Sbarcano. Vivi, malconci, privi di vita. Sbarcano. Arrivano, oramai quasi ogni giorno, a centinaia sulle nostre coste. E il governo che fa? Sostanzialmente se ne frega, o, meglio, gioca a scaricabarile.
Lasciando ad altri, magari ad alcuni governatori regionali, il compito di trovare una soluzione al problema. È lo sfogo amaro del presidente Roberto Maroni che ieri, a margine di un convegno, ha tuonato contro le inadempienze dell'esecutivo centrale.
«Il governo deve rispettare la legge, cosa che non sta facendo. Se queste persone sono clandestini, devono essere messi in luoghi dove possono essere tenuti, identificati ed eventualmente espulsi. Se sono profughi, cioè se hanno ottenuto lo status dopo le opportune verifiche, devono essere trattati come tali. Oggi invece succede che queste persone sbarcano in Sicilia, vengono messe su un treno e viene chiamato il prefetto di Milano al quale viene detto di arrangiarsi. Il prefetto, al quale va tutta la mia solidarietà, non sa che cosa fare e, magari, è costretto a metterli in luoghi che non hanno nemmeno l'abitabilità».
Poi l'affondo del governatore della Regione Lombardia: «Si tratta di una situazione caotica, che non è gestita. Per questo lancio l'allarme. Il governo deve darsi una mossa, mettendo in campo risorse e strutture. Cosa che, purtroppo, ad oggi, non sta facendo. L'esecutivo, almeno riguardo a questo problema in particolare, sta chiudendo gli occhi, chiede l'aiuto dell'Europa e poi scarica il problema sulle regioni, sui prefetti e sui sindaci».
D'altra parte un intervento coordinato, secondo Maroni non è più rinviabile «perché - ha aggiunto- io sono sicuro che si succederanno altri sbarchi e i problemi aumenteranno a dismisura. E ribadisco quanto ho già detto: non spendo i soldi dei Lombardi per mantenere i clandestini. Un conto sono i profughi, ma una persona acquisisce questo status alla fine di un percorso, dopo che ha presentato una domanda che viene vagliata e accolta da una commissione in base a requisiti precisi, altrimenti è un clandestino, che deve essere tenuto in un centro di identificazione ed espulsione, cosa che purtroppo non avviene.
«Mi hanno criticato per questo perché nell'aggiornamento di bilancio ci sarebbero i soldi, 30 milioni di euro, ma sono lì per finanziare il referendum Lombardia regione a statuto speciale, e lì rimarranno. La Lombardia a statuto speciale ci risolverebbe i problemi, ci teniamo tutti i nostri soldi e fine delle trasmissioni per chi ha continuato a rubarceli».
D'altra parte l'allarme lanciato dal governatore lombardo è tutt'altro che fuori luogo visto e considerato che nei primi quattro mesi dell'anno sono stati già rilevati 42mila ingressi irregolari contro i 12.400 dello stesso periodo del 2013. E, in questo contesto, il dato relativo all'afflusso in Italia è decisamente ancora più drammatico: nei primi quattro mesi del 2014 l'aumento è stato, infatti, dell'823 per cento in più rispetto al passato, come aveva rilevato di recente il vice direttore di Frontex, l'agenzia europea per la gestione della cooperazione alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Ue, Gil Arias Fernandez.
Da gennaio ad aprile 2014 sono stati, infatti, censiti e registrati 25.650 arrivi in Sicilia e 660 in Puglia e Calabria. Attraverso il settore del Mediterraneo centrale, sostanzialmente diretti in Italia, sono passati oltre 25mila migranti, contro i 40mila dell'intero 2013.
Gran parte dei migranti è partita dalle coste libiche, in arrivo soprattutto dalla Siria e dall'Africa subsahariana. Ma la situazione, come ben sappiamo, è ulteriormente precipitata nelle settimane successive. Quindi il perentorio invito di Maroni al governo perché si dia finalmente una mossa e faccia qualcosa di concreto appare notevolmente giustificato.
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