venerdì 27 febbraio 2015

Salvini, scontro con Forza Italia: «Ma le Regioni restano un cantiere aperto. Dipende dai programmi»

Il segretario leghista sull’alleanza elettorale col partito di Berlusconi: «Linee diverse a livello nazionale, però non ho rotto»


MILANO «Chi ha detto che io ho rotto con Forza Italia?». Matteo Salvini è in Toscana, alle prese con l’ennesima giornata con poche pause per respirare. Nel pomeriggio, a tenere banco è l’ipotesi di una rottura definitiva con Forza Italia. E allora, il segretario leghista parte con il chiarire i termini della questione. 



Non ha detto che con Forza Italia non è possibile un accordo? Molti, nel partito di Silvio Berlusconi, sembrano pensarlo. 
«No. Qualcuno mi ha chiesto della possibilità ad oggi di un accordo politico generale con Forza Italia. La domanda era: con chi si alleerebbe la Lega se si andasse a elezioni domani o la prossima settimana? E io ho risposto». 

Che cosa? 
«Che la settimana prossima, a elezioni politiche, la Lega andrebbe da sola. È un fatto: a livello nazionale abbiamo progetti che oggi sembrano non compatibili». 

Per quale motivo? 
«Beh, per esempio sui temi europei. Ad oggi, Forza Italia in Europa sta con Angela Merkel. La Lega sta con Marine Le Pen. È una visione molto diversa. Un punto di vista globale diverso. Sul nazionale, osservo solo che l’opposizione deve essere chiarissima: per esempio, mi dicono che parecchi senatori di Forza Italia erano assenti nella discussione sull’Imu agricola. Peccato». 

E sulle regionali? Si può invece ragionare? 
«Alle amministrative e alle regionali tutto dipende dai candidati e dai programmi. Dai volti che Forza Italia vorrà presentare. Per dire: oggi sono in Toscana. Ma qui, Forza Italia non ha mai fatto opposizione. L’opposizione, però, è una cosa seria, che dà credibilità. Da queste parti, per anni ha deciso tutto quanto la premiata ditta Renzi-Verdini. Dunque, noi abbiamo proposto il nostro candidato presidente, Claudio Borghi. Così come in Liguria abbiamo presentato una persona che la conosce palmo a palmo come Edoardo Rixi». 
Insomma, per la Toscana la partita è chiusa? 
«Chi vuole sostenere Borghi è il benvenuto. Inclusa quella parte di Forza Italia che non ha mai inciuciato. L’importante è che tutto avvenga nella chiarezza delle posizioni. Le Regioni sono un cantiere aperto a tutti coloro che dimostrano di avere omogeneità con noi». 
Resta il no al Ncd. 
«È chiaro, anzi chiarissimo, che se Forza Italia mi vincola ad allearmi con Alfano, il discorso cambia. Il Veneto dal governo Renzi-Alfano si è visto tagliare 300 milioni di euro e in cambio si è visto arrivare 2.000 immigrati. Bell’affare...». 
Il Veneto, appunto. Lì il problema è anche dentro la Lega. Che cosa succederà al vostro Consiglio federale di lunedì? 
«Succederà che Luca Zaia sarà indicato come il candidato presidente della Lega». 
E poi? 
«Beh, credo che a quel punto lui dira qualche cosa». 
Segretario, non può chiarirci meglio? 
«Guardi, fino a domani sera, io mi occupo soltanto della manifestazione in piazza del Popolo a Roma. Vogliamo far vedere a tutta l’Italia e a tutta l’Europa che l’Italia non è soltanto Renzi». 
A proposito. Non c’è il rischio che il segretario veneto Flavio Tosi venga contestato? 
«Non penso proprio». 
La preoccupa la contromanifestazione dell’area antagonista? 
«Io spero che, a differenza di quanto è accaduto con i tifosi olandesi, il sindaco, il questore e il prefetto garantiscano la tranquillità di tutti. Oltretutto, in piazza ci saranno mamme e papà con i passeggini... ». 

mercoledì 25 febbraio 2015

Madonnina, Lega in rivolta. Il dossier della Veneranda contro l’idea piazza Fontana

Milano, 25 febbraio 2015 - Tre fotografie sul sito internet del Duomo. Appaiono subito dopo la foto della riproduzione della Madonnina dorata che svetta e veglia sulla cattedrale, subito dopo la copiaattualmente in fase di realizzazione alla «Fonderia Nolana Del Giudice». Una fotogallery di 4 immagini. Breve, essenziale. Ma eloquente. Così la Veneranda Fabbrica del Duomo ha voluto ribadire le proprie ragioni. Quelle foto, infatti, immortalano sempre la stessa piazza: piazza Fontana. Sì, proprio la piazza che il Comune ha offerto alla Veneranda perché vi installasse la Madonnina bis per i 6 mesi dell’Expo. La piazza alternativa a piazzetta Reale, quella alla quale la stessa Veneranda ambiva e sulla quale è invece piovuto il veto della Sovrintendenza, recepito dal Comune. La linea dell’ente che dal 1387 si prende cura della cattedrale e delle sue guglie non cambia: «Nessuna polemica, non in casa di altri, non sulla Madonnina», come già scandito a più riprese dal direttore Gianni Baratta. Ma il dibattito a proposito del divieto d’accesso in piazza Reale opposto alla copia della statua simbolo della città non è sopito. Così la Veneranda ha voluto rappresentare le proprie ragioni in maniera, è il caso di dirlo, fotografica.
Che si vede in quelle istantanee? Si vede una piazza ostaggio di motorini e taxi in sosta, una piazza percorsa dai furgoncini dei corrieri espresso e dai mezzi della rimozione forzata in uso alla polizia locale, che proprio lì ha il comando centrale. Una piazza dallo skyline affollato da una gru gialla: c’è un cantiere. E dall’erba già consacrata alla memoria di vicende centrali nella storia nostra: la targa commemorativa di Giuseppe Pinelli. Il mesaggio è chiaro, ribadito, rafforzato: in una piazza così piena, la copia a grandezza naturale della Madonnina non ci può stare.
Per questo la Veneranda, venuta meno la location di piazza Reale, ha detto no alla controproposta del Comune, seppur relativa alla parte pedonale della piazza, preferendo esporre la statua all’interno del Duomo. Ma la polemica, come detto, non si placa. Oggi alle 16 la Lega Nord si ritroverà in piazza Reale per esporre un maxiposter che raffigura la statua più amata dai milanesi. Dalla Regione rilanciano la candidatura di piazza Città di Lombardia. L’assessore regionale Valentina Aprea definisce «umiliante il trattamento riservato dalla Giunta alla Madonnina»


martedì 24 febbraio 2015

"Alfano? Un incapace". E poi si rivolge a Berlusconi: "Decida con chi vuole stare"

Il leader della Lega: "Non mi alleo con un incapace". E al Cav: "Decida se vuole essere alternativo a Renzi"

"Non è una questione personale, Alfano non tutela minimamente i poliziotti che comanda e come ministro dell’Interno sta cercando di risparmiare chiudendo 250 posti di polizia e di ordine pubblico in Italia, e mi sembra ci sia bisogno di più ordine pubblico, i reati sono in aumento.


