venerdì 15 giugno 2012

Financial Times come la Legai, in eurozona solo il nord Italia


TMNews CNN

"Per alcuni degli stati fondanti dell'Unione europea l'idea di unità non è l'impero romano, che andava da Londra a Costantinopoli, quanto piuttosto l'impero medioevale di Carlo Magno, che comprendeva essenzialmente la Francia, i paesi del Benelux e l'Italia del nord". A sostenere questa tesi è Tony Barber, giornalista del Financial Times, secondo cui il lancio dell'euro nel 1999 fu un tentativo consapevole di accelerare l'unificazione europea e di estenderne l'influenza. 


Anche un'Europa più piccola si troverebbe però a occuparsi di tassi di crescita, debito pubblico eccessivo, stagnazione demografica, sistema pensionistico sovraccaricato e competizione dei paesi emergenti non europei. Con l'attuale crisi economica il pericolo però è che fare troppo poco e troppo tardi potrebbe spaccare l'eurozona, minare il mercato europeo, spingere il vecchio continente ai margini e, 55 anni dopo il Trattato di Roma, lasciare il progetto dell'integrazione europea in rovina. 

La frammentazione dell'Europa si scontrerebbe con le aspirazioni politiche che volevano competere, in qualità di coerente entità politica, con potenze come Stati Uniti, Cina, India e Russia. In molti stati l'opinione pubblica continua a pensare alla politica in termini nazionali, piuttosto che paneuropei, e la distanza fra le istituzioni europee e gli elettori non è mai stata così grande. Grecia, Irlanda e Portogallo hanno inoltre una stretta supervisione estera, mentre Italia e Spagna sono alle prese con programmi di austerità realizzati in parte sotto pressioni esterne. 

Il timore della spaccatura dell'eurozona, sostiene il quotidiano finanziario londinese, sta rinazionalizzando i mercati. Gli acquisti su larga scala di bond italiani e spagnoli da parte delle istituzioni finanziarie italiane e spagnole hanno creato un rapporto allarmante fra debito sovrano e banche che deve essere spezzato per evitare il rischio che si distruggano a vicenda.




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