mercoledì 4 gennaio 2012

Stop alla Pedemontana veneta. Luca Zaia: «Eccesso di democrazia, subito ricorso. L’opera non si fermerà»

Luca Zaia (archivio)
Luca Zaia (archivio)

VENEZIA — La sua immagine col caschetto giallo seduto sulla ruspa che dava avvio al «sogno » della Pedemontana veneta, l’altroieri si è infranta sotto il peso del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di un trevigiano di Loria. Ma Luca Zaia, presidente del Veneto dal 29 marzo del 2010, annuncia la contromossa decisa ieri dalla giunta veneta: «Faremo ricorso contro il Tar del Lazio. Nel bene e nel male la Pedemontana la faremo: o tutta in discesa o difendendola nei tribunali».
Presidente, la decisione del Tar è stata uno choc?«Questo è quel male che io chiamo eccesso di democrazia. Succede quando l’interesse di un’intera comunità non coincide con l’interesse del singolo che ricorre contro un decreto del governo».
Non può essere che accogliendo il ricorso contro la procedura emergenziale i giudici abbiano dato corpo ai timori nati dopo il caso dell’Aquila e le inchieste sul G8? «Non credo proprio. Io sono un inguaribile estimatore del lavoro della magistratura. Penso sempre che la prima colpa ce l’ha chi fa la legge. Il Tar era nato come un organo di tutela delle amministrazioni, è diventato la controparte delle amministrazioni».
I lavori saranno bloccati? «Non credo ci siano i termini per fermare il cantiere».
Anche a Porto Tolle è intervenuta la magistratura col Consiglio di Stato. Che succederà? «Ho incontrato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e confido moltissimo nella sua professionalità, ci darà una mano per dare un’accelerata allo sblocco della vicenda. Quel cantiere per noi è definito, non vogliamo fare sorprese di Pasqua ai lavoratori».
Giovedì ha firmato l’accordo di programma per Veneto City. L’ha fatto nonostante tutte le proteste che ci sono state. «Le procedure non sono discrezionali. È come dire al sindaco di non firmare l’ordinanza. C’è una procedura chiara, c’è un cronoprogramma e alla fine c’è scritto "firma del presidente". La legge è del 2001, nel 2006 c’è stato un altro passo fondamentale. C’è scritto "interesse pubblico" e chi lo sancisce questo interesse pubblico?».
Potendo scegliere avrebbe fatto qualcosa di diverso? «Ho il massimo rispetto dei consigli comunali. Quest’opera è stata oggetto di grandi dibattito perché si è trovata a cavallo di un’epoca: quando è iniziata c’era un approccio, quando si è conclusa ce n’era un altro».
Se l’iter fosse iniziato ora l’avrebbe "benedetto"? «Non lo so. Il dibattito su questo tipo di opere si fa. Io ho firmato l’accordo di programma e lo rifirmerei, perché la procedura è tutta regolare. Ma è sicuramente un’opera che ha avuto la sua evoluzione. Intorno il contesto è cambiato».
In quest’anno la Regione ha avuto molto da ridire con Roma e sono stati messi in campo parecchi ricorsi: contro i ticket d’agosto, contro il patto di stabilità, contro lo Stato per le paritarie. Questa strategia sta pagando? «I nodi verranno al pettine. Per i ticket sanitari ho molte speranze che i 100 milioni che il governo Berlusconi ci ha chiesto non li paghino i veneti. Di questi, 36 erano per colpa delle regioni, soprattutto del sud, che hanno troppi esenti».
Con l’approvazione del nuovo Regolamento e del nuovo Statuto l’opposizione dice che cade l’alibi che da 15 anni la maggioranza usava in Consiglio per giustificare l’immobilismo. «Statuto e Regolamento erano l’obiettivo che la maggioranza aveva ed è stato sposato da tutti. Ho ringraziato i consiglieri per il senso di responsabilità dimostrato. Ora inizia una nuova era. La maggioranza è ancora più responsabilizzata e non ha più alibi: non potremo più dire che non portiamo leggi perché la minoranza ce le boccia».
Cosa succederà in questa «nuova era»? «Noi puntiamo alla piattaforma negoziale col governo scritta dal professor Antonini. Spero abbia il contributo della maggioranza e dell’opposizione. Scommettiamo molto sul Tfr in Veneto. L’obiettivo è dare senso all’autonomia del Veneto nell’alveo della Costituzione. Ora abbiamo la macchina e il carburante: adesso dobbiamo partire».
Ospedale di Padova. Il prossimo dev’essere l’anno delle risposte. «L’Ospedale di Padova per noi è una priorità. Dove si fa? Dove deciderà la commissione. Il Comune sarà il dominus della partita. Stia al nostro fianco, soprattutto nella partita della valorizzazione dei beni che non ci serviranno più, con le varianti urbanistiche che servono. Per il finanziamento abbiamo nominato giovedì una commissione che valuterà la sostenibilità finanziaria dell’operazione con esperti della Bocconi».
Nel 2012 si giocano le partite di Confindustria: Zuccato al posto di Tomat, Riello in corsa per il nazionale. Ce l’ha con Zuccato per le sue dichiarazioni sulla Lega? «Ma no. Confermo i miei rapporti con Zuccato. Non inficerei il mio rapporto con una persona perché dice quello che pensa. Sul Veneto non metto bocca, mentre sulla partita nazionale tutti devono correre con Riello: va aiutato».
Si giocherà anche la partita del cambio al vertice di Cassamarca. «Noi siamo parte in causa in quanto enti locali. Ma quella rischia di essere una carica onorifica: non c’è più nulla. È come andare in un campo di battaglia quando ci sono già morti e feriti».

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