Il Parlamento ha approvato la depenalizzazione di decine di reati tra cui il furto, che è una roba da matti e solo italiana, e non muove un dito per limitare l’immigrazione clandestina. Non è un problema personale Salvini - Alfano, è che mi sembra, e sembra a detta della stragrande maggioranza degli italiani, un ministro assolutamente incapace, ed è chiaro che non posso fare alleanze politiche o tattiche con un ministro che non ritengo all’altezza". Il giudizio di Matteo Salvini nei confronti del leader di Ncd è netto e duro.
Intervenendo ai microfoni di RTL 102.5, il leader del Carroccio poi ha lanciato un messaggio a Silvio Berlusconi: "Io non sono più disposto a fare frittate, la coerenza viene prima di tutto. Noi stiamo combattendo una battaglia senza quartiere contro la Legge Fornero, ad esempio. Io settimana prossima chiederò un incontro con il Presidente della Repubblica per domandargli, per favore, di impegnare il Parlamento a discutere e cancellare la Legge Fornero. Non posso fare accordi con chi un giorno governa con Renzi e un giorno no, Berlusconi decida: se vuole essere alternativo a Renzi noi ci siamo e parliamo di Flat Tax, di studi di settore, di difesa del Made In Italy, quello che il Governo non sta facendo. Se vuole stare un po' di qua, un po' di là, lo fa senza la Lega".

Infine, a chi gli chiede se sia possibile un'alleanza anche con Landini, risponde così: "Io non guardo le etichette destra-sinistra, bado ai progetti: se c’è da abbattere la legge Fornero, regolamentare la prostituzione, semplificare le adozioni io mi alleo anche con Landini. Più di una volta ho chiesto un incontro a Beppe Grillo e lui non mi ha filato nemmeno di striscio. Peggio per lui, io lavoro sui temi e sui progetti, le distinzioni destra-sinistra sono roba vecchia".

Salvini: «Io sindaco di Milano? Prima o poi, se vorranno i milanesi»

Il leader della Lega ospite della trasmissione di Rtl "Non stop news" si dice pronto a candidarsi "se i milanesi lo vorranno



Matteo Salvini pronto a candidarsi alla poltrona di sindaco di Milano. A dirlo lo stesso segretario della Lega, ospite di Rtl, durante la trasmissione "Non stop News". "Ce l'ho nel cuore, nel sangue e nella carne, quindi prima o poi...", spiega il leader del Carroccio.

venerdì 20 febbraio 2015

Terrorismo, Borghezio: "Dobbiamo controllare le prediche nelle moschee"

L'europarlamentare leghista: "Occidente masochista, rischiamo il Califfato in Europa"

È un Mario Borghezio a tutto tondo che, raggiunto telefonicamente dal Giornale.it, non risparmia nessuno


Dall'Europa all'Onu, passando per Renzi, l'esponente leghista evidenzia l'atteggiamento arrendevole dell'Occidente verso l'islam e ammonisce contro il rischio di un'invasione, anche culturale.
Secondo Lei, per l’Italia, quanto è grave la situazione libica?
"Ci troviamo in una situazione di grande pericolosità. Siamo sotto il tiro diretto del califfato. Se da una parte è vero che le milizie islamiste sono ancora minoritarie, dall’altro lato l’Isis guadagna sempre più terreno. Corriamo un rischio gravissimo perché, come si sa, la Libia è proprio di fronte alla Sicilia e i miliziani sono già entrati in possesso delle armi che ancora ci sono negli ex depositi del regime di Gheddafi".
E le decisioni prese ieri dall’Onu la convincono?
"Si tratta di una soluzione poco comprensibile. Sinceramente, spero che gli inviati non vadano lì a fare i turisti, ma lo temo".
Quale sarebbe la soluzione?
"L’unica soluzione è il blocco navale della Libia perché, come ha rivelato anche il Telegraph, la principale arma dei miliziani sono l’invio di questi profughi e poveracci pronti a partire verso le nostre coste e tra loro possono nascondersi degli infiltrati. Bisogna, poi, fermare iniziative come Mare Nostrum o Triton che si sono verificate inutili a risolvere il problema e soprattutto, come chiede la Le Pen, sospendere Schengen. Il caso della fuga della moglie di Amedy Coulibaly è emblematico in tal senso".
Quindi l’Europa sta sbagliando tutto?
"L’Europa sta facendo una politica vile e ottusa e ha abbandonato le sue radici. L’Occidente sembra pervaso da una sorta di masochismo a causa dell’islam e rischiamo la conquista da parte del califfato. I primi a sbagliare sono stati Francia e Gran Bretagna che, con il loro intervento in Libia, hanno dimostrato grande stupidità e hanno terremotato tutta l’area geopolitica del Mediterraneo. Anche Renzi e ne capisce poco di politica estera. Fermo restando il giusto diritto dei popoli all’autodeterminazione riconoscere ora lo Stato della Palestina è alquanto problematico".
E all’interno dei confini europei qual è il principale errore dell’Europa?
"C’è un errore di fondo delle politiche europee basate sull’assimilazione degli immigrati che hanno generato i “migliori terroristi”, cioè quelli più temibili. È nelle moschee che vengono addestrati i possibili terroristi, anche europei, e poi preparati per la fuga. Bisogna essere inflessibili verso la propaganda jihadista ed è necessario consentire il controllo delle prediche perché il grido d’allarme lanciato anni fa dalla Fallaci è sempre più motivato."
Siamo di fronte a uno scontro di religione?
"Da parte dell’islam c’è il desiderio di conquistare, anche culturalmente, l’Occidente e da questo punto di vista non vedo di buon occhio nemmeno i matrimoni misti. Ma io al pessimismo della realtà oppongo l’ottimismo di chi non ci sta. Spero che gli europei, davanti alle decapitazioni e alle torture dei miliziani, aprano gli occhi. Già in passato le nostre forze navali hanno resistito a Lepanto al desiderio secolare degli islamici di invaderci".

