giovedì 25 giugno 2015

"Ecco il patto su fisco, migranti, lavoro e Ue"

Il segretario del Carroccio al Giornale: "Sono soddisfatto dall'incontro, siamo d'accordp sui disastri del duo Renzi-Alfano". Ma sul contenitore unico frena: "La Lega Nord non si scioglie"

Milano - Onorevole Matteo Salvini, martedì sera a cena con Silvio Berlusconi è rinato il centrodestra unito?


«Piano. Ho qui i giornali e ne sto leggendo di stupidaggini». (Non dice così Salvini, ma usa metafora genitale, ndr )».
Non ci si ritrova?
«Dicono che abbiamo parlato di legge elettorale, candidature, collegi da spartirci tra Nord e Sud. Niente di tutto questo».
Allora l'accordo non c'è.
«Non è così. Sono uscito molto soddisfatto perché sui temi concreti che interessano agli italiani ora con Berlusconi c'è grande sintonia».
Cosa avete mangiato?
«Prosciutto e melone, verdure e gelato».
Siete stati leggeri. E come vi siete lasciati? Con un patto?
«Con parole finalmente chiare su Renzi: basta Nazareno uno, due, tre. La parola fine su ogni possibilità di inciucio».
Ma Fi ha pagato atteggiamenti responsabili in un momento difficile per il Paese.
«Renzi è pericoloso per l'Italia e per l'economia. Nei primi quattro mesi del 2015 hanno già chiuso 20mila negozi, questa è una strage».
C'è un nuovo asse Lega-Fi?
«C'è l'accordo su come affrontare Europa, immigrazione, tasse, lavoro. Via l'Imu agricola e quella sulle case».
Ormai anche la sinistra sembra riconoscere che l'immigrazione è un'emergenza e non una risorsa.
«Con Berlusconi abbiamo concordato sul disastro della coppia Renzi-Alfano. Questo è un ottimo punto di partenza».
La politica estera?
«Io non ho mai lesinato critiche a Berlusconi, ma in politica estera batte Renzi dieci a zero. Basta pensare a cosa ha fatto Berlusconi con la Libia, la Russia, gli Usa e cosa non sta facendo Renzi con i marò».
Non dirà mica che Berlusconi vuole uscire dall'Europa.
«È invece è d'accordo con noi a ridiscutere i trattati: Schengen, Maastricht, Dublino. Ora la Lega non è più sola a combattere contro un'Europa sbagliata e una moneta sbagliata».
L'accordo sulla flat tax, la tassa unica è più facile.
«Berlusconi dice di fissarla al 20 per cento, noi al 15. Ma sono dettagli, il grave è che oggi con Renzi alcuni produttori sono costretti a lasciare allo Stato il 70 per cento».
La teoria sembra funzionare, ma voi al governo insieme ci siete già stati.
«A Berlusconi ho detto che non dobbiamo rieditare vecchie alleanze. Ci siamo liberati finalmente di pesi morti come i Fini, i Casini, gli Alfano».
Con l'Italicum per vincere dovete tornare insieme.
«Io non ho mai fatto alleanze a ogni costo e in base alle leggi elettorali, solo un programma omogeneo ti fa vincere. Basta guardare il Veneto».
Berlusconi pensa a un contenitore unico dei moderati.
«La Lega non si scioglierà mai. Ma a Berlusconi ho parlato delle 190mila cartelle per gli studi di settore che stanno arrivando. Con noi al governo le bruceremo in piazza, insieme agli studi di settore che sono uno strumento di tortura».
Al Sud la Lega non è andata molto bene. Anzi.
«Abbiamo fatto in fretta, ma abbiamo già sindaci e consiglieri. Ma non ci saranno partiti unici, frittate o marmellate».
Berlusconi le ha chiesto di fare il sindaco di Milano?
«Mannò. Dobbiamo trovare i candidati a Milano, Torino, Bologna e credo anche a Roma».
Cercate un imprenditore, gente fuori dalla politica.
«Non c'è un identikit. A Faenza abbiamo quasi vinto dopo 70 anni con un agricoltore».
Vuole un agricoltore anche per Milano?
«Se non lo cerchiamo nei salotti buoni è meglio, perché da lì esce gente come Pisapia».
Lei è populista?
«Populista? Mi ha appena chiamato un consigliere da Jesolo che vogliono costruire una tendopoli vicino alla spiaggia. Mentre comincia la stagione turistica. Ma questi sono tutti matti, altro che populista».
In Europa la criticano.

