giovedì 3 novembre 2016

Incubo terrorismo a Cassano, Hachim era la mente della cellula jihadista

Per gli investigatori l’egiziano, in manette con il fratello e un algerino, era il reclutatore più operativo sul web di combattenti per lo Stato islamico

Cassano d'Adda (Milano), - Una vita fra le mura di casa, la famiglia, il garbo con i vicini, le poche parole. Ma era lui, Antar Hossameldin ("Hossama") Mostafa Abdel Hachim, il pezzo di "punta", la mente pensantee il braccio operativo nella triade arrestata l’altra notte dai Ros di Genova e ora in carcere per associazione finalizzata a terrorismo. Mentre è già convalidato a Genova il fermo per suo fratello minore, Moustafa Abdel Hachim Antar (quasi omonimi i due), lui resta a San Vittore in attesa di convalida, come l’algerino Tarek Sekher, fermato a Torino. Per le convalide è questione di ore.
Dalle maglie strette dell’indagine intanto qualche dettaglio inquietante. Nella cellula lombardo-piemontese-ligure smantellata dai Ros sarebbe stato proprio il cassanese il soggetto più pericoloso. Il reclutatore più operativo in rete e il soggetto in diretto contatto con i leader dello Stato islamico in Siria. Era finita con la cassa integrazione, per lui, la stagione dell’integrazione di facciata, del lavoro e dello stile pubblico moderato concesso a chi vive da infiltrato fra infedeli. Da quasi tre anni Antar "Hossama" Hachim non lavorava, stava in casa e trascorreva lungo tempo su internet. Materiale e siti sono stati passati al setaccio e sono ancora al vaglio dei maghi dell’intelligence. Ma le risultanze dell’indagine che ha portato agli arresti non lascerebbero spazio a equivoci. L’indagine prosegue, a Genova da dove è partita l’operazione, ma anche a Milano e Lombardia, dove è stato compiuto l’arresto del soggetto "dalla marcia in più" e dove lo stesso fratello trapiantato in Liguria viveva sino a due anni fa. Dall’inchiesta alla piazza, che continua a commentare con sgomento la notizia degli arresti e il coinvolgimento nell’indagine di un egiziano integrato, residente in città dal 1998, marito e padre di quattro figli, assegnatario da oltre dieci anni di casa comunale nel contesto non certo degradato di via Verdi.
"Insospettabile. Questo era - ribadisce anche rispondendo alle sollecitazioni di molti cittadini in rete il sindaco Roberto Maviglia - e questo è stato anche per noi amministratori, che lo abbiamo in qualche circostanza conosciuto negli uffici comunali. Non possiamo in queste ore così sconcertanti che ringraziare i Ros e la giustizia per questo grande risultato, frutto di un lavoro di intelligence approfondito".

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