Ai profughi 1000 euro al mese Agli italiani solo la spazzatura

Mantenere un profugo? Fino a 35 euro al giorno

Gli oltre 500 immigrati giunti a Bresso resteranno in Lombardia per un anno. Così l'accoglienza ha costi esorbitanti: verranno sborsati fino a 33 euro al giorno per ogni progugo. Intanto le italiane sono costrette a fare la spesa frugando nella spazzatura
Quando «emergenza» era la parola magica per scavalcare procedure e controlli, in un appartamento di 35 metri quadrati dell'estrema periferia romana ne erano stati accatastati dieci, garantendo un reddito di oltre 12mila euro al mese a chi li ospitava.
In seguito alla direttiva ufficiale del maggio 2012, lo Stato in Italia ha stipulato convenzioni con strutture controllate e interlocutori comprovati, sborsando al massimo 46 euro al giorno a profugo: 40 destinati a vitto e alloggio e gli altri 6 dovrebbero essere destinati all'assistenza.
A Milano, invece, la convenzione prevede un rimborso giornaliero base di 30 euro per ogni adulto e minore accompagnato che riguarda esclusivamente vitto e alloggio; 35 euro solo per chi viene ospitato all'ex Cie di via Corelli (143 posti) che essendo un posto decentrato, lontano dai mezzi pubblici, prevede anche il costo dei piccoli pullman da 20 persone per gli spostamenti. Che si traducono comunque in ben 900 euro al mese per ciascun profugo. E se pensiamo solo al fatto che a Milano finora sono passati ben 55mila immigrati di questo genere e i posti convenzionati con la prefettura nelle 13 struttura (compresa via Corelli), sono 550, ne viene fuori una cifra enorme anche quando i centri di accoglienza non sono pieni zeppi.
«Il contributo statale - ci spiegano a Palazzo Marino - va ai gestori delle strutture d'accoglienza per i cambi delle lenzuola, i kit igienici e il vitto. Sotto la Madonnina non è previsto il cosiddetto pocket money, cioè qualche spicciolo da tenere in tasca per le piccole spese, la convenzione con l prefettura è stata stipulata. Del resto i siriani, ad esempio, arrivano con il loro denaro e al massimo chiedono di poter ricaricare il telefono alla presa elettrica. Inoltre non restano più di 5 giorni perché non hanno alcuna intenzione di rimanere in Italia dove infatti si guardano bene dal chiedere asilo politico».
Ma tutti gli altri? Ad esempio i 500 profughi provenienti dall'area sub sahariana che sono arrivati a Bresso tra mercoledì e ieri, tutti intenzionati a chiedere asilo quindi a restare qui? Saranno ospitati in Lombardia per almeno un anno, il tempo necessario perché lo Stato decida quale stato riconoscere loro: se rifugiati o asilanti.
Capitolo a parte quello dei minori non accompagnati, cioè soli, che arrivano in Italia senza genitori. Per ciascuno dei quali lo stato sborsa ogni mese 2400 euro, senza contare i contributi messi a loro disposizione, denaro che li accompagna fino al compimento della maggiore età e dell'inserimento al lavoro?
Tutto questo, naturalmente, se non si decide di aprire l'enorme, infinita parentesi dei costi di logistica sostenuti dallo stato italiano per un profugo dal momento in cui mette piede nel nostro paese fino a quando raggiunge la città in cui risiederà stabilmente come richiedente asilo.
Secondo il sito affariitaliani.it il prefetto di Milano Paolo Francesco Tronca, dopo aver accolto i 500 giunti a Bresso, avrebbe chiesto a Roma di fermare l'arrivo di profughi sotto la Madonnina e in tutta la Lombardia, visto l'approssimarsi di un evento a rischio come Expo. Sarebbe infatti «troppo alto il rischio durante l'Esposizione universale, troppo costante l'emergenza sicurezza visto il tipo di evento». Purtroppo sembra che quello di Bresso sia solo un «antipasto» di quello che ci aspetta in primavera. Gli osservatori internazionali parlano infatti di 200mila persone nei campi profughi della Libia, pronte a partire verso l'Italia e incoraggiate dalle milizie jihadiste che si stanno impadronendo del Paese dall'altra parte del Mediterraneo.

giovedì 19 febbraio 2015

Contro l’Isis mandiamo Boldrini, Vendola e Kyenge di Emanuele Ricucci

ISIS in Libia? Italia a portata di Scud? Immigrazione incontrollata? Niente paura. Ci sono gli uomini dell’ A-CHIC

Qualche anno fa gli uomini di un commando specializzato operante in Italia, vennero condannati ingiustamente a dire la loro. Evasi da una fumeria d’oppio di massima sicurezza si rifugiarono a Roma, vivendo in piena istituzionalità. Sono tuttora in libertà, ma se avete un problema che tutti vogliono risolvere, un Isis di troppo o flussi immigratori incontrollati e più che mai pericolosi, potete ingaggiare il famoso A-CHIC.

Fanti addestrati all’assalto col nulla, efficace strumento di disarmo culturale. L’A-CHIC, opera in condizione di istituzionalità in teatri di conflitto tra logica e buon senso. Nucleo sceltissimo, come le fettine al Supermarket di fiducia, del 1 Reggimento Pacifinti intitolato alla Colonnella Laura Boldrini, nome in codice “Presidenta”, che per prima ispirò il folleggiante vuoto retorico dal mix di sapori vagamente francescano e dal gusto di pizza con brie e smarties, la cui contro saggezza appare all’ingresso della rossa caserma in cui è di stanza l’A-CHIC, come motto del corpo sciolto: “Non si può offrire servizi di lusso ai turisti e trattare male i migranti”.



Oggi, l’A-CHIC, assieme agli uomini del Reggimento Pacifinti, saranno impiegati per il non contrasto all’immigrazione selvaggia. Questa la volontà di Matteo Renzi, il quale, nell’attesa di scegliere se essere interventista o menefreghista e appresa la notizia che i miliziani jihadisti dell’Isis, conquistata Sirte sulla costa Libica, ad appena 500 chilometri dalle coste italiane a portata dei loro missili SCUD (Siluri Colorati Unici e Divertenti), abbiano la vaga intenzione di infiltrare tra le nuove migliaia di immigrati in rotta verso l’Italia dei martiri pronti al sacrificio, pare… pare abbia iniziato a sentire l’urgenza di proiettare nel cielo notturno di Roma, un fascio di luce con il simbolo di Twitter, segnale inconfondibile di una richiesta di aiuto.

Stando alle prime fonti, l’A-CHIC, percepito il messaggio inequivocabile, avrebbe risposto, iniziando a prepararsi per la guerra totale. In una nota, vengono dichiarate le prime contromosse del nucleo combattente:

non difendere i confini del Sud, giammai in assetto armato, non intervenire militarmente in Libia, bandire le letture di Oriana Fallaci, chiedere (in ogni caso) le dimissioni di Silvio Berlusconi da Presidente del Consiglio, cambiare le parole della Canzone del Piave in “Il Piave mormorò, passa lo straniero” – per non disturbare le trattative e non turbare la sensibilità dei migranti con rigurgiti d’odio fascista, a cento anni dall’interventismo italiano nel primo conflitto mondiale, ma soprattutto,non bloccare assolutamente, né irreggimentare, neanche lievemente e in nessun modo possibile, l’immigrazione eccessiva, dagli effetti, ora più che mai, pericolosi e incontrollabili, che proviene proprio dalla Libia.

Soddisfazione dal mondo istituzionale. I servizi segreti italiani, nel frattempo, rendono noto che “Mai il nostro paese è stato così esposto (al pericolo diretto)”. Parole che pesano come macigni, astratte da un dossier (non più) segreto, reso pubblico dal Corriere della Sera: “Le ultime stime: parlano di 600mila stranieri presenti in Libia, 200mila già sistemati in cinque campi di raccolta e pronti a imbarcarsi, ma parlano soprattutto di circa 7mila combattenti di Ansar Al Sharia che hanno aderito all’appello del Califfo e stanno marciando per conquistare il Paese“.

