venerdì 4 novembre 2016

Terrorista a Cassano: Il sindaco è incapace ad allora dovrebbe dimettersi oppure è complice.

Purtroppo con questa amministrazione ci ritroviamo sempre nella stessa situazione ossia quella di avere da anni denunciato la loro incapacità ed il loro interesse volto solo afavorire l'assegnazione di ogni appalto a cooperative cosiddette sociali rosse, come pure l`incapacità a portare al termine opere pubbliche per la maggior parte iniziare dalla amministrazione di centrodestra, completamente finanziate, che hanno superato ogni ragionevole tempistica di realizzazione, che dovrebbero essere già ultimate da anni, ma che languono nel più sconfortevole abbandono vedi "polo delle sicurezza"  diventato ora solo auditorium e tangenziale

Ma veniamo a quanto  accaduto in questi giorni, senza volere essere presuntuosi noi già due anni fa  avevamo scritto: “Ora rischiamo di perdere anche la caserma dei carabinieri, ma pare che questo loro non importi, meglio aiutare qualche "povero" profugo magari simpatizzante dell'Isis, invece che un cittadino cassanese”.

Orbene anche questa volta senza essere dei veggenti ci abbiamo preso e con ben due anni di anticipo!

Ad essere onesti non era difficile immaginare, visti anche i casi di Inzago e Vario che anche a Cassano ci fossero simpatizzanti del cosiddetto “stato islamico”. Ma ci domandiamo e domandiamo al sindaco ed ai suoi assessori che oggi si dicono sbalorditi, cosa hanno fatto e dove sono stati negli ultimi 5 anni?
Ah già è vero, hanno promosso iniziative di integrazione, hanno dato case popolari, sussidi, asili e scuole gratis a chi secondo loro ne aveva diritto, peccato che lo hanno fatto con i soldi dei cittadini di Cassano e lo hanno fatto soprattutto senza verificare chi si sono portati in casa, concedendo la residenza a tutti quelli che la chiedevano, senza effettuare severi controlli su permessi di soggiorno, immobili, precedenti penali, etc.     

Hanno candidamente affermato che si ricordano di Antar Mustafa Abdel Hachim  definendolo; “Schivo di poche parole ma garbato, aveva i requisiti, sono cose che vanno in automatico e di cui si occupano gli uffici".

Ma loro signori sanno cosa significa essere legato all’ISIS`?
L`ISIS non è una bocciofila retta da quattro barbuti ignoranti, come ci vorrebbero far credere. Lo Stato Islamico è dotato di una vera e propria intelligence, in grado di concepire e organizzare attentati all’estero con occhio scientifico. E gli islamisti di Siria e Iraq hanno compreso da tempo che l`Italia è a rischio di destabilizzazione politica, perché il punto di approdi di milioni di disperati che nessuno in Europa vuole e che invece a Cassano da almeno cinque anni hanno trovato un terreno fertile in cui seminare il loro odio contro la civiltà occidentale.

Oggi abbiamo avuto la prova che il nostro territorio è a rischio. Nizza insegna che non servono ‘cellule’ organizzate per preparare attentati, ma che anche cosiddetti lupi solitari possono essere potenzialmente pericolosi.


Ci fa sorridere il sindaco quando congratula con la Digos per il lavoro fatto, quando invece dovrebbe scusarsi per quello che LUI non ha fatto in questi anni, trascurando ogni investimento in sicurezza e sottovalutando i possibili rischi di una accoglienza indiscriminata e quello che più ci spaventa è il tema della sicurezza su cui questa amministrazione sembra non volerci sentire accampando ogni volta scuse banali e puerili, oppure scaricando loro responsabilità su altri, per difendere la propria incapacitata.

A questo punto le spiegazioni sono due, o il sindaco è incapace ad allora dovrebbe dimettersi oppure è complice di questa situazione.

