venerdì 30 ottobre 2015

Lega Nord Cassano - Comunicato Stampa - Elezioni Sindaco del 2016

Per l’ennesima volta veniamo a sapere dalla stampa che il sig. Savino, eletto in consiglio nella lista Bestetti e subentrato a Sergio Bestetti dovutosi dimettere per via della legge Severino e ripescato dopo la rinuncia di Severino Motta (questi ultimi due in passato espulsi dalla Lega Nord) ha deciso di candidarsi a Sindaco di Cassano con una propria lista civica, dopo che lo stesso era stato “sponsorizzato” in passato da Serafino Generoso.

Lo stesso Savino che a fronte di un nostro passato comunicato stampa aveva affermato di essere disponibile a mettersi in gioco, ma che nell’interesse del centro destra avrebbe ascoltato tutte  forze politiche prima di prendere una decisione.
Ma forse qualche cosa e’ cambiato nel frattempo…
Riteniamo che le fughe in avanti purtroppo facciano male a tutti e che se deve esserci una coalizione questa deve essere frutto di un programma, di idee comuni e perché’ no anche di una empatia che al momento almeno da parte nostra non si è creata.
Non sarà forse come dicono i maligni che per Savino l’unico modo di entrare in Consiglio è di candidarsi a Sindaco e sperare che la sua lista ottenga i voti necessari per lui?
Noi ci confronteremo con tutti, in promo luogo sui programmi. Per il nome del nostro candidato Sindaco lo faremo quando riterremo sia opportuno farlo.

Ma veniamo a le cose importanti, da settimane la Lega Nord di cassano sta lavorando alla stesura del programma che presenteremo ai cittadini e a quelle forze politiche interessate a confrontarsi sulle idee e non solo a fare colpi di mano per avere qualche rendita di posizione.
Lo abbiamo sempre detto e lo ripeteremo fino allo sfinimento, se ci sono le condizioni siamo disponibile a parlare con tutti e a confrontarci su eventuali candidature anche non provenienti dalla nostra forza politica, ma non accettiamo  diktat da nessuno. Il nostro motto resta: “Sempre  meglio soli che male accompagnati”.
Se Savino o altri vogliono parlare noi siamo sempre disponibile, se preferisco usare la stampa sono fatti loro, noi proseguiremo col nostro lavoro quotidiano sul  territorio in difesa di tutti i cittadini e contro ogni lobby o centro di interesse, e come diceva un vecchio adagio, a buon intenditore poche parole.

giovedì 29 ottobre 2015

Cassano, calci, pugni e bastonate per rubare soldi e telefono - IL FAR WEST CONTINUA

Cassano d'Adda (Milano), 29 ottobre 2015 - Pestato a sangue da un giovane connazionale che gli strappa portafoglio e cellulare. L’aggredito, un marocchino di 20 anni, è in ospedale, in prognosi riservata. L’aggressore, un secondo cittadino marocchino di 22 anni, residente nella Bergamasca, è stato arrestato nottetempo dai carabinieri di Cassano d’Adda e si trova già in carcere, con l’accusa di lesioni gravi e rapina. Nel frattempo si indaga sulla possibile matrice dell’aggressione: non si escludono, oltre a quello della rapina, altri possibili retroscena. Il bottino esiguo della rapina, un cellulare e un centinaio di euro in contanti, non giustificherebbero del tutto la violenza del pestaggio, avvenuto peraltro in circostanze in parte da chiarire. Tutto è comunque accaduto l’altro pomeriggio, in una zona isolata appena al di fuori dell’abitato cassanese, verso Fara Gera d’Adda. Stando a quanto la vittima, un marocchino domiciliato a Cassano d’Adda, ha avuto modo di riferire ai militari che lo hanno sentito dopo il ricovero, il suo connazionale l’avrebbe avvicinato e approcciato senza un motivo.
«Non lo conoscevo - avrebbe raccontato - se non di vista. All’improvviso ha iniziato a picchiarmi». Botte da orbi, un’aggressione selvaggia: calci, pugni, forse colpi inferti con una mazza o un oggetto contundente. Poi la fuga con il portafogli e un telefono cellulare rubati al ragazzo, rimasto a terra. Quando il ferito ha chiesto aiuto, le sue condizioni sono apparse subito critiche. I sanitari, all’ospedale di Treviglio dove è ancora ricoverato, hanno scelto di non sciogliere la prognosi, anche per valutare il decorso di una brutta commozione cerebrale che il giovane ha rimediato battendo violentemente la testa sul selciato. Immediatamente i carabinieri di Cassano d’Adda hanno avviato indagine e ricerche, giungendo alla identificazione dell’aggressore, raggiunto in serata e a domicilio.
Nel suo appartamento in provincia di Bergamo, a Casirate d’Adda, i militari non hanno ritrovato il portafogli nè il denaro ma il cellulare rapinato al giovane ricoverato in ospedale. Ai polsi dell’aggressore sono scattate immediatamente le manette. Portato in camera di sicurezza, è stato in nottata trasferito a Milano. Arresto compiuto, ma indagine ancora aperta. Il movente della sola rapina non giustificherebbe, ma sono solo per ora solo ipotesi, il selvaggio accanimento dell’uomo sul connazionale.

