domenica 31 marzo 2013

"Indipendenza del Veneto, da Bruxelles due no vergognosi"

"L'Unione Europea sbatte la porta in faccia al Popolo Veneto: con un secco doppio «no» Barroso in persona ha liquidato, senza alcuna spiegazione, la mia richiesta di tutelare a livello europeo il referendum per l'indipendenza del Veneto, sottoscritto nei mesi scorsi da decine di migliaia di cittadini”. 

Così l'europarlamentare leghista Mara Bizzotto, vicesegretaria veneta della Lega Nord, annuncia la risposta shock che il Presidente della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso, ha dato alla sua interrogazione sul referendum per l'indipendenza del Veneto. “Da Bruxelles arrivano due no vergognosi, immotivati e senza senso, che dimostrano purtroppo tutta l'insofferenza che quest'Europa centralista e statalista nutre nei confronti di popoli come il Veneto che chiedono soltanto di esercitare, in maniera libera e democratica, il proprio sacrosanto diritto all'autodeterminazione" spiega l’on. Bizzotto. 

Più precisamente, l'eurodeputataBizzotto chiedeva alla Commissione UE di "garantire il diritto all'autodeterminazione dei popoli all'interno dell'UE anche attraverso la modifica dei Trattati" e di "aprire dei tavoli di confronto fra le varie istituzioni" al fine di trovare soluzioni per quei popoli, come il Veneto, che vogliono esercitare questo diritto attraverso un referendum libero e democratico. Ad entrambi i quesiti la risposta è stata sempre la stessa: un lapidario «NO» che rappresenta una risposta pressoché unica nella prassi parlamentare. "Per mesi gli uffici di Bruxelles hanno operato un osceno ostruzionismo alle mie richieste sul referendum veneto, tanto da cassare la mia interrogazione originaria e da costringermi a presentarne una seconda versione - continua la Bizzotto – Ora, dopo infiniti tira e molla, l’esecutivo UE è stato costretto a rispondere e a palesare pubblicamente il proprio atteggiamento pilatesco e schizofrenico: se, infatti, nell'agosto 2012 proprio Barroso, in risposta a una mia interrogazione sull'indipendenza della Catalogna, aveva indicato per la prima volta il ricorso al diritto internazionale quale soluzione alle possibili secessioni in uno Stato Membro, non si capisce per quali assurdi motivi oggi chiuda così ruvidamente alle richieste di libertà del Veneto”. "Probabilmente – chiosa l’on.Bizzotto – l’incredibile eco mediatico e le aspettative suscitate in mezza Europa dalla risposta di Barroso alla mia interrogazione sulla Catalogna, hanno indotto la Commissione UE a fare retromarcia su tutta la linea". 

A supporto di questa tesi, vi è un’altra risposta shock ricevuta dall’on. Bizzotto, questa volta a firma del Commissario UE Viviane Reding, che ha dichiarato testualmente di considerare i popoli del Nord Italia, i catalani e gli scozzesi alla stregua di ‘minoranze’. "Proprio così: ad una mia interrogazione sul diritto all'autodeterminazione dei popoli in Europa, con particolare riferimento al Nord Italia che chiede libertà da Roma, la Reding ha risposto dandoci espressamente delle minoranze, sulle quali la Commissione UE non ha né la volontà né la facoltà di esprimersi – continua la Bizzotto – Insomma, l'UE giudica alla stregua di minoranze 5 milioni di Veneti, 10 milioni di Lombardi, milioni di Piemontesi, Emiliani, Friulani, Trentini, così come gli oltre 7 milioni di Catalani e i 5 milioni di Scozzesi. Evidentemente per l’Europa noi siamo tutti cittadini di serie B!". "Se a Bruxelles pensano che risposte così sprezzanti e scandalose servano a chiudere il capitolo delle autonomie e dell’indipendenza si sbagliano di grosso – conclude Mara Bizzotto - Per quanto mi riguarda, il braccio di ferro con i sepolcri imbiancati della UE è appena incominciato. Molto presto, infatti, arriverà sui loro tavoli una nuova e articolata valanga di richieste di spiegazioni e di interrogazioni, fino a quando il nostro naturale diritto alla libertà sarà finalmente riconosciuto anche da questa Europa sempre più allo sbando".

Lombardia: presentato Pdl per azzerare rimborsi a gruppi consiliari

Abolire i rimborsi ai gruppi consiliari del Pirellone. E' questo l'obiettivo della prima proposta di legge avanzata nel primo giorno della Decima legislatura regionale Lombardia. Primo firmatario del pdl e' il leghista Stefano Bruno Galli, eletto al consiglio regionale del Pirellone nella lista civica 'Maroni presidente'. ''Da parte nostra - ha commentato - c'e' la volonta' di avviare un'azione concreta e non demagogica sui costi della politica. Ed e' importante che il primo progetto di legge del nuovo Consiglio si occupi di questo''.

sabato 30 marzo 2013

GOVERNO. STUCCHI: DISPONIBILI A GRANDE COALIZIONE


 "Noi da Napolitano ribadiamo la posizione illustrata la settimana scorsa, cioe' che la situazione e' drammatica e che non siamo disposti a giochini interni.

Diamo disponibilita' a un governo politico di grande coalizione per dare delle risposte ai cittadini. Se qualcuno ha delle preclusioni perche' si sente superiore dal punto di vista morale, ne rispondera' al paese". Lo dice il vicesegretario generale della Lega Nord, Giacomo Stucchi, a Tgcom24.
Il premier? "Il centrosinistra deve indicare il nome ma vogliamo che sia una persona pragmatica, capace e che possa affrontare i problemi sapendo lavorare in squadra e che sappia ascoltare tutti, per poi decidere. Enrico Letta? È una figura che ha in se' elementi di novita' positivi, potrebbe essere un soggetto in grado di mettere tutti d'accordo. Non e' l'unico ma a livello di profilo su cui lavorare ci siamo. Ci interessa che sia una persona capace che superi i vecchi blocchi e i vecchi schemi mentali".

Patto stabilita': Zaia, corda si spezza




"La corda è tesa e sta per spezzarsi. La risposta arrivata dopo la manifestazione dei sindaci a Roma è deludente, dilatoria, fumosa''.

Con queste parole il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia rilancia la sfida contro il patto di stabilità e rivolge un ultimatum "al Governo uscente o a quello che, forse, nascerà.

