giovedì 2 agosto 2012

Ora lo dice pure l’Istat: gli stranieri non vengono più in Italia per lavorare

di Riccardo Ghezzi

Nel 2011 sono diminuiti gli ingressi in Italia da parte di cittadini stranieri non comunitari, ma sono aumentati considerevolmente i permessi rilasciati per asilo politico o motivi umanitari. Sono dati, significativi, diffusi dall’Istat.

I permessi rilasciati per motivi di lavoro lavoro nel 2011 sono stati addirittura il 65% in meno rispetto all’anno precedente: un crollo parzialmente in linea con la diminuzione dei nuovi permessi in senso lato nel 2011, ma non coerente che il notevole aumento di permessi rilasciati per motivi umanitari che addirittura sono quadruplicati nello stesso lasso di tempo.

Numeri attendibili che fanno crollare il mito degli immigrati che vengono in Italia solo per lavorare.
Ma vediamoli nel dettaglio: al 1 gennaio 2012 i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia erano 3.637.724. Tra il 2011 e il 2012 il numero di cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti è aumentato di circa 102 mila unità: i Paesi più rappresentati continuano ad essere Marocco (506.369), Albania (491.495), Cina (277.570), Ucraina (223.782) e Filippine (152.382).

Netta però la diminuzione dei nuovi permessi: durante il 2011 ne sono stati rilasciati 361.690, il 40% in meno in confronto al 2010. Ridotti notevolmente, come detto, quelli rilasciati per lavoro (ben il 65% in meno) ed in misura minore le concessioni per famiglia (21,2% in meno), sono aumentati invece i permessi rilasciati per asilo e motivi umanitari: da 10.336 nel 2010 a 42.672 nel 2011. Quattro volte di più.
Nel 2011 i richiedenti asilo politico hanno rappresentato l’11,8% dei nuovi flussi, nel 2010 ereno solo l’1,7% del totale.

Curioso e anomalo anche il dato sulla provenienza di chi richiede accoglienza per motivi umanitari. Tre soli Paesi costituiscono il 50% del totale: Tunisia (27,5%), Nigeria (16,3%) e Ghana (7,4%). Salta subito all’occhio come in nessuno di questi Paesi sia in corso una guerra civile o una persecuzione ai danni di minoranze. La Tunisia ha vissuto un anno di “primavera araba” e rivoluzione che ha portato al defenestramento di Ben Alì, esiliato dopo 23 anni di presidenza, ma “l’emergenza” era già terminata a inizio 2011; la Nigeria non conosce una guerra civile da 40 anni, anche se i conflitti religiosi tra islamici e cristiani stanno lacerando il Paese e potrebbero davvero portarlo sull’orlo di un conflitto interno; il Ghana è una democrazia dal 2000 e ha ottenuto lo status di democrazia stabile nel 2009: i tempi degli scontri tribali, in ogni caso non paragonabili alle guerre civili che hanno sconquassato altri Paesi africani, sono lontani decenni.
Sarà colpa della crisi, ma a quanto pare anche gli immigrati non vengono più in Italia per cercare lavoro. Preferiscono vivere a spese dello Stato.

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