Commenti: Grazie alla sinistra per la sensibilita' in tema sicurezza, e per gli "amici" extracomunitari

mercoledì 28 ottobre 2015

CLANDESTINI - Profughi , la beffa delle quote Dall’Italia all’estero solo 90 migranti in un mese

Dovevano essere trasferiti 40 mila rifugiati: finora accolte 525 richieste. Roma ha speso oltre 1 miliardo e ricevuto 310 milioni 



Il piano era chiaro: 40 mila migranti da trasferire in due anni. Eritrei e siriani via dall’Italia per essere ospitati negli Stati dell’Unione Europea che avevano accettato l’agenda messa a punto dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker. Un mese dopo la sigla dell’accordo siglato per «alleggerire» la situazione anche in Grecia e Ungheria dopo le migliaia di arrivi dei mesi scorsi, il progetto si rivela quello che in molti temevano: un flop. Per raggiungere il risultato bisognava infatti far partire 80 stranieri al giorno. E invece in un mese soltanto 90 hanno lasciato il nostro Paese: 40 sono andati in Svezia, 50 in Finlandia.

I «nulla osta» sono solo 525

Gli altri rimangono in attesa e a scorrere la lista delle disponibilità rischiano di dover aspettare per mesi, forse per sempre. Perché sono appena 525 le richieste accolte, ma nessuna con effetto immediato. Si materializzano dunque i timori del ministro dell’Interno Angelino Alfano che aveva più volte ribadito la linea del governo: «Apriremo i cinque “hotspot” imposti dalla Ue per effettuare l’identificazione e il fotosegnalamento dei migranti soltanto quando andrà a regime la redistribuzione». E infatti al momento funziona in via sperimentale soltanto Lampedusa, sul resto la partita è aperta. E certamente - soprattutto dopo il chiarimento proveniente proprio da Juncker - il governo farà pesare il proprio impegno nell’accoglienza per ottenere da Bruxelles la maggiore flessibilità possibile nella tenuta dei conti pubblici. Anche tenendo conto che solo per quest’anno i costi hanno superato il miliardo di euro.

Dieci in Germania venti in Francia

Il sistema «Dublinet» è una sorta di cervellone dove vengono inserite le schede di tutti gli stranieri «registrati» e le indicazioni sulle possibili destinazioni. Tutti gli Stati membri sono collegati e gli uffici competenti accedono in tempo reale. In Italia è gestito dal Dipartimento Immigrazione del Viminale diretto dal prefetto Mario Morcone. I richiedenti asilo non possono esprimere preferenza sul Paese dove andare, ma durante il vertice a Bruxelles si era stabilito di tenere conto di eventuali motivi per privilegiare una meta piuttosto che un’altra: presenza di familiari, conoscenza della lingua. Evidentemente anche questo non è stato però sufficiente per convincere i vari governi a concedere il via libera. La Germania - nonostante la cancelliera Angela Merkel avesse addirittura dichiarato pubblicamente di voler accogliere tutti - ha dato disponibilità per dieci posti. Va un po’ meglio con la Spagna: 50 persone. Appena 20 per la Francia. La Svezia ne può prendere 100, la Finlandia ne accetterà 200. Sul resto, buio totale. Tra i Paesi che avevano mostrato apertura, sia pur timida, c’erano Olanda e Portogallo. E invece nulla, al momento hanno comunicato che non possono prendere nessuno.

Tutto fermo sugli «hotspot»

A questo punto bisogna attrezzarsi. Secondo i dati aggiornati al 25 ottobre sono giunti nel nostro Paese 139.770 persone, tra loro 37.495 eritrei e 7.194 siriani. In tutto sono dunque 44.689 gli stranieri tra i quali si sarebbe dovuto scegliere chi far andare altrove. Rispetto allo scorso anno c’è stata una sensibile diminuzione degli sbarchi, pari al 9 per cento, visto che nel 2014 furono 170.100. Molti di loro sono tuttora presenti e distribuiti nelle strutture governative e in quelle temporanee reperite dalle prefetture nelle Regioni utilizzando anche alberghi, residence, campeggi. L’Italia finora ha speso un miliardo e 100 milioni di euro, dall’Europa è previsto che arrivino appena 310 milioni di euro. Una cifra irrisoria, soprattutto tenendo conto che altri soldi dovranno essere stanziati per l’apertura degli altri «hotspot» a Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani.

