lunedì 5 marzo 2012

Pdl e Lega, lite sulla bandiera lombarda

Il capogruppo del partito di Bossi: i nostri alleati sono dei neofiti. Le opposizioni: follia, sembra un dibattito tra marziani. Gli ex An: un Tricolore sul vessillo. Il Carroccio: festa regionale il 29 maggio


La battaglia di Legnano e il Tricolore. Il Lombardia day e la bandiera italiana. La Lega e il Pdl. Il Carroccio che deposita un progetto di legge per sancire che il 29 maggio dovrà diventare il giorno di festa di tutti i lombardi e i consiglieri ex Alleanza Nazionale che rispondono con un altro documento per «allegare» il Tricolore al futuro stendardo regionale.
La bandiera, appunto. Perché da un paio d'anni al Pirellone si discute appassionatamente anche di questo. Come sostituire la «sorpassata» rosa camuna? Fosse solo per i leghisti la questione avrebbe soluzione immediata. Con la croce di San Giorgio, ovvio. L'emblema che sventolava dal pennone del Carroccio nella battaglia di Legnano, anno di grazia 1176. La «bandiera delle bandiere» nel Pantheon padano, il simbolo più genuino, secondo Renzo Bossi, «che nasce dall'inversione araldica del vessillo imperiale e che diventa simbolo universale dell'affrancatura dei Comuni» dall'odiato centralismo. Il comitato di esperti appositamente insediato in Regione (presieduto dal professor Ettore Albertoni) aveva però rimandato all'aula una serie di soluzioni «ibride», capaci cioè di tenere insieme vecchio e nuovo simbolo. La rosa camuna e, appunto, la croce di San Giorgio. Il dilemma era insomma avviato a (lenta) soluzione. Sembrava che fosse ormai da scegliere soltanto l'ipotesi grafica più gradevole e immediata. 

E invece. E invece ieri Roberto Alboni, pidiellino e fedelissimo di Ignazio La Russa, ha riaperto il caso con un nuovo documento: la (futura) bandiera lombarda da sola non potrà essere esposta in pubblico. Dovrà sempre e comunque essere accompagnata da un nastro tricolore «collocato all'innesto del puntale sull'asta». «Tutt'altro che una provocazione», assicura lo stesso Alboni. 

I leghisti, per il momento, incassano. «Evidentemente - osserva qualcuno sottovoce - sapevano che noi stavamo per depositare la legge per istituire la festa lombarda nel giorno di Legnano». «Il Tricolore non c'entra comunque nulla con la bandiera lombarda. Sono dei neofiti», sibila il capogruppo dei lumbard Stefano Galli. 
Appuntamento in Consiglio. «Ma ci vorranno mesi», prima che i rispettivi progetti di legge approdino all'esame dell'aula. 
Al Pirellone i simboli sono da sempre materia incandescente. Nel centrodestra, in particolare. Un esempio su tutti: l'inno di Mameli suonato prima di ogni seduta di consiglio, e regolarmente disertato dalla pattuglia di consiglieri leghisti. Oppure la questione del look. Disciplinato, via regolamento, dal presidente Davide Boni: bandite le felpe (anche quelle tipicamente leghiste con le varie località padane), giacca e cravatta obbligatorie per tutti.

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