«Magari quel Cameron che rimprovera l'Italia perché non identifica chi sbarca, così ce li dobbiamo tenere tutti e in Inghilterra stanno belli comodi?».

lunedì 15 giugno 2015

Cassano Sta con Matteo !!!


Con il Matteo dei fatti e non con quello delle chiacchiere

Renzi cadrà sull'immigrazione

Comunque vada a finire la sua avventura a Palazzo Chigi, Matteo Renzi verrà ricordato in un solo modo: ecco il premier che non seppe prevedere lo tsunami migratorio dall' Africa alle coste italiane, non se ne occupò e lasciò che degenerasse nel caos incontrollato. Per sostenere, infine, che la colpa non è mai stata sua, ma di qualcun altro. Dell' Europa che rifiuta di aiutare l' Italia, dei diavoli leghisti Salvini e Maroni, di quel che rimane della destra, dei gufi e dei rosiconi che desiderano la morte del governo.



Una sommaria cronologia degli eventi mette in luce la vergogna del comportamento tenuto dal Chiacchierone fiorentino. Renzi va al potere fra il 2013 e il 2014. Prima come segretario del Partito democratico e poi come capo del governo, dopo aver strozzato Enrico Letta, al grido bugiardo: «Stai sereno!». In quel momento gli sbarchi sono cominciati da parecchio tempo. La strage di Lampedusa ha spinto Papa Francesco a recarsi in pellegrinaggio nell' isola e a pregare per quei morti. È l' 8 luglio 2013, una data da ricordare perché farà da spartiacque fra il prima e il dopo tsunami.

Non appena arrivato al governo, siamo nel febbraio 2014, Renzi mostra un attivismo frenetico. Tutto mirato a conquistare posti di potere e collocarvi gente disposta a obbedirgli senza discutere. Il primo atto è di tagliare la testa ai manager che guidano le grandi società partecipate dallo Stato, presidenti e amministratori delegati, considerati troppo indipendenti. Poi s' inventa una serie di riforme epocali che, a sentir lui, dovrebbero cambiare in meglio l' esistenza degli italiani. Nei momenti liberi, boicotta i giornalisti che non si inchinano. E chiede ai direttori di non farli più scrivere. Qualcuno si piega e obbedisce.

Forse il Chiacchierone sta mettendo a cuocere troppe pentole. Ma lui se ne infischia dei consigli, anche di quelli amichevoli. Diventa sempre più spavaldo e sbruffone. Con il petto in fuori, si presenta ai grandi dell' Europa: la cancelliera Merkel, il presidente Hollande, il capo del governo britannico Cameron. Crede di essere arrivato al loro livello. E non si accorge di contare meno del due di picche.

Il semestre europeo a guida italiana, dal giugno al dicembre 2014, dovrebbe lasciare il segno. Lo staff renzista promette grandi cose, ma in realtà non accade nulla. Nessuno ricorda iniziative, azioni, discorsi memorabili. Renzi non ha la stoffa dello statista. Guidare il municipio di Firenze è stato un gioco da boy scout, se confrontato a centri di potere algidi come Strasburgo e Bruxelles. Morale: a Natale avrà la gerla vuota.