Per ora si è deciso però di fermare tutto. Visti i primi risultati, il governo ha deciso di bloccare l’apertura dei centri di smistamento. Del resto tutti i tentativi, anche recenti, di varare un piano comunque con gli altri Stati sono falliti miseramente e i numeri contenuti nel cervellone «Dublinet» ne sono la prova più evidente. 

Gli altri rimangono in attesa e a scorrere la lista delle disponibilità rischiano di dover aspettare per mesi, forse per sempre. Perché sono appena 525 le richieste accolte, ma nessuna con effetto immediato. Alfano aveva affermato: "Apriremo i cinque “hotspot” imposti dalla Ue per effettuare l’identificazione e il fotosegnalamento dei migranti soltanto quando andrà a regime la redistribuzione". E infatti al momento funziona soltanto Lampedusa. Gli altri non sono operativi. Mentre il governo è sempre più timido con l'Europa, i migranti continuano a restare qui. Un film già visto. Promesse vane di un governo che non sa più cosa fare nell'attesa di una flessibilità da Bruxelles che è come una cambiale: più migranti, più fondi per Roma. L'ennesima beffa.

La Lega Lombarda Informa



lunedì 26 ottobre 2015

SENZA VERGONA, LA SUPPONENZA NON HA MAI LIMITE - Albanese ucciso a Vaprio. La rabbia degli amici: "Chi ha sparato vada in carcere"

Trezzo sull'Adda (Milano), 24 ottobre 2015 - In una cella dietro la porta a vetri dell’Istituto di medicina legale di Milano c’è Gjergi Gjonj, il ladro albanese di 22 anni ucciso da Francesco Sicignano nella sua villetta di Vaprio, martedì notte. Al piano seminterrato, alla spicciolata, scendono amici e parenti dell’immigrato clandestino freddato con un colpo di 38 che l’ha trapassato da parte a parte, entrato dal cuore e uscito dalla schiena. La prima ad arrivare all’obitorio è stata Mirela, la fidanzata trentenne che, non vedendolo rincasare, ha chiesto aiuto ai carabinieri in un crescendo di ansia e preoccupazione, fino all’identificazione. "Il morto era lui", dice fra le lacrime. L’entourage della vittima ha voglia di sfogarsi, ma senza dire il nome. "Non riesco a credere che non ci sia più", mormora uno degli intimi mentre passeggia avanti e indietro dal cancello austero di via Ponzio. Tutto questo "uscire allo scoperto" li imbarazza. Loro, spiegano, sono abituati a stare in disparte.
Sembrano  passati anni luce dalle fotografie postate su Facebook dai due innamorati. Sorridono in gita, a casa, al supermercato. E adesso i compagni di sempre si ritrovano a organizzare un funerale. I genitori di Gjergi sono in Albania, "piangono un figlio", ripete, mesto il corteo. A una trentina di chilometri da dove riposa la salma, c’è la vecchia cascina dove il ragazzo abitava. Alla periferia di Trezzo, alle spalle del Centro sportivo. Preceduta da un viavai di villoni che non farebbero mai sospettare un ventre molle, spunta la tana, un girone infernale angusto e fatiscente, dominato dall’accento dell’Est.
Nella corte su una stradina secondaria ci sono parcheggiate delle auto. Al secondo piano, in cima a una scala pericolante, un corridoio con due file di porte, una di fronte all’altra. Dietro a una di queste ricompare Mirela. Bionda, distrutta ma energica. Tuta da ginnastica e coda di cavallo, in mano una foto di Gjergi. Le parole sono aspre e piene di dolore. "L’hanno ammazzato". Non fa in tempo ad aggiungere altro: il cugino della vittima la richiama all’ordine. "Il signore che saluta dal balcone mentre la folla applaude sa cosa è successo. Una vita è una vita", ripete come un mantra. "Quell’uomo ha un figlio più grande di Gjergi. Ci auguriamo che vada in galera".
"Siamo la sua famiglia, non si può uccidere così un ragazzo di 22 anni. Aveva tutta la vita davanti". La rabbia ha il sopravvento quando il pensiero corre "al vostro compaesano". Che la nazionalità del ladro faccia la differenza qui è una certezza. "Se il morto fosse italiano, sarebbe tutto diverso", aggiunge un amico. "E non dite che non è vero". La vecchia casa di corte è al centro delle indagini, concentrate sulla ricerca dei complici di Gjonj. Anche loro fanno parte della grande famiglia allargata. Ieri nell’abitazione di Trezzo c’erano una decina di giovani fra i 20 e i 30 anni.

venerdì 23 ottobre 2015

Vaprio, Salvini: «La proprietà privata è sacra. Se la legge è sbagliata, giusto disubbidire»


22 OTTOBRE

http://video.corriere.it/vaprio-salvini-la-proprieta-privata-sacra-se-legge-sbagliata-giusto-disubbidire/00d657d6-78e1-11e5-95d8-a1e2a86e0e17


