asilo. I manifestanti hanno invaso la sede stradale tra via Fantoli e via Mecenate, bloccando il traffico e provocando caos e disagi. Sul posto è intervenuta la polizia, che ha riportato la calma consentendo la regolare ripresa della circolazione. Il capogruppo della Lega al Pirellone Massimiliano Romeo commenta: «Anziché ringraziare per essere stati accolti protestano. Questa è la dimostrazione che non sono veri profughi che scappano dalla guerra. Espelliamoli subito».

mercoledì 2 dicembre 2015

Salvini: "Boldrini a dialogare con l'Isis"

l leader della Lega: "L’Isis è equiparabile al nazismo in quanto a fanatismo, cattiveria, follia. Che cosa facciamo? Gli mandiamo la Boldrini a dialogare?"


Davanti all'avanzata dello Stato islamico in Libia, il leader della Lega Matteo Salvinipropone un paragone tra l'ideologia jihadista e quella nazionalsocialista: "Secondo me l’Isis è equiparabile al nazismo in quanto a fanatismo, cattiveria, follia.


E quindi lo si combatte con le armi: che cosa facciamo? Gli mandiamo la Boldrini a dialogare?".
"Nessuno ama l’intervento militare, però mi domando: veramente qualcuno pensa di poter dialogare veramente con l’Isis? Riportare alla ragione chi taglia la gola? È chiaro - aggiunge Salvini - che bisogna chiudergli i finanziamenti, bloccare il petrolio, ma li si deve attaccare militarmente".

venerdì 27 novembre 2015

Fiaccolata della Lega Nord con Salvini davanti alla villetta di Lucino

Rodano (Milano), 26 novembre 2015 - In serata alcune decine di militanti della Lega Nord hanno preso parte a una fiaccolata in segno di solidarietà di fronte alla casa di Rodano del commerciante Rodolfo Corazzo, che ha sparato ad un rapinatore uccidendolo (FOTO DELLA  FIACCOLATA) Presente anche il segretario Matteo Salvini che, megafono in mano di fronte al cancello della villetta, ha sostenuto che "la legittima difesa è sempre legittima" e in questo caso dareiuna medaglia a chi ha difeso la sua famiglia e ha liberato la società da un pregiudicato come quello". 


"NON SONO UN EROE NE' UN KILLER" - Oggi Corazzo, ospite de "La vita in diretta" ha parlato della drammatica notte di martedì: "Sono stato costretto a sparare per salvare la mia famiglia,non sono né un eroe né un killer."Per ora sono tranquillo, può darsi che col tempo cambi, ora non penso a quello, penso a mia moglie e a mia figlia che sono più traumatizzate di me". Il commerciante ha sottolineato: "In quella situazione lo rifarei sicuramente, sono vivo esclusivamente perchè avevo la pistola, erano determinati a farmi del male".
Rodolfo Corazzo ha inoltre spiegato: "Non pensavo di averlo colpito al cuore. Di sicuro, però, ho una buona mira grazie ad anni di poligono - ha detto- Ora vado raramente a sparare ma in passato ho frequentato parecchio il poligono. Le mie pistole sono tutte registrate. Mi hanno sequestrato tutte le armi per le indagini ma non ho paura. Credo che idue complici in fuga abbiamo altri problemi a cui pensare. Non temo per la mia vita, anche se ora sono disarmato. I banditi devono pensare a scappare ed è possibile che vengano catturati a breve. Non credo che io sia il loro prossimo obiettivo". Ha aggiunto: "Spero solo che prendano gli altri due e finisca questo incubo. Con questi due in giro non sono tranquillo, anche se è difficile che tornino. I carabinieri hanno una pattuglia davanti a casa. Spero non succeda niente". Il commerciante oggi ha anche espresso una sua convinzione: "La mia ipotesi è che uno dei banditi fosse un basista italiano. Durante il colpo non ha mai parlato e dava indicazioni a gesti - ha detto- Credo che addirittura sia originario della zona. È l'unico che non ha parlato, dava indicazioni a gesti. Potrebbe aver fornito lui le indicazioni per arrivare a me". 
LE INDAGINI - L'ipotesi di reato che nelle prossime ore i pm Alberto Nobili e Grazia Colacicco dovrebbero contestare a Rodolfo Corazzo, dovrebbe essere quella di eccesso colposo di legittima difesa. Si tratterebbe di un atto dovuto, per consentire all'uomo di nominare un suo consulente in vista dell'autopsia e di qualsiasi altro accertamento tecnico irripetibile. Corazzo ha assicurato ai magistrati di essere stato costretto a sparare "per difendere la mia famiglia" e il suo racconto è ritenuto coerente dagli 

giovedì 26 novembre 2015

Fatima Salvi, l'albergatrice di profughi convertita all'Islam: "Minigonna invita allo stupro"