Tuttavia il semestre di Matteo è utile per insegnarci qualcosa sul suo conto. Il nostro premier mostra una furbizia volpina nell' evitare le questioni scivolose, quelle che non si risolvono con un' intervista televisiva o in una battuta di twitter. E garantiscono soltanto grane. La più evidente tra queste, la più drammatica in prospettiva, è la fiumana migratoria dall' Africa. Che cosa fa Renzi per affrontarla? Nulla. Che cosa dice agli italiani per prepararli a un' emergenza continua e molto pericolosa? Di nuovo nulla. Nel frattempo gli sbarchi si succedono a ritmo incessante.

Il premier riesce soltanto a ottenere che la missione Mare nostrum, poi Triton, si allarghi ad altri Paesi europei. Ma il loro impegno è limitato ai salvataggi, mentre l' accoglienza rimane soltanto un problema italiano. Un esempio? Una nave da guerra di Sua Maestà britannica prende a bordo i migranti di uno o più barconi che stanno per affondare. Li scarica sulla costa siciliana, dicendo alle autorità portuali: i profughi sono un affare vostro, arrangiatevi. Si arriva ai giorni nostri e il problema dei migranti diventa irrisolvibile. Molti centri siciliani, per primo Pozzallo in provincia di Ragusa, sono al collasso. Emergono affari loschi a proposito di altre strutture di accoglienza, come il Cara di Mineo, in provincia di Catania. Gli altri Paesi europei rifiutano di ospitare i migranti sbarcati in Italia. Alla frontiera di Ventimiglia il francese Hollande schiera la polizia per impedire ogni passaggio.

Comunque sia, cinquantamila profughi si rendono irreperibili. È probabile che molti di questi fuggitivi si raccolgano nella stazione Tiburtina di Roma e alla stazione Centrale di Milano. Nelle case italiane si accende la tivù e si constata inorriditi quello che accade. A Roma esplode una guerriglia di strada per impedire che i profughi si disperdano nella capitale.
Ma è a Milano che si assiste alle scene più tragiche. Nel mezzanino della stazione Centrale si ammassano centinaia di disperati africani. Dormono per terra, mangiano quel poco che viene offerto dai volontari, nessuno è in grado di censirli e di decidere quale deve essere la loro sorte.

Si scopre che molti di loro hanno la scabbia, malattia contagiosa. Compaiono anche i primi casi di malaria. Che cosa fare? A cominciare dall' amministrazione comunale ambrosiana, nessuno lo sa. Nel frattempo Renzi rivela di essere un premier incapace di arginare il caos. La Lega di Salvini e Maroni fa il proprio mestiere di partito politico. Molti comuni, non soltanto leghisti, rifiutano di ospitare i migranti. Tre regioni, il Veneto, la Lombardia e la Liguria, dichiarano che non accetteranno nessuno. Poi tutto si complica per un' incauta dichiarazione del ministro dell' Interno, Angelino Alfano, siciliano di Agrigento. La sua è la gaffe dell' anno.

Sostiene che dietro il rifiuto delle tre regioni di accogliere i clandestini, c' è soltanto l' odio verso il Sud. A questo punto l' Italia di Renzi dimostra di essere davvero una nazione in frantumi. Il Nord contro il Sud. I giovani contro gli anziani. I caritatevoli contro gli egoisti. I favorevoli all' euro contro i fautori del ritorno alla lira. I difensori dell' Europa contro chi vuole la secessione. I populisti contro i tifosi della Casta partitica. E naturalmente la sinistra contro la destra.

Il Chiacchierone gigliato si rende conto che gli umori del Paese stanno cambiando? Forse sì, e comincia ad avere un po' di strizza. Tre giorni fa, nella solita conferenza stampa al termine di un consiglio dei ministri, per la prima volta Renzi non si fa vedere. Al suo posto manda Maria Elena Boschi, placida e ilare ragazzona. Il premier rimane chiuso nella propria stanza a leggere gli ultimi sondaggi che lo danno in picchiata. A peggiorare il meteo provvedono fatti orrendi. A Torino tre clandestini africani violentano una ragazza disabile. In Lombardia due extracomunitari tagliano un braccio a un capotreno, usando il machete.

