giovedì 5 gennaio 2012

La Lega fa la guerra al sistema che spia i conti correnti

Roma - Ispettore Bobo, il caso Serpico è suo. L’input politico è partito da lui, l’ex ministro-poliziotto Maroni, quello tecnico dai funzionari legislativi del gruppo leghista alla Camera. Studiando il decreto Salva-Italia, nelle misure anti evasione e in particolare sul sistema informatico (chiamato «Serpico», appunto) che spia tutti i movimenti del nostro conto corrente incrociandoli con i dati patrimoniali (peccato solo che gli evasori veri usino per lo più il cash), gli uomini di Bossi hanno trovato il «bug», il baco, un varco per attaccare questo Grande fratello che fa esultare Befera, il capo dell’Agenzia delle Entrate (ma molto meno Pizzetti, il Garante della privacy).
I leghisti stanno studiando un ricorso per impugnare, in sede europea, la costituzionalità di Serpico, un cervellone-spione che introdurrebbe «un’indiscriminata schedatura di tutti i contribuenti - scrivono i deputati della Lega in un’interrogazione a Monti come ministro delle Finanze - anche quelli pienamente in regola con il versamento delle imposte, raccogliendo informazioni riguardanti anche la loro vita privata». Ma perché la Lega pensa a un’azione a Bruxelles e non qui in Italia? Perché gli uffici legislativi della Lega a Montecitorio hanno segnalato una pronuncia del Garante europeo della privacy che definisce i sistemi di controllo fiscale in stile Serpico «non praticabili», contrari agli obblighi europei perché «si intromettono in modo sproporzionato nella sfera personale degli individui». Per questo, sottolinea il Carroccio, «tali misure non esistono negli altri Paesi europei e facilmente si potrebbe contestarne, nelle sedi giurisdizionali, la contrarietà alla normativa comunitaria o attivare l'impugnativa di costituzionalità». Di qui l’idea di portare la questione davanti alla Ue (incompatibilità comunitaria), come hanno consigliato di fare tributaristi consultati dalla Lega. «Non ci dicono sempre che dobbiamo fare quel che vuole l’Europa? E allora questo Grande fratello non è in linea col diritto comunitario» riassumono gli uomini di Bossi e Maroni.
Sarà anche una trovata leghista per fare «casino», ma nessun altro partito (nemmeno i liberali del Pdl) finora ha aperto bocca su una misura che invade pesantemente la sfera privata dei cittadini.

Nudi di fronte al fisco? «Non esageriamo» disse Befera, «solo un po’ svestiti». Ricordiamo: il sistema già da adesso conosce i nostri redditi, gli immobili, i contratti elettrici e li incrocia con tutte le «movimentazioni finanziarie», che poi sono le spese anche minime col bancomat, il pranzo fuori o il regalo alla nipotina. Tutto. Se sarà utile per recuperare un po’ dei 120 miliardi evasi, è da vedere. Di certo restano i dubbi, anche quelli - un po’ timidi - del nostro Garante della privacy, che ha segnalato i rischi nella trasmissione di una mole enorme di «informazioni difficili da gestire e facilissime da rubare». La Lega cavalcherà anche questo cavallo nella sua nuova veste di unica opposizione. Mentre i colonnelli finiscono le vacanze, si consultano per il raduno del 22 a Milano. Pronto il manifesto: «Governo ladro. Giù le mani da casa e pensioni». E via gli occhi dal mio conto corrente.

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