giovedì 28 agosto 2014

Nella mia Inghilterra gli immigrati sono liberi di stuprare

 

Un gruppo di pachistani abusò per anni di 1.400 bambine. Le autorità tacquero per paura di essere tacciate di razzismo

Sembra l'ennesima deprimente notizia proveniente da un Paese musulmano della cosiddetta Primavera araba. Invece, no, proviene dal mio Paese natale - la cosiddetta Gran Bretagna.



E mi fa orrore anche perché ho tre figlie piccole di origini anglo-italiane. Nella città di Rotherham (popolazione 117.000) nella contea di Yorkshire al nord del Paese, branchi organizzati di inglesi musulmani, di origini pakistani, hanno sistematicamente abusato di 1.400 ragazze minorenni (la maggior parte sotto i 16 anni) dal 1997 al 2013 - a livelli industriali.
Le hanno trattate da schiave. Davano loro dell'alcol e delle droghe e le sottomettevano ad ogni umiliazione sessuale, stupro di gruppo compreso. Le minacciavano con pistole e a volte le innaffiavano di benzina pure. Le chiamavano «white trash» (spazzatura bianca). E dovevano stare zitte - altrimenti… La cosa ancora più allucinante è che tante di queste ragazzine erano affidate - o erano state affidate nel passato - ai servizi sociali del Comune e perciò sotto la loro protezione. Tante di loro, nonostante la paura e lo stato d'animo confuso, hanno cercato di denunciare i colpevoli. Ma nessuno le ascoltava. Erano trattate come prostitute, non solo dai loro aggressori ma anche dai loro protettori.
Ora, una commissione indipendente diretta dalla professoressa Alexis Jay ha pubblicato un rapporto sullo scandalo e ha concluso: gli assistenti sociali e la polizia di Rotherham sono colpevoli di grave negligenza.
Entrambi erano in possesso di tutti gli elementi necessari per arrestare quei mostri musulmani di provenienza pakistana ma non hanno mosso un dito. Per un motivo: avevano paura di essere etichettati come «razzisti». Dunque, nel loro mondo idiota i diktat della political correctness e della paura di non offendere i musulmani contavano più del benessere di quelle ragazzine.
Ecco, cari lettori, dove ci porta la beata ideologia sinistroide del multiculturalismo e della diversità, e della tolleranza: alla loro intolleranza nel nostro Paese. Ci porta anche allo stupro di massa delle nostre ragazze (a casa nostra) - definite appunto «white trash» - da pakistani musulmani. Non vi illudete. Se succede in Inghilterra una cosa simile, può succedere e succede anche qui da voi. Perché in Italia come in Inghilterra, come ovunque in Europa, regna la stessa maledetta ideologia.
Proviamo ad immaginare il contrario: 1.400 ragazze musulmane abusate sistematicamente per più di 10 anni da branchi organizzati di uomini bianchi che le chiamano «black trash» (spazzatura nera) e lo Stato che sa tutto, ma tace. Sicuramente, gli imam residenti in Inghilterra, tutti, dichiarerebbero una jihad. Non finisce qui. Come potrebbe? I colpevoli nel caso di Rotherham hanno scelto apposta delle vittime bianche - piuttosto che nere o scure. Volevano stuprare solo ragazze bianche. Beh sì, cari lettori, non ci sono dubbi: i nostri amici musulmani dal Pakistan sono dei razzisti. L'abuso quindi fu non solo sessuale ma razziale.
Ancora adesso però gran parte della sinistra inglese fa lo struzzo e continua a blaterare: non c'entrano le motivazioni razziali dei colpevoli, figuriamoci la loro religione. Ma va là! La Bbc (baluardo della political correctness) e The Guardian ( La Repubblica inglese) non parlano, a riguardo, di «pakistani», figuriamoci di «musulmani», ma solo al limite e sottovoce, di «asiatici».
Lo scandalo è venuto alla luce solo grazie ad un'indagine della stampa inglese, in particolare del quotidiano The Times . I giornalisti coinvolti sono stati diffamati dai politici locali di sinistra come bugiardi e razzisti. Alla fine però cinque musulmani residenti di Rotherham e di origini pakistane sono stati processati e mandati in galera nel 2010 per reati sessuali nei confronti di ragazze dai 12 ai 16 anni, stupro compreso. Scandali simili sono stati scoperti in altre 13 città al nord dell'Inghilterra. Finora, 56 uomini di origini pakistane e di fede musulmana sono stati condannati. Ma questi sono forse solo la punta dell'iceberg. Non è un nostro diritto dire che quelle povere ragazze sono state vittime di abuso sessuale e razziale: è un nostro dovere.

