martedì 20 novembre 2012

Federalismo: Veneto, Ddl Zaia per Tfr, scuole e universita' regionali

Tre disegni di legge regionali da presentare in Parlamento per una ''regione ordinaria differenziata''. Li hanno presentati il Governatore del Veneto, Luca Zaia, e il docente Luca Antonini, dell'Universita' di Padova, che a capo di una Commissione di studiosi ha verificato le possibilita' di sfruttare gli articoli 116, 118 e 119 della Costituzione per ulteriori prerogative al Veneto. ''Se i nostri ddl dovessero essere approvati - esemplifica Zaia - avremo soprintendenze, scuole e universita' regionali, ma anche un nostro Tfr''.

Un'operazione da 5 milioni di euro aggiuntivi nelle casse della Regione, tali da movimentare altri 10 milioni di indotto. Zaia l'ha definita una ''rivoluzione ghandiana, pacifica''. Esemplificando per quanto riguarda il trattamento di fine rapporto, ha spiegato che ''i lavoratori veneti, invece di consegnare a Roma la quota spettante di Tfr, remunerata all'1%, potrebbero dirottarla alla Regione, che investirebbe questi soldi in opere pubbliche''. E che - ha aggiunto Zaia - ''non dovrebbe pagare il 7-8% di interessi, come oggi richiede il project financing, ma garantire una redditivita' maggiore ai propri lavoratori''. Zaia ha precisato che i tre disegni di legge saranno al piu' presto portati in Consiglio regionale per l'approvazione. ''Con queste proposte - ha spiegato Antonini - non si chiede di fare diventare il Veneto una regione a statuto speciale - progetto politicamente utopico - ma che vengano attribuite al Veneto alcune delle competenze che sono gia' state riconosciute ad altre Regioni speciali. Zaia, dal canto suo, ha osservato che ''se, per ipotesi, tutte le regioni italiane adottassero gli standard di spesa del Veneto, potremmo gia' oggi ottenere risparmi per quasi 28 miliardi l'anno, poco meno del 2% del Pil, che potrebbero essere dirottati sugli investimenti e sui servizi per famiglie e imprese. In particolare il 60% del risparmio teorico (quasi 17 mld) riguarderebbe la gestione del personale, con una diminuzione netta di oltre 523 mila dipendenti, che limiterebbe la dimensione del personale pubblico a piu' di 3 milioni (a fronte dei 3,6 attuali).

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