Un anno fa Senad Seferovic, oggi 25enne, era diventato il simbolo di chi vuole un’immigrazione senza controlli, insieme con suo fratello vittima – secondo loro – di un’ingiusta reclusione al Cie: i due fratelli di origini bosniache “cresciuti” a Sassuolo erano stati liberati dopo un mese a causa della dissennata sentenza del giudice di pace di Modena che aveva considerato il fatto che fossero privi di qualsiasi documento come un motivo per liberarli. Tale è la mente degli xenofili.
Di questa vicenda si occupò l’attuale ministro dell’integrazione Cécile Kyenge e la “sua” rete Primo Marzo che lotta per la chiusura dei Cie. Sul caso intervenne anche il senatore Pdl Carlo Giovanardi: questi ricordò le pendenze giudiziarie dei due fratelli e, appoggiando la Questura, chiedeva la loro espulsione dall’Italia. Alla fine i due fratelli furono fatti uscire dal Cie grazie ai “buoni uffici” del ministro.
Da allora si persero le loro tracce. Fino a mercoledì mattina, quando in Tribunale i carabinieri di Anzola (Bologna) hanno portato una banda di cinque nomadi sorpresa a Fiorano mentre trasportava un carico di rame appena rubato del valore di 40mila euro. Nel gruppo c’era anche Senad. Per tutti il giudice ha convalidato l’arresto con custodia cautelare in carcere (uno solo ai domiciliari). Senad ora è a Sant’Anna per furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale in attesa del processo.
Uno scandalo: un ministro che è stato responsabile della scarcerazione di un delinquente.
Per Giovanardi è una rivincita personale: «Sono stato coperto di insulti da un comitato che si era mobilitato per due “innocenti” che stavano al Cie chissà perché. La Questura mi aveva confermato che avevano una sfilza impressionante di denunce. Quanto alla vicenda burocratica, se volevano potevano diventare italiani e invece hanno preferito restare apolidi. È chiaro che loro erano al Cie in attesa di espulsione. Non avevano patria? Ricordo solo che il Cie si chiama Centro di identificazione perché lì devono essere identificati, non fuori. Bisognava espellerli; invece un giudice di pace di Modena ha preferito non applicare la legge e appellarsi alla sua coscienza». Conclude il senatore Pdl: «Parliamo chiaro: a Modena la gente è preoccupata per i reati predatori. Se polizia e magistrati mettono in carcere o al Cie, un giudice di pace può prendere simili decisioni? Se fossero stati innocenti o vittime di un errore sarei stato il primo a chiedere la loro liberazione. Sono per l’integrazione tra modenesi e immigrati onesti ma non quando c’è di mezzo il crimine».
La domanda: può, chi si è reso responsabile di un fatto del genere fare il ministro della Repubblica?
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