"Chi si sta occupando di costituire un nuovo Governo - continua - ponga attenzione al Paese reale e alle oramai non rinviabili necessità dell'Italia che produce''.

venerdì 29 marzo 2013

GOVERNO: MARONI, NUOVO VOTO UTILE SE NON SI ESCE DAL GUADO

Roberto Maroni precisa che preferirebbe che si trovasse una soluzione piuttosto che tornare alle urne in tempi rapidi; tuttavia, il presidente della Regione Lombardia, ha anche aggiunto che "piuttosto che rimanere nel guado per un tempo indefinito sarebbe opportuno tornare alle elezioni". Il segretario della Lega ha fatto comunque presente che si tratterebbe di un'ipotesi per la quale il presidente della Repubblica "non pare favorevole"
Lo stesso Maroni, in prima battuta, ha detto di auspicare che in qualche modo le urne si possano evitare: "Confido sempre che una soluzione si trovi - ha spiegato - e io la preferisco piuttosto che tornare alle elezioni. Noi siamo sempre pronti a tutto, ma non credo sia utile tornare alle elezioni. Confido - ha concluso - che il
Presidente della Repubblica, nella sua saggezza sappia trovare una soluzione". A chi gli chiedeva se in questa trattativa per dotare un eventuale nuovo esecutivo di una maggioranza stabile fosse incluso anche il nome del prossimo Capo dello Stato, Maroni ha tagliato corto: "Non ci interessa".

La Giunta Maroni sblocca il patto 134 milioni per pagare le imprese



Il Pirellone

Una boccata d'ossigeno per Comuni e Province strangolati dal patto di stabilità. La Giunta regionale ha approvato durante la sua prima seduta la delibera del patto di stabilità territoriale: un «plafond» di 250 milioni di euro destinato a dare fiato a Comuni e Province lombarde, allentando i vincoli del patto di stabilità vero e proprio. 


Un «patto» del Nord, licenziato contestualmente da tre regioni: Lombardia, Piemonte e Veneto.  Un provvedimento che sblocca in Lombardia qualcosa come 134 milioni di euro, libera quote di potenzialità di spesa del patto di stabilità, mettendo gli enti locali in condizione di usare le risorse che hanno in cassa per pagare fornitori e aziende che hanno già fatto opere sul territorio.



Il che non significa che questi fondi verranno versati nelle casse degli enti locali, ma che sarà consentito alle amministrazioni virtuose di spendere i soldi che hanno in cassa e che, a causa dei sempre più pesanti vincoli imposti dal governo centrale per rispettare i parametri di Maastricht, non possono utilizzare a beneficio delle comunità. 



Quanto arriverà a Bergamo, o meglio quanto verrà sbloccato a Palazzo Frizzoni, è presto per dirlo. «L'anno scorso ci avevano liberato risorse per 4,6 milioni – rileva l'assessore al Bilancio Enrico Facoetti –. Li avevamo utilizzati per allentare l'obiettivo del patto di stabilità e liberare risorse soprattutto per i pagamenti in conto capitale, per gli investimenti, ma anche pagare i fornitori».

giovedì 28 marzo 2013

La Padania da sola pagherebbe il debito pubblico in meno di 15 anni


di GILBERTO ONETO per l'Indipendenza

Da un po’ di tempo si è ripreso – finalmente – a parlare di numeri e, in particolare, di residuo fiscale. Secondo la definizione di Ricolfi, esso è la “Differenza fra le entrate correnti della Pubblica amministrazione (tasse totali e vendite) e le uscite correnti al netto del servizio del debito”.
In altre parole è l’indicatore della quantità di denaro che  lo Stato italiano si porta via senza dare nulla in cambio, ovvero quello che le comunità versano in “solidarietà tricolore”, per il solo piacere di vedersi rappresentare da Napolitano e poter cantare l’Inno di Mameli. È  un numero che indica l’entità dello “scambio” (nel nostro caso della rapina) ma che non serve neppure a delineare la qualità dello stesso: si pagano “per buone” prestazioni che sono ignobili (servizi sociali, sicurezza, giustizia eccetera) e non spiega quanto di quello che ritorna sul territorio sia affettivamente a vantaggio delle comunità locali o non vada invece a finire in voci che di locale hanno solo il luogo di spesa (pubblici dipendenti meridionali, spese per immigrati eccetera).
In ogni caso si tratta di un interessante “marcatore” della strana perequazione italica, in grado di rivelare  con sufficiente  grado di accettabilità che ci guadagni e chi ci perda dall’unità e indivisibilità dell’Italia.



Il termine compare per la prima nel linguaggio comune con uno studio della Fondazione Agnelli nel 1992, riferito ai conti del 1989. Quella prima indicazione è ripresa dai Quaderni Padani n. 2 (Autunno 1995) e poi dal fascicolo  I numeri dell’oppressione, allegato a La Padania, nel novembre 1997. La stessa è ripresa nello stesso anno dal libro  L’invenzione della Padania.
Lo studio della Fondazione Agnelli riceve all’inizio un po’ di attenzione dalla stampa ma poi finisce relegato nel repertorio di informazioni di una parte minoritaria del mondo autonomista che si raggruppa attorno a La Libera Compagnia Padana,  che sembra essere la sola ad avere compreso l’importanza deflagrante di questo tipo di informazioni.
Sono infatti ancora i Quaderni Padani (n. 41, maggio-giugno 2002, poi ripresi dai Quaderni 61-62 nel settembre-dicembre 2005) che pubblicano l’elaborazione effettuata da Giancarlo Pagliarini e da Sara Fumagalli del residuo fiscale dell’anno 1997.
Nel 2005 viene pubblicato il 5° rapporto “La regionalizzazione del bilancio statale”, elaborato dalla commissione presieduta da Alberto Brambilla,  allora Sottosegretario del Welfare (da cui il nome “Rapporto Brambilla”), che fornisce un suo calcolo del residuo fiscale al 2001. È  il solo anno in cui la Repubblica italiana abbia reso noti i dati regionalizzati, sollecitata da una norma del Regolamento Comunitario d’Europa (223/95) che impone agli Stati la tenuta di statistiche su base regionale.
Ancora i Quaderni Padani pubblicano (n.  81-82, gennaio- aprile 2009) l’elaborazione effettuata dalla Unioncamere del Venetosui dati del 2006. La stessa è ripresa dal libro Luigini contro Contadini (2011) e, riformulata,  da Luca Ricolfi nel libro Il sacco del Nord (2010).