Nelle regioni del nord le cronache registrano storie di truffe, scontri, litigi, vandalismi, insofferenze e un' infinità di soprusi, tutti dovuti alla presenza di clandestini, trasferiti dal governo persino in località turistiche. E mister Renzi che fa? Si limita a strillare che non bisogna instillare la paura nell' animo degli italiani. Imitando le prediche del cardinal Bagnasco, che non risulta essere diventato un ministro ombra del governo.

Nessuno ha intenzione di erigersi a gufo o a rosicone contro il potente premier nostrano. Ma il Bestiario non può esimersi dal mettere in guardia il Chiacchierone italico. Illustre mister Renzi, stia attento a quel che può accadere. Si prepari al peggio. Quando se lo troverà di fronte, potrà almeno bluffare, gridando: «Io ve l' avevo detto». Comunque vada a finire la sua avventura a Palazzo Chigi, Matteo Renzi verrà ricordato in un solo modo: ecco il premier che non seppe prevedere lo tsu. 


di Giampaolo Pansa

giovedì 11 giugno 2015

Maroni: «Sospendere Schengen»mmigrati, Maroni: «Sospendere Schengen»


Botta e risposta. La questione immigrazione fa registrare ancora un clima incandescente tra le forze politiche etra le diverse figure istituzionali. «Non dobbiamo fare terrorismo psicologico non dobbiamo farci influenzare dal momento particolare, non dimentichiamo che tra una settimana ci saranno delle elezioni» ha dichiarato il presidente del Senato Pietro Grasso rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle dichiarazione del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni sulle condizioni «minime sanitarie» dei migranti a margine di un incontro a palazzo Madama sull’immigrazione. Grasso ha fatto appello ha «una coesione e coerenza sociale nazionale». «Non possiamo - ha detto il presidente del Senato - presentarci in Europa o nel mondo divisi all’interno del nostro Paese su questo problema».




Maroni

In precedenza infatti Maroni aveva lanciato una serie di proposte sul tema dell’immigrazione prima con una nuova lettera ai prefetti e poi durante l’audizione al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Quale soluzione per l’emergenza immigrazione? aveva chiesto il Comitato a Maroni. «Bloccare le partenze, impedendo ai barconi di partire con il blocco navale o con un’iniziativa delle Nazioni Unite che devono fare dei campi profughi in Libia» aveva risposto il presidente della Regione, per il quale era anche necessario «sospendere Schengen». Per Maroni in realtà alcune nazioni Ue stanno già praticando un blocco non dichiarato del trattato di libera circolazione: «Si vede cosa succede a Mentone, dove la polizia francese sta effettuando controlli alla frontiera che con Schengen non andrebbero fatti». Successivamente però in una nota Maroni precisava: «Contrariamente a quanto riportato da alcune agenzie di stampa questa mattina durante l’audizione in Comitato Schengen il presidente Maroni ha spiegato che la sua richiesta di sospensione di Schengen fatta già a gennaio, era legata alla sicurezza in vista di Expo e non al tema dell’immigrazione, per il quale Maroni ha ribadito che la sua proposta è bloccare le partenze attraverso la creazione di campi profughi in Libia».

