martedì 27 gennaio 2015

L'intervento del segretario Matteo Salvini al congresso del Front National: primo obiettivo comune, fermare l'immigrazione selvaggia dopo decenni di falso buonismo

Cari amici, grazie per questo invito; mai avrei pensato di avere l'occasione di salire sul palco del Congresso del Front National. Non per le diversità delle nostre rispettive storie politiche, quanto per la consapevolezza che, insieme, stiamo rappresentando l'unica possibilità di riscatto dei nostri popoli contro il superstato europeo, il pensiero unico e il furto deliberato della nostra sovranità. La gente in Italia premia la Lega perché capace di essere efficace e di offrire risposte ai bisogni reali, sfondando l'ostacolo dell'appartenenza a un partito o ad un altro, cercando di mettere in testa alle priorità il ruolo che dovrebbe essere di tutta la classe dirigente: fare gli interessi del proprio popolo. Per chi credeva di poter svendere la nostra storia, il nostro saper fare, la nostra identità, questi valori sono solo "populismo". Siamo orgogliosi di poter, finalmente, ridare voce al popolo. Su questi valori abbiamo trovato la tenacia e il coraggio di Marine Le Pen e di tutto il Front National. Non è un'alleanza di comodo, ma la scelta di mettere a frutto la nostra esperienza sui punti in comune e che oggi sono indifferibili.

La Lega Nord è e rimarrà, per vocazione, un movimento autonomista e non possiamo nascondere che la nostra gente ha subìto per anni le ingerenze di uno Stato centrale vessatore, sordo alle esigenze del popolo PADANO; oggi però è venuto il momento di unirci per combattere un nemico comune che mette in pericolo l'esistenza stessa delle nostre comunità. Senza la ricostruzione dell'Europa e la riconquista dello spirito di collaborazione e solidarietà tra i suoi Stati non esistono istanze territoriali, perché la minaccia che abbiamo di fronte sta annientando le nostre imprese, la nostra società e ogni prospettiva di benessere e di prosperità per i nostri figli. Continuerò, e la Lega con me, a rivendicare il diritto che popoli diversi ricevano risposte diverse e adeguate alle loro realtà culturali ed economiche, ma il percorso che ci attende, convintamente insieme, è quello di arrivare a smontare il meccanismo che, al contrario, ci vuole sudditi e tutti uguali al cospetto dei grandi interessi che oggi governano l'Europa, semplici "consumatori" di prodotti e servizi che produce qualcun altro.

La Lega Nord difenderà orgogliosamente i "piccoli", che sono la maggioranza e la spina dorsale della nostra società; chiedono di poter esprimere le loro capacità, chiedono legalità e sicurezza e non accettano più che le loro risorse servano ad alimentare politiche di accoglienza che non producono integrazione ma solo degrado e delinquenza. Il primo obiettivo comune è, quindi, la lotta, dopo decenni di falso buonismo e di finta solidarietà, all'immigrazione selvaggia che non è più sostenibile sia socialmente, sia economicamente. Paghiamo il modello fallimentare che, in questi anni, è stato deliberatamente imposto per sfruttare il ruolo che "nuovi poveri" avrebbero potuto avere nell'abbassare le tutele sociali per tutti. Le periferie delle città bruciano e chi ha dato fuoco ad esse accusa noi di fomentare l'odio; hanno smantellato ogni regola che permetteva di fare la differenza tra gli onesti e i disonesti, indipendentemente dalla provenienza. Nel caos, nel degrado, non c'è più giustizia, non c'è sicurezza. Per nessuno. In questa fase storica che vede la politica in continua evoluzione, dove nel tempo di un mese cambiano tutti gli scenari, è ancor più necessario che in passato che i nostri partiti, le nostre idee, si confrontino, si aggiornino, si arricchiscano reciprocamente. Lo scenario internazionale è in continua evoluzione e le scelte scellerate da parte dei governi occidentali ci sgomentano. Basti pensare alla Russia, alla politica folle intrapresa da chi governa l'Europa non certo nell'interesse dei nostri concittadini. Le aziende, gli imprenditori e i lavoratori che rappresentano le eccellenze produttive francesi e italiane ce lo dicono con forza: la guerra commerciale scatenata contro la Russia non solo non porterà alcun vantaggio geopolitico, ma danneggerà duramente le nostre imprese che avevano trovato in quel mercato opportunità di crescita e sviluppo. Che senso ha scatenare una guerra commerciale nei confronti del principale baluardo contro la diffusione della barbarie dell'estremismo islamico? Perché dovremmo invece dare ascolto a chi, con una folle politica estera, ha fornito a sanguinari estremisti possibilità di sviluppo, diffusione e addirittura adesso interi Stati e territori?