Dal 2006 è la stessa Unioncamere del Veneto che si occupa di redigere i calcoli del residuo fiscale delle singole Regioni per ogni anno di bilancio. Possiamo così disporre da quella data di una serie di informazioni che hanno anche il vantaggio di essere state elaborate dallo stesso soggetto e con criteri di valutazione costanti. Prima di allora infatti, ognuno ha costruito i propri dati su fonti e con metodi diversi.
Quasi tutti i dati pubblicati danno il residuo pro capite e complessivo. Essi sono riassunti nella Tabella 1 (“Residuo fiscale pro capite”) e nella Tabella 2 (“Residuo fiscale complessivo per regione”).
Sono riportati con segno positivo i residui fiscali che indicano dove si sia pagato di più di quanto ricevuto. Sono infatti considerati passivi i residui di chi riceve più di quanto abbia versato.
La discrepanza  fra i vari anni si spiega anche col fatto che i dati sono il risultato di calcoli ed elaborazioni effettuati su parametri raccolti con diverse modalità.
Ciò nonostante si ha una continuità di fondo che rivela alcune costanti fondamentali: 1) ci sono quattro regioni  (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna) che presentano sempre un residuo attivo; 2) ci sono altre regioni centro-settentrionali che si trovano in sostanziale equilibrio (fa parte a sé il Lazio nella cui colonna del dare sono contemplate le tasse riscosse da enti che hanno sede a Roma ma che producono o drenano ricchezze in tutto il territorio della repubblica); 3) il trend di crescita del residuo fiscale è generale ma concentrato nelle regioni pagatrici; 4) tende così a crescere nel tempo la forbice fra la Padania che riceve meno e il Meridione che riceve di più.
Guardando le tabelle si osserva un residuo complessivo delle regioni padane (comprese quelle a statuto speciale) che va  dai 10 miliardi del 1989  ai 104-119 di media fino al 2009. Sulla base delle proiezioni pubblicate dalla stessa Unioncamere del Veneto, si può ragionevolmente ipotizzare che il residuo padano complessivo  degli ultimissimi anni superi i 125 miliardi.
Su queste informazioni viene elaborato un grafico per l’andamento ventennale del residuo lombardo e padano. L’andamento non è costante soprattutto a causa dei diversi criteri di calcolo impiegati: non è però escluso che la diminuzione fra il 2002 e il 2006 possa avere a che fare con la pressione leghista sulle scelte economiche del governo. Ma potrebbe anche trattarsi di una casuale coincidenza e perciò la considerazione sarebbe più un wishful thinking che una constatazione della realtà. Grafico 1

Se si sommano i residui fiscali dei venti anni compresi fra il 1989 e il 2009 si arriva a una cifra complessiva che non è inferiore al 1.100 miliardi di Euro per le otto regioni padane, pur calcolando il valore passivo che si ritrova costantemente in Valle d’Aosta, quasi sistematicamente in Trentino-Sud Tirolo e saltuariamente in Liguria e Friuli. Nel suo complesso la Padania è stata “ripulita” in due decenni di più della metà del debito pubblico. Roba superiore alla spogliazione delle colonie americane  da parte della Spagna. Va anche ricordato che, con un trasferimento analogo per entità e durata, la Germania ha risollevato le condizioni economiche della sua parte orientale: va però anche rilevato che l’esborso pro capite dei tedeschi occidentali è stato quasi tre volte inferiore a quello dei padani.
Nei venti anni considerati, ogni cittadino padano ha pagato la gioia di vedere sventolare il tricolore circa 40.000 Euro, una famiglia di quattro persone si è fatta fuori un appartamentino. Più pesante è la situazione  degli abitanti della Lombardia che hanno pagato lo stesso piacere circa 830 miliardi e cioè 84mila Euro a testa in vent’anni, un appartamento di lusso per una famiglia di quattro persone.
Va ricordato che si tratta di dati statistici che non tengono conto di altri elementi molto più difficilmente quantificabili. Si dovrebbe, ad esempio, attribuire parte del residuo laziale a tutte le altre regioni e in particolare – in misura di almeno due terzi – alla Padania. È incalcolabile quanto della spesa statale in Padania vada a vantaggio di non padani (impiegati pubblici meridionali in trasferta, azione di organizzazioni criminali, spese per gli immigrati, spese per strutture  militari o civili posizionate sul territorio padano ma a servizio dello Stato nel suo insieme eccetera). Con tutto questo il dato del residuo fiscale potrebbe crescere ulteriormente in misura anche ragguardevole. Resta poi il dato morale che rende difficile fare accettare come spesa statale a vantaggio del territorio quella che riguarda le strutture oppressive, poliziesche e giudiziarie che servono a comprimere le libertà locali.
Negli ultimi tempi si è molto parlato del 75% di tasse che, secondo la Lega, dovrebbero rimanere in Lombardia. Si è cominciato a dare i numeri su quello che già oggi resterebbe, si sono introdotti parametri d’ogni genere, si è insomma sollevata una sconquassante cortina fumogena su dati che dovrebbero invece essere precisi e chiaramente comprensibili. Il Pdl ha detto che in Lombardia si arriva già al 72-73%; la Confindustria ha sentenziato che sono “sogni per adesso non realizzabili” , Camusso e Ambrosoli sono stati concordi  nel bollare l’iniziativa come demagogica. I meridionali in generale si sono indignati piagnucolando sul becero tentativo di violare un patto di solidarietà che ha la strana particolarità di essere a senso unico.
Per fare un po’ di chiarezza occorre guardare i dati degli ultimi dieci anni. Nel 2002 la Lombardia tratteneva l’80,69% delle proprie risorse, nel 2007 il 66,61% e nel biennio 2007-2009 una media del 59,85%. Nel 2013 si può stimare il 55%, un dato in continua diminuzione per l’aumento della pressione fiscale e il calo degli investimenti. Chi ha ipotizzato una differenza di 16 miliardi si è basato sui dati del 2007.
Segue lo stesso trend il calcolo per l’intera Padania: 86,11% nel 2002, 75,94% nel 2007 e 72,32% nel biennio successivo. Oggi è sicuramente attorno al 68%. Questo significa che la cura maroniana farebbe molto bene alla Lombardia ma sarebbe benefica anche per l’intera comunità padana.
Infatti se il ritorno fosse del 75%, nel 2007 in Lombardia sarebbero rientrati 16 miliardi in più e 4 in meno in Padania, nel periodo 2007-09 sarebbero tornati 26 miliardi in più in Lombardia e 9 in più in Padania, regioni a statuto speciale comprese. Oggi saremmo presumibilmente  rispettivamente attorno ai 30 e 15 miliardi. I cittadini lombardi, a parità di prestazioni, potrebbero avere uno sgravio fiscale attorno al 40%. Il grafico 2 indica la percentuale di ricchezza ritenuta sul territorio lombardo e padano rapportata con la richiesta del 75%.