Rom a Milano Il fortino dei sinti in via Chiesa Rossa Armi e rapine, sono tutti pregiudicati

IL CORRIERE

Doveva essere il «campo modello». Nell’area attrezzata alla periferia Sud vivono 250 nomadi italiani.


Lasciate ogni speranza, voi che entrate. Anzi, se potete statene alla larga. L’inferno ha questo indirizzo: via della Chiesa Rossa 351. Una stradina asfaltata che corre sulla sinistra del Naviglio, quasi al confine con Valleambrosia e Rozzano. Un recinto di metallo dal quale sbucano poche lussuosissime roulotte e casette prefabbricate negli anni trasformate in ville, con statue da giardino e figure mitologiche. 
Nei quattro vialetti che dividono questo enorme rettangolo «urbano» circondato dai campi di mais e frumento, ci sono auto parcheggiate ridotte ormai a scheletri e altre, Bmw e Mercedes, con pochi mesi di vita. Nuove e lussuose. E anche le case nascondono tesori e televisori al plasma dalle dimensioni esagerate, mobili pregiati e un infinito campionario di oggettistica dal dubbio gusto ma dal valore consistente. 
Ecco il campo nomadi comunale di via Chiesa Rossa. Gli abitanti sono poco più di 250. Ma i numeri sono «variabili» in barba ai regolamenti comunali e a quei patti per la legalità voluti dal Comune. Perché le famiglie - quasi tutti si chiamano Hudorovich, Braidich e Deragna - sono imparentate tra loro e hanno legami stretti con quelle del campo di via Negrotto. Così succede che chi finisce agli arresti domiciliari possa indicare di volta in volta la dimora in un insediamento piuttosto che nell’altro. Tanto sempre di terra amica si tratta.



Gli assalti agli spedizionieri

Amica per qualcuno e ostile per molti altri. Autotrasportatori, corrieri, rappresentanti di merce preziosa o di alta tecnologia, non importa. Tutti vengono invitati a presentarsi all’anonimo indirizzo di via Chiesa Rossa 351 (indicato da un cartello lungo la strada) e poi finiscono regolarmente minacciati e derubati, se non aggrediti e cacciati a colpi di fucile. Succede spesso, quasi ogni giorno. Tanto che il famigerato «351» è ormai segnalato in tutti gli archivi degli spedizionieri come territorio da evitare, consegna da rifiutare. Il camion resta imprigionato nella via a fondo chiuso che circonda il campo, dalle case escono venti o trenta ragazzini e qualche adulto con i «ferri» in mano: pistole, vecchie doppiette o kalashnikov dell’ex Jugoslavia. L’autista è messo in fuga con le buone, altrimenti sono pistolettate sparate sull’asfalto accanto ai piedi, come nei cartoni animati sul vecchio West. Se tutto va bene il furgone viene riconsegnato dopo una mezz’ora, svuotato ma salvo. 
«Tutti i residenti del campo di via Chiesa Rossa 351, maggiorenni o minori, purché di età imputabile, hanno precedenti», recita un recente rapporto delle forze dell’ordine. Tutti, donne e uomini, esclusi i minori di 14 anni che per legge non possono essere accusati di reati. Un record fatto di furti (la stragrande maggioranza), rapine, aggressioni e resistenza a pubblico ufficiale. Non mancano però reati ben più seri, dalle bande di rapinatori (25 arresti nel 2008) al tentato omicidio. L’ultimo caso è della scorsa settimana quando due nomadi di via Chiesa Rossa sono stati arrestati (tre sono ancora ricercati) dopo aver cacciato a pistolettate alcuni africani che si erano accampati nei dintorni. 




Difficoltà anche per le forze dell’ordine

Sembrerà assurdo a molti, ma qui anche polizia e carabinieri hanno enormi difficoltà a mettere piede. L’ultimo episodio riguarda una gazzella dei carabinieri presa a sassate. Se arriva una segnalazione la procedura non prevede interventi solitari. Anzi, si entra solo quando si sono radunati almeno quattro equipaggi e solo se strettamente necessario. Spesso il blitz finisce in un nulla di fatto, altre si riesce ad aprire una trattativa con i «leader» del campo: se si è fortunati la refurtiva, il Tir, l’auto o lo scooter, compaiono come per incanto un paio d’ore dopo fuori dalle recinzioni, in un’area comune così da non poter attribuire responsabilità ai singoli. 
Entrano con un po’ più di facilità quelli del commissariato competente (Scalo Romana) e della stazione dei carabinieri (Gratosoglio) o alcuni, selezionati, agenti della polizia locale, presenze ormai «tollerate». In questo modo, solo la polizia ha recuperato negli ultimi mesi una cinquantina di ruspe Bobcat rubate dai cantieri. La specialità dei nomadi di Chiesa Rossa. Ma per ottenere risultati servono prove di forza massicce. In un caso, ad esempio, i poliziotti avevano avuto la certezza che nell’area si trovassero delle statue rubate in una villa. Blitz con 150 agenti e statue lasciate, il mattino dopo, fuori dal commissariato di via Chopin: trasportate di peso e riconsegnate. 




