Nel 2011 Pisapia ha mandato via i soldati dalle strade di Milano. Adesso i pattugliamenti militari e lascia le periferie in balia della criminalità. Il Pdl insiste: "Serve l'esercito"
Proprio al Niguarda, il quartiere dove il ghanese Mada Kabobo ha ammazzato a picconate tre persone, era presente una camionetta di militari a presidiare il territorio.
Militari che nel 2011 sono stati cacciati da Giuliano Pisapia, non appena è diventato sindaco. Un errore che adesso Milano paga con un triste primato. Dall'anno scorso il Viminale l'ha innalzata come la città più pericolosa d'Italia. Eppure il sindaco di Milano non ha alcuna intenzione di correre ai ripari.
Per Pisapia la brutale carneficina accaduto sabato mattina è stata semplicemente un "tragico fatto" che, però, non implica un’escalation di criminalità nel capoluogo lombardo: "Milano resta una città sicura come tutte le grandi città metropolitane nel senso che ci possono essere dei momenti in cui la follia prevale sul buonsenso". Il sindaco forse dimentica i dati del ministero degli Interniri elaborati lo scorso agosto e pubblicato dal Sole 24Ore. Eccoli qui: 295mila reati e una "pressione" di 7.360 denunce ogni centomila abitanti. Uno sconcertante primato: tra il 2010 e il 2011, nel capoluogo lombardo, l'incremento è stato del 7%, mentre tutta la penisola ha registrato un trendnegativo. Mesi fa addirittura il console americano si era spinto a segnalare ai suoi connazionali l'emergenza sicurezza di Milano. Eppure, dopo essersela presa con il quartiere di Niguarda e con le vittime che non hanno subito avvertito il 113, Pisapia si ostina a non voler ammettere che aver interrotto l'operazione "Strade sicure", avviata dal precedente sindaco Letizia Moratti, è stato un errore. D'altra parte, una delle pattuglie era stata "posizionata" proprio nel quartiere di Niguarda dove sabato mattina il ghanese ha seminato il terrore per oltre un'ora. In città l'allerta resta alta. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha subito ricordato che "il presidio del territorio è fondamentale". Da qui l'importanza di far tornare le pattuglie miste nelle strade delle grandi città in modo da "prevenire forme di follia o di violenza".
Proprio per affrontare l'emergenza sicurezza Maroni incontrerà, nei prossimi giorni, sia Pisapia sia il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Purtroppo, il sindaco di Milano ha già bocciato la possibilità di richiedere i pattugliamenti militari ritenendo che "sia più utile che i pattugliamenti vengano fatti da chi conosce il territorio". Una decisione che getta nel panico i milanesi. "Sono bastati due anni di amministrazione Pisapia perché a Milano si imponesse con forza il problema della sicurezza", ha commentato Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario del Pdl alla Camera, secondo cui occorre "attivare con la massima urgenza delle misure capaci di frenare l’ondata di degrado e violenza, anche con l’impiego di quella grande ed inestimabile risorsa che è l’esercito". Avere nelle strade del personale dell’esercito significherebbe, infatti, poter contare su un forte deterrente per la criminalità e offrire alle altre forze dell’ordine un valido supporto nell’importante compito di vigilare sulla sicurezza dei cittadini ed intervenire nei casi di immediato pericolo. Ancora più dura la Lega Nord che sin dalle prime ore ha puntato il dito contro il sindaco per le politiche buoniste avviate sin dall'inizio della legislatura. "I militari li ha mandati via lui, lasciando le periferie, e non solo, senza nessun presidio - ha tuonato il consigliere comunale Igor Iezzi, - invece di polemizzare si metta al lavoro per evitare ulteriori tragedie".
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