Fatima Salvi, al secolo Silvia Salvi, albergatrice di Cosio Valtellino (Sondrio), impegnata con il padre, Giulio, nella gestione di un hotel che da mesi ospita 71 profughi, ha deciso di buttare al gabinetto anni di battaglie per le libertà sociali e dei costumi femminili. "La donna italiana non dico si voglia fare violentare", ha affermato l'albergatrice, intervistata dal Tg4, in un servizio di approfondimento sugli italiani che si convertono alla religione mussulmana, "ma esce con minigonne e tacchi a spillo per far vedere cosa? Per essere sensuale? Sinceramente sembra quasi un invito".

Vedi il VIDEO

https://www.facebook.com/salviniofficial/videos/10153388053683155/


"Minigonna attira stupro" - In poche parole per la signora Silvia, che ha conosciuto l'amore proprio in albergo, il marito infatti è un ospite dell'hotel proveniente dal Pakistan, una minigonna sarebbe un lasciapassare per lo stupro. Molto meglio il velo, invece, di cui sembra essere una fervente suffraggetta.
La suffraggetta del velo - Manco a dirlo durante l'intervista lo indossa. "Non sono costretta a metterlo", precisa Fatima, "né mi ha costretta mio marito e sono una donna come lo ero prima". Di più, il velo, il culto islamico, per la signora Salvi - "albergatrice che guadagna soldi a palate con gli immigrati", ha detto di lei il leader della Lega, Matteo Salvini - hanno addirittura poteri estrogenici: "Mi sento quasi più donna ora che prima delle conversione", ha affermato la locandiera.
 


"Devi essere stuprata da musulmani" - Nella giornata che celebra la lotta alla violenza contro sulle donne c'è un'altra islamica ad essersi distinta per scarsa lungimiranza. Si chiama Bahar Mustafa, ha 28 anni e si occupa di Pari opportunità tra le minoranze etniche nel sindacato studentesco dell'università Goldsmiths a Londra. In passato Mustafa si era già distinta per affermazioni poco felici ed era stata portata in tribunale per messaggi di matrice razzista, suo l' hastag #killallwhitemen (uccidete tutti gli uomini bianchi). Martedì la responsabile delle diversità di Goldsmiths se l'è presa con la commentatrice radiofonica e avversario di lunga data dell'islam radicale, Pamela Geller. La signorina Mustafa ha inviato alla Geller una mail infarcita di insulti: "Meriti di essere violentata in ogni buco da orde di musulmani, schiaffeggiata e soffocata, mentre ti sputano in bocca e ti pisciano in faccia". La Geller si è detta ormai abituata a ricevere minacce del genere, "certo che", ha precisato, "ricevere questo messaggio da una che una donna che dovrebbe rappresentare le diversità è stato scioccante".

mercoledì 25 novembre 2015

Gioielliere uccide ladro in casa Salvini: ha fatto bene, se l’è cercata

Il segretario federale della Lega Matteo Salvini commenta su Facebook l’epilogo della rapina a Lucino di Rodano. Il commerciante di gioielli «si è difeso».Gioielliere uccide ladro in casa Salvini: ha fatto bene, se l’è cercata Il segretario federale della Lega Matteo Salvini commenta su Facebook l’epilogo della rapina a Lucino di Rodano. Il commerciante di gioielli «si è difeso».



Il corpo della vittima sotto un telo (Fornasari)


«Un commerciante, aggredito da tre rapinatori al suo rientro a casa, ha sparato e ucciso uno dei ladri, e messo in fuga gli altri due. Si è difeso, ha fatto bene! Spiace per il ladro morto, ma se l’è andata a cercare». Lo scrive su Facebook il segretario federale della Lega Matteo Salvini, commentando l’epilogo della rapina nella villa di un gioielliere ieri nel milanese.


Maroni: se sarà imputato, patrocinio gratuito della Regione
«Condivido. È andato a cercarsela. E mi pare che questa posizione sia condivisa anche dalla Procura». Ha risposto così il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni ai cronisti che gli chiedevano se condividesse la posizione di Matteo Salvini circa il fatto avvenuto a Rodano. «La Procura stessa - ha aggiunto Maroni - ipotizza la legittima difesa, non l’eccesso colposo e quindi ribadisco che, se per caso dovesse essere imputato per eccesso colposo in legittima difesa, noi abbiamo approvato una norma che consente il patrocinio gratuito della Regione. Mi pare che almeno in questo caso non ci sia questa imputazione e quindi è una buona notizia».

