lunedì 19 gennaio 2015

Pericolo degli isolati votati alla Jihad Caccia ai combattenti dalla Siria







Giulia Maria Sergio(Daniele Bennati)
Giulia Maria Sergio(Daniele Bennati)
Gli attentati di Parigi hanno rafforzato una convinzione negli investigatori del pool anti terrorismo: il rischio più alto riguarda gli ex combattenti rientrati dalla Siria e addestrati da al Qaeda e Isis nei campi di Yemen e Libia. Esattamente come i fratelli Kouachi, gli attentatori di Charlie Hebdo. O come alcuni dei 48 «foreign fighters», combattenti stranieri, partiti verso la Siria per attaccare il regime di Assad e indicati nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. O ancora come il caso di Giulia Maria Sergio, la 27enne di Inzago convertita all’Islam radicale e partita verso la Siria.squadre antiterrorismo di Digos e Ros. Il secondo riguarda un’altra donna, stavolta di origini straniere, anche lei partita da Milano verso i campi di addestramento. Il terzo, e più corposo, filone ruota intorno alla figura di Haisam Sakhanh, sospettato di guidare un «gruppo» che reclutava combattenti per la Siria e attivo tra Milano e Cologno Monzese . Il reato ipotizzato è il 270 bis del Codice penale che punisce, appunto, il reclutamento di combattenti. «Al momento, parlare dell’esistenza di vere “cellule” è prematuro - spiegano gli inquirenti milanesi -. Non tutti coloro che sono andati a combattere in Siria lo hanno fatto attraverso “reclutatori”». In diversi casi, infatti, gli investigatori hanno scoperto «soldati» partiti in modo autonomo dopo aver preso contatti attraverso Internet.
Il suo è uno dei tre fascicoli aperti in Procura e affidati alle indagini delle squadre
Il secondo obiettivo delle indagini è quello di monitorare il ritorno dei «foreign fighters». «Gli ultimi attentati in Europa dimostrano che chi ha avuto un addestramento militare in un campo terroristico rappresenta un’effettiva minaccia una volta rientrato dal Medio Oriente». Non è un meccanismo automatico, però. «In molti casi chi è tornato non ha abbracciato teorie estremiste. Il fronte della resistenza ad Assad è molto composito. La gran parte dei combattenti è ispirata da principi laici. E questi gruppi sono contrapposti anche all’Isis». Gli investigatori devono quindi verificare eventuali legami tra i fondamentalisti e l’effettivo rischio di una minaccia.
I due «espulsi» milanesi, un egiziano e un marocchino, sono invece vecchie conoscenze del pool guidato da Maurizio Romanelli. «Si tratta di individui che hanno espresso posizioni fondamentaliste e che da lungo tempo sono monitorati dalle forze dell’ordine. Nei loro confronti non sono emersi reati, ma soltanto una condivisione della Jihad, espressa magari attraverso i siti web radicali». 

La legge prevede che possano essere considerati come persone «non gradite» al nostro Paese: «Sono una minaccia “latente”, perché possono essere facilmente istruiti e manipolati per eseguire attentati qualora dovessero entrare in contatto con una cellula terroristica». 


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