È «Giusto disubbidire alla legge se la legge è sbagliata». Così risponde Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, a chi gli chiede del reato di eccesso colposo di legittima difesa, a margine di una manifestazione davanti al Tribunale di Milano a sostegno del pensionato di Vaprio D’Adda che, nella notte tra lunedì e martedì, ha sparato ad un giovane che tentava di entrare in casa sua


Gianluca Buonanno, a Borgosesia il manifesto bilingue in italiano e arabo: "Se non rispettate le nostre regole, a casa"


mercoledì 21 ottobre 2015

Vaprio D'Adda, il ladro ucciso dal pensionato era un immigrato espulso e rientrato irregolarmente in Italia

"Non volevo ucciderlo, ho sparato per difendere i miei nipotini". Così si difende Ignazio Sicignano, il 64enne che ha sparato a un ladro (immigrato espulso e rientrato illegalmente nel Paese) uccidendolo durante un furto in casa."Ho sparato quando me lo sono trovato di fronte all'improvviso - racconta il pensionato  di Vaprio d'Adda - Ho avuto paura. Ho pensato che dovevo difendere la mia famiglia, mia moglie, i miei figli, con i bambini piccoli che abitano al piano di sotto. Ma non volevo che morisse, non volevo...".

L'accusa - Sicignano è accusato di omicidio volontario e non di eccesso di legittima difesa. Anche se, secondo fonti della procura, "l'accusa di omicidio volontario per il momento ha soprattutto una funzione tecnica: ci consente di fare accertamenti, che altrimenti non potremmo fare". 
Dubbi sulla ricostruzione - Gli inquirenti stanno indagando sulla dinamica del fatto: in particolare sul luogo dove sarebbe avvenuta la sparatoria. In casa, secondo il pensionato, che ha spiegato di avere sparato d'istinto, preso dal panico. Ma per gli inquirenti il colpo potrebbe essere stato esploso all'esterno dell'abitazione, visto che il corpo dell'uomo è stato trovato fuori dall'appartamento. All'interno della casa non sono state trovate tracce di sangue, presenti invece lungo le rampe della scala esterna.
Il ladro -  "Quell'uomo aveva in mano qualcosa, ho pensato di difendermi", ha dichiarato il pensionato. Ma il ladro era disarmato, probabilmente si trattava di una torcia. Il giovane rimasto ucciso, un albanese di 22 anni, era arrivato in Italia nel 2012, aveva numerosi precedenti penali ed era stato espulso nel 2013. Poi è rientrato nel paese illegalmente

martedì 20 ottobre 2015

Ladro ucciso da pensionato, Salvini: «Giù le mani da chi si difende»

Il segretario federale della Lega Nord contesta il fatto che il 65enne sia indagato per eccesso colposo in legittima difesa. E sulla vittima: «Se l’è andata a cercare» 

«Pazzesco: giù le mani da chi si difende!»: questo il commento a caldo del segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, su Facebook, a proposito della sparatoria avvenuta nella notte a Vaprio d’Adda, in provincia di Milano. «Secondo i Carabinieri, un immigrato di 28 anni entrato in un appartamento per rubare è morto per la reazione del pensionato aggredito, che si è difeso sparando - scrive Salvini -. Il pensionato sarebbe indagato per eccesso di legittima difesa. Pazzesco: giù le mani da chi si difende! Se si trattava di un ladro morto “sul lavoro”, non mi dispiace più di tanto: se l’è andata a cercare». «Dirò alla Regione - ha aggiunto Salvini - nel caso la vicenda giudiziaria vada avanti, che si accolli le spese legali per il pensionato».

Vaprio d'Adda - Immigrato gli entra in casa per rubare: anziano gli spara e lo ammazza

Il blitz di un giovane di orgine balcanica. Ma il padrone di casa se ne accorge e lo uccide

Notte di sangue a Vaprio D’Adda, paesino in provincia di Milano a pochi chilometri da Bergamo.

Un 28enne romeno è entrato in un appartamento per rubare. Il padrone di casa, un anziano di 65 anni, gli ha sparato ammazzandolo sul colpo. L'uomo, che si è limitato a difendersi, è stato immediatamente indagato dai magistrati per "eccesso colposo di legittima difesa".
Secondo le prime risultanze investigative, il ladro si è introdotto nell’appartamento dalla finestra per svaligiare l'appartamento. "Dopo essersi tolto le scarpe - hanno raccontato gli inquirenti - ha infilato dei calzini sulle mani, forse per non lasciare impronte". Avendo sentito alcuni rumori, Fancesco Sicignano si è spaventato e ha esploso un colpo contro la sagoma che gli veniva incontro puntandogli qualcosa addosso, probabilmente una torcia. Subito dopo è uscito sul balcone e ha notato altre due persone. Ha, quindi, esploso due colpi in aria con la sua calibro 38 legalmente detenuta e li ha messi in fuga. L'allarme è stato dato da una vicina di casa che ha visto i tre tentare di scavalcare il muro di cinta, ma quando i carabinieri sono arrivati sul posto il malvivente era già morto.
Sicignano che abita nella palazzina con la moglie che, al momento dell'effrazione, dormiva con lui al terzo piano, il figlio e la nuora, che invece dormivano al primo. "Mi sono procurato l’arma dopo aver subito diversi furti in casa", ha raccontato ai magistrati della procura di Monza che, dopo il tentato furto, lo hanno subito interrogato.