Ammazzato - ALBANESE LADRO ed ASSASSINO



Sorrideva sprezzante nelle foto segnaletiche e preferiva risolvere i conti in sospeso direttamente con la violenza. Duro, spietato e sanguinario, Valentin Frrokaj, albanese di 37 anni, è il bandito ucciso ieri sera poco prima delle 21 dal commerciante di gioielli Rodolfo Corazzo, 59 anni, nella sua villa a due piani in via Matteotti a Lucino, frazione di Rodano, quattromila abitanti in provincia di Milano. Assassino ergastolano, Frrokaj era considerato dagli investigatori uno dei più esperti esponenti della criminalità albanese che, soprattutto in Lombardia, sta “recuperando” molto terreno, con le giovani leve che sgomitano sul territorio per avere spazio e rispetto. Nel 2007 il bandito aveva assassinato un connazionale a Brescia. Per due volte l’avevano catturato e per due volte era riuscito a evadere dal carcere compresa la fuga, spettacolare e cinematografica, dal carcere Pagliarelli di Palermo nel maggio 2014.

Commenti: Sorriso sprezzante !!.. ed ora ...Rid, Ridi....

Sparatoria a Rodano, il ladro ucciso era un pericoloso ricercato albanese

Sparatoria in casa di un commerciante. "Minacciavano mia figlia". Caccia in mezzo Nord Italia ai due complici

Rodano (Milano), 25 novembre 2015 - Pericoloso e ricercato:  Valentin Frrokaj, albanese di 37 anni,è il bandito rimasto ucciso, ieri sera a Rodano (Milano), durante un conflitto a fuoco con un commerciante che aveva sequestrato in casa insieme a due complici. L'uomo era già noto alle forze dell'ordine e alle cronache per alcuni rocamboleschi fatti di criminalità.
Intanto è caccia in mezzo Nord Italia ai due complici.  I carabinieri del Comando provinciale di Milano, che indagano sul caso, hanno esteso la ricerca in tutte le possibili direzioni di fuga, coordinati dal pm di Milano Grazia Colacicco, anche se al momento non è detto che i due siano già lontani. Secondo quanto riferito dall'imprenditore,Rodolfo Colazzo, i tre assalitori parlavano italiano ma avrebbero avuto un accento straniero, forse dell'Est Europa. 

Non lontano dalla villetta in via Matteotti è stata anche trovata una Golf che risulterebbe rubata risultata rubata a Dello (Brescia) il 9 ottobre.
Valentin Frrokaj il rapinatore ucciso, e un 37enne pluripregiudicato albanese  Frrokaj era ricercato dopo essere evaso il 7 maggio 2014 dal carcere "Pagliarelli" di Palermo dove stava scontando una condanna all'ergastolo per l'omicidio di un connazionale commesso il 23 luglio 2007 a Brescia. Il 37enne era già evaso il 2 febbraio 2013 dal carcere di Parma (insieme con un altro detenuto albanese) ma era stato catturato il 14 agosto dell'anno successivo dai carabinieri di Cassano d`Adda (Milano).
La villa è stata sottoposta a sequestro per permettere l'analisi approfondita della scena del delitto e questa mattina è previsto un ulteriore sopralluogo da parte degli investigatori e della Scientifica dell'Arma.
Ma cosa è successo ieri sera nella villetta in via Matteotti Lucino di Rodano, tranquillo paesino nella Martesana milanese? Secondo una prima ricostruzione i tre rapinatori hanno atteso Rodolfo Colazzo,al cancello, sapevano che sarebbe rientrato in motorino alle nove dopo il lavoro Si sono infilati oltre il cancello automatico aperto dal gioielliere e l’hanno aggredito  Rodolfo Corazzo è un commerciate di preziosi con la passione per le arm. L'uomo  è un collezionista  ma anche  un buon tiratore. 


I rapinatori gli hanno fatto disinserire il sofisticato sistema di videosorveglianza , poi l’hanno picchiato. Non avrebbero invece toccato la moglie e la figlia, costrette però ad assistere al pestaggio. Corazzo ha tenta una mediazione: "Vi do quello che volete, ma non fate del male alla mia famiglia", avrebbe detto nella versione dei fatti riferita" al pm da Piero Porciani, l’avvocato della famiglia.  La situazione è precipitata, i banditi hanno aperto il fuoco e il commerciante ha risposto. Girava armato, addosso aveva una pistola, prima di mirare ha esploso un colpo in aria "ma loro non smettevano". Quindi ha centrato uno dei malviventi, i complici, spiazzati, sono fuggiti. 