“Siamo a Sud di Roma”, questa la spaventosa contro dichiarazione degli incappucciati jihadisti. Nell’attesa che superino indenni il traffico del Raccordo Anulare, il Governo, ha reso nota la necessità di organizzare una controffensiva verso i macellai del califfato, convinti a maltrattare il Papa come i lanzichenecchi nel Cinquecento, distruggendo, estirpando, uccidendo, freddando la coscienza civile e culturale millenaria del Vecchio Continente cattolico.

La residua dignità italica, quindi, è in mano al nucleo istituzionale A-CHIC, forte di uomini e donne in tutto il Paese. Armati di tutto punto con AK-Quarantaniente, fiori nei cannoni – scelti accuratamente tra piante a cinque punte tipiche delle zone caraibiche -, retorica da eccessi di progresso multiculturale ed equo-solidale, valore del valore, sembra che il gruppo sia pronto alla controffensiva.

Gli Sniper, cecchini scelti, addestrati in anni di retorica senza fondo, Vendola e Kyenge, nome in codice “Zeppola e cime di rapa” e “Leghista del Sud”, stanno effettuando tiri per calibrare fiori e fucili: “Contro Isis mettere in campo strategia vera, si ragioni con serietà. sull'Onu e diplomazia internazionale si muovano rapidamente” ed ancora: “Libia in guerra, Europa pronta a difendersi in mezzo il mare e le vittime! O cadi nelle mani degli safisti o finisci in fondo al mare o  a Saviano”. Già da tempo nel nucleo di non intervento, fanti addestrati come Gino Stradache, fulgido esempio, si vergogna di essere italiano: “Io mi vergogno di essere italiano, mi vergogno di far parte di questa Europa indifferente alle sofferenze e complice di stragi” eRomano Prodi, nome in codice “Mortadella”: “Un’azione militare rischiosa e non sostenibile”.

Il team “sinistro” è pronto con il suo niente istituzionale, culturale, con la sua illogica da combattimento a difendere i confini d’Italia ma soprattutto a “spezzare la reni alla Libia”, parola, di Mussoliniana memoria, dello stratega del gruppo combattente, l’improvvisato e sempre fuori luogo, Beppe Grillo, esperto di disarmo col nulla, micidiale armamento in dotazione alla feroce falange “Pentastellata”, da lui stesso governata.

Un bombardamento a tappeto, con mezzi leggeri e superficiali, quello degli uomini dell’A-CHIC che ha mietuto già le prime vittime italiane.

mercoledì 18 febbraio 2015

Salvini a Radio Padania: "Italiani vittime ​di pulizia etnica

Il leader della Lega agli italiani: "Se vi sentite discriminati perché avete di fronte l’albergo che ospita cento fancazzisti immigrati, chiamate l’ufficio anti-discriminazione del governo"

Affiancato dal direttore di Radio Padania, Matteo Salvini ha chiamato in diretta l’ufficio anti-discriminazione del governo. "Ci stanno chiamando tanti pensionati italiani perché si ritengono discriminati perché le prefetture non mettono a loro disposizione alberghi dati a richiedenti asilo, possiamo dare il vostro numero?", ha chiesto il capo del Carroccio al funzionario che ha risposto.



"È in corso un’operazione di sostituzione etnica, l’Europa sta coordinando questa operazione, italiani discriminati, vittime di pulizia etnica, sostituzione etnica, chiamatala come volete, una sostituzione popoli, se vi sentite discriminati perché avete di fronte l’albergo che ospita cento fancazzisti immigrati, chiamate l’800 90 1010", ha detto Salvini. Che poi ha aggiunto: "L’Italia è un mondo al contrario, visto quello che sta accadendo dovrebbe esserci anche un ufficio anti-discriminazione italiani. Mi sono dimenticato di fare quello che bisogna fare in queste telefonate, dirgli "Salutami la Boldrini"".


Lombardia, sì alla proposta di referendum per l’autonomia


Il Consiglio della Regione Lombardia ha approvato il referendum consultivo concernente l’attribuzione alla stessa Regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Su 79 aventi diritto al voto i sì sono stati 58, compresi quelli dei grillini, e i no 20. Un astenuto. Tra i «sì» anche l’esponente del Pd Corrado Tomasi. Il quesito chiede «volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?». Il referendum, secondo le prime indicazione, potrebbe essere indetto tra ottobre e novembre. Sfumato l’accordo cercato, nella serata di martedì, dalla maggioranza con il Pd che ha votato no al referendum. In fase di trattativa il Pd aveva chiesto al governatore Roberto Maroni di andare a Roma a cercare un accordo prima di dar vita al referendum. Maroni aveva proposto invece all’opposizione di votare sì al referendum, dichiarandosi disposto tuttavia, prima di dar luogo al quesito, a cercare una intesa con il Governo.



I grillini votano con il centrodestra

Per il M5S lombardo, che al Consiglio regionale della Lombardia ha votato «sì» insieme con il centrodestra, «una scelta così importante va presa insieme ai cittadini». Il capogruppo del M5S Andrea Fiasconaro nella dichiarazione di voto ha anche ribadito la portata «innovativa» del voto elettronico per la consultazione popolare e ha invece accusato il Pd di aver «gestito in modo pessimo» questa partita.

La festa della Lega

Intanto, una trentina di Giovani padani, assieme a qualche consigliere lombardo della Lega, ha festeggiato fuori da Palazzo Pirelli l’approvazione in Consiglio regionale della proposta di referendum per chiedere una maggiore autonomia della Lombardia. I leghisti hanno esposto uno striscione con scritto `Freedom for Lombardia´ e, al grido «libertà libertà» e «vogliamo l’indipendenza», hanno stappato diverse bottiglie di spumante.

martedì 17 febbraio 2015

"Profughi" in Lombardia. In arrivo 500 dalla Libia

Milano, 17 febbraio 2015 - Come da previsioni,l’avanzata delle milizie jihadiste dell’Isis in Libia sta provocando una nuova ondata di sbarchi sulle coste italiane. Sono cinquecento i profughi attesi inLombardia già nelle prossime ore. Si tratta dimigranti già identificati nei centri d’accoglienza siciliani, dove sono approdati dopo aver sfidato il mare su barconi partiti proprio dalla Libia. La maggioranza di loro sarebbe però di nazionalità siriana ed eritrea, tra quelli in arrivo in Lombardia non ci sarebbero, quindi, profughi libici.
Tutti e cinquecento saranno in un primo momento accolti nell’hub di Bresso per essere poi smistati nei capoluoghi lombardi, a seconda delle quote decise dalle Prefetture. Milano ne dovrebbe accogliere 70,l’hinterland milanese altri 150. Il resto lo faranno le altre province. Ma fino a ieri sera i Comuni erano ancora in attesa di notizie certe dai Prefetti: «Abbiamo appreso dell’arrivo di cinquecento profughi – spiegava l’assessore milanese alle Politiche Sociali, Pierfrancesco Majorino –, ma non ci è ancora stato comunicato ufficialmente come saranno ripartiti». 
Un’emergenza, l’arrivo di centinaia di migranti in fuga dalla guerra e dalla fame, che va riacutizzandosi proprio quando sembrava sopita. Nell’ultimo mese, infatti, gli arrivi a Milano e Lombardia erano significativamente calati: solo nel capoluogo, nelle ultime quattro settimane, si è passati da 150 a poche decine di arrivi giornalieri. L’emergenza accoglienza è scattata il 18 ottobre del 2013. E da allora si sono inanellati numeri da capogiro: 55.494 i profughi accolti a Milano, tra i quali 39.143 siriani, 13.047 eritrei e 3.304 migranti provenienti dai Paesi del Maghreb.