Una considerazione va fatta su come queste cifre siano reperite e usate da parte di chi dovrebbe averne fatto uno dei punti qualificanti di tutta la sua battaglia politica. In tutti questi anni la Lega si è totalmente disinteressata di questo argomento cruciale, non ha utilizzato il potere di reperimento di informazioni che le veniva dalla sua posizione governativa, non ha attivato un Centro Studi in grado di occuparsene, non ha favorito (anzi) chi lo ha fatto per conto suo. Non ha insomma intrapreso nessuna di quelle azioni elementari e doverose per delineare in termini chiari il suo progetto in campo economico, nello scabroso ruolo delle verifiche della rapina che subisce la gente che dice di voler rappresentare. Gli indecorosi balletti sui numeri che si sono visti in campagna elettorale, il patetico ricorso democristiano a un avverbio (“almeno” il 75%) per coprire l’impreparazione sui numeri, il ricorso – davvero miserabile -  a un trafiletto pubblicato dal Corriere della Sera in cui si parlava di un vantaggio di 16 miliardi: tutto da la misura dell’impreparazione della classe dirigente leghista, del protervo impegno ventennale a uccidere ogni impegno culturale e anche di una certa, urticante, dose di mala fede.
Sembra opportuno, per chiudere, dare un’occhiata anche ad alcuni raffronti internazionali. Nel 2009  il residuo fiscale della Lombardia corrispondeva al 11,5% del Pil regionale, in Veneto era il 10,3%, in Emilia-Romagna il 10,1%. In Europa si hanno per lo stesso anno i seguenti dati significativi: la Catalogna (che per questo minaccia la secessione) arriva all’8,1%, la regione di Stoccolma al 7,6%, l’Inghilterra sud-orientale al 6,7%, il Baden-Wurtenberg al 4,4%, l’Ile-de-France al 4,4% e la Baviera al 3,5%, un quarto della Lombardia. Nel suo complesso la Padania ha la percentuale più alta d’Europa, è perciò la regione più tartassata in assoluto.
Un quadro analogo si ricava dal confronto del debito pubblico regionalizzato, in percentuale sul Pil: a fronte di un valore dell’87,7% dell’Area euro nel 2011, si hanno i seguenti valori: 120,7% dell’Italia, 82,1% della Padania, 74,8% del Veneto, 73,3% dell’Emilia-Romagna e il 71,9% della Lombardia.
Da tutto quanto fino a qui esaminato si trae una semplice considerazione: la Lombardia e la Padania nel suo complesso sono sistematicamente rapinate delle loro ricchezze dallo Stato italiano. Senza questo “patriottico” prelievo la Padania sarebbe un paese prospero, uno dei più ricchi del mondo, potrebbe assicurare ai suoi cittadini servizi di eccellenza invece che sopravvivere in una condizione terzomondista come avviene oggi. Da sola la Padania potrebbe ripianare la sua parte di debito pubblico in pochi anni e pagare l’intero debito italiano in due o tre lustri.  Potrebbe così comperarsi la sua libertà. Ma occorre farlo al più presto, prima che la crisi economica (qui provocata principalmente dal parassitismo italiano e dalla rapina statale) distrugga completamente il potenziale economico e le risorse morali delle comunità padane. Per molto meno si erano ribellate le colonie americane. Se non ora, quando?

Terzi: “Mi dimetto perché i marò non dovevano tornare in India”



terzi
Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha annunciato le sue dimissioni per la vicenda marò. “E’ risibile e strumentale sostenere che la Farnesina ha agito per fatti suoi sul caso dei due fucilieri. Ho dato informazioni a tutte le autorità di governo sugli aspetti critici del negoziato con l’India”, ha spiegato Terzi in un’informativa alla Camera.
“Le riserve da me espresse non hanno prodotto alcun effetto e la decisione è stata un’altra”, ha ricordato in Aula il ministro.


“La mia voce è rimasta inascoltata” - Sul rientro dei marò in India, che ha sollevato violenti polemiche, “la mia voce è rimasta inascoltata. Da ministro ho espresso serie riserve alla repentina decisione di trasferire in India il 22 marzo i due marò”.
“Mi dimetto per salvare l’onore del Paese” - “Mi dimetto perché per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perché solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie”.
In precedenza il titolare della Farnesina aveva elogiato i due fucilieri per lo “straordinario esempio di attaccamento alla patria”. Poi, sempre durante l’informativa all’Aula, ha ricordato la gestione della vicenda. “Sono un uomo delle istituzioni che ha servito per 40 anni lo Stato. In questi giorni ho letto ricostruzioni fantasiose, in merito a iniziative che avrei assunto in modo autonomo, ma io mai avrei agito in modo autoreferenziale”, ha spiegato il ministro degli Esteri che è tornato anche sul comportamento dell’India. “La decisione di sospendere l’immunità del nostro ambasciatore è stata interpretata come un atto di ritorsione che ha indebolito la legittimità del governo indiano. Sulla revoca si è sollevato un coro di voci allarmate da parte della comunità internazionale”.
“Tutte le istituzioni d’accordo per non farli partire” - Terzi ha poi chiarito la questione del mancato (temporaneo) ritorno dei fucilieri in India, decisione che ha suscitato una mare di polemiche. “Tutte le istituzioni erano informate e d’accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò. La linea del governo è stata approvata da tutti l’8 marzo. La decisione aveva solido fondamento giuridico e politico”.
Ministro Difesa: “Non abbandono la nave” - Dopo Terzi, è intervenuto il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che ha difeso il suo operato: “Ho sempre agito solo per il bene dei due fucilieri e dell’Italia. Se non ci sono riuscito me ne scuso con tutti e prima con loro due. Proprio perché le decisioni collegiali di governo si rispettano e si onorano – ha aggiunto – sono stato io a comunicare ai due la decisione di farli tornare in India, li ho guardati negli occhi e gliel’ho detto. Ma non non mi dimetto. Sarebbe facile per me annunciare di dimettermi, sarebbe facile oggi lasciare la poltrona che comunque a breve lascerò al nuovo ministro che arriverà. Sarebbe facile, no cost, ma non sarebbe giusto e non lo farò. Non abbandonerò la nave in difficoltà”.
Le valutazioni Terzi non sono del governo” - ”Le valutazioni espresse dal ministro degli Esteri Giulio Terzi non sono quelle del governo”, ha poi chiarito il ministro della Difesa.
Monti alla Camera domani

Dopo l’annuncio delle dimissioni, in Aula da più parti è stato chiesto la presenza in Aula del premier dimissionario Monti. “Ho chiesto la sospensione della seduta perché siamo di fronte ad una situazione mai vista. Si tratta di un caso gravissimo e Monti deve venire in Aula”, ha dichiarato il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta. “Il premier Monti è disponibile a venire domani alla Camera”, ha precisato la presidente della Camera Laura Boldrini.

Senato: Calderoli (Lega Nord) eletto vicepresidente (SCHEDA)

Roberto Calderoli e' stato nominato vicepresidente del Senato. Nato a Bergamo nel 1956, l'ex ministro della Lega Nord e' alla sua settima legislatura.