Seconda lettera
Nella seconda lettera inviata ai prefetti della Lombardia Maroni aveva poi tirato fuori la questione sanitaria scrivendo in relazione alla data di arrivo dei migranti: «Vi invito a segnalarmi se queste notizie sono confermate, le date di arrivo, il piano di assegnazione provincia per provincia, le strutture individuate sul territorio regionale per la sistemazione degli immigrati. Tutto ciò al fine di consentire alle Asl competenti di verificare tempestivamente la presenza delle condizioni minime igienico-sanitarie. In particolare, se si farà ricorso a immobili dismessi». 
«La copertura economica e’ stata garantita solo per il 2014 - ha aggiunto in una successiva dichiarazione Maroni riferendosi al tema del finanziamento delle attività legate all’emergenza immigrazione - mentre per il 2015 e 2016 non c’e’ certezza, le problematiche nell’accoglienza come la mancata attivazione dei centri regionali, l’accoglienza nelle strutture temporanee, i centri per minori stranieri non accompagnati, Sistema nazionale di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Noi siamo in difficoltà perche’ non siamo in grado di sapere quante persone arriveranno». «Questa mia valutazione si fonda sui dati - ha detto ancora Maroni-. Secondo i dati del Viminale la Lombardia è la terza regione per numero di immigrati accolti, le strutture sono al collasso come si e’ visto in stazione Centrale a Milano, dove abbiamo rilevato casi di scabbia e mi sembra impensabile lasciarli li’. Voglio che le persone trovino un’accoglienza dignitosa, garantendo quei parametri di sicurezza che oggi non sono garantiti». Per Maroni «c’e’ una disparità di trattamento fra le regioni di cui il governo deve prendere atto. Io sono d’accordo nella distribuzione sulla base degli accordi presi con il governo, che però non sono attuati. Spero che Renzi ci convochi per trovare una soluzione, che è l’equa distribuzione e il blocco delle partenze».

Firma anche tu REFERENDUM PROSTITUZIONE


Milano, la stazione sembra un campo profughi: notti sui cartoni e casi di malaria


L’ultimo angolo trasformato in dormitorio è una «gabbia». Una grata davanti, una dietro, a chiudere uno spazio tra le colonne di quella che ancora si chiama Galleria delle Carrozze: l’ingresso alla stazione Centrale a Milano. Restano una mutanda da uomo rossa infilata tra le «sbarre», una traccia di cartoni a terra, una lattina di coca-cola, una chiazza di liquido indefinibile, un sacchetto annodato di plastica azzurra, pieno. 

«Ne ho contati 88 che dormivano qui fuori - racconta Giorgio Ciconali -, poi la polizia è passata a svegliarli. In 126 erano stesi nel mezzanino», che già da giorni era stipato di uomini soprattutto, ma anche donne, e persino bambini. «Altri ancora vagolavano tra l’atrio e il primo piano». Erano le otto del mattino, la stazione cominciava ad affollarsi di pendolari, il direttore del Servizio igiene della Asl, Ciconali, era venuto a fare un sopralluogo. Per trovare conferma a quello che aveva già intuito: son troppi, denutriti, stanchi e a volte anche malati. Hanno bisogno di cura.



«Situazione insostenibile»

«Che fame!», esclama una volontaria, distribuendo biscotti. Due bimbette li masticano mogie, in mezzo a tante giovani donne e altrettanti ragazzi. Un gruppetto di adolescenti alle tre del pomeriggio tenta ancora di dormire sulle panchine, in un via vai di operatori sociali, agenti della polfer, fotografi, passeggeri comuni, che sbucano dalle scale mobili coi trolley sul piano ammezzato, guardandosi attorno stupiti. Da un lato e dall’altro, vagamente separata dalle transenne, c’è una folla di siriani, qualche famiglia di recente fuggita da Homs, ma soprattutto di eritrei, la grande maggioranza, che s’arrangiano tra la Centrale e Porta Venezia, in attesa di ripartire. Su una parete qualcuno ha appeso l’immagine di una madonna ortodossa. 
Ferrovie e Grandi stazioni ormai non nascondono il disagio e fanno sapere di aver proposto soluzioni, di avere dei «tavoli» aperti con il Comune e la prefettura. L’assessore regionale alla Sanità, Mario Mantovani, vice del governatore Roberto Maroni che ha minacciato di «tagliare i fondi» ai Comuni che accolgono profughi, arriva in stazione nel pomeriggio con tutt’altro tono annunciando, «da subito, un presidio sanitario permanente», che finora mancava: «Siamo in una situazione che non riusciamo più né a controllare né a sostenere». Il caldo, il sovraffollamento, le condizioni precarie, si scopre che dal primo giugno si sono contati 108 casi di scabbia. «Stamattina abbiamo riscontrato anche casi di malaria», continua Mantovani. E quello che non dice è che si è avuto il timore che fosse ebola. 
Il presidente della Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, che si è accollato l’ingrato compito di gestire questi spazi, racconta che l’altra notte, all’una, un ragazzo ha avuto una crisi epilettica; la notte prima ancora è stata una bambina ad aver avuto bisogno dell’ambulanza. Nei suoi calcoli il numero dei migranti che hanno dormito qui, tra martedì e ieri, è addirittura 350. Una cifra enorme, da campo profughi, non da stazione ferroviaria.