Ben 12.778 i minorenni. I profughi invece accolti in tutta la Lombardia, sempre dal 18 ottobre del 2013 ad oggi, sono 130mila. Pochi quelli che hanno scelto di restare qui: a Milano, nelle strutture messe a disposizione dal Comune in accordo con gli enti religiosi e le associazioni del terzo settore, si contavano fino a ieri 280 persone. Siriani ed eritrei puntano infatti a raggiungere i Paesi del Nord Europa e considerando l’Italia una tappa di passaggio, una tappa obbligata. Attenzione, però: l’avanzata dell’Isis in Libia e l’alzarsi del livello d’allerta sul terrorismo in tutta l’Unione Europea potrebbe provocare, ora, un irrigidimento delle procedure col risultato di rallentare il passaggio dei profughi dall’Italia ad altri Paesi del continente. Per ora la macchina dell’accoglienza è in grado, in Lombardia, di assorbire i nuovi arrivi, ma non sono esclusi impasse se questi dovessero intensificarsi.

Matteo Salvini, la proposta a Beppe Grillo e M5S: "Alleiamoci per rottamare l'euro"

La mano tesa a Berlusconi per bloccare Renzi, la proposta di alleanza a Grilo per affondare l'euro, la stoccata a Tosi e Ncd per "blindare" le alleanze della Lega Nord alle prossime elezioni regionali in primavera. Intervistato da Italia Oggi, il segretario federale leghista Matteo Salvinitraccia la strada del Carroccio per le prossime settimane e rilancia ipotesi suggestive, come la possibile intesa anti-euro con il Movimento 5 Stelle, sperando che il suo leader "per una volta vada fino in fondo". Reduce dalla cena del lunedì ad Arcore con Silvio Berlusconi e Renato Brunetta, Salvini lascia intendere che un fronte comune in Parlamento con Forza Italia è alla portata, ma restano le grane per così dire strategiche sulle alleanze. In Veneto la Lega non vuole Ncd (a costo di creare tensioni con il segretario della Liga veneta Flavio Tosi) ma in Campania Berlusconi vuole allearsi con gli alfaniani per evitare di perdere la poltrona di governatore di Caldoro. Come se ne esce?

L'asse con Berlusconi - Con Forza Italia "non c'è ancora un progetto politico. E' presto per parlarne". Ma l'obiettivo per il momento è creare un fronte comune in Parlamento contro il governo e la maggioranza: se Lega e azzurri voteranno insieme, spiega Salvini, "alcune delle schifezzeportate avanti da Renzi si fermeranno, a partire da tutti i decreti su economia, fisco, banche, giustizia e Costituzione". I numeri ci sono? "Non lo so - ironizza il segretario federale del Carroccio, ma non troppo -, dipende dallo shopping serale di Renzi che ogni giorno porta a casa quattro o cinque parlamentari. Se deve nascere un progetto alternativo a Renzi, deve esserlo veramente e non a settimane alterne". I temi su cui creare questo progetto alternativo sono pochi e ben definiti, come l'agenda che da mesi lo stesso Salvini sta portando avanti (con successo a giudicare dai sondaggi): "LavorofiscoimmigrazioneriformeEuropa". Al Senato, secondo il leghista, il governo non ha i numeri per far passare il decreto Boschi e le riforme istituzionali, "a meno che vada a raccattare altri 20 senatori. Siccome però siamo in Italia, mai dire mai". Da Forza Italia non si aspetta più alcun tipo di appoggio esterno al premier: "La mia chiara percezione  - spiega Salvini reduce dall'incontro di lunedì ad Arcore - è stata che Berlusconi era consapevole del fatto che Renzi lo ha usato. Immagino quindi che non dimentichi in fretta".



Il rebus delle alleanze - Nel centrodestra però resta il problema delle alleanze alle regionali. Salvini ha detto no a Ncd in Veneto, chiudendo alle proposte dell'altro leader leghista Tosi. "Non sono io che non voglio Ncd, è il partito di Alfano che sta governando con Renzi. Ncd è al governo e sta togliendo i soldi per gli ospedali, le scuole e le strade del Veneto. Come faccio io ad allearmi in Veneto con chi a Roma toglie i soldi al Veneto? Sarebbe palesemente in contraddizione". E allo stesso Tosi che ha detto che potrebbe fondare un suo partito, Salvini risponde secco: "Non mi sembra che sia un momento in cui in Italia c'è bisogno di nuovi partiti. Io non ho alcun tipo di disagio e i nostri militanti e gli elettori neanche. Però vedrò Tosi questa settimana e ne parleremo".

"Grillo, alleiamoci contro l'euro" - Lo sguardo di Salvini però va oltre le elezioni di primavera. Guarda a una possibile crisi di Renzi e a un ritorno alla urne anticipato. "Andremo al governo e rottameremo l'euro, con l'aiuto di Grillo oppure da soli". "Al leader del M5S ho proposto più di una volta un incontro, ma lui ha sempre rifiutato - spiega ancora il leghista -. Il suo problema è che non va mai fino in fondo. Ma più che lui il problema sono i suoi parlamentari, perché non c'è un programma, non c'è un'idea chiara, e quindi nel M5S ognuno va per suo conto".

lunedì 16 febbraio 2015

Sondaggio Ipsos, gli elettori vogliono Salvini leader del centrodestra

Bene la svolta nazionale, sì a Matteo Salvini leader del centrodestra.Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera la nuova linea del segretario della Lega sta dando i suoi frutti tanto che nelle ultime settimane si è registrato un vero e proprio testa a testa con Forza Italiaper il primato nel centrodestra (entrambi i partiti sono dati tra il 13 e il 14 per cento). La svolta nazionale, infatti, sembra convincere gli elettori, soprattutto quelli del Sud e delle isole dove il 40 per cento vede positivamente questo cambiamento di prospettiva. 



Conquista del Sud - In particolare, l'ipotesi ventilata dal segretario del Carroccio di correre alle regionali Centrosud con il simbolo "Noi con Salvini" se ottiene il 36% di dissenso contro il 29 di consenso (comunque altissimo), convince invece il 78 per cento degli elettori leghisti e il 59 di quelli azzurri e un terzo dell'elettorato meridionale. A dimostrazione del fatto che Salvini è molto amato dalla base. 

