giovedì 16 febbraio 2012

LIBERALIZZAZIONE E CENTRALISMO Le tesorerie locali allo Stato Il Veneto impugnerà il decreto

COMUNI E PROVINCE IN RIVOLTA, LA REGIONE ANNUNCIA RICORSO ALLA CONSULTA. TOSI: «PENSO A FORME DI RESISTENZA PASSIVA» CIAMBETTI: «AZZERATA LA NOSTRA AUTONOMIA»


Il Veneto pronto alla rivolta contro quello che la politica considera uno «scippo» (Archivio)
VENEZIA — È come se arrivasse il papà e, con la giustificazione (vera, ma comunque antipatica) di far quadrare i conti dissestati della famiglia, requisisse d’autorità i risparmi dei suoi ragazzi. I quali ragazzi, nel caso specifico, si contano a migliaia: tutte le Regioni, le Province, i Comuni d’Italia, cui il «papà» Mario Monti ha soffiato d’un colpo l’intera liquidità depositata nelle rispettive tesorerie, ordinandone il trasferimento forzoso alla Banca d’Italia. Sono, letteralmente, una montagna di soldi: il governo stima un totale di 8,6 miliardi ma molte fonti, bancarie e amministrative, assicurano che saranno di più. Per stare in casa nostra, l’effetto sul Veneto è imponente. «Soltanto di mancati interessi - ribadisce Roberto Ciambetti, assessore leghista al bilancio e agli enti locali della giunta Zaia - la Regione ci rimette almeno 6 milioni di euro all’anno, frutto dei 600 milioni che incassiamo dai bolli auto e che vengono depositati nella tesoreria gestita da Unicredit. Ma non è soltanto questo: tutti - Regione, Province, Comuni - ci perdiamo in autonomia operativa e finanziaria: senza liquidità in tesoreria, viene azzerata la possibilità di gestire tempestivamente i propri fondi. Insomma - è la metafora di Ciambetti - è come se un lavoratore fosse obbligato a versare il suo stipendio a un tutore e poi gli dovesse chiedere ogni volta la paghetta per i suoi bisogni».
Scendendo di un livello amministrativo, le cose non vanno meglio. Anzi. La sola Provincia di Treviso ha in tesoreria liquidità per 44 milioni e ci rimetterà oltre 900mila euro all’anno di mancati interessi: «La tesoreria unica è un salto nel passato - si lamenta il presidente, Leonardo Muraro (Lega) - ma è questo che vogliamo veramente? Riconsegnare alla gestione di Roma le conquiste di autonomia sudate in questi anni? In pochi mesi il governo Monti sta cancellando 25 anni di un progressivo processo di decentramento». Ma i «ragazzi» espropriati dal severo «papà» non se ne staranno zitti a subire. Per una volta tutti d’accordo, gli enti locali si affidano alla Regione - l’unica che abbia la potestà per farlo - affinché ingaggi una battaglia senza quartiere con il governo centrale davanti alla Corte Costituzionale. «Faremo ricorso alla Consulta, senza dubbio - conferma l’assessore Ciambetti - abbiamo già conferito l’incarico all’Avvocatura regionale di aprire un dossier sul decreto liberalizzazioni (che contiene, tra gli altri, anche il provvedimento sulla tesoreria unica, ndr) per studiare i diversi motivi di impugnazione. Lo faremo per noi e anche in conto terzi, per tutte le Province e i Comuni che non hanno armi per difendersi».
Alla Regione, infatti, si è appellata l’Associazione veneta dei Comuni (Anci), che ha sottoscritto un documento indirizzato al governatore Luca Zaia per sollecitarlo a sostenere l’azione di contrasto allo «scippo» delle tesorerie. Rinforza Flavio Tosi, sindaco di Verona: «Quello che ho in tesoreria è tutto denaro dei veronesi, non dello Stato. Chiediamo alle Regioni di impugnare la norma e vedremo poi se può esserci una forma di resistenza passiva, purché la responsabilità ricada sul sindaco». È pessimista Umberto Lago, assessore al bilancio di Vicenza: «Ormai siamo al commissariamento degli enti locali e anche il ricorso della Regione servirebbe a poco, perché lo Stato potrà anche modificare la norma, ma ci toglierà risorse da un altro capitolo. Non c’è partita». Chiosa Noemi Zanette, la signora dei conti della Provincia di Treviso: «Tra tutte le manovre governative che ho visto negli anni, questa si merita un solo aggettivo: inquietante».

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