mercoledì 7 marzo 2012

Bossi su Monti: «Rischia la vita perché il Nord lo farà fuori»

MILANO - Bossi choc sul premier Mario Monti: «Rischia la vita, perché il nord lo farà fuori». Ha replicato così, il leader della Lega Umberto Bossi, a chi gli ha chiesto, al suo arrivo a Piacenza per un comizio, se il premier Monti proseguirà anche dopo il 2013 sostenuto da Berlusconi. Una frase, quella di Bossi, che si aggiunge ad altre dichiarazioni sull'attuale governo. Monti e Berlusconi? gli chiedono: «Uno gratta e l'altro tiene il palo».
LE REAZIONI - Le parole del leader leghista suscitano l'indignazione, l'allarme e l'ironia di numerosi esponenti politici. Pierferdinando Casini, ad esempio, commenta così su Twitter: «Dopo le minacce di stasera a Monti bisogna veramente consigliare a Bossi un piccolo periodo di riposo!». Per Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell'Idv «Bossi parla come un terrorista». Vendola, leader di Sel, parla di «un linguaggio inaccettabile in un consesso civile. Bisogna smetterla di considerare folklore l'uso di un linguaggio violento e intollerante da parte del leader leghista». Mentre per Francesco Boccia del Pd «il signor Umberto Bossi è chiaramente incapace di intendere e di volere».
E BOSSI REPLICA - «Ho minacciato di morte Monti? È Monti che minaccia di morte noi... Ho detto che Monti nella testa dei padani non è ben visto perché ci porta la povertà e poi anche la mafia. I giornalisti travisano, non si smentiscono mai quelle teste di legno». Questa la replica di Bossi alle accuse, sempre dal palco del suo comizio a Piacenza.
L'INNO - Il Senatùr non si è limitato a polemizzare a distanza con il premier. Ma ha rispolverato alcuni dei suoi cavalli di battaglia. A cominciare dall'inno nazionale, contestando la proposta di rendere l'inno di Mameli obbligatorio a scuola. Si tratta di una delle novità previste da un provvedimento messo a punto in commissione Cultura alla Camera. «L'obiettivo - spiega la relatrice Paola Frassinetti (Pdl) - è far imparare le parole e il senso dell'Inno, che ha numerosi riferimenti storici». Ma la sola ipotesi ha scatenato Bossi: «Spero che non lo cantino i miei figli» ha detto.
IL TESTO - Il testo del provvedimento, sul quale c'è la convergenza di tutti i gruppi - ad eccezione della Lega - è la sintesi di due proposte, una targata Pd (del febbraio 2009) e una Pdl (sempre febbraio ma 2011). Prevede che dal 2012-2013 nelle scuole di ogni ordine e grado, siano organizzati percorsi didattici e iniziative per «suscitare la riflessione sugli eventi e sul significato del Risorgimento» e che, in questo ambito, si insegni l'Inno di Mameli. In tante scuole, soprattutto dove ci sono indirizzi musicali, il testo composto da Goffredo Mameli nel 1847 viene cantato a ogni cerimonia ufficiale; e ora, con un'intesa bipartisan, l'inno d'Italia potrebbe recuperare «peso». Un approdo importante per una composizione bollata per decenni come una «brutta marcetta poco solenne».
LA LEGA - Un peso da sempre mal digerito dal Carroccio, tanto che durante un congresso nel 2008 il leader della Lega aveva offerto alla platea dei militanti leghisti un passaggio dal forte valore polemico su quella parte dell'inno di Mameli che parla dell'Italia e poco dopo riporta le parole «schiava di Roma». «Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'inno dice che l'Italia è schiava di Roma... Toh! dico io», accompagnando le ultime parole alzando il dito medio. La citazione del Senatùr è comunque sbagliata visto che nel testo dell'Inno di Mameli «Schiava di Roma» è riferito alla «vittoria» e non all'«Italia».

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