lunedì 8 settembre 2014

Indipendenza della Scozia: per la prima volta in vantaggio i «Sì»



Gli indipendentisti esultano. Il 18 settembre il referendum. Il voto potrebbe sancire la separazione della Scozia dalla Gran Bretagna dopo 307 anni. Vip pro e contro Voglia di indipendenza. In Scozia non è più ormai soltanto il sogno di una minoranza che vuole staccarsi dalla Gran Bretagna. Come in molti pensavano, sbagliando. Per la prima volta, quando mancano meno di due settimane dal referendum del 18 settembre, un sondaggio spiazza tutti e dice che è avvenuta la rimonta e che vinceranno i sì. Il voto del 18 settembre potrebbe sancire la storica e clamorosa separazione della Scozia dalla Gran Bretagna dopo 307 anni.



Sondaggi

La rilevazione, realizzata da YouGov per il Sunday Times e che ovviamente s’è conquistata l’apertura di tutti i media britannici , dice che gli indipendentisti sono ora il 51% degli scozzesi contro il 49% di coloro che difendono secoli di storia e di legami con il Regno Unito. Gli esperti invitano alla cautela perché c’è un margine di errore nelle statistiche e, dunque, quella piccola differenza potrebbe significare pareggio virtuale. Ma la sensazione è che sull’onda dell’entusiasmo tra i sostenitori della divisione, la grande rimonta iniziata mesi fa, quella spinta verso il nuovo , sia irreversibile.

La reazione di Londra. Salmond: «Dettata dal panico»

Il Cancelliere George Osborne ha reagito promettendo che entro la prossima settimana verrà presentato un piano per incrementare i poteri del Parlamento scozzese, una decisione che secondo il primo ministro scozzese Alex Salmond è una «tangente dettata dal panico» che arriva ben dopo che i voti per posta sono stati inviati.

I vip pro e contro

Sono diversi i personaggi pubblici che si sono schierati a favore o contro l’indipendenza scozzese. Secessionista di ferro l’attore Sean Connery, sangue Scottish, che a più riprese ha sostenuto quanto «l’opportunità dell’indipendenza sia troppo buona per essere mancata». A favore anche la cantante Annie Lennox e la cantautrice Amy Macdonald, il comico Kevin Bridges, e anche l’ex ambasciatrice britannica presso la Nato, Mariot Leslie, per il no l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling (che è inglese). Contro, «assolutamente contro» David Bowie (inglese). Ad agosto più di 200 vip e celebrità del Regno Unito, tra cui Mick Jagger, Stephen Hawking e Judi Dench (tutti inglesi), hanno firmato una petizione per chiedere alla Scozia di rimanere con il Regno Unito, lo stesso appello è stato lanciato da diversi calciatori scozzesi “all time”, guidati da Denis Law, Ally McCoist, David Moyes e Ian Durrant.Della stessa opinione anche l’ex guida del Manchester United, Sir Alex Ferguson, e la cantante Susan Boyle, anche loro scozzesi.

Il fronte del no trema

Già quattro giorni fa, per il fronte del «no», era scattato l’allarme. Un precedente sondaggio YouGov accreditava infatti i secessionisti di un 47% dei consensi, a soli tre punti dalla soglia magica della metà più uno. Ora l’ultimo sondaggio è chiaro: sarà battaglia all’ultimo voto. «Ho sempre pensato che potessimo vincere, i sondaggi sono molto incoraggianti», ha dichiarato Salmond, capo del governo di Edimburgo e portabandiera del vessillo scozzese con la croce di Sant’Andrea. Il leader indipendentista racconta entusiasta di «code per registrarsi nelle liste elettorali». Secondo le rilevazioni YouGov, nell’ultimo mese i secessionisti hanno guadagnato più di 10 punti, grazie pare agli elettori laburisti:quelli favorevoli all’indipendenza sono passati in poche settimane dal 18% a oltre il 30%.

I timori di Cameron e della City


«Il nostro atteggiamento non cambia, conta il voto nel referendum» ha continuato a ripetere in questi giorni il premier britannico David Cameron, assicurando di non essere intenzionato a dimettersi neanche in caso di sconfitta. Ma si sa che è preoccupato. Come preoccupata è la City londinese. La banca d’affari Goldman Sachs ha parlato di «conseguenze seriamente negative» per entrambe le economie, quella scozzese e quella britannica. E la sterlina scende giù: mercoledì ha registrato la seduta peggiore degli ultimi sette mesi.

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