domenica 22 gennaio 2012

«Berlusconi faccia cadere presto questo governo infame. Monti fuori dai c...»

Venerdì la decisione del Senatùr di sostituire il capogruppo Reguzzoni con Paolo Dozzo, placando l'ira dei maroniani

Bossi a Berlusconi: «Non tenere in piedi il governo»
MILANO - «Monti a casa, fuori da c...». E ancora: «Berlusconi faccia cadere presto questo governo infame» sono i commenti tranchant di Umberto Bossi sull'attuale presidente del Consiglio. Così il Senatùr rianima i suoi «fratelli padani» in vista di un'opposizione barricadera a un esecutivo «amico delle banche e nemico del popolo». E un leader del Carroccio d'altri tempi, della Lega di lotta e mai di governo, dell'ostruzionismo a un governo percepito come distante anni luce dalle istanze secessioniste della «Padania Libera», rivendicata a gran voce dalla folla urlante. Quella stessa folla che a un certo punto, lo tradisce. Lo fischia perché il Senatùr impedisce a Maroni - acclamato - di dire la sua. Ed è il primo segnale di una scissione dal sentire comune della sua gente, che forse testimonia come l'ex ministro degli Interni, goda di maggiore credibilità e sia sempre di più investito di una legittimità popolare. Poi l'invito a «Berlusconi, tanto alle elezioni ci andiamo ugualmente. Scegli, o fai cadere questo governo infame o comunque alle elezioni ci andrai per fare quelle della Regione Lombardia. La Lega ti obbliga alla scelta». Ma su questo punto più tardi chiarirà Maroni: «Nessun ricatto» da parte della Lega Nord, «noi facciamo politica» e, riferendosi agli scandali giudiziari in cui sono rimasti coinvolti alcuni esponenti politici lombardi, ha aggiunto: «mi sembra ci siano vicende giudiziarie in corso». «Mi è dispiaciuto molto - ha aggiunto sulla sua pagina Fb l'ex ministro - non poter parlare per salutarvi e condividere con voi queste sensazioni. Sono molto felice di comunicarvi che poco fa si è concluso il federale che ha deliberato la convocazione dei congressi provinciali e nazionali così come richiesto dai nostri militanti», aggiunge, firmandosi «il vostro barbaro sognante».

IL FRONTE INTERNO - Eppure Bossi mette subito a tacere le indiscrezioni che ipotizzano un Carroccio fortemente diviso al suo interno: «La Lega non è mai stata divisa, eravate voi che lo speravate, ma sapevo che non sarebbe successo niente». L'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni - a suo fianco e nell'occhio del ciclone in questi giorni per una presunta rottura con il Senatùr - ha auspicato invece che si vada alle elezioni anticipate ma crede che questa eventualità sia «difficile». A margine della manifestazione contro il governo Monti organizzata dalla Lega, a chi gli ha chiesto se si andrà a votare, Maroni ha replicato: «Spero di sì ma mi pare difficile» e ha spiegato i motivi della manifestazione di domenica: «Siamo qui - ha detto - per protestare contro un governo che mette solo tasse, che risparmia i grandi poteri delle liberalizzazioni».

«Padania libera, Roma fanc...», così Bossi grida alla folla
IL CAPOGRUPPO - Manifestazione leghista che segue la riunione dei vertici della Lega, nella quale Bossi ha annunciato alla «Padania» che Marco Reguzzoni è stato sostituito da Paolo Dozzo alla presidenza del gruppo alla Camera. «Ognuno - ha sottolineato Bossi- ha fatto un passo indietro. Sia Maroni che in fondo è stato danneggiato per la scelta del Movimento - un riferimento al veto sui comizi poi rimosso, - sia Reguzzoni che pur essendo stato un buon capogruppo ha fatto a sua volta un passo indietro». Ma «si è risolta una importante questione sotto la guida di Bossi, grazie al quale è stata trovata compattezza e unità» ha commentato Maroni. Nella sede della Lega venerdì oltre a Bossi, Maroni e Calderoli c'era proprio Reguzzoni, protagonista principale del duello con l'ex ministro dell'Interno. Mentre i veleni sotterranei continuano, l'ex ministro Maroni minimizza e ha circoscritto lo scontro: «Ma quale spaccatura della Lega? - ha detto - C'è stata un'operazione contro di me rispedita al mittente». Mentre Marco Reguzzoni, anche lui presente alla manifestazione, ha tenuto a precisare: «Il mio non è stato un passo indietro ma è la dimostrazione che non siamo attaccati alle poltrone».

Corriere della Sera Redazione Online
22 gennaio 2012 | 18:04

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