mercoledì 11 gennaio 2012

…meglio preoccuparsi di quei negozi che sul nostro territorio espongono cartelli scritti in idiomi incomprensibili

“così come nei  quartieri  multietnici  delle grandi città,  vedi  in primis  viale Padova a  Milano, i  commercianti stranieri addobbano  le  proprie  vetrine con annunci  scritti in arabo  reclamizzando  la  vendita di carne o  prodotti trattati secondo il rito islamico, così mi  sembra più che corretto che  anche altri negozi espongano un cartello che chiarisca agli avventori se  si tratta di un’attività gestita da italiani o meno. Nulla di male se qualche commerciante abbia  quindi  pensato  di chiarire la  provenienza  della  merce   esposta:  i benpensanti  non hanno  mai fatto polemiche  dinanzi  ad  insegne scritte  in idiomi purtroppo incomprensibili, non vedo quindi perché qualcuno debba polemizzare se il cartello in oggetto abbia la colpa di indicare che quel negozio è gestito da commercianti del luogo. Invece di prendersela con chi cerca di svolgere il proprio  lavoro, forse  bisognerebbe  prendersela  con chi continua a  decorare la  propria vetrina di annunci scritti in lingue  diverse dall’italiano, senza preoccuparsi di comunicare in  maniera  adeguata con il  territorio  sul quale  ha deciso di  aprire la  propria attività”. Ci riferiamo  all’episodio  che ha visto  una macelleria di Treviglio al centro di una bufera mediatica e politica, dopo l’esposizione di un cartello con scritto “negozio italiano”.

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