«Non volevo assolutamente uccidere», ha spiegato Corazzo, accompagnato in ospedale per essere medicato (VIDEO). Ha il volto tumefatto per i pugni e calci inflittigli senza pietà. Il reparto scientifico dei carabinieri ha fatto rilievi fino all’una.  
Rodano



È passato solo un mese dall’altro tragico omicidio che ha per protagonista un altro padre di famiglia. Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d’Adda, che ha sparato e ucciso il ladroentrato in casa sua per derubarlo e ora accusato di omicidio volontario.
Emergono già però differenze tra i due casi. Stavolta gli aggressori erano armati e ben organizzati. Sembra che avessero studiato a fondo il colpo, imparando a memoria le abitudini del gioielliere. Che ha reagito sotto la minaccia delle botte e delle armi. "Non avrei mai voluto trovarmi in una situazione del genere", ha mormorato allontanandosi prima di essere accompagnato al pronto soccorso.

Commenti: Grazie a tutti i buonisiti che vogliono ancora piu immigrati...

lunedì 23 novembre 2015

Morto Oneto, il «progettista» della Padania - ONORE e CONDOGLIANZE

È morto ieri Gilberto Oneto, l'intellettuale che più di tutti dopo la morte di Gianfranco Miglio ha interpretato le aspirazioni del mondo culturale autonomista settentrionale. Nato nel 1946, sul piano professionale Oneto si mise in luce come esperto del rapporto tra urbanistica e territorio. La vera passione della sua vita fu però la riflessione storica sulle ragioni dell'indipendenza. In particolare, si batté per convincere ogni interlocutore della necessità di lasciarsi alle spalle l'unità italiana e dare vita a un Nord affrancato da Roma. In un certo senso, ancor più che Umberto Bossi fu proprio Oneto a delineare il progetto ideale della Padania: di quell'area che include il Piemonte, la Lombardia, l'Emilia, il Veneto e le altre terre che si collocano attorno al fiume Po. Lo stesso simbolo dei padanisti, il Sole delle Alpi, è stato riscoperto da Oneto quale elemento presente in tutto questo vasto territorio.La sua produzione intellettuale è stata ampia, ma forse di un'opera in modo particolare egli è stato particolarmente orgoglioso: la rivista Quaderni padani. Attorno a tale pubblicazione per anni egli ha riunito voci molto diverse per matrice politica e sensibilità culturale, ma tutte accomunate dal desiderio di superare l'assetto unitario e fare rinascere nuove e più piccole patrie. Da giovane Oneto era stato vicino agli ambienti di destra e ancora pochi giorni fa, sul Manifesto, qualcuno ha ricordato la sua collaborazione con La voce della fogna di Marco Tarchi. Presto il suo spirito ribelle l'aveva però allontanato da quel mondo, rendendolo insofferente anche a ogni celebrazione del presunto primato della politica. Come numerosi suoi scritti testimoniano, detestava le logiche del nazionalismo e credeva semmai che modeste dimensioni territoriali e un limitato numero di cittadini favorissero la civiltà. Un suo volume, pubblicato dalle edizioni Leonardo Facco, s'intitola appunto Piccolo è libero e insiste proprio sul nesso tra le libertà individuali e l'autogoverno locale. La stessa Padania che egli avrebbe voluto veder sorgere era una libera federazione di realtà indipendenti e se egli evocava di continuo la «questione settentrionale» era soprattutto perché pensava che le comunità del Nord dovessero collaborare nella loro lotta contro lo status quo post-risorgimentale.Oneto nutriva un sincero affetto per le terre padane, ma questo non gli impediva di apprezzare realtà molto diverse. Ha sempre creduto nel diritto della sua gente alla libertà, ma al contempo era persuaso che quell'indipendenza nulla avrebbe tolto ad altri popoli. Ha solo sognato un mondo più composito e colorato di quello definito dagli Stati nazionali e non è un caso se il suo ultimo libro è stato proprio dedicato all'inutile strage della Grande Guerra: quella che un tempo era detta la Quarta guerra d'indipendenza e che, in sostanza, portò solo lutti e dolore alle diverse popolazioni della Penisola.

Salvini a Brescia - Grimoldi Eletto - "Liberi di decidere fino all'indipendenza!"