Coalizione - Per quanto riguarda la leadership nel centrodestra, la candidatura di Salvini è ben vista dal 45 per cento degli italiani contro il 36 per cento che si dice scettico. Sorprendente che proprio tra gli elettori di Forza Italia quasi il 90% ci creda fortemente. Del resto Salvini sembra l'unico in grado di rendere competitivo il centrodestra contro il Pd diMatteo Renzi

venerdì 13 febbraio 2015

«Che Grecia che cazzo ha ? Le isolette e il formaggio»"

SERIATE (BERGAMO) – Il segretario della Lega Nord presenta il suo libro “Salvini dalla A alla Z” a Seriate, in provincia di Bergamo. Qui, il leader del Carroccio inizia a parlare della situazione della Grecia e si lascia andare ad un espressione un po’ colorita. Il paragone è tra il paese governato da Tsipras e l’Italia: “La Grecia? E che c…o c’ha? Qualche isoletta e del formaggio. Noi abbiamo le industrie”, spiega Salvini. 

mercoledì 11 febbraio 2015

Le proposte di Salvini a Silvio: meno tasse, meno Europa

Matteo Salvini ha preso carta e penna e ha scritto al direttore del Foglio, Claudio Cerasa, proponendo i dieci pilastri per l'accordo della Lega con Silvio Berlusconi. Si tratta, spiega il leader del Carroccio, di dieci spunti e dieci provvedimenti che andrebbero fatti con urgenza.
Eccoli.

Primo punto: meno Europa. Nel nome del "Più Europa" si sono accettati provvedimenti che hanno messo in ginocchio la nostra economia. La distruzione della domanda interna attuata con tagli e tasse aveva un solo scopo: riequilibrare la bilancia commerciale che era in costante deficit per colpa di una moneta (l' euro) troppo forte per la nostra economia. Riducendo i consumi si sarebbe importato di meno senza impattare sulle esportazioni. L' obiettivo è stato raggiunto ma a costo di mettere in ginocchio il lavoro e la produzione. Il principio che è stato dispiegato con cinismo da un partito che osa dichiararsi di sinistra è che in mancanza di flessibilità di cambio la competitività può essere riconquistata solamente per mezzo dell' abbattimento dei costi di produzione, vale a dire con la compressione di stipendi e salari. La difesa dell' euro si attua quindi sulla pelle degli italiani, creando a bella posta disoccupati e fallimenti mentre il riequilibrio potrebbe attuarsi in modo naturale con un cambio flessibile. La prova dell' importanza del cambio si è avuta con la rivalutazione del franco svizzero che, pur non essendo estrema come l' euro ha già messo in difficoltà anche un paese efficiente e organizzato come quello elvetico.
Consentire la distruzione del reddito distorce anche il concetto di inflazione come eravamo abituati a considerarlo: infatti anche in presenza di prezzi stabili (o addirittura in calo) se il reddito si riduce fortemente ecco che il potere d' acquisto svanisce. Un prodotto che costa 100 apparirà doppiamente caro per il lavoratore che sarà stato costretto ad un dimezzamento di stipendio. In pratica 100 per cento di inflazione pur con prezzi immobili. Anche la rata del mutuo, se pur bassa, diventa insostenibile se il reddito si dimezza. Pertanto fuori dall' euro il prima possibile, possibilmente concordando l' uscita con i partner europei, per riequilibrare la nostra competitività e riconquistare per mezzo della sovranità monetaria l' autonomia di manovra per attuare politiche anticicliche. Si intende anche recuperare la nostra democrazia riprendendo l' autonomia legislativa necessaria per poter attuare ogni azione a tutela del nostro lavoro e della nostra impresa. Le problematiche legate all' uscita dall' Euro (che, ricordiamo, potrà essere attuata solo con un' iniziativa di governo, non certo con un referendum) sono complesse e stiamo da un anno informando capillarmente la popolazione con un manualetto distribuito in centinaia di migliaia di copie e scarica bile gratuitamente sul sito bastaeuro.org.


Secondo punto: più vicini ai piccoli. Il governo Monti -Letta -Renzi ha fatto solo l' interesse delle grandi imprese globalizzate e delocalizzate, di qui il plauso costante di Confindustria. La Lega invece è conscia che il nostro punto di forza sono le piccole medie imprese che hanno sinora resistito continuando a tentare di produrre sul nostro territorio senza delocalizzare. La nostra politica economica sarà disegnata su di loro con interventi di forte detassazione e semplificazione normativa in modo che, insieme al recupero della sovranità monetaria, produrre in Italia diventi semplice e conveniente. La chiave del nostro modello sarà la produzione domestica, non certo l' importazione di beni di scarsa qualità prodotti chissà dove. Se molti imprenditori italiani hanno deciso di delocalizzare salvando i propri profitti a scapito dei posti di lavoro si preparino a fare marcia indietro perché è nostra ferma intenzione costruire velocemente le condizioni per un percorso inverso.
In quest' ottica inoltre ci opporremo con forza al disegno di far diventare le banche popolari facile preda di istituti stranieri: il voto capitario, se pur strumento perfettibile, ha consentito la simbiosi banca -territorio necessaria per la prosperità di intere regioni. In teoria potrebbe diventare un modello addirittura per la futura Banca d' Italia statale e di proprietà popolare con un' azione dell' istituto di emissione inalienabile e assegnata per nascita a tutti i cittadini.


Terzo punto: pagare meno (prima) per pagare tutti (dopo). Il costante aumento delle aliquote ha portato come risultato una costante riduzione della base imponibile con primi preoccupanti segni di calo di gettito in corrispondenza di imposizioni più elevate. Anche in questo caso l' impostazione della Lega è del tutto contraria e proponiamo una terapia shock per mezzo dello strumento della flat tax. Un' unica aliquota molto bassa uguale per tutti, con una deduzione fissa su base familiare renderà dichiarare i propri redditi semplice e conveniente.
Anche i controlli saranno semplificati e velocizzati consentendo una verifica a tappeto e di fatto debellando l' evasione e l' elusione, non più giustificata vista la ragionevolezza del tributo richiesto e il timore di sanzioni pesantissime. La maggiore contribuzione dei "ricchi" recuperati dall' area grigia dell' elusione consentirà lo sgravio per tutti come sempre accaduto ogni volta che questo sistema è stato adottato. Anche qualora non si ottenga lo sperato recupero di elusione ed evasione l' impatto sul gettito sarebbe limitato, riportando semplicemente la pressione fiscale a livelli vicini a quelli della Germania con conseguente rilancio per l' economia e aumento delle entrate fiscali. I debiti si ripagano col lavoro e con la crescita: considerare le coperture dei provvedimenti fiscali ex ante senza valutare l' impatto di tali provvedimenti sull' economia è un semplice metodo perché nulla mai cambi.