venerdì 16 ottobre 2015

Salvini: "No al reato di tortura, polizia deve fare il suo lavoro"

Il leader della Lega davanti a Palazzo Chigi: "Se qualcuno si fa male, affari suoi". Agenti in piazza a Roma, Milano e Palermo contro il ddl sull'introduzione del reato. Le Associazioni: "Sap fuori da Comunità Internazionale". Il Pd: "Legge serve per colpire gli abusi"

Il leader della Lega, Matteo Salvini, si schiera contro il reato di tortura, In una manifestazione davanti a Palazzo Chigi insieme al Sap, dichiara: "La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro. Per qualcuno che ha sbagliato non devono pagare tutti. Carabinieri e polizia devono poter fare il loro lavoro. Se devo prendere per il collo un delinquente, lo prendo. Se cade e si sbuccia un ginocchio, sono cazzi suoi". "Idiozie come questa legge - ha aggiunto - espongono le forze dell'ordine al ricatto dei delinquenti". Secondo Salvini, inoltre, "l'attuale capo della polizia, Pansa,  non è il migliore capo della polizia.

Salvini ha aderito alla manifestazione indetta a Roma (ma anche a Milano e Palermo) dalla Polizia per dire no al ddl in discussione in Parlamento che introduce il reato di tortura, definito dal segretario generale del Sap Gianni Tonelli "un vero e proprio colpo di mano contro le forze dell'ordine e contro chi ogni giorno garantisce la sicurezza dei cittadini". I poliziotti, che manifestano essendo liberi dal servizio, a Roma hanno distribuito volantini ai cittadini per spiegare loro quali sarebbero le conseguenze del ddl del governo.

In un lungo editoriale sul sito del sindacato, Tonelli spiega: "Il reato di tortura, in Italia, porta con sè un pesante fardello di disprezzo ideologico, il desiderio mai sopito di 'dare una lezione' alle forze di polizia e agli operatori, una sorta di vendetta da parte di chi le divise non le ama e non le vuole: basti pensare che tra i promotori della legge ci sono soggetti ben noti ai nostri archivi, gente che ha fatto 'carriera' fomentando le piazze e che ora si ritrova in parlamento, (ben) pagata da tutti noi".

Il Sap ricorda che la proposta di legge c. 2168, Già approvata al senato e finalizzata all'introduzione del reato di tortura, prevede il concetto di "acute sofferenze psichiche" che "ogni mascalzone potrà utilizzare per accusarci, lamentando di averle patite queste 'sofferenze', anche se non sono oggettivamente rilevabili. Ci rendiamo conto di che cosa potrà accadere durante qualsiasi servizio di volante, durante un ordine pubblico o un arresto?".

mercoledì 14 ottobre 2015

Cassano, rapina un anziano: in manette - IL FAR WEST CONTINUA

il Giorno

Cassano D'Adda (Milano), 12 ottobre 2015 - Rapina e ricatta un anziano a Cassano, vittima e carabinieri gli tendono una trappola e finisce a San Vittore. Protagonista della vicenda il 44enne di origini senegalesi che stamattina ha teso un vero e proprio agguato a un pensionato in via Rivolta, a due passi dalla stazione ferroviaria. L’aggressore hastrappato il borsello al 65enne lasciandolo ferito sull’asfalto.
Oltre a documenti e soldi, l’estorsore ha messo le mani sul cellulare del malcapitato e ha pensato bene di chiedergli un riscatto per riconsegnare lo smartphone. Il pensionato, dopo essersi accordato con gli uomini del capitano Camillo Di Bernardo, ha finto di stare al gioco. I due si sono dati appuntamento proprio vicino ai binari. Ma al momento dello scambio è scattato il blitz. Il pregiudicato ora è in cella. 
Commenti: Ancora grazie ai carabinieri, peccato che questa amminstazione permettera' che la caserma di Cassano venga trasferita ed il far west non puo' che peggiorare...

Cassano Lega Nord all'Attacco



venerdì 9 ottobre 2015

Il Tribunale Civile di Milano che per l'ennesima volta condanna il Comune di Cassano

Di seguito la sentenza del Tribunale Civile di Milano che per l'ennesima volta condanna il Comune di Cassano per un atto amministrativo errato.

