I rifiuti del Sud negli inceneritori
del Nord, la maggior parte a Brescia
L’impianto A2A brucerà il 30% in più (un milione di tonnellate l’anno). L’assessore regionale Terzi: «Assurdo. Faremo ricorso alla consulta»
Si scrive «sblocca Italia». Ma in Lombardia ed Emilia Romagna si leggerà «sblocca rifiuti». Perché il governo Renzi, per risolvere l’annosa emergenza immondizia che attanaglia buona parte dell’Italia meridionale ha deciso per decreto di smaltirla negli impianti del Nord, portando al massimo il loro carico termico. Significa che diversi impianti (da Brescia a Milano, da Bologna a Parma) potranno bruciare fino al 30% in più di monnezza. Il record spetterebbe all’impianto bresciano di A2A, il più grande d’Italia: potrà ricevere oltre 1 milione di tonnellate a fronte delle attuali 780mila incenerite (solo 430 mila tonnellate sono rifiuti urbani di Brescia e provincia). Dove andranno i rifiuti del sud, in primis quelli di Roma e della Campania, dove si trovano ancora centinaia di migliaia di ecoballe da smaltire? La Regione con maggior numero di inceneritori è la Lombardia (13 dei 55 presenti in Italia). Oltre a Brescia la monnezza potrà essere incenerita anche a Milano (compresi gli impianti di Sesto e Trezzo d’Adda), Dalmine ma anche a Cremona. I rifiuti potranno finire anche nei 9 termoutilizzatori dell’Emilia Romagna (seconda in Italia per numero di impianti), in prevalenza a Parma e Bologna. Nella classifica regionale figura poi la Toscana (7 impianti), seguita dal Veneto (4).
Per decreto cadono anche le «quote» di bacinizzazione regionale. Un esempio: l’impianto di Brescia oggi può funzionare per due-terzi con rifiuti solidi urbani provenienti da Brescia e provincia o dalla regione, e solo per un terzo con rifiuti speciali provenienti dal resto Italia. Tra due mesi A2A potrà liberamente decidere di bruciare quello che vuole. Se il fine del Governo Renzi è quello di smaltire in Italia l’eccesso di rifiuti, evitando sanzioni europee, a farne le spese rischia di essere l’aria già malata del Nord. Visto che 250 mila tonnellate di «monnezza» per Brescia equivalgono a 140 tonnellate l’anno di ossidi d’azoto in più. Regione Lombardia e lo stesso Comune stavano spingendo per l’aumento della raccolta differenziata (ferma al 40%) e quindi alla diminuzione futura del conferimento di rifiuti all’inceneritore A2A: a marzo avevano deciso di non aumentarne in sede di Aia (autorizzazione integrata ambientale) la capacità massima di combustione. Ora è il governo che indirettamente per decreto «soddisfa» il sogno della ex municipalizzata (ovvero arrivare al milione di tonnellate l’anno di rifiuti bruciati). Si avvera quindi lo scenario peggiore paventato dagli ambientalisti nostrani, che chiedevano un ridimensionamento dell’impianto bresciano, bruciando i soli rifiuti e biomasse di città e provincia.
Due mesi per adeguarsi, altrimenti interviene il governo
La volontà del consiglio dei ministri è spiegata all’articolo 35 dello Sblocca Italia, approvato venerdì: «Attuare un sistema integrato e moderno di gestione di rifiuti atto a conseguire la sicurezza nazionale nell’autosufficienza e superare le procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore. Tali impianti, individuati con finalità di progressivo riequilibrio socio-economico fra le aree del territorio nazionale, concorrono allo sviluppo della raccolta differenziata mentre deprimono il fabbisogno di discariche». E ancora: «Tutti gli impianti devono essere autorizzati a saturazione del carico termico», ovvero portati alla loro capacità massima.Negli impianti «deve essere data priorità al trattamento dei rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale» e devono essere trattati «rifiuti speciali non pericolosi o pericolosi a solo rischio sanitario». Per farlo vengono dimezzati i tempi degli iter burocratici. Le Regioni hanno tempo due mesi per adeguarsi. In caso contrario ci penserà il governo applicando i poteri sostitutivi.
L’assessore Terzi: «inaccettabile, faremo ricorso»
« È una follia quello che vuole fare il Governo Renzi. Una follia che io e il presidente Maroni contrasteremo in tutti i modi, rivolgendoci anche alla Corte Costituzionale». Ha la voce che vibra di rabbia e amarezza l'assessore regionale all'ambiente della Lombardia, Claudia Terzi (Lega Nord): « Un provvedimento altamente ingiusto perché mentre al Nord aumenta la percentuale di raccolta differenziata, altre città del sud come Roma o Napoli continueranno a vivere di rendita, alle spalle di lombardi ed emiliani». La Terzi critica aspramente anche lo strumento del decreto e la minaccia di utilizzare i poteri sostitutivi, qualora le regioni non si piegassero alle volontà del Governo: «Mi chiedo perché Renzi non abbia nominato un commissario per realizzare gli inceneritori laddove non ci sono e invece minaccia di commissariare noi se non accettiamo rifiuti altrui». L'assessore regionale non risparmia un appello e una critica anche al Pd Regionale e locale: «Il Pd a sempre fatto della questione ambientale un suo cavallo di battaglia. Voglio vedere ora che faranno davanti a questa scelta. Se vengono prima le esigenze di cassa di qualche multiutility pubblica o la salute dei cittadini».
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