BONDENO
(Ferrara) La nuova destra lepenista italiana si
fa al bar Dal Mister di Scortichino. A ogni aggiornamento sul sito del Viminale
corrisponde un commento di Alan Fabbri seguito dalle risate dei suoi
sostenitori che gli stanno alle spalle. «Siamo sopra Bonaccini almeno per un
paio di minuti» urla il candidato leghista. «Fatemi una foto prima che torno a
essere secondo...». Passano il tempo e le voci corrono più o meno
incontrollate. Ma verso le due di notte il buonumore diffuso non sembra solo
conseguenza delle abbondanti libagioni. Il crollo dell’affluenza rende
possibile ogni sogno, compreso quello del sorpasso sui parenti serpenti di
Forza Italia, con i primi dati parziali che dopo lo spoglio di 1.171 sezioni su
4.512 forniscono un punteggio impietoso: 21% leghista contro il misero 8,7% dei
berlusconiani (19,42% contro l’8,36 il dato finale, ndr). Matteo Salvini chiama sfidando ogni
superstizione. «Non ci posso credere - urla al telefono -. Sopra al 20% è un
risultato storico».
Qando
qualcuno si prenderà la briga di scrivere la storia del Le Pen nostrano, se mai ce ne sarà una, dovrà per forza inserire
la notte delle elezioni regionali di Emilia e Romagna trascorsa in questo
locale di una frazione di Bondeno, a pochi chilometri dall’argine destro del
Po, accanto a un campo sportivo. Fabbri, candidato con barba e codino di un
centrodestra unito solo sulla carta sbriga le formalità in anticipo telefonando
al suo rivale, il vincitore annunciato Stefano Bonaccini. «Ce le siamo dette ma
senza mancarci di rispetto. E guarda che per non c’è problema, se fai cose che
mi piacciono sono disposto a collaborare con te».
Ma
la cronaca impone di raccontare di un posto pieno che non ci stava più neanche
uno spillo, dove Alan Fabbri, il sindaco di Bondeno che Salvini ha scelto per
la prima verifica importante della nuova Lega Nord, trascorre la sua notte
bianca in attesa dei risultati. All’ingresso c’è parcheggiato un trattore
avvolto nella bandiera con il Sole delle Alpi. Dentro, appese alle pareti di
legno c’è il tripudio di ogni possibile bandiera indipendentista, dai baschi
fino alla Nazione Romagna. Sono tutte un gentile omaggio del candidato Alan,
quando il Mister decise di aprire il bar. La scelta di aspettare circondato
dagli amici stempera la tensione di un passaggio che lo stesso Salvini
definisce potenzialmente storico, almeno per lui.
Lo
scambio di messaggi tra mentore e delfino non
è proprio al livello dell’incontro di Teano, ma questo passa il convento.
«Auguri per il derby» scrive Fabbri intorno alle 20. «Mi tocco» risponde
Salvini, e non c’è bisogno di scendere nei dettagli. Ai posteri converrà
piuttosto consegnare il precedente sms del segretario leghista in pieno afflato
obamiano: «Il meglio deve ancora venire». Ancora poche ore e si saprà. Il voto dell’Emilia-Romagna
ha rilevanza nazionale quasi solo per questo, per tastare la consistenza del
fenomeno Salvini alla prova dei fatti, dopo infiniti rodaggi televisivi. Anche
lo scambio preventivo di cordialità con Bonaccini ha un suo senso. Ai
convenuti, amici e familiari di Fabbri, non importa un fico secco della
vittoria del candidato democratico. La missione emiliano romagnola consiste nel
prendere un voto in più di Forza Italia.
«L’astensione
è il nostro primo alleato, come il generale inverno per i russi»ammette Fabbri. Nel bel mezzo dello spoglio il suo
distacco da Bonaccini è di 17 punti, 48 a 31%, con posti insospettabili come la
provincia di Ferrara dove addirittura è un testa a testa con scarto di poche
centinaia di voti. «Saranno anche dati provvisori ma non era mai successo
prima, gli stiamo facendo un po’ di paura. Stiamo andando bene, soprattutto
come Lega Nord. Quelli di Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle sono rimasti a
casa, i nostri invece hanno votato tutti. Siamo il secondo partito regionale,
missione compiuta».
Fabbri
aveva un’asticella da superare, il 13% della vecchia Lega Nord alle Regionali
del 2010, ultimo anno prima dell’avvento di Beppe Grillo. Forza Italia è il
bersaglio, M5S il granaio dal quale prendere voti. «Come hanno fatto loro con
noi. Adesso glieli sfiliamo tutti, uno per volta». La notte è ancora lunga ma
partono tutti verso Bologna, con festa per pochi intimi in piazza Maggiore.
L’Emilia-Romagna, un tempo rossa, rischia davvero di diventare il primo gradino
della scalata di Matteo Salvini al centrodestra italiano.
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