Al PalaBanco di Brescia è il giorno del congresso della Lega Lombarda, con cui i delegati sarà eletto il nuovo segretario lombardo (Paolo Grimoldi, deputato, attuale commissario e candidato unico).  Presenti tutti i principali dirigenti della Lega, a partire dal segretario federale Matteo Salvini. Ingente la presenza delle forze dell'ordine attorno alla sede. Lo slogan, che campeggia in rosso sullo sfondo del palco richiama l'obiettivo storico del Carroccio: "Liberi di decidere fino all'indipendenza!". Aprendo i lavori, il deputato Guido Guidesi, ha ricordato un "amico che non c'e' piu'",Gilberto Oneto, che si è spento ieri dopo una lunga malattia. Oneto, è stato giornalista, amico e collaboratore del professore Gianfranco Miglio. A lui Il deputato del Carroccio ha chiesto di dedicare la giornata di lavoro di oggi. 

SALVINI -  Dal palco di Brescia Salvini è tornato a parlare dell'allarme terrorismo. "Io sono stufo delle fiaccolate e dei minuti di silenzio, che vadano a farle in Siria le fiaccolate". Matteo Salvini, si è detto convinto che ora contro il terrorismo occorre "reagire con le maniere forti e non con il dialogo". Al congresso della Lega Lombarda ha chiesto all'Ue di "chiudere le frontiere, non di controllarle". Prima di chiudere il suo intervento il segretario della Lega ha criticato il messaggio inviato ieri dal premier Matteo Renzi via Whattsapp contro un allarme-bufala sul terrorismo. "Se sei conseguente, dimettiti - ha affermato Salvini parlando del capo del governo -, perché la prima bufala sei tu". 
MARONI - Dal palco di Brescia il presidente della Regione Roberto Maroni ha rilanciato il referendum per una maggiore autonomia alla Lombardia. "Dobbiamo farlo e vincerlo", ha detto nel suo intervento, ricordando di aver chiesto al governo di svolgerlo con le amministrative della prossimo anno. "Ovviamente ci ha detto di no, vogliono boicottarlo - ha poi aggiunto - ma continuerò a chiederlo e se non ci consentiranno di farlo al primo turno delle elezioni di primavera, propongo di farlo il 24 aprile: giorno prima della Liberazione, cosi' ci liberiamo anche noi". Il governatore ha poi chiesto alla platea leghista di partire gia' da gennaio con la mobilitazione. "Ogni Comune deve avere un comitato per promuoverlo - ha detto - è una battaglia che non possiamo perdere".
BOSSI - "Se i terroristi arrivano sui barconi, non saprei, può darsi ma non lo posso sapere. Più grave è che e ci sia stata l'immigrazione e non c'è il lavoro". ha detto il presidente nazionale della Lega Lombarda Umberto Bossi, intervenendo al congresso nazionale in corso a Brescia. Secondo Bossi la mancanza di lavoro, porta alla disgregazione della società e quindi non c'è integrazione. E senza questa, c'è lo scollamento della società. "Non è un caso infatti - secondo il senatur - se molti foreign fighters sono partiti proprio dalla Lombardia" dove probabilmente erano venuti in cerca di un'occupazione. "La sinistra - conclude Bossi - questo lo ha sempre negato perche' voleva i voti". 

Cassano, un chilo di droga addosso al pusher

Cassano D'Adda (Milano), 21 novembre 2015 - In manette lo spacciatore della cintura in azione fra Cassano, Pozzuolo e Treviglio, nella Bergamasca. Fissati alla vita il 33enne di origini marocchine aveva due panetti di hashish, un altro era agganciato al polpaccio e altri due alle cosce,per un totale di un chilo.

La perquisizione, stamattina, è scattata dopo giorni di controlli e pedinamenti. Le pattuglie del Nucleo radiomobile dei carabinieri hanno fermato il pusher mentre si accingeva a un'importante consegna. Ora è in cella.
Commento: Ancora grazie ai carabinieri, ma cassano sempre piu Bronx e sempre piu invaso da "allegri migranti", grazie Sindaco

venerdì 20 novembre 2015

CASSANO D’ADDA Simulavano rapine per dividersi i «bottini» dei camion


Tre persone in carcere per simulazione di reato e furto aggravato. Un uomo di origine albanese aveva riferito di essere stato fermato e aggredito da due sconosciuti armati di pistola.


Di sicuro non è un attore nato. Ma è anche vero che il 33enne albanese che lo scorso due novembre ha raccontato di essere stato vittima di una rapina mentre guidava un camion pieno di materiale elettronico, è incappato nell’intuito dei carabinieri della compagnia di Cassano d’Adda, che non sono cascati nella scarsa prova di recitazione offerta dall’uomo, raggiunto ora da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, lui e due complici italiani di 41 e 61 anni pregiudicati per ricettazione, con accuse di furto aggravato in concorso e simulazione di reato.


