venerdì 13 luglio 2012

Soppressione sezioni staccate Tribunali lombardi

“Scelta che va contro efficienza, risparmio e buon senso”
 “Ancora una volta i tagli sono fatti senza criterio. E a pagare, anche questa volta, saranno i cittadini e le imprese della Lombardia che si vedranno chiudere le sezioni staccate dei tribunali, contro ogni logica di efficienza, risparmio e buon senso”.

Così diciamo dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo previsto dalla legge delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie che prevede la soppressione di tutte le 18 le sezioni staccate dei Tribunali esistenti in Lombardia.

Evidentemente le problematiche che richiederebbero per la Lombardia un’attenzione maggiore sui tempi d’intervento della giustizia non sollecitano riguardi particolari da parte di Palazzo Chigi e del Guardasigilli. Con il decreto, adesso le sezioni staccate dei Tribunali, alcune delle quali costruite da pochissimi anni, entreranno a far parte di diritto nel panorama delle cattedrali nel deserto: costruite, pagate e abbandonate da uno Stato che facendo così penalizza territori che in fatto di prelievo fiscale versano cifre enormi”.

Di seguito un articolo del Giorno:
di Monica Autunno
Cassano D’Adda, 6 luglio 2012 — Tribunali dell’hinterland: contro il colpo di spugna presidio e sit degli avvocati. «All’utenza troppe menzogne, chiudere i tribunali non comporterà alcun risparmio: semmai perderemo in giustizia e servizi». Ecco dunque gli avvocati dell’Associazione forense della provincia di Milano, in presidio ieri mattina davanti alla sede di Cassano d’Adda, coinvolta, come tutte le 220 sedi staccate della penisola, dai progetti di taglio varati dal governo.
Protesta nell’ambito della giornata di mobilitazione indetta dall’Organismo unitario della avvocatura, non dai grandi numeri, ma comunque partecipata. Gli avvocati si sono radunati a Cassano intorno alle 10, hanno chiesto senza ottenerla una sospensione delle udienze al giudice ordinario di turno, poi hanno distribuito materiale e numeri. Quei numeri, dalla lettura complessa, che attestano quello che è, secondo le toghe, il paradosso dei progetti di smantellamento dei tribunali locali, rimaterializzati fra le righe dell’ultimo decreto.
«Non c’è risparmio, non c’è reale vantaggio per nessuno. Si tagli sugli stipendi di chi guadagna cifre da ammiraglio per poche mattine di lavoro la settimana, si tagli sugli sprechi. Il resto è un’assurdità». «Siamo infuriati, e senza parole. Sono queste le scelte che mandano a rotoli un Paese». Non ha peli sulla lingua l’avvocato Donatella Di Leo, con il collega Enrico Cerea, ieri mattina, a rappresentare l’Associazione Forense al presidio. «Già oggi è stata creata una situazione di intollerabile disagio. Da tempo qui non si fanno più direttissime. Tutti a Milano, anche per la cosa più banale». In Tribunale anche l’assessore, e avvocato a sua volta, Simona Merisi. «Come Comune siamo enormemente contrariati - spiega -. In questa sede si è investito, non è un costo per nessuno».
Cassano è uno degli emblemi del paradosso: «Questa sede - si legge in una nota - ha ogni requisito per proseguire l’attività». La battaglia contro la chiusura voluta dalla presidente del Tribunale di Milano Pomodoro dura da mesi. «Fascicoli accatastati nelle cancellerie delle sezioni centrali; rifissazioni con rinvii a date molto inoltrate nel tempo. E tutto questo mentre si presentava l’attività del Tribunale di Milano come un modello di efficienza».

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