Purtroppo dopo la vicenda del bar Ananasso dove la giustizia civile ha già condannato il Comune a pagare i danni ad un cittadino leso nei suoi interessi questa è l'ennesima prova della "leggerezza" con cui il, Sindaco e la sua giunta hanno lavorato in questi anni e di come hanno sempre cercato di farsi scudo con interpretazioni legali che facevano a loro comodo.

Ma aime' sbagliando spesso...anzi troppo spesso.

Ora che anche in questa occasione la giustizia ha dato loro torto dovrebbero almeno avere il coraggio di prendere atto della loro incapacità, mettersi una mano sulla coscienza e di ammettere che non sono così "bravi" come hanno voluto fare credere fino ad ora ai cittadini...

Ma come al solito accamperanno mille scuse e diranno che Sbrulino, ormai è rimasto solo lui a cui potere dare la colpa del loro fallimento, li ha male consigliati o male giudicati.

Ma a loro cosa importa, tanto l'anno prossimo si vota e loro hanno portato il giro d'Italia a Cassano, come dicevano i romani panen et circenses, e quindi non potranno non venire rieletti...









giovedì 8 ottobre 2015

Riforma del Senato, Forza Italia salva il governo. Obiettivo: rifare l'Italicum


l voto dei senatori di Forza Italia "salva" il governo Renzi e spacca le opposizioni. Quanto successo sull'emendamento della sinistra sullo stato di guerra, marginale nell'economia della riforma del Senato, secondo molti è un segnale chiaro mandato dagli uomini di Silvio Berlusconi aMatteo Salvini. Non a caso sono stati gli stessi leghisti ad accusare i potenziali alleati di centrodestra di essere "la stampella del governo". Nubi fosche sulle prove tecniche di alleanza di cui hanno parlatodomenica sera ad Arcore il Cavaliere e il segretario del Carroccio, con risultati per la verità alterni nonostante le rassicurazioni del giorno dopo. 



L'obiettivo di Berlusconi - Secondo molti, la tattica forzista è scoperta: tendere la mano a Renzi sulla riforma costituzionale per avere, in cambio, la modifica della legge elettorale. L'obiettivo, infatti, è tornare a unpremio di maggioranza alla coalizione (e non alla lista, come prevede l'attuale Italicum) che eviterebbe a Berlusconi e ai suoi di dover rientrare sotto l'ombrello di un dominante Salvini. 

Commenti: Sempre meglio soli che male accompagnati !!!

«Incapace...capra» il leghista Pini alla presidente Boldrini


«Non capisci un cazzo, vattene, incapace, capra». E' l'incredibile serie di insulti riservata dal leghista Gianluca Pini in aula alla Camera alla presidente Laura Boldrini. Le urla nel corso di un intervento del capogruppo del Carroccio, Massimiliano Fedriga, mentre in aula era in discussione la nuova legge sulla cittadinanza.

http://video.corriere.it/camera-insulti-leghista-pini-presidente-boldrini/769a7112-6db7-11e5-8aec-36d78f2dc604


mercoledì 7 ottobre 2015

Lombardia «REDDITO DI AUTONOMIA» Regione, via alla manovra sociale Bonus bebè, ticket e affitti ridotti

Dal bonus bebè all’assegno sociale 

Parte il «Reddito di cittadinanza»

In vigore dal 9 ottobre le misure destinate a giovani coppie, disoccupati, malati e anziani. Previsti contributi mensili, voucher e una tantum. Necessaria la residenza in Lombardia da cinque anni