Gli accertamenti
Lo straniero aveva riferito di essere stato fermato ed aggredito da due sconosciuti armati di pistola e col volto coperto che lo avevano costretto a consegnare il rimorchio su cui stava trasportando computer e materiale elettronico per 800 mila euro di valore. La «vittima» aveva concluso il suo confuso racconto riferendo di essere stato bloccato a Pioltello, a bordo della sua motrice, e condotto a Novegro, dove i «malfattori» lo avevano abbandonato dopo averlo immobilizzato. Tutto falso. Il rimorchio era stato trovato nella stessa giornata dalla Polstrada, lungo la tangenziale. I successivi accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo, hanno permesso di appurare che l’albanese era in combutta con i due italiani. A seguito di perquisizione dei 3, gli inquirenti hanno recuperato 5 bancali di indumenti e altri 4 di medicinali, tutta merce rubata, e tre sofisticati “jammer”, apparecchi in grado di schermare i rilevatori Gps.


CommentiUn sentito grazie ai Carabinieri per l'encomiabile lavoro che svolgono tutti i giorni.
Purtroppo grazie alle politiche della sinistra “buonista” anche di Cassano, i cittadini sono in balia di criminali e delinquenza di ogni livello e della peggiore risma.

Le sei ragazze musulmane che non fanno il minuto di silenzio


Sei ragazze decidono di non commemorare le vittime delle stragi di Parigi. Sei alunne di un istituto tecnico di Varese, tutte musulmane, figlie di immigrati nordafricani, lunedì mattina si sono alzate dal banco e sono uscite dall’aula durante il minuto di silenzio che nelle scuole d’Italia doveva rendere omaggio ai morti del Bataclan, dello Stade de France, dei bar parigini e di tutti i luoghi spesso affollati da loro coetanei. Un gesto plateale e isolato, del tutto controcorrente. Il fatto è accaduto all’istituto per periti commerciali «Daverio». 



Una realtà di 1.800 ragazzi, con un alto tasso di stranieri che arrivano da mezza provincia di Varese. Il clamore del gesto è stato tale che è stato oggetto di discussione persino al comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza ogni settimana convocato in prefettura e anche la Digos ha avviato accertamenti. Le ragazze hanno tutte 15 anni; un sesto ragazzo nordafricano, loro compagno di classe, è rimasto al suo posto rispettando il silenzio. La polemica è arrivata sui social network con commenti che hanno subito condannato senza mezzi termini l’atto di ribellione con parole crude e talvolta irriferibili, arrivando a chiedere l’allontanamento dall’Italia delle ragazze e delle loro famiglie. Ma Nicoletta Pizzato, preside dell’istituto «Daverio» legge l’episodio non in chiave fondamentalista ma alla luce delle inquietudini tipiche dell’adolescenza. 



«Volevano capire perché commemorare solo Parigi e non l’aereo russo o Beirut - ha detto la docente all’ Ansa - il gesto è stato una richiesta di aiuto a capire quale sia la discriminante nella valutazione dei morti; la scuola deve educare, formare e raccogliere gli interrogativi posti dagli alunni». Raccontano che le sei ragazze, finito il minuto di silenzio, siano rientrate in classe e sul loro gesto sia immediatamente partito un dibattito tra i ragazzi e i professori. Ma resta l’interrogativo di fondo: come possa essersi acceso nell’animo di sei giovanissime un imperativo talmente forte da spingerle a un simile gesto di disobbedienza davanti ai compagni con cui condividono ogni giornata.

giovedì 19 novembre 2015

Guardie padane, tra storia e giustizia 33 prosciolti 19 anni dopo i fatti

L’inchiesta iniziò a Verona con il procuratore Guido Papalia, che contestava l’associazione militare a scopi politici. Nella città veneta processo sospeso e atti trasmessi a Bergamo: il gup mette la parola fine. «Non luogo a procedere»



A dire se c’è mai stata un’organizzazione militare a scopi politici dentro la Lega Nord, sarà la storia. Non la giustizia italiana, che è stata lentissima: 18 anni dopo i fatti contestati dall’allora procuratore di Verona Guido Papalia, il gup di Bergamo Tino Palestra ha messo questa mattina la parola fine sulla vicenda giudiziaria delle Guardie Padane (salvo ricorsi della procura).

Il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere per 33 imputati: il sostituto procuratore Gianluigi Dettori chiedeva il processo per tutti con l’accusa di «associazione militare a scopi politici». Ma il tribunale avrebbe ravvisato una «scarsa continuità», nell’ordinamento italiano, sulla «punibilità del reato ipotizzato».

