mercoledì 28 dicembre 2011

Pisapia dà le carote intere ai bambini che non hanno denti


Cavoli amari per i piccoli milanesi. Le maestre contro il bio-menù di sinistra: "Non riescono neppure a masticare"


Tranquilli, vedrete che tra poco ci arriveremo anche a Cassano!!


La rivoluzione delle mense arancioni si incaglia sulle gengive dei bambini. Si fa presto a parlare di «svolta biologica», di «piatti condivisi con i genitori». Poi bisogna fare i conti con i denti da latte, che a sei anni - da quando i bambini sono su questo mondo - possono ancora cadere e lasciare temporaneamente senza molari né incisivi i piccoli destinatari dei pasti delle scuole comunali.
Ecco perché il primo menu disegnato dal nuovo corso di Milano Ristorazione, scelto dal sindaco Giuliano Pisapia per dare un segno di «discontinuità» con la gestione precedente, ha creato non pochi problemi agli studenti non ancora dotati di un’arcata dentale completa. Colpa delle «verdure crude», inserite come antipasto ogni mercoledì. Dal 12 settembre, i bambini si sono trovati sul vassoio della refezione «tronchetti» di  carote e finocchi crude. Esultava Palazzo Marino tre mesi fa: «Abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione e fiducia con i genitori». Più cibi vegetali, meno cibi animali. Il problema è la modalità con la quale queste benedette verdure crude sono finite di fronte agli occhioni sconsolati dei più piccoli: il tronchetto - se i denti non ci sono - è impossibile da masticare. Risultato: dopo qualche maldestro tentativo di smussare e sgusciare il cubo di finocchio o di carota, il cibo veniva immancabilmente scartato dagli alunni.
I primi ad accorgersi della gaffe, ovviamente, sono state le maestre, che hanno inondato di segnalazioni Milano Ristorazione. «I tronchetti sono immangiabili per i bambini senza denti definitivi». Alla faccia della lotta agli sprechi, il più dell’antipasto finiva nella spazzatura. Un copione che si è ripetuto una volta alla settimana fino all’inizio di dicembre, quando Milano Ristorazione ha convertito i cubi di verdure crude in dischetti più sottili (e finalmente commestibili anche senza denti permanenti). Tra le insegnanti, va detto, serpeggia un po’ di scetticismo anche sulla scelta di anticipare le verdure stesse all’inizio del pasto: «Fino all’anno scorso c’era un primo, un secondo con contorno e la frutta. Adesso c’è un piatto in più, e i bambini rimangono seduti a tavola anche mezz’ora in più». Turni sballati, disagi, pranzi al rallentatore.
Dietro le veline del Comune sulla «partecipazione», si nasconde una fase di assestamento inevitabilmente piena di ostacoli: i primi test estivi sui nuovi menu, come riportato da Libero a metà settembre, avevano dato risultati allarmanti. La frittatina di ceci con rosmarino - fatta assaporare a 79 bambini - era stata bocciata dal 97% degli alunni a causa del «sapore strano». Anche il superconsulente Franco Berrino, direttore del Dipartimento di Medicina preventiva dell’Istituto dei tumori, aveva minacciato le dimissioni due mesi dopo l’inizio del rapporto di collaborazione con la partecipata da 80 mila pasti al giorno. Il motivo? «Le mie direttive non vengono ascoltate». Ora la frattura si è ricomposta, anche se si è appena aperta un’altra polemica per il ritorno alle vaschette di acciaio inox con un aggravio di costi che si aggira intorno ai duecento mila euro l’anno. Non è passata inosservata nemmeno la composizione della commissione mensa, eletti da una percentuale bassissima dei genitori e infarcita di candidati della sinistra alle ultime elezioni. Le parole entusiaste di Anna Santoiemma, consigliere di zona 9 eletta nella lista di Milly Moratti, a settembre sono finite addirittura nei comunicati ufficiali di Palazzo Marino riguardanti i nuovi menu «arancioni». Durante l’era-Moratti, alcuni genitori avevano firmato la class action contro Milano Ristorazione lamentandosi del cattivo servizio offerto ai bambini. Ora - giurano i rappresentanti della commissione mensa - il vento è cambiato. Anche se i tronchetti di carote crude, ai bambini senza denti, proprio non andavano giù.

di Massimo Costa

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