giovedì 24 gennaio 2013

Tosi molla Berlusconi “Dopo il voto ognuno va per la sua strada

Il numero due della Lega fa autocritica sull'alleanza : “In dieci anni con il Pdl non abbiamo concluso niente”
MICHELE BRAMBILLA INVIATO A VERONA

Flavio Tosi ci riceve nel suo ufficio da sindaco, che s’affaccia sulla splendida piazza Bra e sull’Arena. L’ultima volta che lo avevamo intervistato, Bossi reagì dicendo che l’avrebbe espulso dalla Lega. Tosi si comportò da signore e, in un mondo in cui si usa smentire tutto - anche le smentite - confermò l’intervista parola per parola. «Alla fine è andata com’è andata», ci dice ricordando l’episodio. Ha vinto lui. Oltre che essere di nuovo sindaco di Verona, è segretario nazionale veneto della Lega. Ma ora ha davanti una campagna elettorale difficile: per la prima volta, il Veneto è in bilico. La vittoria del centrodestra non è scontata. 
 Tosi, la sua è una delle regioni decisive. Il Pd ha sondaggi che lo danno praticamente alla pari con voi.  
«Una volta il divario era abissale, e ora non più: questo è vero. Ma al Pd sanno benissimo quale sarà l’esito: vinceremo noi. Se Berlusconi ha scelto l’alleanza con la Lega, che per lui è molto svantaggiosa, è perché sa che era l’unica strada per vincere in Lombardia e in Veneto». 
 Perché dice che per Berlusconi è un’alleanza svantaggiosa?  
«Veda lei: rinuncia a fare il premier e lascia la presidenza della Lombardia, che era del Pdl, alla Lega. Non dev’essere stato facile, per Berlusconi, far digerire ai suoi il rinnovo dell’alleanza con noi». 
Veramente quelli che l’hanno presa peggio sono stati i militanti leghisti. O sbaglio? 
«Ammetto: non l’hanno presa bene. Specialmente i primi giorni, è stata dura far accettare questo nuovo patto con il Pdl». 
 Soprattutto ai leghisti veneti?  
«Eh sì, perché ai leghisti lombardi si può almeno dire che prenderanno il governatore della regione. Qua è stato più difficile. Ma ora, parlando con la gente, stiamo cominciando a far capire che l’importante era che la Lega ottenesse le tre regioni del Nord. In questi giorni cominceremo le riunioni con i candidati, per spiegare loro qual è il messaggio che devono portare alla base». 
 Cioè qual è il rospo da ingoiare?  
«Credo che il rospo lo debba ingoiare di più Berlusconi. Ripeto: perde candidatura a premier e Lombardia in cambio, forse, di un pareggio al Senato. Forse». 
 Berlusconi ha ceduto subito, sul ruolo di candidato premier?  
«Per niente. Ma Maroni ha tenuto duro. Anche per le nostre pressioni. Noi veneti siamo stati molto utili, a Maroni, in questa trattativa». 
 Parla del Pdl più come di un nemico che come di un alleato.  
«Beh, è chiaro che passate le elezioni ognuno va per la sua strada. È un anno che siamo già fortemente divisi. E non su questioni di forma, ma di sostanza». 
 Cioè: sta dicendo che il giorno dopo il voto l’alleanza non esiste più?  
«Salvo l’ipotesi, francamente improbabile, che si vinca, non vedo perché la Lega debba continuare a camminare con chi, in quasi dieci anni di percorso comune, non ci ha portati da nessuna parte. Se guardiamo alle riforme, chiediamoci che cosa abbiamo portato a casa». 

È vero che i leghisti veneti sono arrabbiati anche perché, dopo il lombardo Bossi, il partito è finito in mano a un altro lombardo?  
«No. La Lombardia vale il doppio del Veneto per abitanti e per forza economica. E poi Maroni era la persona giusta». 

Alcuni sondaggisti dicono che i leghisti delusi potrebbero votare Grillo. Le risulta?  
«È possibile. Di certo i nostri non voterebbero mai né Berlusconi, né Monti, né il Pd. O votano Grillo o non votano. Però guardi: un calo della Lega è da mettere in conto, ma stiamo recuperando». 
 E il 17 e passa per cento attribuito alla lista Monti in Veneto?  
«Non mi pare realistico, se do retta al sentire della gente. C’è crisi, c’è arrabbiatura perché nonostante i sacrifici e le tasse l’economia non riparte». 
 Oggi, commentando le liste, i giornali veneti scrivono: Tosi ha epurato i bossiani.  
«E non è vero. Ho cercato un forte rinnovamento, ma il paletto dei due mandati vale per tutti. Nessuno dei nostri candidati ha già fatto due mandati parlamentari. Le liste del Pdl invece sono piene dei soliti paracadutati». 
Ma quanto ce l’ha con il Pdl?  
«Siamo alleati, ma siamo anche in competizione». 
Berlusconi ha escluso Cosentino, Dell’Utri, Papa e Scajola. Non le basta?  
«Penso che questa scelta gli sia costata molto. Per sua fortuna, l’ha fatta. Non l’avesse fatta, è chiaro che noi l’avremmo fatto notare. Con tutte le riserve che ho sull’alleanza con lui, gli riconosco di aver compiuto finalmente un gesto di discontinuità. Ma resta il fatto che Berlusconi non rappresenta il cambiamento». 

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