Sappiamo che, insieme a voi, rappresentiamo la vera Europa, quella che oggi è sotto la polvere del relativismo e dell'omologazione, ma che esiste e che va riscoperta. Esiste nei cuori e nelle storie personali, nelle tradizioni familiari di ciascuno di noi. È quell'Europa che si richiama al valore della famiglia tradizionale, al concetto del lavoro come base necessaria per la dignità dell'uomo. Il lavoro deve essere liberato dal giogo della moneta unica, non c'è un'altra soluzione possibile, e il popolo francese, come quello italiano, lo sta comprendendo. L'aver smantellato il sistema dei cambi flessibili e le monete nazionali ha impedito ai nostri settori produttivi di reagire in modo adeguato alla crisi; stiamo, inutilmente, percorrendo una corsa al ribasso sui salari, sulle tutele sociali, per rimanere competitivi sui mercati non potendo più contare su una moneta nostra, che renda competitivo e reale il prezzo dei nostri prodotti.

La fortezza dell'euro si sta sgretolando sotto i colpi dei principi fondamentali dell'economia; solo chi ha avuto la presunzione di poter "costruire" un "sentimento europeo" partendo dal vincolo esterno e da una moneta uguale per tutti poteva pensare che sarebbe stato un modello sostenibile; non è stato un errore in buonafede, sappiamo che da questo stato di cose pochi, in Europa, guadagnano e molti perdono. Stiamo assistendo, tutti i giorni, alla retromarcia di tanti fautori di quelle scelte di fronte alla realtà dei fatti e alla disperazione della gente. I meno avveduti pensano che proclamarsi semplicemente contro l'austerità, che è solo l'effetto dell'euro e non la causa, possa permettere loro comunque di mantenere lo "status quo" strizzando l'occhio al consenso popolare; solo fumo negli occhi, esattamente come i proclami di voler investire, oggi, sulla crescita. La storia ricorderà perfettamente ciascuno di loro, tutti quelli che hanno consegnato le nostre chiavi di casa in mano di altri, dei grandi interessi, delle banche. La storia, allo stesso modo, ricorderà chi ha avuto il coraggio di alzare la testa e di non svendere le proprie comunità e il loro lavoro in cambio di qualche prebenda o di qualche garanzia sulle proprie posizioni di rendita. Tutti quelli che vi dicono che "ci vuole più Europa" per uscire dalla crisi pensa in realtà che l'Europa, quella vera, dei popoli, non se ne debba occupare.

In Italia stiamo costruendo l'alternativa a questo scenario di desolazione e di recessione; siamo un'avanguardia coraggiosa contro il mostro europeo che, oggi, ha solo imparato a mostrarsi con facce più mansuete e accattivanti rispetto al passato. Tutto inutile, i popoli iniziano a capire chi fa davvero i loro interessi e auspichiamo che, in questo senso, nasca davvero un coordinamento europeo nel quale, facendo fede alla propria storia, il popolo francese possa fare da "ariete" dando la prima, e decisiva, spallata. Le rêve européen est le nôtre. Réveillons-nous du cauchemar. Vive l'Europe des peuples et des nations !

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