Quarto punto: spendere per produrre. La politica dei tagli di spesa in recessione ha portato solo più disoccupazione e più recessione con la conseguenza di far crescere (invece che calare) i rapporti di debito e di deficit sul Pil, vanificando così ogni sforzo. Spendere per il gusto di farlo però sarebbe una follia dato che la spesa italiana è largamente inefficiente. Occorre sostituire il sussidio alle regioni arretrate (che provoca le enormi disparità di costo a parità di prestazione) con spesa produttiva, in modo da creare lavoro vero. In attesa del rilancio "naturale" dell' industria con il recupero della sovranità monetaria si potrebbero creare fabbriche e coltivazioni mirate alla produzioni di beni esclusivamente importati da paesi extra Ue. In quest' ottica rientrerà anche (come extrema ratio) l' eventuale nazionalizzazione di imprese strategiche e/o produttrici di beni richiesti dal mercato ma momentaneamente in crisi per colpa dell' Unione Europea. Non possiamo tollerare che si ripetano casi simili alla TRW di Livorno in cui una ditta tedesca, di proprietà pubblica, chiuda improvvisamente uno stabilimento di eccellenza dopo averne duplicato all' estero i processi industriali e lasciando senza lavoro più di 400 famiglie. La spesa necessaria alla riconversione delle imprese o, nel caso della produzione di beni abitualmente importati, alla copertura della realizzazione "sottocosto" di tali beni (se fosse conveniente produrre a prezzo pieno lo farebbero i privati) consentirà di rimettere in circolo denaro, contrastando al contempo lo squilibrio della bilancia commerciale perché si ridurrebbero le importazioni. Il tutto ovviamente sotto ferreo controllo e trasparente rendicontazione accessibile a tutti per evitare che si ricreino centri di spesa slegati alla performance aziendale di prodiana memoria. In pratica si otterrebbe creando lavoro quello che Monti ottenne distruggendolo.

Quinto punto: politiche anticicliche mirate alla piena occupazione. I governi Monti Letta e Renzi hanno attuato politiche pro cicliche che hanno creato disoccupazione.
In recessione l' austerità è suicida. I trattati europei (Fiscal Compact in primis) devono essere subordinati alla sostenibilità economica e alla priorità della ricerca della massima occupazione, esattamente come recitano i mandati di banche centrali che agiscono in cooperazione con il governo come ad esempio la Federal Reserve. Lo stato deve pertanto essere in grado di poter avere flessibilità di bilancio (meno tasse o maggior deficit) qualora l' economia risulti in recessione e il tasso di disoccupazione sia superiore alla disoccupazione fisiologica. A tal proposito abbiamo già provveduto a depositare un emendamento alle leggi di modifica costituzionale attualmente in discussione perché sia sancito il predominio delle necessità economiche dello stato rispetto a qualsiasi trattato europeo.


Sesto punto: abolizione della legge Fornero. Il primo "regalo" di Monti fu la legge Fornero e quindi dev' essere una delle prime cose ad essere spazzata via. Un sistema previdenziale che diventa contributivo ma al contempo lascia i lavoratori privi di un lavoro e della pensione è assurdo, barbaro e deve essere abolito. Il concetto stesso di pensione contributiva dovrebbe comportare la possibilità di andare in pensione a qualsiasi età, ovviamente con una pensione corrispondente ai contributi versati e attualizzata all' aspettativa di vita. In buona sostanza in ogni momento il cittadino deve essere libero di poter riavere i propri contributi scegliendo se ottenere un assegno basso ritirandosi dopo meno anni lavorativi oppure una pensione più elevata lavorando più a lungo. Evitare il forzato mantenimento al lavoro di persone in avanzata età aiuterebbe anche il necessario ricambio generazionale. In nessun caso un lavoratore può essere "esodato" senza stipendio e senza pensione.

Settimo punto: no Ttip. Mentre il Pd manda Gianni Pittella in missione con lo scopo di accelerare le trattative sul trattato di apertura transatlantica dei mercati nessuno ha informato delle conseguenze che una simile pazzia potrebbe avere. Spalancare ulteriormente l' Italia alla concorrenza estera mentre la nostra industria, la nostra agricoltura e il nostro allevamento sono in ginocchio significherebbe dare il colpo di grazia alla nostra economia. Entrare in aree di libero scambio sempre più grandi, con lo svantaggio di una moneta artificialmente sopravvalutata per la nostra economia e, per di più, demandando ad altri le autorità di controllo e sorveglianza equivale a mettere a nuotare i nostri figli in una piscina piena di coccodrilli. Non lo permetteremo. Parimenti rimanderemo al mittente qualsiasi proposta di mutualizzazione del debito usando garanzie reali utili solo ai creditori esteri secondo lo schema previsto dall' European Redemption Fund.

Ottavo punto: valorizzare le diversità e controllare le frontiere. Il Pd preme per l' azzeramento degli enti locali in Italia, la ces sione di sovranità a Bruxelles e l' annegamento globalista in un mondo dominato dalle grandi multinazionali rese "competitive" dalla mano d' opera a basso prezzo incoraggiata ad invaderci con "mare nostrum" e frontiere aperte. Noi, anche qui, vogliamo l' esatto contrario. Siamo convinti che il "frullato" di culture e sapori faccia comodo solo a pochi e che invece nella diversità, nelle tradizioni e nelle autonomie locali vi sia la vera ricchezza. Pertanto siamo per uno stop all' immigrazione incontrollata in assenza di domanda di lavoro e per la valorizzazione e la responsabilizzazione degli enti locali e delle autonomie come strumento di conservazione e tutela delle diversità del nostro territorio e delle nostre culture e tradizioni che saranno la nostra ricchezza una volta ristabilita la normale competitività delle diverse valute.

Nono punto: si può tassare solo se c' è reddito. Monti Letta e Renzi hanno affrontato l' aumento della disoccupazione inseguendo i beni dei cittadini con gabelle assurde inventate con la scusa di "trasferire le tasse dal lavoro alle cose". In realtà questo sistema si è rivelato semplicemente un furto permanente e un modo di far pagare anche i disoccupati. Il principio che proponiamo è molto semplice: non può esserci tassa in assenza di reddito. Pertanto cercheremo metodi per superare tutte le imposte (tranne quelle sul consumo) che possano gravare anche su chi non ha redditi quali ad esempio: Irap, bollo sui risparmi, studi di settore, Imu prima casa (Tasi), acconti Iva ecc. ecc. Anche in questo caso occorrerà ribadire i principi costituzionali di tutela del risparmio e di tassazione legata alla capacità contributiva di ciascuno, intesa giocoforza come esistenza di reddito tassabile.