Ricordiamo che solo la Lega ha come cavallo di battaglia proprio la lotta all’immigrazione clandestina e, in particolare, al jihadismo, ma di questo in pochi si ricordano e purtroppo pochi se ne sono ricordati quando hanno confermato Maviglia. Meditate.meditate…
Lega Nord Cassano

giovedì 3 novembre 2016

Cassano, presunto jihadista nella casa comunale: "Ricordo Hachim, aveva i requisiti



Cassano d'Adda (Milano), - Antar Mustafa Abdel Hachim viveva a Cassano d’Adda dai primi anni Novanta. Nel 1998 aveva ricevuto il certificato di regolare residenza. I primi anni in un alloggio in via Leonardo Da Vinci. Dal 2005 l’assegnazione della casa comunale nel complesso di via Verdi, accanto a Casa Berva. Prima un piccolo appartamento al pianterreno, poi, dal 2012, un alloggio più grande al primo piano, affacciato sulla ringhiera. La famiglia aveva ottenuto un cambio alloggio ed era stato in quella occasione che l’uomo, schivo di carattere e che si vedeva poco in giro, aveva più volte frequentato gli uffici comunali. "Me lo ricordo bene e sono assolutamente sconvolta. Non mi vengono altre parole. Non potevo crederci - dice l’assessore alla Casa Arianna Moreschi -. Era venuto per chiedere un alloggio più grande, perché a lui e sua moglie era nata la quarta figlia. Gli fu accordato quando si rese disponibile, perché in quello stesso cortile era deceduta una persona e si erano liberati i locali". Niente altro.
"Non li ho mai più visti, o comunque pochissimo. Non era una famiglia che si vedeva in giro. Erano seguiti dai servizi sociali per via dei minori. Ma non erano persone che si presentavano in Comune di continuo a chiedere qualche cosa". L’assegnazione della casa con regolare procedura: "Avevano i requisiti, sono cose che vanno in automatico e di cui si occupano gli uffici". Schivi. Lei giovane, con il velo. Lui di poche parole ma garbato. I vicini di casa sono concordi: "Di lui non si sarebbe mai detto. Forse del fratello - sussurra una signora - che aveva una faccia che non piaceva". Lungo vicinato e qualche veleno. "Il signore che abitava in quell’appartamento era morto da poche ore e già si ordinò ai parenti di liberare la casa per la famiglia di egiziani che aveva bisogno". Il fratello per un lungo periodo a Cassano e poi trasferito in Liguria, a Finale. "Non abbiamo mai saputo perché sia andato via". La notizia del blitz antiterrorismo ha fatto in poche ore il giro della città. E si prevede che non sarà un dibattito breve. Dal web sconcerto e crociata: "I bei risultati della politica dell’accoglienza".

Cassano, presunto jihadista nella casa comunale: "Ricordo Hachim, aveva i requisiti