Una vicenda giudiziaria superata certamente dalla storia. I termini della prescrizione si sono allungati più volte perché, in molti casi, le difese avevano sollevato conflitti di attribuzione, visto che tra i primi indagati c’erano anche parlamentari europei e italiani, inclusi Marco Formentini e Umberto Bossi.

Il processo era finalmente iniziato a Verona nella primavera del 2014. Ma anche a dibattimento in corso, essendoci atti che rimandavano al territorio di Bergamo e Pontida per la fondazione delle Guardie Padane, gli avvocati avevano chiesto il trasferimento di tutto il procedimento proprio a Bergamo. Così è stato al termine dell’anno scorso. Ma dopo la richiesta della procura il gup ha chiuso la vicenda.

Cosa dice il CORANO a proposito di NOI infedeli!!!


lunedì 16 novembre 2015

Gli attentati di Parigi e la Fallaci «Scusaci Oriana, avevi ragione» Il risarcimento postumo è online

S u Twitter, su Facebook, sui social network, dopo l’apocalisse di Parigi è tutto uno «scusaci Oriana». Anzi, tutto no. La parte opposta se la prende aspramente, rancorosamente, con «il delirio della Fallaci», con «l’odio fallaciano». Uno ha scritto, come in una disputa teologica, contro il «fallacianesimo». Ma insomma, da una parte e dall’altra fioriscono le citazioni di Oriana Fallaci. Si vede nel massacro di Parigi il frutto della «profezia di Oriana». Si citano brani interi de La rabbia e l’orgoglio, un libro che ha venduto un numero incalcolabile di copie, che ha intercettato un umore popolare, che ha dato voce a un sentimento diffuso. E oggi, dopo anni di dimenticanza e di marginalizzazione, lo «scusaci Oriana» sembra essere la ricompensa postuma, il risarcimento per una sordità, quasi a considerare Oriana Fallaci come una intrattabile estremista. Mentre ora si vede che le sue diagnosi non erano poi così insensate.



Un passo della Fallaci molto citato: «Intimiditi dalla paura di andar controcorrente cioè d’apparire razzisti, non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione». «Brava Oriana», «Scusaci Oriana», «Non ti hanno voluto ascoltare Oriana», si batte e si ribatte sui social network. E giù anche con gli improperi di Oriana Fallaci sull’Italia molle e arrendevole, «l’avamposto che si chiama Italia» come lo definiva beffardamente lei: «avamposto comodo strategicamente perché offriamo buonismo e collaborazionismo, coglioneria e viltà». E sulla «coglioneria» s’alza la standing ovation dei fallaciani dell’ultimissima ora, o forse della prima perché compravano avidamente i suoi libri ma non avevano il palcoscenico di Internet sul quale esibirsi. E la profezia della Fallaci che viene rilanciata, e poi contestata, e poi brandita come un’arma della guerra culturale, e poi vituperata, e poi sventolata come una bandiera: «Ma presto si scateneranno. Molti italiani non ci credono ancora. Si comportano come i bambini per cui la parola Morte non ha alcun significato. O come gli scriteriati cui la morte sembra una disgrazia che riguarda gli altri e basta. Nel caso peggiore, una disgrazia che li colpirà per ultimi. Peggio: credono che per scansarla basti fare i furbi cioè leccarle i piedi».

E poi, la previsione più precisa, geograficamente circostanziata, in perfetta connessione con l’orrore che ha scosso la Francia: «Parigi è persa, qui l’odio per gli infedeli è sovrano e gli imam vogliono sovvertire le leggi laiche in favore della sharia». La Francia che non ha mai amato Oriana Fallaci. E bisognerebbe anche ricordare che in Francia la Fallaci, assieme a Michel Houellebecq molto prima che uscisse Sottomissione, fu messa sul banco degli accusati con l’imputazione, che assomiglia a una scomunica ideologica, di «islamofobia»: un’impostura intellettuale che diventa reato e che in Francia, nella Parigi che ieri è stata sconvolta dalla follia fanatica dei combattenti jihadisti, è diventata un’arma di ricatto per tacitare la «parola contraria», come direbbe Erri De Luca in un contesto peraltro completamente diverso. La Fallaci del dopo 11 settembre ha sempre diviso l’opinione pubblica: l’hanno amata e l’hanno odiata, hanno comprato milioni di suoi libri e l’hanno bollata come fanatica al contrario, come guerrafondaia scatenata, come una pericolosa incendiaria quando descriveva Firenze assediata e violentata dagli immigrati che orinavano sul sagrato del Duomo, con un’immagine aspra, violenta. Senza che nessuno si chiedesse: aspra ma vera? Violenta ma corrispondente alla realtà? Oggi, dopo il massacro di Parigi, quelle domande tornano di attualità e vengono assorbite e fagocitate da quel grande mostro onnivoro che è il mondo dei social network. «Scusaci Oriana» su Twitter. Neanche una «profezia» della Fallaci poteva arrivare a tanto.