martedì 9 giugno 2015

Profughi, Maroni scrive ai prefetti: «Stop assegnazioni in Lombardia»


Secondo il presidente: «È impensabile inviare in Lombardia altri immigrati». E Salvini, via twitter: «Facciamogli sentire cosa ne pensiamo», allegando i numeri dei prefetti

«Vi chiedo di sospendere le assegnazioni nei Comuni lombardi in attesa che il Governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque, condivise e idonee, che garantiscano condizioni reali di legalità e sicurezza». Così scrive il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, in una lettera inviata ai Prefetti della Lombardia, dopo le polemiche dei giorni scorsi sui flussi di migranti previsti dal governo. «Secondo i dati resi noti dal Viminale nei giorni scorsi, la Lombardia è la terza regione italiana, dopo Sicilia e Lazio, come percentuale di presenze di immigrati nelle strutture di accoglienza», spiega il presidente Maroni. «Ricordo poi che in Lombardia vive già oltre un quinto degli immigrati regolari presenti in Italia, molti dei quali in cerca di lavoro. È quindi impensabile inviare in Lombardia altri immigrati prima di aver riequilibrato la distribuzione». 


«L’eccezionale afflusso di cittadini stranieri sul nostro territorio, a seguito degli sbarchi sulle coste italiane, impone una gestione molto attenta del fenomeno migratorio», continua il presidente della Regione Lombardia. «La soluzione al problema dell’immigrazione clandestina - componente preponderante anche dell’ondata di arrivi di quest’anno - resta il blocco delle partenze dalle coste africane, attraverso il coinvolgimento dell’Ue, dell’Onu e di tutta la comunità internazionale».


«Ho ricevuto un sacco d’insulti»

«Evidentemente ho messo il dito nella piaga e qualcuno ha avuto questa reazione isterica a sinistra», ha successivamente detto il governatore lombardo a margine della giornata nazionale del Principato di Monaco a Expo, a proposito della reazione alla sua proposta di tagliare i fondi ai Comuni che ospiteranno gli immigrati. «Io andrò avanti - ha detto - che problema c’è? Abbiamo opinioni diverse e va bene, ma ho ricevuto un sacco di insulti e io non sono abituato ad insultare». «Ho letto che Chiamparino dice che sbaglio, vorrà dire che lui è pronto ad accogliere tutti gli immigrati, lo dica ai piemontesi», ha concluso Maroni aggiungendo: «Io sono pronto a un confronto ma il governo non ci ha mai coinvolti direttamente». Sull’argomento è intervenuto anche Matteo Salvini: «I prefetti cercano casa per migliaia di clandestini? Facciamogli sentire cosa ne pensiamo!»: è questo l’invito lanciato su twitter dal segretario della Lega Nord, che ha anche allegato un elenco con i numeri di telefono delle varie prefetture: da quella di Milano a quella di Reggio Calabria.

lunedì 8 giugno 2015

Sindaco Giunta e Compagni di Merenda - A Casa SUBITO !!