Cassano d'Adda (Milano), - Antar Mustafa Abdel Hachim viveva a Cassano d’Adda dai primi anni Novanta. Nel 1998 aveva ricevuto il certificato di regolare residenza. I primi anni in un alloggio in via Leonardo Da Vinci. Dal 2005 l’assegnazione della casa comunale nel complesso di via Verdi, accanto a Casa Berva. Prima un piccolo appartamento al pianterreno, poi, dal 2012, un alloggio più grande al primo piano, affacciato sulla ringhiera. La famiglia aveva ottenuto un cambio alloggio ed era stato in quella occasione che l’uomo, schivo di carattere e che si vedeva poco in giro, aveva più volte frequentato gli uffici comunali. "Me lo ricordo bene e sono assolutamente sconvolta. Non mi vengono altre parole. Non potevo crederci - dice l’assessore alla Casa Arianna Moreschi -. Era venuto per chiedere un alloggio più grande, perché a lui e sua moglie era nata la quarta figlia. Gli fu accordato quando si rese disponibile, perché in quello stesso cortile era deceduta una persona e si erano liberati i locali". Niente altro.
"Non li ho mai più visti, o comunque pochissimo. Non era una famiglia che si vedeva in giro. Erano seguiti dai servizi sociali per via dei minori. Ma non erano persone che si presentavano in Comune di continuo a chiedere qualche cosa". L’assegnazione della casa con regolare procedura: "Avevano i requisiti, sono cose che vanno in automatico e di cui si occupano gli uffici". Schivi. Lei giovane, con il velo. Lui di poche parole ma garbato. I vicini di casa sono concordi: "Di lui non si sarebbe mai detto. Forse del fratello - sussurra una signora - che aveva una faccia che non piaceva". Lungo vicinato e qualche veleno. "Il signore che abitava in quell’appartamento era morto da poche ore e già si ordinò ai parenti di liberare la casa per la famiglia di egiziani che aveva bisogno". Il fratello per un lungo periodo a Cassano e poi trasferito in Liguria, a Finale. "Non abbiamo mai saputo perché sia andato via". La notizia del blitz antiterrorismo ha fatto in poche ore il giro della città. E si prevede che non sarà un dibattito breve. Dal web sconcerto e crociata: "I bei risultati della politica dell’accoglienza".

Incubo terrorismo a Cassano, Hachim era la mente della cellula jihadista

Per gli investigatori l’egiziano, in manette con il fratello e un algerino, era il reclutatore più operativo sul web di combattenti per lo Stato islamico

Cassano d'Adda (Milano), - Una vita fra le mura di casa, la famiglia, il garbo con i vicini, le poche parole. Ma era lui, Antar Hossameldin ("Hossama") Mostafa Abdel Hachim, il pezzo di "punta", la mente pensantee il braccio operativo nella triade arrestata l’altra notte dai Ros di Genova e ora in carcere per associazione finalizzata a terrorismo. Mentre è già convalidato a Genova il fermo per suo fratello minore, Moustafa Abdel Hachim Antar (quasi omonimi i due), lui resta a San Vittore in attesa di convalida, come l’algerino Tarek Sekher, fermato a Torino. Per le convalide è questione di ore.
Dalle maglie strette dell’indagine intanto qualche dettaglio inquietante. Nella cellula lombardo-piemontese-ligure smantellata dai Ros sarebbe stato proprio il cassanese il soggetto più pericoloso. Il reclutatore più operativo in rete e il soggetto in diretto contatto con i leader dello Stato islamico in Siria. Era finita con la cassa integrazione, per lui, la stagione dell’integrazione di facciata, del lavoro e dello stile pubblico moderato concesso a chi vive da infiltrato fra infedeli. Da quasi tre anni Antar "Hossama" Hachim non lavorava, stava in casa e trascorreva lungo tempo su internet. Materiale e siti sono stati passati al setaccio e sono ancora al vaglio dei maghi dell’intelligence. Ma le risultanze dell’indagine che ha portato agli arresti non lascerebbero spazio a equivoci. L’indagine prosegue, a Genova da dove è partita l’operazione, ma anche a Milano e Lombardia, dove è stato compiuto l’arresto del soggetto "dalla marcia in più" e dove lo stesso fratello trapiantato in Liguria viveva sino a due anni fa. Dall’inchiesta alla piazza, che continua a commentare con sgomento la notizia degli arresti e il coinvolgimento nell’indagine di un egiziano integrato, residente in città dal 1998, marito e padre di quattro figli, assegnatario da oltre dieci anni di casa comunale nel contesto non certo degradato di via Verdi.
"Insospettabile. Questo era - ribadisce anche rispondendo alle sollecitazioni di molti cittadini in rete il sindaco Roberto Maviglia - e questo è stato anche per noi amministratori, che lo abbiamo in qualche circostanza conosciuto negli uffici comunali. Non possiamo in queste ore così sconcertanti che ringraziare i Ros e la giustizia per questo grande risultato, frutto di un lavoro di intelligence approfondito".