Gia' ministro delle riforme istituzionali nel governo Berlusconi II, e' coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord ed e' stato ministro per la Semplificazione Normativa nel governo Berlusconi IV.

Entrato nel Carroccio fin dalle prime ore, nel 1993 e' stato nominato presidente del movimento ed ha ricoperto il ruolo di segretario nazionale dal 1995 al 2001 entrando per la prima volta a Montecitorio nel 1992. Come ministro della Semplificazione fini' su tutti i giornali quando nel marzo del 2010 diede simbolicamente fuoco a 375.000 leggi abrogate in 22 mesi di legislatura, raccolte in circa 150 scatole contenenti i soli titoli. A lui si deve l'attuale legge elettorale, il cosidetto 'Porcellum'.

mercoledì 27 marzo 2013

LEGA NORD: IL RADUNO DI PONTIDA QUEST'ANNO SARA' AL POMERIGGIO.




La Lega Nord di Bergamo sta stringendo i tempi per l'organizzazione dell'edizione 2013 del raduno di Pontida, quello che ripristinera' la piu' antica delle tradizioni del Carroccio saltata lo scorso anno per la bufera che aveva investito il partito. Il raduno di quest'anno, che si svolgera' 7 aprile (la stessa data del giuramento della Lega Lombarda del 1167) avra' un'importante novita': durera' infatti per l'intera giornata. Fino a due anni fa, infatti, solo la mattinata della domenica era dedicata agli interventi dei relatori, culminanti in quello finale di Bossi.Stavolta invece nelle prime ore della giornata ci sara' un intrattenimento musicale, mentre gli interventi politici saranno spostati dalle 14 in poi. Questo per dare modo anche ai militanti che vivono piu' lontani da Pontida di poter arrivare in tempo e poter partecipare al raduno.

MARONI, LEGA D'ACCORDO CON PDL, BASTA GOVERNI TECNICI

'La Lega condivide la posizione espressa da Alfano, auspichiamo un governo a guida politica, basta con i tecnici. Serve un governo di legislatura che duri, solo cosi' si affrontano e risolvono i problemi e lo dico in veste di governatore''. Cosi' il leader del Carroccio Roberto Maroni al termine dell'incontro tra Pdl-Lega e Bersani.

martedì 26 marzo 2013

Ex Municipio~ Repetita iuvant ~ La faccia di Bronzo della sinistra di Cassano


Lo avevamo gia scritto un anno fa, (vedi Sotto) ed  ora lo lo ribadiamo con fermezza: questi signori della Sinistra che sono incapaci di gestire qualsiasi cosa (vedi Bar Stazione, Polo della Sicurezza, Tangenziale, Pista Ciclabile sul Naviglio, solo per citare le piu eclatanti) se non i propri interessi, per l'ennesima volta si fanno belli con i progetti di altri, senza per altro dire che ci hanno messo piu' di due anni per dare il via ad un operazione gia' definita da tempo, altro che faccia di bronzo, il bronzo e' davvero troppo onorevole per loro....




http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=5267545178954312534#editor/target=post;postID=542423284744428412

Qui di seguito il testo integrale del Comunicato Stampa:


Il Vice Sindaco, ma in questo caso tutta la Giunta hanno davvero un grandissima faccia di bronzo, per non dire di peggio e dovrebbe vergognarsi di pavoneggiarsi per meriti non suoi. Questi signori si vogliono prendere i meriti di tutte le cose buone e scaricare sugli altri le loro incapacità come nel l’ultimo eclatante caso della vendita del Municipio, che ora decantano come un loro merito.
Ma ora lorsignori non si ricordano, o fanno finta di non ricordasi  quello che dicevano i buoni Maviglia e Gaiardelli quando la passata amministrazione decise di vendere l’immobile? Hanno fatto di tutto per boicottare l’operazione dapprima diffondendo voci che l’edificio non poteva essere venduto perché vincolato ad uso pubblico, dopo la cessione da parte di un ente benefico al comune stesso. Poi portando avanti la storia, più volte smentita con perizie sottoscritte da periti del tribunale, che i sottotetti non erano stati conteggiati, quando era chiaro che si trattava di una perizia a corpo. Il tutto con l’evidente scopo si non fare rispettare il patto di stabilità alla passata amministrazione. Ora che l’operazione sta finalmente prendendo corpo, si prendono anche il  merito di un progetto che è lo stesso sostenuto dalla passata Amministrazione, con un unica eccezione che non mi pare di avere visto nella in convenzione, la passata amministrazione voleva che la proprietà si facesse carico anche dei costi per il mantenimento e per la creazione di un parcheggio regolamentato anche del parcheggio sotto il  centro civico.
Anche sulla convenzione stiamo verificando se non spetti al consiglio approvarla e non alla Giunta.
Ora ci dicono per questioni di bilancio hanno fatto alla svelta, e bene, è vero hanno incassato quasi 300.000 euro, come hanno per altro fatto poco fa dopo la sentenza, ex Veca, anche questa tanto criticata ma che ha portato recentemente in comune altri 200.000 euro, ma per questi dovrebbero se hanno un certa dignità ringraziare la passataamministrazione e fare mea culpa, ma si sa pecunia non olet e l’ammissione di avere fatto delle sciocchezze in passato, non la faranno mai.


GARAVAGLIA - PATTO STABILITA' REGIONE LOMBARDIA"ABBIAMO DATO AI COMUNI LOMBARDI 134 MILIONI, SUBITO, SENZA ASPETTARE. MA QUESTO E' SOLO UN ACCONTO"

“Questo primo acconto del Patto di Stabilità verticale consente ai comuni lombardi di avere da subito a disposizione la cifra di 134 milioni di euro, se invece avessimo aspettato di mettere mano al bilancio per aumentare la cifra avremmo dovuto aspettare dei mesi e avremmo rischiato di trovarci nella situazione dell’anno scorso, in cui tanti comuni non hanno poi fatto in tempo a spendere le cifre a loro destinate.

Per questo abbiamo preferito dare fin da subito tutto quanto già disponibile, ma contiamo di spuntare dal Governo un’altra tranche in modo da pareggiare l’importo di 210 milioni stanziato l’anno scorso, senza mettere soldi freschi della Regione Lombardia.
Vorrei poi ricordare ai consiglieri del Pd che questa cifra di 134 milioni è stata ottenuta grazie al decisivo pressing della Lega in Parlamento: la tabella inizialmente approvata dal Governo, e sostenuta dal Pd, prevedeva una cifra nettamente inferiore di circa una cinquantina di milioni ed è stato solo grazie alla pressione della Lega e all’intervento in Conferenza-Stato Regioni della Regione Lombardia se si è arrivati in febbraio a questi nuovi importi.
Noi siamo abituati a fare le cose in tempi rapidi e in modo efficace.
Restiamo dell’idea che il Patto di Stabilità dei comuni debba semplicemente saltare e saremo pertanto molti attenti nel seguire l’iter del decreto annunciato sui pagamenti della Pubblica Amministrazione.
I comuni lombardi, infatti, hanno i soldi in cassa e non possono spenderli per pagare i debiti, ma sono soldi veri, mentre in altre parti del Paese questi soldi sono delle banche, cioè farebbero ulteriori debiti per pagare i debiti: mi pare ci sia una bella differenza!”