La truffe ai danni dei mobilieri brianzoli

Dai «cugini» di via Negrotto, quelli di via Chiesa Rossa hanno appreso il gusto per il design. Lo sanno bene i mobilieri della Brianza truffati e rapinati con maxi ordinazioni di arredi di lusso che puntualmente venivano «svaligiati» dai camion. «Noi siamo operai, ci spacchiamo la schiena nei cantieri. Sono tutte bugie», si giustificano gli abitanti. Nel 2009 ad alcuni nomadi vennero sequestrati beni per 2 milioni di euro: una villa con piscina a Dairago e auto di lusso. Il campo è stato creato nel ‘99 per gli sfollati di via Palizzi, via Fattori e Muggiano. Secondo i piani di Palazzo Marino doveva diventare «l’insediamento modello» per Milano. Chissà se la pensano ancora così.

martedì 26 agosto 2014

Matteo Salvini, guerra al Fisco: "Non fatevi fare lo scontrino, evadete l'Iva"

Matteo Salvini, guerra al Fisco: "Non fatevi fare lo scontrino, evadete l'Iva"












La Lega Nord dichiara guerra al Fisco. “Non fatevi dare lo scontrino, non pagate l’Iva allo Stato”, ha detto Matteo Salvini ad Alzano Lombardo, pochi giorni dopo aver annunciato lo sciopero fiscale per il prossimo novembre. Il segretario del Carroccio ha scaldato gli animi dei suoi ascoltatori, provocandoli: “Quanti pagano ancora il canone Rai pur ritenendo la Rai un servizio poco pubblico per paura dell’accertamento? Posso anche capire, ma le tasse si possono pagare anche in ritardo, con una minima sanzione”. E ancora: “Fare la spesa è far politica: non andare al grande supermercato ma al negozio sotto casa che conosci ed è in difficoltà e magari chiedendogli 'io non voglio lo scontrino' perché l’Iva allo Stato non la voglio dare. Siamo l’unico paese dove paghi in anticipo su quello che non hai ancora incassato”.

Sicilia, Salvini e il reportage da Mineo: "I Pod e cuffie, la bella vita degli immigrati"

Sicilia, Salvini e il reportage da Mineo: "I Pod e cuffie, la bella vita degli immigrati"

"Aria condizionata, tv satellitare, palme in giardino, negozi di foto, mercatini, servizi wi-fi, ristoranti etnici e menù internazionali. E ancora: giardini, sigarette di contrabbando. Il tutto a disposizione dei clandestini sbarcati sulle coste italiane". Così vivrebbero gli immigrati del centro d'accoglienza di Mineo in Sicilia. A raccontarlo è Matteo Salvini in un reportage fotografico "sul campo" e pubblicato su twitter.  "Pazzesco - commenta dalla sua pagina Facebook - 400 villette, con giardino davanti e dietro e parabole sui tetti. Così gli italiani mantengono, anche oggi, 4.000 Immigrati" nel solo centro di Mineo. Salvini la chiama la "megalopoli degli immigrati".


La "bella vita" - Un comunicato della Lega spiega che "tra le immagini postate sui social anche quella di due ospiti della struttura con "cuffie, ipod e telefonini ultimo modello. Ai 'poveri immigrati', che sono liberi di uscire dal centro dalle 8 alle 20, non manca niente". "In un'altra foto Salvini immortala altalene, scivoli e altri giochi per bambini presenti nelle aree verdi interne al centro", spiega un comunicato della lega. "Se penso a come sono ridotti alcuni giardini pubblici a Milano, mi incazzo", scrive Salvini sul suo profilo twitter.

"Vendono di tutto" - Alcuni scatti di Salvini ritraggono anche improvvisate boutique fotografiche. "Chissà se valgono anche per loro gli studi di settore", rileva il segretario leghista. Quanto ai bazar in mezzo alla strada: "vendono di tutto - segnala - chissà se vale anche per loro l'obbligo del bancomat". "Due casse per la frutta diventano invece un improvvisato banco per la vendita di sigarette di contrabbando. Immigrati subito ambientati in italia", conclude Salvini.