Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha annunciato le sue dimissioni per la vicenda marò. “E’ risibile e strumentale sostenere che la Farnesina ha agito per fatti suoi sul caso dei due fucilieri. Ho dato informazioni a tutte le autorità di governo sugli aspetti critici del negoziato con l’India”, ha spiegato Terzi in un’informativa alla Camera.
“Le riserve da me espresse non hanno prodotto alcun effetto e la decisione è stata un’altra”, ha ricordato in Aula il ministro.
“La mia voce è rimasta inascoltata” - Sul rientro dei marò in India, che ha sollevato violenti polemiche, “la mia voce è rimasta inascoltata. Da ministro ho espresso serie riserve alla repentina decisione di trasferire in India il 22 marzo i due marò”.
“Mi dimetto per salvare l’onore del Paese” - “Mi dimetto perché per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perché solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie”.
In precedenza il titolare della Farnesina aveva elogiato i due fucilieri per lo “straordinario esempio di attaccamento alla patria”. Poi, sempre durante l’informativa all’Aula, ha ricordato la gestione della vicenda. “Sono un uomo delle istituzioni che ha servito per 40 anni lo Stato. In questi giorni ho letto ricostruzioni fantasiose, in merito a iniziative che avrei assunto in modo autonomo, ma io mai avrei agito in modo autoreferenziale”, ha spiegato il ministro degli Esteri che è tornato anche sul comportamento dell’India. “La decisione di sospendere l’immunità del nostro ambasciatore è stata interpretata come un atto di ritorsione che ha indebolito la legittimità del governo indiano. Sulla revoca si è sollevato un coro di voci allarmate da parte della comunità internazionale”.
“Tutte le istituzioni d’accordo per non farli partire” - Terzi ha poi chiarito la questione del mancato (temporaneo) ritorno dei fucilieri in India, decisione che ha suscitato una mare di polemiche. “Tutte le istituzioni erano informate e d’accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò. La linea del governo è stata approvata da tutti l’8 marzo. La decisione aveva solido fondamento giuridico e politico”.
Ministro Difesa: “Non abbandono la nave” - Dopo Terzi, è intervenuto il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, che ha difeso il suo operato: “Ho sempre agito solo per il bene dei due fucilieri e dell’Italia. Se non ci sono riuscito me ne scuso con tutti e prima con loro due. Proprio perché le decisioni collegiali di governo si rispettano e si onorano – ha aggiunto – sono stato io a comunicare ai due la decisione di farli tornare in India, li ho guardati negli occhi e gliel’ho detto. Ma non non mi dimetto. Sarebbe facile per me annunciare di dimettermi, sarebbe facile oggi lasciare la poltrona che comunque a breve lascerò al nuovo ministro che arriverà. Sarebbe facile, no cost, ma non sarebbe giusto e non lo farò. Non abbandonerò la nave in difficoltà”.
“Le valutazioni Terzi non sono del governo” - ”Le valutazioni espresse dal ministro degli Esteri Giulio Terzi non sono quelle del governo”, ha poi chiarito il ministro della Difesa.
Monti alla Camera domani
Dopo l’annuncio delle dimissioni, in Aula da più parti è stato chiesto la presenza in Aula del premier dimissionario Monti. “Ho chiesto la sospensione della seduta perché siamo di fronte ad una situazione mai vista. Si tratta di un caso gravissimo e Monti deve venire in Aula”, ha dichiarato il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta. “Il premier Monti è disponibile a venire domani alla Camera”, ha precisato la presidente della Camera Laura Boldrini.
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