In tempo di crisi, e con la povertà che avanza, l’elenco non può che essere lungo. Almeno sulla carta, i potenziali beneficiari saranno 548 mila famiglie, malati, disoccupati, anziani non autosufficienti, inquilini con problemi a pagare l’affitto. 
I funzionari del Pirellone sono alle prese con i ritocchi tecnici. Ma i provvedimenti contenuti nel cosiddetto «Reddito di autonomia» sono pronti. A partire dalla mezzanotte tra l’8 e il 9 ottobre chi partorirà il secondo figlio avrà un bonus bebè di 800 euro cash (mille dal terzo in poi). Il contributo andrà alle famiglie con reddito inferiore ai 30 mila euro. Dal 15 ottobre, invece, i lombardi con entrate familiari sotto i 18 mila euro non pagheranno più il superticket messo sulle visite e gli esami ambulatoriali dall’ultima Finanziaria 2011, una compartecipazione alle spese che in Lombardia può arrivare fino a 30 euro a seconda del costo delle prestazioni sanitarie. E - sempre dal 15 ottobre e per redditi sotto i 18 mila euro - i disoccupati da più di tre anni potranno avere un voucher da 300 euro al mese (per un periodo massimo di sei) da spendere per corsi di reinserimento lavorativo. Mentre dal 1° novembre gli inquilini di 155 Comuni che non riescono a pagare l’affitto per improvvisa riduzione delle entrate o per problemi di salute potranno intascare un bonus per la casa da 800 euro cash . Ne potrà beneficiare chi ha un reddito familiare sotto i 9 mila euro. Dal 1° dicembre, infine, anziani o disabili non autosufficienti, sotto i 10 mila euro, potranno avere un assegno di autonomia da 400 euro al mese (per dodici mesi). 
Parte così il piano contro la povertà in Lombardia. L’approvazione delle cinque misure del Pirellone è attesa per giovedì, giorno in cui i provvedimenti saranno portati in giunta. La partita è seguita in prima persona dal governatore Roberto Maroni (che, tra l’altro, da settembre è anche assessore al Welfare ad interim). Era stato Maroni stesso del resto ad annunciare a sorpresa, lo scorso maggio, la volontà di introdurre il «Reddito di cittadinanza», usando uno slogan caro ai grillini per far capire al volo di cosa si sta parlando, trasformato oggi in «Reddito di autonomia»: «L’obiettivo è attivare una via lombarda per fare decollare misure di sostegno multidimensionali dei bisogni e delle necessità delle persone - ha spiegato Maroni in più occasioni -. L’intervento passa attraverso un mosaico di iniziative che, sostanzialmente, vogliono trovare una soluzione alla perdita o ai problemi nel trovare lavoro, alla criticità abitativa e al disagio sociale. Un ventaglio di politiche, insomma, per chi è in difficoltà». 
Da qui a dicembre la manovra vale intorno ai 50 milioni di euro. Tranne l’esenzione dal superticket (per cui basta la residenza tout court ), per tutte le altre misure deve esserci la residenza in Lombardia da almeno cinque anni. Sono previsti controlli severi contro gli abusi: in caso di false informazioni verranno revocati tutti i benefici. L’intenzione è di mantenere in funzione tutte le misure anche per il 2016: cosa che avverrà sicuramente per l’abolizione del superticket; il progetto di inserimento lavorativo e l’assegno di autonomia saranno in funzione fino a esaurimento fondi; mentre il bonus bebè e quello per l’affitto saranno prorogati anche nel 2016 salvo tagli imprevisti alla Lombardia dalla legge di Stabilità del governo Renzi. 

martedì 6 ottobre 2015

Matteo Salvinii: "Lega e Ncd mai insieme"


Il leader della Lega è tranchant: "La Regione andrà fino al termine e sarà la Regione meglio governata d'Italia. Dove c'è Alfano non c'è la Lega. Punto". 


venerdì 2 ottobre 2015

Comunicato stampa – Festa del Paese –

Sono ormai passati quattro anni da quando questa “simpatica” amministrazione ha iniziato la propria esperienza di governo e con tutto il cuore ci auguriamo che questa sia l’ultima Festa del Paese che venga celebrata con loro alla guida di Cassano.
Questo perché in questi quattro anni hanno fatto di tutto per rendere la vita dei cittadini più difficile e del tutto surreale dal punto di vista della sicurezza.
Presentandosi con la faccia dei “bravi ragazzi” inizialmente hanno provato ad accampare la scusa che tutto quello che non andava bene era solo dovuto e solo colpa della amministrazione precedente e la loro incapacità era mascherata dietro il solito “è colpa di chi ci ha preceduto.
Ma alla fine tutti i nodi sono venuti al pettine e ora non hanno più scuse, ed è davanti agli occhi di tutti quello che hanno fatto ed il fallimento della loro politica social-clientelare.
Troppi gli errori collezionati, e troppi i ritardi in tutto quello che hanno collezionato tra i quali, e solo per conoscenza di chi fosse meno informato proponiamo di seguito un campionario non esaustivo di quelle hanno “toppato” in questi anni:
Il termine dei lavori della  Tangenziale previsto (e non confermato)  con un ritardo di 4 anni
La caserma di Carabinieri verrà trasferite  a Pioltello
L’ALS  traferita come anche la guardia medica
Il progetto del Polo Sicurezza  cancellato
L’aumento dei furti in particolare nelle abitazioni private
L’aumento degli atti vandalici
I pachi pubblici destinati ai bambini chiusi per mesi senza ragioni
La realizzazione dell’Auditorium prevista con un ritardo di 4 anni
Il Vice Sindaco PD è indagato per abuso d’ufficio e truffa in concorso
Un  Assessore ex IDV si dimesso a furor di popolo per affermazioni offensive nei confronti di tutte le donne
Si sono avvicendati 4 comandati polizia locale in 4 anni
Un area sportiva abbandonata a sé stessa
Il Tribunale trasferito a Milano
Clandestini (ora da tutti chiamati profughi) ospitati da cooperative amiche
Le dismissioni di patrimoni pubblico effettuate solo per fare cassa creando nocumento ai cittadini
Si sono favoriti ed incentivati gli appalti alle cooperative sociali la più importante delle quali  presieduta dal vicesindaco
Sono state aumentate tutte le imposte comunali
Si è approvato un PGT nel quale si era promesso consumo territorio zero ed invece ...
L’elenco potrebbe continuare, ma sarebbe come “sparare sulla Croce Rossa.
Insomma il libro dei sogni che il Sindaco e la sua maggioranza hanno proposto ai cittadini si è trasformato, in lungo elenco di fallimenti e ritardi e tutto ciò sulle spalle dei cittadini, ai quali per addolcire la pillola di tanto in tanto si è propinato un evento, uno spettacolo o un aperitivo gratuito, giusto per gettare del gran fumo negli occhi.
Visto che il prossimo anno si vota, purtroppo temiamo che in questo fumo aumenterà e che da qui a poco inoltre inizierà la stagione delle inaugurazione farlocche e dei proclami roboanti, vedi l’ultimo esempio del controllo di vicinato, il tutto solo per garantirsi altri cinque anni di pance grasse.
Meditate gente meditate, il prossimo anno finalmente si vota …
Lega Nord Cassano d’Adda