Lo afferma Massimo Garavaglia, Assessore all'Economia, Crescita e Semplificazione della Regione Lombardia.

Calderoli: Un moderato al Quirinale e poi parliamo del Governo

TMNews
Milano, 23 mar. (TMNews) - Il prossimo presidente della Repubblica "deve essere una persona moderata e non più di sinistra. Se siamo d'accordo su questo si può aprire un dialogo con noi e con il Pdl. Individuiamo una figura moderata da mandare al Quirinale e poi parliamo di governo". Lo ha detto, in un'intervista a Repubblica, il leghista Roberto Calderoli, chiarendo che rispetto all'incarico a Bersani "la Lega non prende alcuna decisione in disaccordo con il Pdl" e che "non c'è nessun margine per un governo Pdl-Lega-Monti".

Se si verificassero le condizioni poste dalla Lega, "ovviamente dovremo anche confrontarci sui contenuti" tra cui la crisi che colpisce famiglie e imprese, perché "se il problema dell'Italia è far decadere Berlusconi da parlamentare allora siamo di fronte a gente che non fa l'interesse del Paese". In quel caso, affrontare il tema dell'eventuale fiducia della Lega "da un punto di vista tecnico" potrebbe esserci "una condotta d'aula differenziata". Per esempio, "potrebbe starci uno che vota sì e l'altro che esce dall'aula".

Calderoli ha affermato che la Lega non è favorevole a un ritorno alle urne "anche se non ne abbiamo paura". E che se Bersani non ce la fa "ci vuole un nuovo tentativo istituzionale" e la "persona più indicata sarebbe lo stesso Napolitano".

lunedì 25 marzo 2013

PROVINCE: MARONI, ABOLIRLE COMPORTA RISPARMIO QUASI ZERO

"Ho sentito il ministro Piero Giarda fare conti veri sull'abolizione di tutte le Province e non sarebbero quei 'fantastilliardi' di cui si parla, ma pochissime centinaia di milioni come noi avevamo indicato; quindi, risparmio quasi zero a fronte di un caos nella gestione dei servizi pubblici". Cosi' il governatore lombardo, Roberto Maroni, ha risposto a chi gli chiedeva un commento al provvedimento della Regione Sicilia sulle Province. A margine di un convegno sulla Mafia al Pirellone, il segretario federale della Lega Nord ha poi aggiunto: "La Sicilia ha abolito le Province sostituendole, mi pare di capire, con unione dei Comuni: staremo a vedere spero che a nove Province si sostituiscano con 40, 50 unioni Comuni.

IMMIGRATI: BOLDRINI, CITTADINANZA AI LORO FIGLI


Per il presidente della Camera, Laura Boldrini, un'altra delle priorita' che il Parlamento deve affrontare con urgenza e' quello della cittadinanza ai figli degli immigrati, "una cosa sulla quale dovremo lavorare prima possibile. Gli amici dei nostri figli non possono non essere italiani. C'e' un doppio canale che non e' giusto e dovremo adoperarci per cambiare cio' quanto prima". La Boldrini, infine, ha sottolineato che nell'area globale saltano le certezze precedenti e "il migrante deve essere rivalutato. E' l'espressione umana della globalizzazione. Quello che dobbiamo fare e' costruire ponti".

sabato 23 marzo 2013

GOVERNO: CALDEROLI "NON ANDREMO IN AIUTO DI BERSANI"


"Noi abbiamo mantenuto una linea di coerenza.


Entrambe le cariche di Camera e Senato sono andate solo alla maggioranza, tuttavia la maggioranza al Senato Bersani non ce l'ha. Qualsiasi nostra azione verra' concordata con il nostro alleato del Pdl e non abbiamo alcuna intenzioni di andare in aiuto a Bersani" Lo ha detto ai microfoni di Tgcom24 Roberto Calderoli, dirigente della Lega Nord.

venerdì 22 marzo 2013

il Giorno. Groppello rivuole indietro le poste e il minimarket

Buche, alta velocità sulle strade e pochi servizi. La frazione di Cassano è un bel paese dormitorio
di Daniele Orlandi

La frazione cassanese di Groppello (Newpress)
La frazione cassanese di Groppello (Newpress)

Cassano d'Adda, 22 marzo 2013 - Scorre tranquilla la vita a Groppello, la "grande-piccola" frazione a Nord di Cassano. Quattromila persone vivono a pochi passi dal fiume in un quartiere particolarmente apprezzato della Martesana. Anche qui però i problemi non mancano: strade dissestate, buche, alta velocità e limitati collegamenti dei mezzi pubblici con i paesi vicini.
Il nostro viaggio comincia in centro, sotto i portici di via Cimbardi. I negozi sono aperti in quello che è un normale giorno lavorativo e, ad eccezione di qualche serranda abbassata probabilmente da diversi anni, la vita commerciale della frazione sembra funzionare a pieno regime. "Ma ci manca la posta - spiega Giuditta Pilotto – è stata qui per tanti anni e a dicembre l’hanno chiusa. Ora è scomodissima da raggiungere, a Cassano, per chi non ha l’automobile o vive solo". Se da un lato le attività commerciali sono diversificate, ai groppellesi manca anche un minimarket.

