domenica 6 dicembre 2015

VAPRIO ALBANESE UCCISO I tre albanesi colleghi di Gjoni: "Poveraccio, ora va rimpiazzato"

Vaprio D'Adda (Milano), 6 dicembre 2015 - Non hanno risposto alle domande del gip del Tribunale di Bergamo Alberto Viti. Hanno fatto scena muta Aleksander Doda, 32 anni, domiciliato a Fara d’Adda, Marko Guraleci, 26, con appartamento a Canonica d’Adda, e Simon Bushi, 25, residente anch’egli a Canonica, i tre albanesi arrestati dai carabinieri di Monza e sospettati di aver preso parte al raid che il 20 ottobre era costato la vita al connazionale Gjergj Gjoni, ucciso da un colpo di pistola esploso da Francesco Sicignano mentre cercava di compiere un furto nell’abitazione di quest’ultimo a Vaprio d’Adda.
Per ora, però, gli investigatori, coordinati dai pm milanesi Alberto Nobili e Antonio Pastore, non sono riusciti a raccogliere materiale probatorio sufficiente per contestare loro il colpo. Comeindizi ci sono l’aggancio alle celle telefoniche della zona vapriese dei loro smartphone e più di una frase che sarebbe riconducibile al furto in casa Sicignano.
«Quella sera erano 400 grammi di oro, quasi 8mila euro. Mi dispiace per Gjergj, poveraccio», esclama uno di loro, intercettato al telefono. Gli inquirenti ritengono che si faccia riferimento al colpo di Vaprio d’Adda, ma non possono affermare con certezza se chi parla stia raccontando un’esperienza vissuta in prima persona o riferitagli da altri. In un’altra conversazione carpita dagli investigatori, invece, uno dei tre arrestati afferma:«Dobbiamo trovare qualcuno per rimpiazzare Gjergj».
Le indagini che hanno portato al fermo dei tre nascono prorio dall’omicidio di Gjonj, che invece abitava a Trezzo. Per capire chi fossero i due complici della vittima visti da Sicignano quella sera i militari hanno tenuto d’occhio le persone in visita alla salma nella camera mortuaria dell’Istituto di medicina legale di Milano, dove era stata effettuata l’autopsia. Qui hanno identificato il cugino di Gjonj, che è stato pedinato e intercettato e che ha successivamente portato al terzetto finito in carcere.
Ieri il gip Viti ha convalidato l’arresto dei tre e ha disposto nei loro confronti la misura della custodia cautelare in carcere. Quindi si è dichiarato incompetente per territorio e ha trasmesso tutti gli atti alla Procura di Milano. Nel decreto di fermo ai tre sono contestati sei furti, ma non quello sfociato nel delitto del loro connazionale, messi a segno nel giro di 8 giorni nel novembre scorso, tutti in abitazione. L’8 a Trezzano Rosa, l’unico fuori dalla Bergamasca: l’11 a Mozzo; il 12 a Boltiere; il 13 a Pontirolo e a Curno; il 16 a Fara. I carabinieri sospettano che siano opera della banda anche quattro furti, sempre commessi a novembre nella Bergamasca, a Sant'Omobono, Osio Sotto, Dalmine e Stezzano.

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