giovedì 19 novembre 2015

Guardie padane, tra storia e giustizia 33 prosciolti 19 anni dopo i fatti

L’inchiesta iniziò a Verona con il procuratore Guido Papalia, che contestava l’associazione militare a scopi politici. Nella città veneta processo sospeso e atti trasmessi a Bergamo: il gup mette la parola fine. «Non luogo a procedere»



A dire se c’è mai stata un’organizzazione militare a scopi politici dentro la Lega Nord, sarà la storia. Non la giustizia italiana, che è stata lentissima: 18 anni dopo i fatti contestati dall’allora procuratore di Verona Guido Papalia, il gup di Bergamo Tino Palestra ha messo questa mattina la parola fine sulla vicenda giudiziaria delle Guardie Padane (salvo ricorsi della procura).

Il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere per 33 imputati: il sostituto procuratore Gianluigi Dettori chiedeva il processo per tutti con l’accusa di «associazione militare a scopi politici». Ma il tribunale avrebbe ravvisato una «scarsa continuità», nell’ordinamento italiano, sulla «punibilità del reato ipotizzato».

Una vicenda giudiziaria superata certamente dalla storia. I termini della prescrizione si sono allungati più volte perché, in molti casi, le difese avevano sollevato conflitti di attribuzione, visto che tra i primi indagati c’erano anche parlamentari europei e italiani, inclusi Marco Formentini e Umberto Bossi.

Il processo era finalmente iniziato a Verona nella primavera del 2014. Ma anche a dibattimento in corso, essendoci atti che rimandavano al territorio di Bergamo e Pontida per la fondazione delle Guardie Padane, gli avvocati avevano chiesto il trasferimento di tutto il procedimento proprio a Bergamo. Così è stato al termine dell’anno scorso. Ma dopo la richiesta della procura il gup ha chiuso la vicenda.

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