"L'ultimo – racconta Clotilde Motta – ha chiuso una decina di anni fa. Ce ne vorrebbe uno nuovo per avere sotto casa tutto quello che serve nel quotidiano". Proseguendo nelle traverse che si ramificano nelle vicinanze della chiesa, la situazione stradale non è delle migliori e le frequenti nevicate degli ultimi giorni hanno complicato le cose. A risentirne sono soprattutto via Massimo D’Azeglio e via Vaprio dove si sono formate buche piuttosto profonde e pericolose, piene d’acqua. A poco sono serviti i ripetuti rattoppi, hanno solo peggiorato le cose.
"Anche vicino al cimitero ci sono voragini – non manca di sottolineare la signora Luigia Liberi – specialmente intorno ai tombini. E se malauguratamente ci si passa sopra con la bicicletta, si rischia di cadere". Proseguendo su via Cassano attraversiamo il ponticello che affiancando la storica ruota ad acqua, porta al di là del Naviglio Martesana. Anche il ponte ha risentito dell’ondata di maltempo: sassi e sampietrini si sono spostati creando buche e buchette sparse qua e là. "La sera le auto corrono troppo – aggiunge Teresa Dalla Riva – specialmente in via Cimbardi e in via papa Giovanni".
Da un anno il Comitato di frazione ha chiesto un dosso davanti alla scuola materna. Qui diversi veicoli transitano a velocità molto superiore ai limiti consentiti e, con una scuola vicina, i rischi aumentano. Diversi cittadini lamentano anche rumori e schiamazzi fino a tarda notte: "Non riusciamo sempre a dormire sonni tranquilli", spiega Andreina Brambilla. I ragazzi arrivano a Groppello anche da fuori, per bere un drink in compagnia nei locali della frazione e talvolta la serata si protrae per le vie del paese. Concludiamo il giro in via Calabiana, davanti alla fermata degli autobus e il tabellino degli orari parla chiaro: a Groppello i pullman non passano la domenica e di sabato sono davvero pochi: se da un lato la Cassano-Trezzo copre buona parte delle fasce orarie nei giorni feriali e ha una discreta intensità anche il sabato, la linea che va nel verso opposto è sfornita. Dal lunedì al venerdì, c’è un "buco" dalle 8 alle 14, mentre di sabato le corse sono solo quattro.

Governo, complicata la collaborazione con Bersani e Monti



Governo: Salvini (LN), complicata la collaborazione con Bersani e Monti
- ''Vedo molto complicata una collaborazione con Bersani e Monti. Siamo stati gli unici a fare la guerra al governo Monti che e' stato un disastro per l'economia del Paese, non cambio idea in nome di qualche posto in Parlamento''. Lo ha detto Matteo Salvini, segretario della lega Lombarda, intervenendo ad Agora', su Rai Tre. ''La Lega - ha aggiunto Salvini - ha 40 parlamentari, quindi non possiamo allearci con una sinistra che ha come priorita' la cittadinanza agli immigrati''.

giovedì 21 marzo 2013

Borghezio: "Boldrini fancazzista e buonista internazionale"


Borghezio, "carezze" alla Boldrini:
"Una fancazzista internazionale.
E' come i trafficanti di uomini"
Mario Borghezio

Il vulcanico leghista spara ad alzo zero sulla neo presidente delle Camera: "A Lampedusa non faceva un ca..., solo lacrimucce e demagogia"




Ospite lunedì 18 marzo a La Zanzara, in onda su Radio 24, il vulcanico europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio mette nel mirino la neo-eletta presidente della CameraLaura Boldrin, da sempre impegnata nelle politche di sostegno agli immigrati e ai rifugiati (ha ricoperto incarichi all'Onu e all'Unhcr). Dal coro unanime di elogi che subito dopo l'elezione a Montecitorio hanno accompagnato la Boldrin, prende le distanze il ruspante esponente leghista. E lo fa a modo suo. Dice a Giuseppe Cruciani che gli chiede di commentare l'elezione: "E' un tipico rappresentante del fancazzismo buonista internazionale". Borghezio si riferisce all'Onu, un'organizzazione per la quale, secondo il pasionario verde, "si spendono il 70-80% dei fondi per mantenere questi funzionari fancazzisti inutili che fanno finta di interessarsi dei poveri del mondo e intanto soggiornano comodamente negli alberghi a cinque stelle, creandosi, come questa signora, i presupposti di una carriera politica a spese dei poveri“. 
"Pro-clandestini" - Borghezio, insomma, ribalta la prospettiva terzomondista della questione immigrazione. E argomenta: "La Boldrini parla degli immigrati usando la più trita demagogia terzomondista e buonista che neanche un vendoliano o un esponente di estrema sinistra ha mai utilizzato”. Poi, malignamente imbeccato dal conduttore che gli fa notare come la Boldrini  si sia occupata anche della questioneLampedusa, aggiunge: "A Lampedusa non faceva un cazzo, ma faceva continuamente propaganda, demagogia e lacrimucce sulla pelle dei veri poveracci senza andare a indagare le cause vere dell’immigrazione”. Borghezio parla a ruota libera, è incontenibile, ci va giù pesante: "Ci facessero vedere i bilanci questi fancazzisti dell’Onu e della Fao. La Boldrini è come i trafficanti di esseri umani, ha una responsabilità morale gigantesca, non ha mai fatto un cazzo per contrastare il traffico”. Quindi, indignato, azzarda un paragone: "Mentre i nostri militari si privavano dell'acqua per darla ai poveri, questi stavano negli alberghi a cinque stelle". Il discusso europarlamentare della Lega, inviperito, rincara poi la dose sulla Boldrini: "Incentivava l’arrivo dei clandestini con la sua politica buonista: andate in Italia che c’è sempre qualche stronza di turno che ricatta i governi per farvi accogliere con il traffico degli esseri umani“.

PATTO STABILITA': BITONCI, MODIFICARE VINCOLI PER MINISTERI E SBLOCCARE PAGAMENTI DELLA P.A

"Siamo d'accordo sulle soluzioni tecniche da concordare in sede europea per sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione ma il Governo può modificare a costo zero il patto di stabilità per dare finalmente il via libera al pagamento da parte della Pa nei confronti delle piccole e medie aziende che vantano un credito di oltre 70 miliardi di euro".


Lo dichiara Massimo Bitonci, presidente della Lega Nord al Senato.



"Per sbloccare una situazione che ogni giorno diventa sempre più insostenibile - prosegue Bitonci - sarebbe sufficiente una modifica del patto a saldo invariato. Basterebbe predisporre vincoli più stringenti per i ministeri e meno rigidi per gli enti locali all'interno degli stessi obiettivi previsti permettendo dunque alle imprese il pagamento delle forniture di beni e servizi da parte di comuni, province e regioni. Ci aspettiamo dunque che l'attuale Governo agisca immediatamente in questo senso senza indugi ulteriori".

mercoledì 20 marzo 2013


La nuova `squadra` a palazzo Lombardia
La presentazione della giunta (Foto Omnimilano)
MILANO, 20 MARZO 2013 - SI PRESENTA UFFICIALMENTE, LA GIUNTA LOMBARDA CHE HA VISTO LA LUCE CON FATICA.ROBERTO MARONI PRESENTA LA SQUADRA DI GOVERNO NEL POMERIGGIO. FINO A POCHE ORE PRIMA SI È ANCORA DISCUSSO SU ALCUNI NOMI. LA LEGA HA FATICATO A TROVARE LA QUARTA DONNA CHE MANCAVA PER RISPETTARE LA PROMESSA DEL GOVERNATORE: SETTE UOMINI E SETTE DONNE. ESCE COSÌ DAL CILINDRO UNA LEGHISTA CHE HA LAVORATO CON BOSSI E CALDEROLI A ROMA, CRISTINA CAPPELLINI, CREMONESE, CHE SI AGGIUDICA L’ASSESSORATO ALLE CULTURE.

