lunedì 26 marzo 2012

Toh, leghisti laziali: “Portiamo qui il modello Nord di Bossi”. Nuove leghe crescono ben al di sotto del Po

 sotto del Po. Qui per la verità siamo più vicini al Tevere di Roma (ladrona), ma qualcosa di verde si muove. La cosa leghista viterbese ha un nome, Lega federalista, un simbolo, diverso dall’Alberto da Giussano, ma con cui ha sfilato, con l’ok del coordinatore leghista Calderoli, sotto gli occhi di Bossi, Maroni e gli altri big del Carroccio. 

Ma cos’è questa Lega laziale? 

“Vogliamo portare il modello Nord anche in questa regione” dice il Bossi alla viterbese, Umberto Fusco, che ha guidato il corteo dei leghisti laziali a Milano, a gennaio, contro il governo dei Monti raptor. “Noi seguiamo l’esempio della Lega di Bossi, perché vediamo anche noi nel federalismo l’unica strada possibile per un vero ammodernamento del Paese. Il nostro partito fa del “modello Nord” il suo vessillo, vogliamo lavorare per portare la stessa efficienza anche nel centro-sud dell’Italia” spiega Fusco. Le parole d’ordine di Bossi e compagni padani riecheggiano nel lontano Lazio, profondo centro (centralista). Da tempo la Lega studia come scendere nelle regioni del centro Italia, e in molti casi ci è già riuscita. Nelle Marche il Carroccio è una realtà già sviluppata, in Umbria anche, per non parlare di Toscana ed Emilia Romagna, dove si registra un boom. Nel Lazio la conquista è più complicata, poiché è la regione di Roma, nemico costante della propaganda federalista leghista. Alle regionali 2010 si ventilò l’ipotesi di presentare il marchio leghista alle amministrative, ma poi non se ne fece nulla, probabilmente per evitare inutili flop. Più percorribile l’altra strada, quella delle liste amiche, sotto il comune segno del federalismo. Tipo appunto la Lega federalista, che conta già tre consiglieri al Comune di Viterbo, lo stesso Fusco (capogruppo), poi Alfiero Spadoni e Maurizio Pinna. Leghisti veri e propri, seguaci di Bossi. Anche nella difesa delle Province: “E’ insensato pensare di abolire le Province – dicono quelli della Lega Federalista - quando tutte le organizzazioni, le associazioni, le Prefetture e tutte le altre istituzioni d’Italia sono organizzate su base provinciale. Il Governo vorrebbe trasformare le Province in un generico Ente di coordinamento, sostanzialmente privo di competenze, che sarebbero assegnate alle Regioni e ai Comuni. Non è così che si riducono i costi della pubblica amministrazione. Togliere di mezzo le 107 Province italiane è inaccettabile e rischia di rivelarsi pericoloso”. E mentre Zaia e Cota sfilano con gli agricoltori, i loro emuli laziali fanno lo stesso. Quando il Lazio è stato messo in ginocchio dalla super nevicata (Roma per prima), i leghisti laziali hanno fatto un accordo con gli agricoltori della zona, facendo in quattro e quattr’otto l’associazione Risorsa Verde. “Grazie a trattori e pale è stato quindi possibile liberare le zone periferiche della città e alleggerire le difficoltà di molte famiglie bloccate dalla neve”. Nell’elenco delle sedi e sezioni ufficiali della Lega nord, il Lazio non c’è, si arriva a sfiorarlo ma la regione è assente. Chissà che la Lega federalista non apra un varco ai barbari sognanti per conquistare il Lazio.

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