lunedì 12 marzo 2012

Gazzetta dell' Adda - Una serie di Articoli

Oggi la Gazzetta dedica ampio spazio alla vicenda Paoletti / Boni, noi abbiamo gia' espresso sia recentemente che in passato la nostra posizione, basta andare a rileggere tutti i nostri post

DOPO LE CONFESSIONI ORA TIENE LA BOCCA CUCITA
I mass media lo dipingono come il nuovo Mario Chiesa ma lui cerca riparo nella quotidianità 
Cassano -  Bocca cucita, cucitissima per Marco Paoletti passato in poco più di un anno da stella nascente del Carroccio cassanese a grande accusatore del movimento padano. Secondo le notizie trapelate è proprio l'ex assessore al Bilancio e consigliere provinciale la gola profonda che con le sue dichiarazioni ha portato nei guai il presidente del Consiglio regionale Davide Boni . Sicuramente dalle sue intercettazioni i magistrati sono partiti per allargare l'inchiesta cassanese fino al Pirellone. Per due volte, appena finito l'interrogatorio dei pm, Paoletti avrebbe fatto delle chiamate definite «curiose» dalla Procura e finite agli atti e segretate. Le telefonate in questione risalgono all'1 ottobre, dopo l'interrogatorio del 30 settembre quando fu contesta la tangente da 20 mila euro dell'ex Bucca e Paoletti ammise d'averla presa e il 21 ottobre subito dopo l'interrogatorio. In questo caso le chiamate dell'ex leghista furono addirittura due. Al momento non è dato di sapere a chi. E' nota invece da tempo la telefonata che Paoletti fece a Dario Ghezzi , capo della segreteria politica di Boni, al tempo assessore regionale all'Urbanistica e suo referente politico, quando si trovò per le prime volta a che fare con le richieste di denaro dell'architetto Michele Ugliola . Da Milano si venne rassicurato che quell'architetto era «uno dei nostri». Rassicurazioni che forse lo convinsero qualche tempo dopo che non c'era nulla di male a incassare poi la mazzetta sull'ex Bucca. Più che per sè stesso forse per conto della Lega. Almeno questa pare essere la convinzione della Procura. Una somma che secondo indiscrezioni Paoletti intendeva infatti spendere per sostenere la campagna elettorale di Boni. Fatto sta che sarebbe una delle tracce che fanno pensare che il sistema Cassano fosse solo una parte di un sistema Lega, il caso particolare di una prassi ben più diffusa. Paoletti però su questo non dice niente. Raggiunto venerdì sul cellulare saluta tranquillo. «Sono al lavoro - ha raccontato, è un funzionario di banca in un paese vicino a Cassano - Dell'inchiesta non posso dire niente. Non dico nulla neanche sul ruolo che mi viene attribuito. Chiedete al mio avvocato». Paoletti glissa sulla profilo che i mass media gli stanno cucendo addosso, come se fosse il nuovo Mario Chiesa o il nuovo Sergio Cusani , gli uomini che con le loro confessioni svelarono all'Italia tangentopoli e la maxi tangente Enimont. Un clamore che mal si addice all'immagine per la quale era conosciuto in città  Paoletti che cerca di rinchiudersi nel tran tran quotidiano. Ma come sta vivendo questo momento? «Come sto vivendo l'ultimo anno e mezzo vorrà  dire, quando è cominciato tutto... - ha spiegato - Ora scusi devo lavorare».. 

QUANDO PAOLETTI RACCOMANDAVA UGLIOLA AL PROPRIETARIO DELL'EX LINIFICIO
Cassano -  E' l'agosto del 2009 quando Marco Paoletti incontra Fausto Crippa titolare dell'Alauda, l'immobiliare proprietaria dell'ex Linificio. La sua missione è convincere l'imprenditore a tornare al tavolo con Michele Ugliola l'architetto milanese che in pratica gestisce le tangenti per le modifiche del Pgt. La trattativa tra i due era saltata qualche mese prima e il sindaco Edoardo Sala allora aveva inviato a Vaprio negli uffici dell'immobiliare i Casati , padre e figlio che già  avevano risolto il problema dell'ex Veca. La procura ritiene che per quell'intervento i due avessero concordato una mazzetta da 1,5 milioni di euro. Per il Linificio i due però chiedono più di 6 milioni di euro come si capisce da un'intercettazione del commercialista Pierluigi Amati e Crippa sbotta nel famoso: «Si vogliono sistemare per tre generazione». A questo punto entra in scena Paoletti che non si capisce per conti di chi, e il sospetto a questo punto è che non sia cassanese, si presenta a Crippa come una sorta di pacificatore sembra voler mettere una pezza alla situazione: PAOLETTI. Ugliola è più un mediatore, un intrallazzatore, vogliamo chiamarlo così? Però lei sa benissimo che quando bisogna mediare tra imprenditori, tecnici e politici ci vogliono anche personaggi di riferimento e sicuramente lui ne ha fatti. 
CRIPPA. Secondo me noPAOLETTI. ... E' una persona (Ugliola) che ha conoscenze politiche, perchè un tecnico, il più bravo che sia, o si chiama Botta, o Lorenzo Piano, e si presenta, e allora gli danno retta. O se no può essere il nuovo architetto, ecc ma non viene cagato. E' vero? Ecco. CRIPPA. Questa cosa qui sarebbe da rimettere un po' in sesto. Fa parte della meridionalizzazione. PAOLETTI. Perfetto, però questo è il sistema no? Quindi è il sistema che, Crippa...CRIPPA. Lo so... lo so 