giovedì 1 ottobre 2015

La retorica di Bella Ciao ha rotto i c… (dal Blog di Francesco Maria Del Vigo)


Pietro Ingrao per me non è un mito. Ne ho altri, finti, veri, cartacei. Ma non pretendo che siano universali. Non è un padre della Patria. Non può essere un padre della Patria uno che questa diavolo di Patria voleva svenderla a quella che sentiva la sua, di patria. Cioè la madre Russia comunista. Ma è possibile che qui ci si debba dividere tutti tra russi e americani? Ma uno che fa il tifo per l’Italia non è un’opzione disponibile? (Non la nazionale, per carità, di quelli ce ne sono troppi).

Ingrao, per me, non è un esempio. È uno che dalle colonne dell’Unità difendeva gli eccidi delle truppe russe in Ungheria e che oggi, dagli stessi che si genuflettono davanti al suo cadavere, sarebbe stato licenziato come un sovversivo criminale. Ma lui rappresenta i vincitori, anche adesso che è stato vinto dalla vita, come succede e succederà a tutti noi. Pietro Ingrao, per me, è un vecchio morto a cento anni, davanti al quale non posso che elevare un arrivederci ossequioso e laico. Perché amo gli anziani e ammiro i coerenti e gli idealisti. Anche di idee che non condivido. E invidio le comunità. Quella folla di pugni alzati, quelle bandiere rosse con la falce e il martello, quelle ugole che si squarciano intonando Bella Ciao. È roba d’altro tempo, di un’altra era. Archeologia politica e umana. Come quelle poltrone di modernariato che dici: cavolo che design strano. Ma a casa non le vorresti mai.

Ma facciamo una precisazione: evviva le comunità, evviva le idee. Ma Bella Ciao non è un inno nazionale. È un canto da ultras. Dell’antifascismo. Quella è una comunità che rispetto, ma non è una nazione. Non è di tutti, ma di parte. Divide e non unisce. Come direbbero i moderni: è divisiva. Il mito della resistenza non è realtà, ma finzione. Se va bene fiaba. È il Babbo Natale della sinistra. Shhh. Non diciamolo a voce alta che sennò poi ci sentono. Chè l’Italia l’hanno liberata gli americani. Bella Ciao non è pace, ma guerra. E pure civile. Che è il massimo dell’inciviltà. Basta. Basta con questo culto della resistenza, con questa religione laica della Liberazione. Pure il Papa apre ai divorziati, ma le vestali di piazzale Loreto non riescono nemmeno a parlare agli a-partigiani. Basta coi talebani del 25 aprile, con i santificatori del comunismo, con quelli che ci vogliono infilare in testa il burka del politicamente corretto. Con quelli che pensano che mettere la gente a testa in giù sia un atto di libertà.

Renzi, Grasso e Mattarella avrebbero chinato il capo davanti al feretro di Giorgio Almirante? No. Perché era un fascista. Redento. Democratico. Ma c’aveva sempre quel problema lì. Non parlo del peccato mortale di aver eletto Fini come proprio delfino. Ma di quella camicia non troppo intonata coi colori alla moda. Invece erano tutti lì, davanti alle falci e ai martelli. Immobili davanti a simboli di morte. Persino Fini era uscito dal sepolcro. E pure Marino. Ma quello si imbuca ovunque: dal Vescovo di Roma al patriarca dei bolscevichi, che differenza c’è?

Anche il comunista Ingrao avrebbe mandato a quel paese quella massa di sciacalli che cerca di vivere su una (presunta) rendita di posizione. Io vorrei mandare a quel paese Renzi, Grasso, la Boldrini, la religione (catto)comunista dei partigiani, le falci e il martello, il galateo del 25 aprile e Bella Ciao. Che, ripeto, non è Fratelli d’Italia, ma una canzone più secessionista della Lega di Bossi: spacca il paese, allarga la piaga e divide gli italiani. Ma, soprattutto, rompe i coglioni. È l’ora di dire ciao. Anche a Bella Ciao.