sabato 15 dicembre 2012

Pressing su Monti per discesa in campo; l'amarezza del premier

Il 18 dicembre la legge di stabilita' arrivera' in Senato, poi dopo il via libera di palazzo Madama e della Camera il premier potrebbe recarsi al Colle e rassegnare le dimissioni. Un atto concordato e senza traumi, proprio per ribadire che il mandato del governo tecnico e' ultimato e 'cedere' cosi' il passo alla politica. E' questo il percorso ipotizzato, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari dei partiti della maggioranza. Oggi prima Alfano, poi Bersani e Casini sono stati a colloquio con Giorgio Napolitano. Il clima e' quello della presa d'atto che e' inutile prolungare la legislatura, occorre semplicemente mettere in salvo i provvedimenti ancora sul tappeto. Angelino Alfano oggi ha garantito al presidente della Repubblica che dal Pdl non arrivera' una sfiducia politica a Monti, ma non ha escluso che il Pdl possa astenersi ancora qualora l'esecutivo portasse in Parlamento alcuni provvedimenti ostili a via dell'Umilta'.
Dunque tempi stretti. Del resto il Professore anche nel Cdm di ieri avrebbe spiegato ai suoi ministri di non avere alcuna intenzione di fari logorare. Le Camere potrebbero sciogliersi intorno al 10 gennaio, il voto - politiche e regionali in Lombardia insieme (Berlusconi ha insistito su questo tracciato per ricompattarsi con la Lega) - ci dovrebbe essere il 10 marzo. Ma per il premier dopo la legge di stabilita' e alcune misure da approvare con urgenza (delega fiscale e decreto Ilva innanzitutto, non ci sarebbe spazio invece per l'accorpamento delle province mentre il Pdl potrebbe tenere mani libere anche per il decreto sulla incandidabilita') si aprirebbe uno spazio per scendere eventualmente in campo. Con i suoi ministri Monti avrebbe espresso preoccupazione per le sorti del polo moderato, senza la riforma della legge elettorale e con Bersani e Berlusconi candidati. Il timore non e' solo legato a come i mercati reagiranno, ma anche al fatto che non c'e' alcuna garanzia all'orizzonte sulla possibilita' di preservare la cosiddetta 'agenda Monti' e il forte legame con l'Europa.
Monti, spiegano fonti ministeriali, non avrebbe nascosto l'amarezza per l'atteggiamento assunto dal Pdl. "Il re Sole si e' un po' allontanato da me", ha detto oggi. Il presidente del Consiglio - riferiscono le stesse fonti - non si aspettava che l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi prendesse le distanze dal governo mettendo in pericolo il Paese. Il pressing affinche' Mario Monti scenda in campo e' ora fortissimo. Innanzitutto portato avanti dai leader europei. Oggi il presidente della Commissione europea, Jose' Manuel Barroso, era intenzionato - riferiscono fonti parlamentari - a sondare il Professore per le prossime elezioni. L'appuntamento pubblico era fissato a Milano, ma poi e' saltato per il maltempo che imperversa in Belgio. Il pressing arriva poi dai promotori della Lista per l'Italia.
Raccontano che Luca Cordero di Montezemolo abbia esaminato l'ipotesi di non presentare neanche le liste alle urne qualora non ci fosse un impegno diretto da parte del presidente del Consiglio. Anche Pierferdinando Casini spinge per la soluzione Monti. Pero' riforma della legge elettorale e' ormai tramontata e il rischio e' che non ci sia spazio di manovra per un 'Terzo polo' e dunque per una candidatura di Monti. Per di piu', spiegano fonti parlamentari, il 'signor Ferrari' avrebbe avanzato dubbi sulla possibilita' di candidare anche uomini molto vicini al leader Udc. In privato anche i ministri del governo attendono un passo, una mossa, da parte del premier.
Monti, viene riferito, sta riflettendo e non avrebbe escluso alcuna pista. I filomontiani del Pdl aspettano fiduciosi. Sono piu' di venti alla Camera e altrettanti al Senato i parlamentari del partito di via dell'Umilta' pronti ad appoggiare il Professore e anche a creare un gruppo. In ogni caso, spiega un ministro, una eventuale decisione da parte del Professore non arrivera' se non ad inizio gennaio.

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