Decimo punto: superamento del sistema dei trasferimenti fiscali. Mentre tutti sembrano stoltamente applaudire a Tsipras che pretende di mantenere in vita l' euro e al contempo di vedersi condonati o "ristrutturati" i debiti, in pratica proseguendo un meccanismo assistenziale in Italia ben noto e in cui alcuni sussidierebbero altri in perpetuo noi dovremo prepararci a soluzioni opposte anche quando avremo riconquistato la nostra sovranità. Il "sistema Tsipras" prevede che l' Italia si ritrovi nella paradossale situazione di essere uno stato in crisi e danneggiato dall' euro e dall' Europa ma, nonostante ciò, essere finanziatore di altri stati e dei loro creditori privati. Noi proponiamo un sistema dove nessuno debba pagare per altri e dove ognuno possa essere competitivo con le proprie forze con sistemi di aggiustamento diversi dalla disoccupazione e dalla miseria. Pertanto dopo un iniziale ritorno allo status quo pre euro, necessario per rimettere in piedi il tessuto industriale del nord Italia con l' aiuto di una valuta più leggera, occorrerà pensare a meccanismi di flessibilità (come ad esempio due monete) per riequilibrare la competitività del sud esattamente nello stesso modo in cui si cerca il recupero della competitività italiana verso la Germania.
Come si può vedere le nostre proposte sono esattamente opposte a quelle applicate dal Pd e anche opposti saranno i risultati. Con Pd più tasse, più debito e più disoccupazione: con la Lega nord meno tasse, meno debito e meno disoccupazione. La difficoltà maggiore è capire che si può scegliere.

martedì 10 febbraio 2015

Roma 2014, Salvini sfotte: "Montezemolo presidente? Sicuro che non si fanno..."

Ora è ufficiale. Luca Cordero di Montezemolo sarà il presidente del comitato promotore di Roma 2024.

Ad annunciarlo è stato il presidente del Coni Giovanni Malagò subito dopo la riunione di giunta di oggi. Una nomina che non ha mancato di scatenare accesissime polemiche. "Tiro un sospiro di sollievo per la Lega e per gli italiani che non vogliono altri sprechi - ha commentato Matteo Salvini - ora è certo che le Olimpiadi si faranno altrove".

Montezemolo, attuale presidente di Alitalia, presiederà gratuitamente del Comitato promotore per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Nel campo sportivo per l’ex presidente del Cavallino rampante, e in anni lontani anche vicepresidente esecutivo della Juventus, è un ritorno, visto che già fu presidente del comitato organizzatore in occasione dei mondiali di calcio di Italia ’90. "Sono molto amico con Luca di Montezemolo ma mi sforzo di non essere di parte", ha commentato Malagò certo del fatto che "in Italia non esista nessuno con la popolarità che ha Luca, la popolarità positiva e la considerazione della persona è alta e significativa e questo dice tutto". Vicepresidente del Comitato promotore sarà invece Luca Pancalli che, a prescindere dal suo ruolo istituzionale del Cip, avrà la responsabilità di gestire il rapporto con Enti locali e Comune di Roma. "La scelta di Pancalli - rivela Malagò - è stata frutto di un accordo che avevo preso con il sindaco Marino, perché volevamo assolutamente che Luca rientrasse come nostro uomo di sport.Utilizzerà questo ruolo da ex assessore ed esordirà già domani nell'incontro per la task force che il Comune sta predisponendo come interlocutore".
"È un buon inizio di gara", brinda il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. "Montezemolo - aggiunge - è e sarà un ottimo ambasciatore a livello internazionale di un’Italia innovativa e a cui dare fiducia, così come merita fiducia l’Italia rappresentata da Luca Pancalli, quella dello sport, dei diritti, occasione di maggiore vivibilità delle nostre città". Tutt'altro che soddisfatto Salvini che tuona: "Gli italiani non vogliono altri sprechi".

Matteo Salvini: "Una legge per fermare i voltagabbana"

Nell’evoluta California lo chiamano istituto del Recall, ma era in voga ad Atene, molto prima di Tsipras: se un parlamentare cambia casacca può essere revocato dal popolo. 


Caro Matteo Salvini, perché, oggi, la Lega lo ripropone?

«Perché siamo stufi. Noi lo chiamiamo semplicemente “vincolo di mandato”. E per questo proporemmo una revisione costituzionale. Se qualcuno cambia partito o programma rispetto a quelli in base a cui è stato eletto vuol dire che ha tradito gli elettori ed è giusto che torni a casa. Punto. Guardi che cosa è successo, per esempio, con Alfano con la sua vocazione attuale a fare il cespuglio di Renzi, Ncd non dovrebbe esistere. Guardi Renzi che fa shopping di senatori. Ma anche molti della Lega che ci hanno voltato la faccia». 

Questo discorso lo fanno da una vita anche i 5 Stelle. 

«Benvengano». 

C’è una cosa che però non mi torna. Vincolo di mandato. Ma lei non sta forse arruolando la Saltamartini che prima era in An, poi in Ncd? 
  
«La Saltamartini la stimo de tempo. Vedremo se accoglierla o meno. Certo non mi salterà mai in mente di imbrancare personaggi logori, vecchi arnesi della politica che sono al quinto mandato o al settimo cambio di partito. Candiderò solo volti nuovi». 
  
Ma la regola è: niente Ncd 

«Esatto. Assolutamente. Ma le pare? Le nostre principali battaglie in questo periodo sono la disoccupazione, l’Europa, e l’immigrazione. E su posizioni diametralmente opposte a quelle di Alfano». 
  
E, scusi, l’ha detto a Luca Zaia che per le prossime Regionali avrebbe un progetto un tantino più allargato? 

«Be’, bisogna fare un distinguo tra i politici romani e quelli del territorio…». 
  
Salvini, suvvia, andiamo... 

«...…no, no, detto questo nel Veneto non ci sarà l’Ncd, come in tutte le regioni dalla Lombardia alla Liguria alla Toscana. Ma non sarò io ad accanirmi su chi fa buona politica in Regione, chi parla di autonomia. Però possiamo allearci con loro solo se prendono una posizione radicale nei confronti di Alfano. Se si staccano da Ncd, se si smarcano, se dicono “noi non siamo quella roba lì”, bòn, noi ci possiamo anche stare». 

lunedì 9 febbraio 2015

Patto Salvini Berlusconi «Adesso più duri contro Renzi»

Si è conclusa ad Arcore, ieri, la giornata cominciata da Matteo Salvini a Palermo. Per una cena con Silvio Berlusconi. Sul tavolo le possibili alleanze: quella in Parlamento, per un’opposizione più dura al governo Renzi; e quella per le Regionali, in vista del voto di maggio.

In Aula



Il leader di Forza Italia e il segretario della Lega Nord hanno concordato una strategia di coordinamento per portare avanti una ferma opposizione in Parlamento ai provvedimenti del governo e fermare Renzi. Opposizione che la Lega pratica già, come hanno dimostrato finora gli emendamenti piazzati, a migliaia, dal Carroccio sul percorso delle riforme e della legge elettorale. A cui potrebbe aggiungersi, adesso, la voce di Forza Italia, in linea con le parole di Berlusconi che ha parlato di «opposizione a 360°» dopo il «tradimento» del Pd.

Le alleanze

Durante la cena sarebbe stata raggiunta anche una prima intesa di massima sulle alleanze per le Regionali. Se alcuni capitoli, come quello Veneto - con il governatore uscente Luca Zaia che a affronta la renziana Alessandra Moretti - sono più semplici, altre situazioni sono più difficili da definire. Visto che viene dato sempre come «improbabile» qualsiasi accordo tra Ncd e FI.