mercoledì 3 settembre 2014

“Mi autodenuncio per islamofobia”: la mia provocatoria confessione per denunciare la strategia dei taglialingue nostrani




“Mi autodenuncio per islamofobia”: la mia provocatoria confessione per denunciare la strategia dei taglialingue nostrani

Mi sono pentito. Ammetto di aver commesso il reato di islamofobia. Riconosco la legittimità del Tribunale dell’Ordine dei giornalisti. Ho deciso di collaborare per espiare fino in fondo le mie colpe, confessando la lunga serie di reati commessi sin dall’inizio dell’attività giornalistica nel 1976, così come considero doveroso denunciare tutti gli islamofobi che ho conosciuto.
Lo so che sono tanti ma è fondamentale individuarli e condannarli tutti, tanto i processi saranno rapidissimi perché ho le prove inconfutabili della loro colpevolezza. Sono convinto che dobbiamo bonificare l’Italia dall’islamofobia per assicurare l’avvento della nuova civiltà globalista, finanziaria, eurocratica, relativista, immigrazionista, multiculturalista e ovviamente islamofila.
I capi d’accusa che mi sono rivolti, sulla base della denuncia di un avvocato orgogliosamente italianissimo, che ama l’Italia più di se stesso e che darebbe la vita per salvaguardare la nostra civiltà dalle radici ebraico-cristiane, fanno riferimento a soli 9 articoli scritti nel periodo di circa 8 mesi limitatamente al 2011 per l’unico quotidiano Il Giornale. Evidentemente la sua bontà d’animo l’ha indotto a non denunciare tutta la mia produzione giornalistica che, vi assicuro, è un ammasso di islamofobia da destinare al rogo per il bene dell’umanità.
Non sarà facile reperire le migliaia di articoli scritti per l’Agenzia giornalistica “Quotidiani Associati”, che fino al 1990 furono pubblicati da una trentina di testate locali, tra cui Il Secolo XIX, Il Gazzettino, Il Mattino, la Gazzetta del Mezzogiorno, La Sicilia, L’Unione Sarda e persino il Corriere del Ticino. Mentre risulta più agevole disporre di altre migliaia di articoli pubblicati fino al 2003 su la Repubblica e fino al 2008 sul Corriere della Sera. Anche i miei dieci libri, che complessivamente hanno venduto circa 800 mila copie, sono intrisi di islamofobia, devono essere pertanto requisiti e dati alle fiamme. Infine meritano il rogo le registrazioni delle migliaia di partecipazioni televisive e radiofoniche dove ho reiterato il reato di islamofobia.
Mi limiterò a due esempi di indubbia islamofobia pubblicati sul Corriere della Sera dove avevo la qualifica di vice-direttore. Il 29 settembre 2005 pubblicai un articolo dal titolo “Moschea-mania, serve uno stop”, che iniziava così: “In Italia sembra essere esplosa la moschea-mania. Da Genova a Firenze, da Verona a Reggio Emilia, da Napoli a Colle Val d'Elsa, tutti la vogliono. Ebbene, da cittadino italiano, musulmano, laico, lancio un appello a tutte le istituzioni dello Stato affinché sospendano la costruzione di nuove moschee”. Sempre il Corriere della Sera pubblicò in prima pagina una mia testimonianza sulla mia conversione, in data 23 marzo 2008, in cui dico: “La mia mente si è affrancata dall’oscurantismo di un’ideologia che legittima la menzogna e la dissimulazione, la morte violenta che induce all’omicidio e al suicidio, la cieca sottomissione e la tirannia”; e ancora: “Al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale”.
Ebbene per espiare la mia lunghissima serie di reati di islamofobia procederò autonomamente a tagliarmi la lingua con la speranza che mi risparmieranno il taglio della testa. Da oggi non pronuncerò mai più il nome di Allah invano, terrò una copia del Sacro Corano sul comodino e la bacerò prima di coricarmi e al risveglio, tesserò le lodi di Maometto, chinerò il capo al cospetto della moschea, gioirò per la conversione degli italiani all’islam.
Il mio processo sarà una pietra miliare nel percorso che affermerà l’avvento del Califfato islamico globalizzato anche in Italia. La Storia riconoscerà ai taglialingue nostrani il merito di aver epurato da giornali, televisioni, libri e discorsi pubblici qualunque offesa o semplicemente critica ad Allah da venerare inconfutabilmente come il Dio di tutti, all’Islam che dovrà essere l’unica religione che si scrive con la prima lettera maiuscola, al Corano da riconoscere come il Sigillo della profezia, a Maometto da elogiare come l’ultimo dei profeti, alla sharia a cui le nostre leggi dovranno conformarsi. Non posso che essere grato al Tribunale dell’Ordine dei giornalisti che mi concede l’opportunità di redimermi e di estirpare con la mia condanna il male assoluto dell’islamofobia.
di Magdi Cristiano Allam 01/09/2014 

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un tuo commento