lunedì 27 febbraio 2012

Dalla pistola di via De Amicis a Palazzo Marino Maurizio Azzolini, fotografato mentre spara il 14 maggio 1977, è oggi capo di gabinetto del vicesindaco

MILANO - Non è diventata l'immagine simbolo degli Anni 70 solo perché, quel pomeriggio, un altro fotografo inquadrò nel suo obiettivo Giuseppe Memeo: gambe divaricate, busto inclinato in avanti, passamontagna in testa, la pistola impugnata a due mani contro la polizia. È quella la foto che da allora rappresenta un'epoca. Del 14 maggio 1977, il giorno in cui in via De Amicis venne ucciso il vicebrigadiere della polizia Antonio Custra, resta però anche un altro scatto, comunque «storico», quello che probabilmente sarebbe entrato nella memoria collettiva con la stessa forza, se non ci fosse stata l'immagine di Memeo. 
  LO SCATTO - In questa seconda foto si vedono due ragazzi che corrono verso via Olona, col volto rivolto al fotografo, e un terzo giovane di spalle. Anche lui ha un passamontagna come Memeo, anche lui impugna una pistola a mani unite e spara contro lo schieramento della polizia là in fondo, verso via Molino delle armi. Quel giovane, all'epoca studente di scuola superiore all'istituto Cattaneo, si chiama Maurizio Azzolini e oggi è il capo di gabinetto del vicesindaco, Maria Grazia Guida, il funzionario ferito mercoledì dal crollo di un portone in via Agnello.

LA MANIFESTAZIONE - Quel giorno del '77 scesero in strada con le pistole in molti: il collettivo Romana-Vittoria di Marco Barbone, Giuseppe Memeo e Marco Ferrandi (colui che solo molto più tardi sarà individuato come autore materiale dell'omicidio); il collettivo di viale Puglie; il collettivo Barona; infine gli studenti del Cattaneo, tra cui Massimo Sandrini, Valter Grecchi e Maurizio Azzolini (i tre inquadrati nella foto). Azzolini quel giorno sparò, come molti altri, ma non colpì nessuno. Furono proprio i ragazzi del Cattaneo i primi a essere individuati, processati e condannati. In quel momento (le indagini sarebbero state riprese dall'allora giudice istruttore Guido Salvini solo nel 1986 e le nuove condanne sarebbero arrivate nel 1992) pagarono un po' per tutti.

LE REAZIONI - Dopo le polemiche del centrodestra il sindaco ha detto: «Mi sembra che non ci sia nulla da criticare. Credo che sia un principio costituzionale quello del reinserimento dei condannati, principio costituzionale che non bisogna esaltare solo a parole ma anche nei fatti». Giuliano Pisapia ha poi ricordato che Azzolini all'epoca «era minorenne, ha espiato la pena ed è giusto che nel momento in cui ha dimostrato capacità nell'ambito del suo lavoro possa avere anche ruoli di responsabilità». E, ha concluso: «Per quanto posso dire sono ruoli di responsabilità che ha portato avanti in maniera molto positiva in questi mesi».

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