Paoletti, da Bravo ragazzo di paese a politico rampante con amici potenti
Cassano -  Da astro nascente del Carroccio a gola profonda del «sistema di tangenti della Lega». Una parabola di cui la prima vittima sembra essere il suo padre politico Davide Boni , presidente del Consiglio regionale. Questa l'excursus di Marco Paoletti , che entrato nel Carroccio 6 anni fa, è diventato subito assessore nella Giunta di centrodestra del sindaco del Pdl Edoardo Sala e poi nel 2009 è stato catapultato addirittura nel Consiglio provinciale di Milano. Un salto avvenuto, sostiene qualcuno, proprio grazie all'incontro con Davide Boni, al tempo assessore regionale all'Urbanistica di cui Paoletti era diventato una sorta di delfino. Tra i due c'era una grande intesa e Boni veniva spesso a Cassano alle iniziative della sezione cittadina. Un rapporto d'amicizia e stima reciproca che sarebbe cambiato di qualità , così sospettano i magistrati, quando Paoletti si accorse delle pressioni indebite che l'architetto Michele Ugliola cominciava ad esercitare in città . Da poco era stato affidato l'incarico di rifare il Pgt all'architetto Luigi Moriggi ma il dominus della situazione era Ugliola. Da lui venivano spediti imprenditori e professionisti che avevano bisogno di qualche «aggiustatina» urbanistica. Una situazione che aveva allarmato Paoletti. Il leghista cassanese durante un pranzo di lavoro con Boni aveva chiesto chiarimenti. Al tavolo c'è Dario Ghezzi che di Boni è il capo della segreteria e braccio destro. Entrambi lo avevano rassicurato: «Ugliola è dei nostri». Un'appartenenza quella dell'architetto milanese in realtà  più sfumata. Ugliola aveva contatti importanti anche con il Pdl. «Garantisce tanto la Lega che il Popolo delle Libertà » avrebbe assicurato più volte il sindaco Sala ai suoi. Di sicuro però Ugliola da un certo punto in poi, soprattutto dopo il braccio di ferro sul Linificio, quando aveva cercato di ottenere una maxi tangente dall'imprenditore Fausto Crippa finendo con il far arenare la trattativa, aveva perso consensi tra i berluscones. Forse i suoi rapporti in Regione erano meno forti su quel versante, forse i cassanesi avevano provato a giocare parte della partita del Pgt in proprio. Quello era diventato il momento d'oro dei Casati , padre e figlio che prima avevano chiuso l'«affare» ex Veca e poi avevano cercato di scippare il «business» del Linificio a Ugliola. Fatto sta che a questo punto Paoletti aveva compiuto la sua trasformazione antropologica. Da quando preoccupato si chiedeva «Chi era costui?» era diventato lui lo sponsor dell'architetto presso Crippa. Nel frattempo Paoletti era passato anche all'incasso. Insieme al vicesindaco Ambrogio Conforti era andato a ritirare la mazzetta per il recupero dell'ex supermercato di via Rivolta. Ormai però la situazione era troppo instabile e la Procura di Milano aveva acceso i riflettori su Cassano. A dicembre del 2010 erano arrivati i primi avvisi di garanzia mentre a maggio 2011 Sala e i Casati erano stati arrestati. Paoletti era rimasto in mezzo, indagato ma sempre a sostenere di non sapere nulla. Questo fino a fino a settembre 2011 quando di fronte alle dichiarazioni di Ugliola che lo incastravano aveva confessato per il timore di finire a San Vittore. Prima aveva ammesso la mazzetta dell'ex Bucca e poi aveva cominciato a raccontare di Boni. A lui si era affiancato lo stesso Sala. Un gioco a rimpiattino cui aveva partecipato naturalmente anche Ugliola che ha iniziato a spifferare degli affari più grossi, quelli non cassanesi.. 

INCASTRATO DAI 20MILA EURO DELL'EX BUCCA
Cassano -  Finito nell'inchiesta a dicembre del 2010 Marco Paoletti , allora assessore al Bilancio aveva sempre negato ogni addebito raccogliendo il pieno sostegno del Carroccio. Per tutta la primavera mentre i boatos che scuotevano il palazzo municipale si erano fatti sempre più forti, fino all'arresto dell'ex primo cittadino Edoardo Sala , aveva professato la sua innocenza. Fino all'ultimo era stato in predicato di entrare nella lista della Lega alle elezioni di giugno che poi hanno visto la vittoria del centrosinistra. La sua linea era rimasta sempre la stessa. Proprio per questo era stato forte lo scalpore quando a ottobre si è saputo che Paoletti aveva ammesso di aver intascato 20 mila euro sulla riqualificazione dell'ex Bucca. La pratica urbanistica dell'ex supermarket, di proprietà  della società  immobiliare «Mariposa», aveva ottenuto il via libera in cambio di una tangente di 300 mila euro. Un fatto che aveva lasciato senza fiato anche l'opposizione che non aveva avuto alcun sospetto sull'operazione. Dopo quelle ammissioni la Lega cassanese aveva chiuso i rapporti con Paoletti che poi a fine anno ha lasciato il partito. Nell'occhio del ciclone era finito anche Ambrogio Conforti , l'ex vice sindaco di Edoardo Sala in quota alla lista civica di Cascine San Pietro e fin lì estraneo all'inchiesta. Conforti aveva ritirato i soldi insieme a Paoletti nell'ufficio di Ugliola e avrebbe portato a casa anche la quota spettante a Sala. Una volta iniziata l'inchiesta però l'ex vicesindaco avrebbe bruciato i contanti nel camino.. 

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