Vive la france


Bastardi ISLAMICI !!


venerdì 13 novembre 2015

Prezzo del latte, Salvini attacca Serracchiani: «Non capisce una fava»



«La Serracchiani non capisce una fava. Qui con le quote latte non c’entra nulla ma si parla del prezzo del latte:avvisatela così evita di fare figure di m...». Così il segretario della Lega Matteo Salvini , durante un presidio degli allevatori Copagri a Milano. Il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani aveva detto: «La Lega più che marciare su Roma dovrebbe marciare a Via Bellerio, gli allevatori ancora oggi pagano le loro bugie sulle quote latte»



Matteo Salvini apre una confezione di latte e la beve pubblicamente, a favore di telecamere e passanti, per dire che lui consuma «solo latte italiano» mentre «le altre schifezze se le bevano gli altri». In piazza Cordusio, a Milano, il segretario della Lega è arrivato venerdì alle 13 per sostenere ancora una volta gli allevatori nella loro battaglia per un «prezzo del latte onesto». «Il governo dorme - ha attaccato Salvini -, i produttori agricoli chiudono perché lavorano sotto costo, sono schiavi delle multinazionali e dei supermercati. Qui ci vuole un po’ di orgoglio nazionale: bisogna andare a Bruxelles, da chi impone prezzi folli, a dire che è impossibile dare 35 centesimi al litro a chi munge la vacca e poi vendere a 1,5 euro latte nei supermercati che nella maggior parte dei casi arriva dall’estero».

«Comprate solo latte italiano»
Tra gli allevatori, Salvini ha lanciato un appello anche ai consumatori «perché controllino e verifichino, comprino e consumino solo made in Italy per aiutare la nostra gente che altrimenti chiude e licenzia». Dalla piazza dunque il leader del Caroccio è tornato a puntare il dito contro Palazzo Chigi, reo di «far finta di nulla. Dico a Renzi: se ci sei batti un colpo - ha detto Salvini - perché se l’Italia chiude Expo per nutrire il pianeta e poi chiude le sue stalle, il pianeta non penso che lo nutri con le alghe con gli insetti o con gli scarafaggi come vuole l’Europa. Noi siamo qua per dare una mano - ha concluso - siamo disposti a tutto anche ad andare a Roma a piedi o sul trattore per difendere non solo il latte, ma l’olio, la carne, le arance, il meglio del made in Italy».

Un solo nome per il centrodestra
Interpellato poi sulle prossime comunali, Salvini ha lasciato intendere che il centrodestra è vicino a identificare il proprio candidato sindaco di Milano. «Non ci sarà il toto-nome». «A breve uscirà il nome - ha detto - ci sono due o tre nomi validi, ne uscirà uno presto». Quanto alla composizione della rosa, Salvini ha chiarito che è aperta a extra-politici: «Non bisogna essere necessariamente politici o parlamentari».

L’ebreo accoltellato
Non potevano mancare le domande sul caso dell’ebreo accoltellato. «Bisogna verificare qualsiasi organizzazione islamica, riconosciuta o no, perché c’è tanta gente perbene ma anche chi perbene non è», ha detto Salvini, convinto che oggi gli «obiettivi sensibili sono 1,2 milioni di cittadini milanesi». Salvini ha collegato l’aggressione all’ immigrazione e al fondamentalismo islamico. «Quando dicevamo che con gli sbarchi rischiavamo di avere terroristi in casa - ha detto il segretario del Carroccio - ci prendevano per matti. Non vorrei che l’intifada dei coltelli fosse oggi a Lorenteggio. Bisogna controllare partenze e arrivi». Secondo Salvini non basta rafforzare la sicurezza solo per gli obiettivi sensibili della città, poiché «a questo punto i punti sensibili sono 1,2 milioni di cittadini milanesi». Di diverso parere il copresidente della Comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani, intervenuto a Effetto Giorno, su Radio 24. «Noi speriamo che sia un episodio isolato, certamente fatto contro un ebreo della nostra comunità, ma non è riconducibile a quello che sta succedendo, all’Intifada dei coltelli. Non abbiamo nessun elemento che lo possa confermare. Non si è sentito niente, non è stato rivendicato, la persona non ha detto niente in arabo come viene fatto di solito. Non c’è alcun tipo di segnale che possa essere collegato».