Sospeso il provvedimento del Tar, centinaia di plichi contenenti documenti giudiziari sono stati trasferiti con un camion al Tribunale di Milano: nessuna mobilitazione a Cassano, la battaglia si consumerà solo sui tavoli istituzionali
Cassano d'Adda, 1 febbraio 2012 - Tribunale, smantellamento all'alba: centinaia di fascicoli sul camion, tensione mal dissimulata, e qualche occhio lucido. Il camion diretto a Milano carico di faldoni è la prima immagine concreta della possibile fine della storica sede giudiziaria cassanese. Non è finita, la mattinata di ieri, come quella dello scorso 12 gennaio. Il Tar, in quella giornata, aveva bloccato il provvedimento di trasferimento nel capoluogo dei faldoni, esprimendosi in favore della sospensiva richiesta dai sindaci.
Ma quanto è successo negli ultimi giorni è noto ormai a tutti: il ricorso immediato al Consiglio di Stato da parte della presidenza del Tribunale milanese e dell'Avvocatura, la «sospensiva della sospensiva», accordata da Roma, ed ecco che, ieri mattina, i trasportatori si sono presentati puntualissimi, alle otto della mattina, alle porte della sede giudiziaria di via Dante: «Dobbiamo prendere i fascicoli ». Poco più di 20 minuti di lavoro, ed ecco caricati sul camion 180 fascicoli del civile, gli stessi di cui era stata ordinata la preparazione due settimane fa. Atti riguardanti settori precisi: lesioni personali, richieste danni, alcune responsabilità, cause di lavoro.
«Ora capisco - dice un impiegato della cancelleria - perchè da Milano ci avevano raccomandato di lasciare i documenti preparati, e di non rimetterli a posto». Il pronunciamento del Tar del 18 scorso, e l'imminenza della sentenza di merito, che comunque arriverà in aprile, non ha fermato la corsa della presidente Livia Pomodoro, la quale, in pochi giorni ha ottenuto il totale ribaltamento dello scenario. Con i fascicoli trasferiti a Milano la battaglia si fa molto più difficile, senza contare il devastante effetto sui nervi e il morale di chi, sino ad oggi, ha sostenuto la battaglia.
Il trasloco è cominciato, le prospettive sono fosche. Gli avvocati si muovono nel riserbo, sperando di avere risposta dal Consiglio di Stato, cui si sono appellati, entro la prima settimana di febbraio. Nessun presidio, nessuna mobilitazione davanti al Tribunale durante le operazioni di carico dei faldoni: «Non avrebbe avuto alcun senso». La battaglia, ora, si consuma solo sui tavoli istituzionali e nelle sedi giudiziarie.
Cassano d'Adda, 1 febbraio 2012 - Tribunale, smantellamento all'alba: centinaia di fascicoli sul camion, tensione mal dissimulata, e qualche occhio lucido. Il camion diretto a Milano carico di faldoni è la prima immagine concreta della possibile fine della storica sede giudiziaria cassanese. Non è finita, la mattinata di ieri, come quella dello scorso 12 gennaio. Il Tar, in quella giornata, aveva bloccato il provvedimento di trasferimento nel capoluogo dei faldoni, esprimendosi in favore della sospensiva richiesta dai sindaci.
Ma quanto è successo negli ultimi giorni è noto ormai a tutti: il ricorso immediato al Consiglio di Stato da parte della presidenza del Tribunale milanese e dell'Avvocatura, la «sospensiva della sospensiva», accordata da Roma, ed ecco che, ieri mattina, i trasportatori si sono presentati puntualissimi, alle otto della mattina, alle porte della sede giudiziaria di via Dante: «Dobbiamo prendere i fascicoli ». Poco più di 20 minuti di lavoro, ed ecco caricati sul camion 180 fascicoli del civile, gli stessi di cui era stata ordinata la preparazione due settimane fa. Atti riguardanti settori precisi: lesioni personali, richieste danni, alcune responsabilità, cause di lavoro.
«Ora capisco - dice un impiegato della cancelleria - perchè da Milano ci avevano raccomandato di lasciare i documenti preparati, e di non rimetterli a posto». Il pronunciamento del Tar del 18 scorso, e l'imminenza della sentenza di merito, che comunque arriverà in aprile, non ha fermato la corsa della presidente Livia Pomodoro, la quale, in pochi giorni ha ottenuto il totale ribaltamento dello scenario. Con i fascicoli trasferiti a Milano la battaglia si fa molto più difficile, senza contare il devastante effetto sui nervi e il morale di chi, sino ad oggi, ha sostenuto la battaglia.
Il trasloco è cominciato, le prospettive sono fosche. Gli avvocati si muovono nel riserbo, sperando di avere risposta dal Consiglio di Stato, cui si sono appellati, entro la prima settimana di febbraio. Nessun presidio, nessuna mobilitazione davanti al Tribunale durante le operazioni di carico dei faldoni: «Non avrebbe avuto alcun senso». La battaglia, ora, si consuma solo sui tavoli istituzionali e nelle sedi giudiziarie.
di Monica Autunno
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