Sono ormai passati quattro anni da quando la sgangherata squadra di Maviglia e compagni ha iniziato la sua traballante avventura.

In questi quattro anni a parte essere riusciti ad approvare un piano di governo del territorio scellerato, e questo dovrebbe fare suonare un campanello d'allarme a molti, ben poco se non nulla e' stato fatto 
per i cittadini, per ridurre il carico fiscale in questo momento di crisi e per la loro sicurezza.

Invece molto e' stato fatto per favorire l'assegnazione di ogni appalto a cooperative cosiddette sociali rosse, che ben sappiamo anche dalla cronaca di questi mesi come hanno lavorato e come hanno avuto appalti ad esempio a Roma, ed a Capri,

Ci chiediamo ma  tutti sanno che il vice Sindaco e' ancora tutt'oggi presidente di una di queste cooperative?

Per quanto riguarda la pressione fiscale penso che tutti i cittadini si siano resi conto di quanto e' stato tolto dalle loro tasche in questi anni e come i costi di tutti i sevizi e le tasse locali siano aumentate.

Un capitolo a parte meritano le opere pubbliche per la maggior parte iniziare dalla passata amministrazione, e completamente finanziate, che hanno superato ogni ragionevole tempistica di realizzazione, che dovrebbero essere già ultimate da mese se non da anni, ma che languono nel più sconfortevole abbandono "polo delle sicurezza solo da poco con cantiere riaperto" o sono bel lungi dall'essere ultimate "tangenziale"

Ma quello che più ci spaventa e' il tema della sicurezza su cui questa amministrazione sembra non volerci sentire, e così i furti negli appartamenti, gli scippi sui terni in partenza da cassano, i piccoli e grandi reati sono spaventosamente aumentati, senza parlare dei vandalismi e di tutto quello che rende poco sicura ed accogliente la nostra città.

Ora rischiamo di perdere anche la caserma dei carabinieri, ma pare che questo loro non importi, meglio aiutare qualche "povero" profugo magari simpatizzante dell'Isis, invece che un cittadino cassanese.



Chi di voi non ha un vicino od un conoscente a cui i ladri siano entrati in casa, magari anche mentre era presente? E cosa hanno fatto questi signori NULLA, il NULLA più assoluto! Ci domandiamo sarà forse per questo che in quattro anni sono cambiati quatto comandanti della polizia locale ? Dovrebbe essere evidente anche al sindaco e ai suoi compagni, che nemmeno chi e' in prima fila tutti i giorni per difendere i cittadine ha fiducia in loro e appena può lascia Cassano.

Ora anche l’episodio della aggressione per strada. Ci chiediamo ma quanto ancora dovremmo tollerare questa situazione??


Lor signori prendano atto del fallimento  toltale e dicano apertamente ai cittadini che oltre a proteggere gli interessi dei costruttori e delle cooperative non sono stati in grado di fare nulla.


Se avessero un minimo di dignità farebbero come Pisapia a Milano e toglierebbero il disturbo, ma temiamo che debbano ancora "aiutare" qualche amico o loro stessi.

Forse avendo "seminato" bene tra i loro protetti il prossimo anno verranno anche rieletti, magari come si vocifera “cambiando il cavallo in corsa”,   ma ci chiediamo a quale prezzo, e con quale faccia tosta....

