domenica 26 febbraio 2012

Zaia vs Caldoro - Tesorerie, un piano per bloccare 7 miliardi di versamenti allo Stato

Depositato il ricorso. Incarico a Bertolissi per opporsi all’accentramento delle casse degli enti locali deciso dal governo. Zaia: "Vogliono portarci via il salvadanaio"

L’aveva promesso. E l’ha fatto. Il governatore Luca Zaia ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale contro la decisione del governo di accentrare in una tesoreria unica, a Roma, tutti i soldi depositati dagli enti pubblici nelle banche del Paese. L’incarico è stato affidato agli avvocati Mario Bertolissi, il costituzionalista di riferimento della Regione, e Andrea Manzi del Foro di Roma. Il tempo, però, stringe: entro il 29 febbraio, infatti, i Comuni, le Province e la stessa Regione dovranno trasferire alla tesoreria statale la prima tranche del 50% ed è improbabile, se non impossibile, che per allora si arrivi ad una sentenza della Consulta. Per questo nella delibera portata ieri fuori sacco in giunta dal vice presidente Marino Zorzato si legge anche la richiesta ai giudici di sospendere subito l’esecuzione delle norme contestate del decreto Salva Italia. Nell’attesa, avverte Zaia, «faremo in modo di opporci anche ai versamenti perché non credo al mero effetto-annuncio del ricorso. Stiamo dunque cercando di capire se ci sono gli strumenti per bloccare i pagamenti dovuti nelle scadenze previste dal governo».
A dimostrazione del fatto che non si tratta di un accanimento del Veneto nei confronti del governo Monti, Zaia mette in fila un paio di numeri: «Finora abbiamo impugnato 2 provvedimenti firmati da Monti e 5 da Berlusconi. Loro ce ne hanno impugnati 4 mentre con l’esecutivo precedente eravamo a quota 8». Insomma, a sentire Zaia la questione è tecnica, non politica anche se è pur vero che Berlusconi è stato in sella per tre anni, mentre Monti sta a Palazzo Chigi solo dal 13 novembre, dunque il ritmo non promette nulla di buono per il futuro. «Questo governo, d’altra parte, ha segnato la morte del federalismo - torna a picchiare il governatore - ed ogni sua decisione va nella direzione del centralismo più sfrenato. Con la tesoreria unica ci stanno rubando il salvadanaio e noi, investiti di questa responsabilità anche dagli altri enti locali del Veneto, siamo pronti a dichiarargli guerra». Anche perché qui si parla di soldi veri, liquidi: si stima che potrebbero prendere la via di Roma tra i 7 e gli 8 miliardi di euro (solo quelli bloccati nelle casse della Regione dal patto di stabilità ammontano a detta di Zaia attorno a 1,35 miliardi). «Il ritorno alla tesoreria unica - si legge nella delibera - comporterà la riduzione delle entrate sino ad oggi derivanti dalle giacenze nella tesoreria regionale per interessi attivi sui depositi nonché un aumento dei costi per il servizio prestato. Inoltre con le disposizioni in esame viene inibita la possibilità per la Regione di utilizzare la propria liquidità per eventuali investimenti finanziari diversi da quelli in titoli di Stato».
Scenari apocalittici per le ragionerie degli enti locali ma tutt’altro che rassicuranti anche per le famiglie e le imprese, secondo Zaia, «visto che perdendo questa ingente liquidità, le banche saranno costrette a rivedere i loro impieghi. E non è un caso che nonostante l’abbattimento dello spread stiano aumentando i tassi d’interesse sulla raccolta». Una circostanza, quest’ultima, confermata anche dal rappresentante dell’Abi in Veneto, Amedeo Piva: «E’ inevitabile che questa decisione del governo, a cui ci opponiamo, finisca per avere ripercussioni sui tassi di raccolta e su quelli degli impieghi e costringerà gli istituti a rivedere questi ultimi. Personalmente, mi associo alla lettera già scritta dal presidente nazionale dell’Abi, Giuseppe Mussari, al presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani». Missiva in cui, in buona sostanza, Mussari chiede a Errani di creare un asse banche-Regioni per convincere il governo a fare dietrofront su un provvedimento definito «dirompente e sconcertante». Intanto esplode la polemica politica, alimentata anche dal rilancio del presidente della Campania Stefano Caldoro che ha chiesto di utilizzare parte dei soldi accentrati nella tesoreria unica (che il governo vorrebbe in realtà a garanzia delle future aste dei Bot) per saldare i debiti accumulati con i fornitori al Sud dalla pubblica amministrazione. «Caldoro vaneggia, ci vuole cornuti e mazziati» tuona l’eurodeputata LN Mara Bizzotto, mentre il segretario del Pd Rosanna Filippin, pur dicendo un secco no alla proposta di Caldoro, avverte: «La priorità dev’essere la modifica del patto di stabilità ». D’accordo Antonio De Poli dell’Udc: «Tutto il resto sono solo tristi sceneggiate».

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