Poi Valentina Aprea a Istruzione formazione e lavoro, Paola Bulbarelli a Casa housing sociale e pari opportunità, Alberto Cavalli a Commercio turismo e terziario, Maurizio Del Tenno Infrastrutture e mobilità, Gianni Fava Agricoltura, Massimo Garavaglia Economia crescita e semplificazione, Mario Melazzini Attività produttive ricerca e innovazione, Claudia Terzi Ambiente energia e sviluppo sostenibile.Giunta insolita, quella che debutta ieri alla cerimonia di intitolazione di una sala di Palazzo Lombardia al giuslavorista Marco Biagi assassinato dalle Br. L’assessorato alla Cultura si apre a Identità e autonomie, nel rispetto delle esigenze dei territori padani. Viviana Beccalossi, nell’occuparsi di Territorio dovrà pensare anche alla Difesa del suolo, la leghista Simona Bordonali avrà Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, altro tema scottante per la giunta di stampo lumbard.L’uomo chiave è Mario Mantovani del Pdl che sarà vicepresidente ma soprattutto assessore alla Salute e che intende procedere a un deciso rinnovamento. Ma l’area ciellina del partito è intenzionata a dare battaglia per difendere le posizioni. L’altro assessorato chiave è in mano a una fedelissima di Maroni: Maria Cristina Cantù lascia la Asl di Monza per occuparsi di Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato. C’è anche la star, il canoista olimpionico Antonio Rossi (Sport e politiche per i giovani).

Oggi prima riunione di giunta con al centro il cruciale tema del lavoro. Maroni rilascia un’intervista alla BBC che gli chiede se non tema il riesplodere di un’ondata di violenza come quella che portò alla morte di Biagi e lui dichiara: «No perché io investirò molto nel dialogo». Rimandata per ora la partita dei sottosegretari. Per il Pdl forte il nome del sindaco di Basiglio Marco Flavio Cirillo, sponsorizzato direttamente da Silvio Berlusconi. Il cavaliere avrebbe voluto per lui un assessorato.

Ma oggi si apre anche la spinosa e complessa partita dei direttori generali degli assessorati. Quasi tutti saranno, per ora, rinnovati. Ma ci saranno spostamenti visto che alcuni assessorati, come quello a Territorio e Ambiente, ora sono stati separati. Su tutto avrà l’ultima parola Maroni che ha tenuto la delega all’organizzazione e si occuperà in prima persona anche della macroregione.

Lombardia: Maroni presenta nuova giunta, 7 assessori a Pdl 7 a...(1 Upd)


Parita' di genere e parita' di rappresentanza nella nuova giunta regionale della Lombardia ufficializzata questo pomeriggio dal neo presidente Roberto Maroni. Il numero degli assessorati scende a 14 per una giunta divisa a meta' tra Pdl e Lega Nord e tra uomini e donne.

La vicepresidenza della Regione va a Mario Mantovani, attuale coordinatore lombardo del Pdl, che incassa anche le deleghe alla Sanita'. Il Pdl porta a casa anche l'assessorato alle Infrastrutture che va a Maurizio Del Tenno. Al partito di Silvio Berlusconi vanno poi l'assessorato al Lavoro (Valentina Aprea), alle Attivita' produttivi (Mario Melazzini), alla Casa (Paola Bulbarelli), e al Territorio (Viviana Beccalossi) e al Commercio (Alberto Cavalli).

Maroni ha invece voluto riservare al Carroccio gli assessorati al Bilancio (Massimo Garavaglia), alla Famiglia (Maria Cristina Cantu'), allo Sport (Antonio Rossi), all'Agricoltura (Gianni Fava), all'Ambiente (Claudia Terzi), alla Cultura (Cristina Cappellini), e alla Sicurezza (Simona Bordonali).

Soddisfatto Maroni che nel corso del suo intervento ha evidenziato come sia stata la 'meritocrazia' a ispirarlo nella formazione della nuova giunta: ''E' una scelta fatta sulle competenze di ciascuno e sul carattere delle persone.

Questa e' una squadra, per me non ci sono differenze di carattere politico. Il manuale Cencelli con me non entra in Regione Lombardia''. Stesso discorso per la nomina dei direttori generali dei diversi assessorati: ''Non entro nella questione - ha spiegato - ogni assessore scegliera' il suo dg in base al rapporto di fiducia che deve esserci, non in base al manuale Cencelli''. Il neo governatore ha ribadito che in cima alla scaletta delle priorita' c'e' la necessita' di ''eliminare la legge sui rimborsi regionali che ha portato a sprechi''. Grande attenzione anche sul lavoro e crescita economica. Su questo terreno, Maroni auspica ''un'azione comune con le altre forze politiche'', tanto che ''settimana prossima incontrero' i rappresentanti dell'opposizione per definire le linee guida''.

Calderoli, con Pd dialogo non chiuso.Possibile intesa su Colle

'Dialogo chiuso? Non sarei cosi' frettoloso'. Questo il pensiero della Lega Nord espresso questa mattina in un'intervista a Repubblica dal senatore Robeto Calderoli che pero' ammette: 'Certo se avessimo condiviso' l'elezione del Presidente del Senato 'ovviamente non con questi nomi, si sarebbe aperto subito un dialogo sulle cose da fare e magari anche un accordo sul prossimo governo. Ma c'e' ancora una possibilita', l'elezione del Presidente della Repubblica' che necessariamente 'non dovra' avere tessere di partito, e men che meno essere il quarto presidente di sinistra'. Quello che Calderoli definisce 'l'esame di riparazione si puo' fare in aprile con l'elezione del nuovo Capo dello Stato: se il Pd dimostra attenzione alla mia proposta vuol dire che ha recuperato il senso di responsabilita'. Se invece pensa di fare filotto il discorso si chiude'.

Su queste basi, Calderoli assicura che 'mi sembrano tutti d'accordo' tranne i 'turchi' del Pd, ovvero 'quelli che continuano a spingere per un'alleanza con Grillo'. Ma l'ex ministro ne ha anche per i suoi alleati: 'Di turchi ne ho visti un bel po' sabato in Senato anche nel Pdl; dopo l'elezione di Grasso non hanno avuti di meglio che gridare 'elezioni, elezioni'. Pensano che la prossima volta vinceranno loro: potrebbe anche darsi ma sarebbe una vittoria di Pirro'.