Sondaggi
La rilevazione, realizzata da YouGov per il Sunday Times e che ovviamente s’è conquistata l’apertura di tutti i media britannici , dice che gli indipendentisti sono ora il 51% degli scozzesi contro il 49% di coloro che difendono secoli di storia e di legami con il Regno Unito. Gli esperti invitano alla cautela perché c’è un margine di errore nelle statistiche e, dunque, quella piccola differenza potrebbe significare pareggio virtuale. Ma la sensazione è che sull’onda dell’entusiasmo tra i sostenitori della divisione, la grande rimonta iniziata mesi fa, quella spinta verso il nuovo , sia irreversibile.
La reazione di Londra. Salmond: «Dettata dal panico»
Il Cancelliere George Osborne ha reagito promettendo che entro la prossima settimana verrà presentato un piano per incrementare i poteri del Parlamento scozzese, una decisione che secondo il primo ministro scozzese Alex Salmond è una «tangente dettata dal panico» che arriva ben dopo che i voti per posta sono stati inviati.
I vip pro e contro
Sono diversi i personaggi pubblici che si sono schierati a favore o contro l’indipendenza scozzese. Secessionista di ferro l’attore Sean Connery, sangue Scottish, che a più riprese ha sostenuto quanto «l’opportunità dell’indipendenza sia troppo buona per essere mancata». A favore anche la cantante Annie Lennox e la cantautrice Amy Macdonald, il comico Kevin Bridges, e anche l’ex ambasciatrice britannica presso la Nato, Mariot Leslie, per il no l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling (che è inglese). Contro, «assolutamente contro» David Bowie (inglese). Ad agosto più di 200 vip e celebrità del Regno Unito, tra cui Mick Jagger, Stephen Hawking e Judi Dench (tutti inglesi), hanno firmato una petizione per chiedere alla Scozia di rimanere con il Regno Unito, lo stesso appello è stato lanciato da diversi calciatori scozzesi “all time”, guidati da Denis Law, Ally McCoist, David Moyes e Ian Durrant.Della stessa opinione anche l’ex guida del Manchester United, Sir Alex Ferguson, e la cantante Susan Boyle, anche loro scozzesi.
Il fronte del no trema
Già quattro giorni fa, per il fronte del «no», era scattato l’allarme. Un precedente sondaggio YouGov accreditava infatti i secessionisti di un 47% dei consensi, a soli tre punti dalla soglia magica della metà più uno. Ora l’ultimo sondaggio è chiaro: sarà battaglia all’ultimo voto. «Ho sempre pensato che potessimo vincere, i sondaggi sono molto incoraggianti», ha dichiarato Salmond, capo del governo di Edimburgo e portabandiera del vessillo scozzese con la croce di Sant’Andrea. Il leader indipendentista racconta entusiasta di «code per registrarsi nelle liste elettorali». Secondo le rilevazioni YouGov, nell’ultimo mese i secessionisti hanno guadagnato più di 10 punti, grazie pare agli elettori laburisti:quelli favorevoli all’indipendenza sono passati in poche settimane dal 18% a oltre il 30%.
I timori di Cameron e della City
«Il nostro atteggiamento non cambia, conta il voto nel referendum» ha continuato a ripetere in questi giorni il premier britannico David Cameron, assicurando di non essere intenzionato a dimettersi neanche in caso di sconfitta. Ma si sa che è preoccupato. Come preoccupata è la City londinese. La banca d’affari Goldman Sachs ha parlato di «conseguenze seriamente negative» per entrambe le economie, quella scozzese e quella britannica. E la sterlina scende giù: mercoledì ha registrato la seduta peggiore degli ultimi sette mesi.
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