martedì 18 settembre 2012

L'offensiva di Maroni: «Un referendum per dare al Nord il 75% delle sue tasse»





Roberto Maroni a Domaso in scooter per l'omaggio alla tomba di Gianfranco Miglio (Cavicchi)
Oltre 80 chilometri in sella a una moto in una mattina di settembre già freddina per rendere omaggio a Gianfranco Miglio e per tracciare il percorso prossimo venturo della Lega Nord: referendum per istituire la macroregione del Nord e corsa in solitaria alle prossime elezioni. Roberto Maroni, tanto per cominciare, la corsa ieri mattina l'ha fatta sulle due ruote, scegliendo lo scooter per recarsi dalla sua casa di Lozza, nel Varesotto, a Domaso, il paesino del Comasco dove è sepolto Miglio e dove ieri mattina i Giovani padani avevano organizzato un convegno per ricordare l'ideologo autonomista. Seguito (sempre in moto) dal fido caposcorta Mirco, il nuovo leader leghista ha fatto prima tappa nel cimitero di Domaso, dove c'erano ad attenderlo i cronisti.

«Miglio rimarrà sempre nel Pantheon leghista - ha detto l'ex ministro dell'Interno - ci ha indicato la via e ha trasformato l'intuizione di Umberto Bossi in disegno istituzionale». E il primo riferimento va alle cosiddette macroregioni, le aggregazioni territoriali immaginate dal professore e che adesso Maroni ha rilanciato.
«Ma io preferisco parlare di Euroregione» ha sottolineato. La sottigliezza lessicale serve al segretario del Carroccio per smarcarsi dal progetto di Formigoni: «Lui vuole agire senza modificare la Costituzione ma questo significa solo che le regioni del Nord potranno fondersi, dando vita a una maxi Lombardia magari con un maxi governatore che si chiama Formigoni».

L'Euroregione maroniana è invece una frontiera spinta molto più in là, un progetto il cui cardine fondamentale è quello fiscale: al Nord Italia, secondo il disegno leghista, deve restare infatti il 75% del suo gettito fiscale contro la quota attuale che va dal 34% del Veneto al 37% del Piemonte. È la declinazione dello slogan «Prima il Nord»: più che al sangue dell'identità territoriale meglio parlare di questi tempi al portafogli di aziende e famiglie. E pensare che negli anni passati, di questi giorni, Bossi e il suo popolo si davano appuntamento prima sul Monviso e poi a Venezia per il rito sacro dell'ampolla.
«Presenteremo il nostro progetto a Formigoni - taglia corto Maroni - e se ci starà bene altrimenti continueremo la nostra battaglia da soli. Come? Raccogliendo le firme a sostegno di un proposta di legge di modifica costituzionale che dovrà essere sottoposta a referendum».

Lo splendore dell'isolamento, la «diversità» rispetto alle altre forze politiche continuano a essere un tratto forte dell' appeal del nuovo corso leghista. Tanto che interpellato sulla scadenza elettorale di primavera, dopo aver consigliato a Silvio Berlusconi di «essere un po' più umano» (l'ex premier aveva citato la Bibbia per giustificare la sua assenza alla festa dei giovani del Pdl due giorni fa)Bobo annuncia: «Noi dobbiamo correre da soli, con i nostri cittadini. Questa è l'opinione mia e della totalità dei militanti. Ma proprio perché voglio che sia una scelta condivisa e non imposta, convocherò l'assemblea federale a fine gennaio per decidere tutti insieme».

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