Cassano d'Adda, ragazzo aggredito in strada, scoppia la rivolta - IL GIORNO

Cassano d'Adda (Milano), 7 giugno 2015 - Un'aggressione per strada ai danni di un giovane, i cui dettagli sono coperti da riserbo e ancora oggetto di approfondimenti, la paura divampa, la rete impazzisce: "Città ormai invivibile, mobilitiamoci". Ieri mattina un colloquio con il sindaco da parte di alcuni cittadini, per la settimana già indetta una "marcia silenziosa" di mamme per la sicurezza e la legalità: "Abbiamo paura per i nostri figli". Dal Comune, però, arriva l’invito alla moderazione: «Non è accaduto nulla che giustifichi davvero certi toni - così il sindaco Roberto Maviglia - per la sicurezza si lavora, ma si evitino strumentalizzazioni che non sono utili a nessuno". A scatenare il tam tam, l’altra sera, la notizia di una aggressione in centro e in pieno pomeriggio, corredata di dettagli e che è rimbalzata in poche ore su varie pagine Facebook: un ragazzo avvicinato da due sconosciuti con un coltello in via Carlo Alberto Dalla Chiesa nel primissimo pomeriggio, le minacce e le percosse, poi la rapina.
I due malviventi, si è detto e scritto, avrebbero obbligato il ragazzo anche ad aprire loro la porta del suo appartamento, svaligiandolo. Un’aggressione si sarebbe effettivamente verificata, ai danni di un giovane uomo. Ogni altro dettaglio è coperto da riserbo, perchè si stanno verificando contesto, circostanze e veridicità dell’accaduto. L’“onda d’urto” è stata tuttavia inarrestabile. Primo, una visita immediata di alcuni cittadini, ieri mattina, al sindaco Roberto Maviglia. Per chiedere più sicurezza, interventi concreti, maggiori controlli sugli stranieri, presenza maggiormente strategica di Polizia locale e forze dell’ordine.All’incontro una piccola delegazione di cittadini "ai quali - spiega  Maviglia - ho ribadito che per la sicurezza stiamo lavorando e da tempo, in collaborazione con le forze dell’ordine. Sul fatto scatenante: "So che qualche cosa è accaduto, ma le cose potrebbero essere differenti da come sono state raccontate e pubblicizzate. Non esiste un motivo vero, concreto e suffragato dai numeri che giustifichi i toni di queste ore". Non è così per chi, sulla scia dell’ultima pure nebulosa cattiva notizia ha già indetto una marcia silenziosa di mamme.
L’invito a partecipare gira in rete da ieri: "A Cassano sempre sempre più gente ha paura per furti e violenza. (...) Sempre più mamme sono preoccupate. Così, con delle amiche, abbiamo deciso di muoverci: il 18 giugno, alle 21, marcia silenziosa dall’oratorio dell’Annunciazione a piazza Garibaldi, contro la violenza di ogni tipo e l’illegalità".
di Monica Autunno

Commento: Purtroppo lo diciamo da sempre questa amministrazione è più attenta a fare  gli interessi delle diverse cooperative Sociali piuttosto che a difendere i Cittadini. E questi sono i risultati…

Matteo Salvini a Melzo 14 Giugno



Tutti da Matteo

mercoledì 3 giugno 2015

Festa Provinciale della Martesana


Il Corriere - A proposito di integrazione a Cassano!!


CASSANO D’ADDA

Picchia la moglie davanti alla figlia di tre anni: arrestato Il marito si è presentato alla sua porta colpendola con forza fino a quando è entrato in casa passando dalla finestra del piano rialzato


Pegiudicato marocchino di 47 anni è stato arrestato dai carabinieri, a Cassano d’Adda (Milano), per maltrattamenti nei confronti della moglie da cui si sta separando e che ha picchiato davanti alla figlia di tre anni. R.M. è stato bloccato attorno alle 17 di ieri dopo che le urla della coniuge, italiana, 40 anni, hanno attirato l’attenzione di alcuni passanti che hanno chiamato i militari. Il marito, da cui si è allontanata da pochi giorni, si è presentato alla sua porta colpendola con forza fino a quando è entrato in casa passando dalla finestra del piano rialzato. Una volta dentro l’ha picchiata alla presenza della figlia. La donna è stata accompagnata all’ ospedale di Melzo dove è stata dimessa in serata con una prognosi di sette giorni.